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Autore: Abirthofbrokendreams    25/07/2012    2 recensioni
Evelyn, una giornalista Echelon a Los Angeles. Jared e Shannon, finalmente a casa, si godono le vacanze. Cosa succederà quando le vite dei tre si incroceranno?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, scusate il ritardo. Ho avuto dei problemi con Word, perciò non ho potuto finire il capitolo in fretta. Non vi aspettate granchè, è un'altro capitolo noioso e cortissimo. Al prossimo le cose cambieranno, ve lo prometto. Qui vi metto l'immagine del vestito che Evelyn indossa quando esce con suo fratello: http://3.bp.blogspot.com/-LzRtcvYfSto/TuzPRFeSZKI/AAAAAAAAAk4/XwEziwZsHys/s1600/abito+bianco+pizzo+bershka.jpg

Oh, e Duncan può essere rappresentato perfettamente da Nick Roux (anche se lui è più giovane):
Vi lascio al capitolo, Recensite! :*

 

 

 


You know how the time flies, only yesterday was the time of our lives.

 
“Se hai vissuto troppo a lungo in un sogno, la realtà ti sta stretta.”

***

Quando Evelyn scese al piano di sotto, dopo aver sistemato la valigie, suo fratello era tornato. Lei entrò in cucina e si fermò sorpresa davanti a lui  che era ancora in piedi. Lui la guardò con lo stesso sguardo stupito e la squadrò dalla testa ai piedi.
“Che ci fai tu qui?”
“Non posso venire a trovare i miei genitori?”
“Andiamo, sono due anni che non ti fai vedere. Devi sicuramente avere qualche ragione.” C’era ancora tensione tra di loro, e si percepiva nell’aria.
“Ti sbagli. Sono qui perché è passato troppo tempo.” Incrociò le braccia, mentre osservava Duncan che si sedeva. Aveva un completo beige che gli calzava a pennello. Sotto la giacca portava una camicia azzurra che risaltava il suo fisico muscoloso. Era davvero un bel ragazzo. Il tipico playboy. I capelli corti e biondi, gli occhi azzurri e neanche un filo di barba. Nella stanza si era diffuso il profumo del suo dopobarba.
“Eh, dimmi, come te la stai cavando a Los Angeles? Non parliamo da mesi ormai.”
“Già, ma ti ricordo che è colpa tua. Quella volta mi dicesti che cercare di cambiare vita era una follia, che non ce l’avrei mai fatta da sola. Beh, ti informo che ci sono riuscita, da sola, anche senza il tuo appoggio.” Disse, con un espressione orgogliosa.
“Beh, sono contento per te, allora. Hai superato le mie aspettative, sapevo che lo avresti fatto. Sei troppo testarda per mollare solo perché gli altri ti scoraggiano.”
“Perché l’hai fatto allora? Perché non mi hai incoraggiato?”
“Perché allo stesso tempo mi sembrava una follia.” Duncan finì lì il discorso. Evelyn non replicò, non ce n’era bisogno ormai. In un certo senso era contenta di quello che aveva detto il fratello, in realtà lui non l’aveva del tutto scoraggiata, perché sapeva che lei ce l’avrebbe fatta, o almeno non avrebbe mollato subito.
Passarono un’ora a parlare del lavoro di entrambi. Evelyn raccontò a Duncan quanto la gratificasse lavorare finalmente come una vera giornalista e lui le spiegò quanto il suo lavoro lo rendesse orgoglioso. Dopotutto, i due avevano tanto in comune. Erano andati sempre avanti, nonostante le difficoltà e tutto quello che li aveva ostacolati. E alla fine, nella soleggiata Los Angeles, entrambi erano diventati ciò che avevano sempre sognato di essere.
“Dun, e con le donne? Sei sempre il solito playboy?”
“Purtroppo, o per fortuna.. sì. Non l’ho trovata, Ev, non ancora.”
“La troverai, prima o poi. Ma nel frattempo però non dovresti usare le altre come oggetti.”
“Lo so, lo so. È che mi sento solo.”
“Andare a letto cono sconosciute ti fa sentire ancora più solo, credimi.”
“Già. E tu, sorellina?”
“Beh, diciamo che la mia è una situazione complicata.” Iniziò a dire, incerta. Suo fratello la guardò come a chiedere spiegazioni. “Ho una.. relazione, se possiamo ancora chiamarla così, con… Shannon Leto.” Si fermò, aspettando la reazione di suo fratello.
“Sh… Shannon Leto? Il batterista della tua band preferita? QUEL Shannon Leto?”
“Sì, Duncan, quel Shannon Leto.” Disse, ridendo della faccia sconvolta del ragazzo.
“Ma… come vi siete conosciuti?”
“Per caso, l’ho incontrato mentre ero in pausa pranzo. È stato lui ad avvicinarsi.”
E così Evelyn iniziò ancora una volta l’interminabile racconto di quegli ultimi mesi. L’aveva imparato a memoria a furia di raccontarlo, o di ripassarlo mentalmente ogni qualvolta le sembrava di essere ancora in un sogno. Parlare di Shannon non la mise di buon umore. Le fece tornare in mente che lui non l’aveva chiamata. Si convinse che non aveva intenzione di risolvere le cose, evidentemente per lui era davvero finita lì. E di certo, questo rendeva la ancora più agitata. Si sentiva tremendamente in colpa e aveva evitato di mandargli messaggi o chiamate, perché non sapeva più cosa dirgli per fargli cambiare idea, per cambiare tutto. Non poteva tornare indietro. Pensò che quella era la punizione di Shannon: sentire la sua mancanza. Una punizione tremenda, che la faceva stare male al punto da non riuscire a smettere di piangere, mentre ripeteva l’ultimo discorso che c’era stato tra di loro, a suo fratello.
“Ev, mi dispiace.” Disse Duncan, passandogli una mano sul braccio, per poi abbracciarla. “Se non tornate insieme ci parlo io con lui, sta’ tranquilla.” A Evelyn scappò una risata, suo fratello non era mai stato molto protettivo. Però lei sentì dentro di sé che la sua famiglia stava rivelandosi ben migliore di quello che aveva sempre creduto.
“Andiamo, non piangere. Ti bagni tutta!” Cercò di tirarle su il morale, e in qualche modo ci riuscì. Evelyn si asciugò gli occhi con il braccio, tirando su col naso e accennando un sorriso. Poi si diresse verso il bagno per sciacquarsi.
Intanto, suo fratello parlava con sua madre.
“Assurdo, non trovi?” Le diceva scuotendo la testa. “Una rock star, un batterista famoso! Ma ti rendi conto?” Sorrideva incredulo.
“Può anche non essere una buona cosa, Dun. Potrebbe farla soffrire, potrebbe tradirla, cosa ne sai di cosa potrebbe fare? Secondo te a quelli come lui cambia qualcosa? Una vale l’altra.” Evelyn intanto aveva smesso da un pezzo di lavarsi, ma rimaneva contro lo stipite della porta del bagno, zitta, ad ascoltare.
“Tu credi che non tornerà più da lei?”
“Io spero che lo faccia, ma non ne ho la certezza. Non lo conosco, non so che tipo è, so solo che potrebbe averla già dimenticata e non voglio che succeda. È distrutta, l’hai vista? Non riesce a nominarlo che scoppia in lacrime. Se lui dovesse aver già preso un’altra strada, lei ne morirebbe. Stava vivendo un sogno, capisci? Chi mai potrebbe immaginarsi che una cosa del genere possa davvero capitare? Sono cose che si leggono nei libri, si vedono nei film. Cose così belle non succedono nella vita reale. E a lei è capitato. Hai idea di che cosa significherebbe tornare alla realtà? Tornare con i piedi per terra, avere a che fare con la normalità? Non lo sopporterebbe, non si riprenderebbe più. Quando ti sei abituata a vivere in un sogno meraviglioso come quello, la normalità è un inferno.” Disse sua madre, posando lo strofinaccio con il quale stava asciugando il ripiano della cucina.
Duncan annuì e la conversazione terminò, così Evelyn poté rientrare in cucina, senza dire niente. Sua madre e suo fratello la guardarono apprensivi, non immaginavano che aveva sentito tutto. Ora avevo uno sguardo vacuo, fissava il vuoto continuando a pensare che sua madre aveva perfettamente ragione. Se hai vissuto troppo a lungo in un sogno la realtà ti sta stretta. E lei come avrebbe fatto a trovare un altro uomo, dopo di lui? Un uomo alla sua altezza?
“Ehi, Ev, che ne dici se io e te andiamo a mangiare una pizza in quel locale che ti piace tanto?” Evelyn si riscosse e lo fissò stupita.
“Esiste ancora?”
“Ma certo che esiste ancora! Andiamo, mettiti qualcosa di carino. Ti aspetto in macchina.” Duncan le sorrise, afferrò le chiavi dal mobiletto nel corridoio e uscì ad attenderla. Lei, un po’ spaesata, sorrise a sua madre e salì in fretta le scale per indossare qualcosa di più adatto. Aprì la valigia e ne tirò fuori un abitino estivo di pizzo bianco, con le maniche a tre quarti. Era stretto in vita e le scendeva morbido sui fianchi, muovendosi delicatamente ad ogni suo movimento. Infilò le zeppe, truccò il viso e fu pronta per uscire. Suo fratello le fece strada verso la sua Aston Martin, aprendole la portiera da vero gentiluomo. Lei accennò ad un grazie con le labbra piegate in un sorriso, poi salì e si fece condurre nella pizzeria in cui aveva passato quasi tutti i weekend della sua adolescenza.
Quando entrarono, Evelyn scoprì con sua grande sorpresa che il locale non era cambiato di una virgola. I tavoli di legno erano collocati nello stesso modo, le luci rosse davano alla sala la stessa atmosfera di qualche anno prima e il proprietario e i camerieri non erano cambiati.
Si sedettero al tavolo che Evelyn soleva occupare quando era un adolescente e ordinarono due pizze e due coche, in onore dei vecchi tempi. Duncan riuscì a far distrarre sua sorella parlandole di tutto tranne che di Shannon, o di qualsiasi cosa che potesse ricondurre a lui. Passarono dal parlare della loro infanzia a pianificare il futuro. Finalmente Evelyn rideva, scherzava e il suo viso perse quel velo di malinconia che la tormentava da quando era arrivata a Chicago. Quando finirono di cenare, si fermarono a parlare con il proprietario che li riconobbe e chiese loro di mandare i suoi saluti ai loro genitori.
Uscirono dalla pizzeria che erano le undici passate e decisero di fare una passeggiata. Rivisitarono i luoghi in cui andavano a giocare da bambini, si fermarono ad osservare le stelle nel Millennium Park e infine tornarono a casa. Henri e Lianne erano già andati a letto, perciò fecero piano ed entrarono in punta di piedi salendo al piano di sopra, diretti nelle loro camere da letto. Prima di entrare nella sua, Evelyn ringraziò suo fratello della splendida serata e gli promise che da quel momento in poi avrebbero passato molto più tempo insieme.
  
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