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Autore: Aout    25/07/2012    0 recensioni
Episodi della vita di Sirius Black.
L'infanzia, l'adolescenza e poi la vita adulta, tutte viste attraverso i suoi occhi.
"...una famiglia conosciuta, una famiglia potente, una famiglia ricca, una famiglia detestabile e da cui è detestato..."
Spero recensirete
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Parte II

- Ahi!-
- Uh!-
- Ehi! Toglimi il piede dalla faccia!-
- Beh, almeno siamo caduti sul morbido. -
- Ohi, Ohi. -
- Oh, scusa Peter. –
- Lumos. -
Si trovavano all’imbocco di un cunicolo buio. Sia il pavimento che le pareti erano lastricati in pietra, come se fossero all’interno di una caverna.
Una caverna? Com’era possibile cadere dentro una vecchia statua, ruzzolare giù da un lungo scivolo in pietra e finire in una caverna? Il tutto all’interno di una scuola dove non ci si poteva nemmeno smaterializzare poi…
Sirius mosse un passo in avanti per rischiarare un poco l’oscurità che gli si parava dinnanzi.
- Ehi! Visto che sei in piedi non è che ci daresti una mano? Se non è di troppo disturbo, certo…-
Per un attimo si era completamente scordato di loro. I tre amici erano un unico groviglio di gambe e braccia ai piedi dello scivolo che li aveva condotti lì.
Offrì una mano a Remus, che passò i successivi cinque minuti a cercare una delle sue scarpe, finita nella caduta inspiegabilmente incastrata in un’intercapedine a due metri d’altezza, mentre James tentava al meglio di riaggiustarsi gli occhiali e Peter ritrovava lentamente l’equilibrio.
- Per Merlino!. - esclamò James con entusiasmo – Ma come cavolo abbiamo fatto a finire qui?-
- Più che altro mi piacerebbe sapere dove si trova questo “qui”. – Sirius alzò di più la bacchetta. Anche il soffitto era in pietra.
- Direi che siamo sotto il castello. -
- Eh beh. Utile, grazie. – rispose a James con sarcasmo.
- Ehi, almeno io ci ho provato! Se hai un’ipotesi migliore…-
- No che non ce l’ho. - disse Sirius – Te l’ho detto che non so dove siamo. -
- Ma almeno…-
- Dai, ragazzi. - Remus aveva appena recuperato la scarpa e se la stava riallacciando. – Datevi una calmata, questo non mi sembra proprio il momento più opportuno. -
Sirius lanciò un’occhiata di scuse al volto mezzo in ombra di James. La verità era che quella situazione lo agitava non poco; dovevano assolutamente capire dove conducesse quel tunnel…
- Il problema fondamentale adesso è capire come riuscire a risalire. - riprese Remus, avvicinandosi all’imboccatura dello scivolo – Forse col Levicorpus…-
- Finiresti col l’andare a sbattere ripetutamente contro quelle rocce appuntite. – concluse James – Forse potremmo arrampicarci…-
- No, la superficie è troppo liscia, senti qua. Non so che incantesimi…-
- Andiamo di qui. - Propose Sirius puntando la bacchetta verso il cunicolo.
- Ma è buio. – era stato Peter, fino a quel momento in rigoroso silenzio, a parlare, con una voce flebile flebile – E non sappiamo dove porta! Chissà, magari ci sono incantesimi potentissimi, magari c’è un drago che sputa fuoco o…-
- O magari c’è il pentolone salterino che vuole infettarti con una delle sue pustole(*). Dai Peter! Risalire, non possiamo. E, a meno che tu non abbia intenzione di passare tutta la tua vita qua dentro, cosa a cui io non tengo particolarmente…
- Dobbiamo inoltrarci in un cunicolo immerso dalle tenebre, verso qualcosa di ignoto e potenzialmente pericoloso? Forte! – esclamò James, entusiasta.
- Non ti scoraggia proprio niente, eh, quattrocchi?- disse Sirius, nuovamente scherzoso.
- Naah, ormai mi conosci, no?-
- Ma…ma…- piagnucolò Peter.
- Su con la vita. Mi sa che quella è l’unica soluzione. E anche se non lo fosse…sai come sono questi due malandrini, cocciuti come gnomi da giardino…- disse Remus dando una pacca d’incoraggiamento sulla spalla dell’amico.
- Come ci hai chiamato? – chiese James.
- Gnomi? No, aspetta. Intendevi…malandrini?-
- Ecco, bel nome. Potrebbe anche piacermi…-
 
 
Camminavano da ore, giorni, mesi, anni…magari erano lì solo da una mezz’oretta, ma le pareti scure e il soffitto basso rendevano l’aria pesante e il tutto diveniva sempre più claustrofobico.
Forse anche Sirius avrebbe dovuto sentirsi così, ma era troppo eccitato da quella nuova avventura.
Chissà dove stavano andando…quali meraviglie li aspettavano dietro l’angolo? In realtà la prospettiva che di fronte si trovassero un drago diventava via via più allettante…
Con tutte queste aspettative, dopo essere saliti per un’infinita di gradini ripidi e scivolosi ed aver sollevato una pesante botola in legno il cui chiavistello arrugginito aveva resistito per svariati minuti, non poterono che rimanere delusi.
Una cantina. Erano sbucati in una cantina.
L’alba stava appena appena schiarendo il cielo nuvoloso e illuminava parzialmente una grande quantità di scatoloni , chiusi e aperti, che erano disposti in modo disordinato per tutto lo scantinato.
Uno alla volta si issarono sul vecchio pavimento polveroso e presto si trovarono tutti e quattro a guardarsi intorno con aria interrogativa.
Che fare ora?
Sirius aveva era molto attratto dall’idea di aprire qualcuno di quegli scatoloni, così giusto per vedere cosa li aspettasse.
Ma, giusto in quel momento, James stava indicando verso l’alto, verso quella che sembrava essere una scala in legno estraibile.
Dopo qualche minuto riuscirono finalmente a farla cadere sul pavimento e così, con James in testa, cominciarono senza indugi la salita.
Si muovevano rapidi e silenziosi. Cosa sarebbe successo se non li avessero trovati nei loro letti al risveglio? Decisamente gli scatoloni potevano aspettare, soprattutto contando il fatto che non sapevano quanto effettivamente fossero lontani dalla scuola e se mai avrebbero potuto raggiungerla.
Quando la sua testa sbucò dalla seconda botola sentì che a James sfuggiva un “Oooh” di meraviglia.
L’unica cosa che da quella posizione Sirius riusciva a vedere era un bancone grigio. Facendo leva sulle mani si alzò e, quando fu in piedi, non poté fare a meno di contribuire all’esclamazione di James con il proprio “Ooh” di sorpresa.
Erano dentro un negozio, sicuramente. Intorno a loro c’erano le cose più svariate: vedeva una pila di caramelle vicino all’ingresso, dei lecca-lecca dalle forme strane erano impilati su un cerchio di metallo dorato, c’era una fontana che vomitava ininterrottamente cioccolato scuro, mentre alle pareti erano attaccate lunghissime strisce di liquirizia rossa.
-Mielandia! Ragazzi, guardate, siamo a Mielandia!- esclamò James.
Gli tornarono sguardi perplessi.
- Hogmeade! Ne avrete sentito parlate!-
Altro “Ooh” di sorpresa. Certo che ne aveva sentito parlare, ma a solo agli studenti dal terzo anno in poi erano permesse le visite…
- Ci sono venuto coi miei quando ero piccolo! Sapete? Questa è la seconda comunità magica più grande d’Inghilterra, o qualcosa del genere…- continuò lui – Incredibile che ci sia un passaggio che da Hogwarts conduce qui! Chissà quanto tempo fa è stato costruito, come…-
Altri passi, dalle scale che conducevano al piano di sopra. Ma che succedeva quel giorno? Dove cavolo era finita la loro proverbiale abilità di non essere scoperti?
Remus, il più vicino alla porta, emise un soffocato “Alohomora”.
E così uscirono, mentre il sole del mattino faceva la sua comparsa.
 
 
Se ci fosse stata più di una strada si sarebbero persi, ma fortunatamente ce n’era una sola e conduceva alla scuola.
Forse, con un minimo di attenzione in più, avrebbero dovuto accorgersi del fatto che no, non era la norma che i cancelli fossero aperti a quell’ora di mattina, soprattutto privi di qualsivoglia barriera magica. Ma erano troppo su di giri e accolsero quella scoperta  con gioia, senza porsi troppe domande.
Rientrarono nei loro letti e, né Frank né Rikkon, si accorsero che quella notte loro l’avevano passata da un’altra parte.
Magari avrebbero dovuto interrogarsi riguardo alle domande di Silente che, il mattino dopo, trovandosi casualmente sulla loro strada, gli chiese se fossero riusciti a dormire bene nonostante la calura estiva che, in quei giorni, cominciava a farsi sentire.
Ma se anche capirono, e di certo lo fecero, tentarono di convincersi di non essere stati scoperti, altrimenti quale speranza c’era di mettere in atto il piano che avevano in mente?
 
 
 
 
(*) Preso dalle “ Fiabe di Beda il Bardo”. Scrivere “O magari c’è la strega cattiva che vuole avvelenarti con la sua mela” oppure “O magari c’è il passaggio per Narnia” non mi sembrava appropriato, visto che si parla si maghi…
 
Note:Che dire? Capitolo una tantino (va bene, spaventosamente) dialogico…ma che volete farci? Con i malandrini ho finalmente la possibilità di sfogare tutto il mio sarcasmo represso (ce n’era di sarcasmo, ce n’era vi dico, cercate meglio).
Dunque, per quanto riguarda il prossimo sono un po’ indecisa, ma direi che la continuazione dell’argomento “Mappa del Malandrino” potrebbe andare bene…non dovevo dirvelo?
Comunque…ci vediamo, alla prossima!
Aout
  
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