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Autore: Savio    08/02/2007    4 recensioni
Questo è un'ipotetica storia del settimo libro di HP scritta da me ovviamente. Tutti i personaggi citati sono stati creati da J.K.Rowling e altri inventati da me con l'unico scopo di divertirmi e far divertire
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 11

Ritorno ad Hogwarts

<< Fortunatamente non hanno soppresso il treno>> disse Ron ansimando, sfinito dopo la lunga corsa verso il binario 9¾ della Stazione di King’s Cross.

<< Soppresso? Sei sicuro che sia il termine giusto?>> chiese Hermione con sguardo scettico. << L’espresso per Hogwarts parte da questa stazione almeno due volta alla settimana>>.

<< Insomma….non….non lo hanno…fermato del tutto>> rispose Ron con leggero imbarazzo.

<< Possiamo già ritenerci fortunati di essere arrivati in tempo>> disse Harry marciando deciso verso l’entrata della fumante locomotiva rossa. << Forza, troviamo un posto>>.

All’interno, gli scompartimenti erano completamente vuoti e il rombante motore del treno regnava sovrano.

<< Beh, c’è l’imbarazzo della scelta…..>> ammise Ron guardandosi intorno.

Harry avanzò verso uno scompartimento che si trovava nella parte centrale del convoglio. << Qui va più che bene>> disse aprendo lo sportello.

<< Non siamo soli>> mormorò Hermione lanciando uno sguardo allo scompartimento di fronte, dove, sul sedile di pelle rossa e consunta, era seduta una persona completamente avvolta da un lungo mantello da viaggio nero che ne nascondeva il viso.

<< Secondo voi chi è?>> mormorò Ron sospettoso.

<< E come posso saperlo?>> rispose Hermione con ironia.

<< Sarà un normalissimo viaggiatore>> osservò Harry. << Come noi dopotutto>>.

<< Non proprio normalissimi>> disse Ron ridendo.

La locomotiva partì lasciando la stazione e si inoltrò sempre più nella spoglia campagna inglese dove campi e fiumiciattoli si perdevano a vista d’occhio.

<< Perché proprio Hogwarts?>> chiese Hermione posando gli occhi su Harry. << Cosa credi di trovare lì?>>.

<< Ho bisogno di risposte sull’Horcrux>> rispose il ragazzo con lo sguardo perso nel paesaggio sconfinato.<< E poi ci sono le tombe dei miei genitori>>.

Nessuno parlò per almeno mezz’ora di viaggio, durante la quale, i minuti passarono lenti e inesorabili. Hermione era immersa nella lettura di “ Le antiche Rune: Ieri e Oggi”, un antico manoscritto dalla copertina stropicciata, mentre Ron si era addormentato con la testa riversa sulla consumata pelle del sedile.

Fuori aveva cominciato a piovere e Harry se ne stava disteso, a osservare annoiato i rivoli d’acqua che scendevano veloci dal finestrino appannato.

Ron borbottò nel sonno, ma poi tornò nuovamente a russare con gli occhi semiaperti, Hermione leggeva sussurrando con voce pacata , quasi un bisbiglio impercettibile, lo scompartimento era diventato improvvisamente e insopportabilmente caldo….

Harry si trovava in una stanza illuminata da una fievole e pallida luce che proveniva da una serranda distrutta alla sua destra.

Avanzò incerto qualche passo e si ritrovò a fissare un camino spento e la cenere che ricopriva un tappeto dal tessuto sfilacciato. Un piccolo topo sgattagliolò sulle sue scarpe e si gettò in una fessura ai piedi di un sudicio muro sul quale si apriva una porta dal pomello a forma di zampa di leone.

Tese la mano per aprirla, quando si accorse di non essere solo nella stanza.

Avvertiva una presenza alle sue spalle e quando si voltò rimase di stucco.

Su una poltrona giaceva un ragazzo, i capelli biondi gli ricadevano sul viso pallido e appuntito. aveva gli occhi chiusi e solcati da profonde occhiaie.

Draco non si era accorto minimamente che Harry era in piedi lì, proprio davanti a lui, non un segno d’avvertimento, non un grido d’allarme, nulla.

Harry provò subito un odio profondo, che aveva covato per mesi nel suo animo impetuoso e che non vedeva l’ora di mostrarlo, non agli altri, ma a se stesso.

Poteva essere imprudente attaccarlo in un luogo sconosciuto, dove all’apparenza si nascondeva dopo i fatti accaduti poco tempo prima. Non era da Malfoy nascondersi in luoghi bui, sporchi e indegni di essere chiamati dimore.

SBAAM!

La porta si aprì troppo velocemente ed Harry non riuscì a nascondersi in tempo. Immobile al centro della stanza, rimase a fissare il volto della persona che avrebbe desiderato uccidere di più al mondo.

Piton non fece caso al ragazzo ma si diresse a passo deciso verso la poltrona dove riposava Draco. Il suo viso era più magro e scarno del solito e il suo sguardo era come impaurito, pieno di ansia.

<< Draco! Svegliati ragazzo!Per l’amor del cielo svegliati!>> urlò scuotendo Malfoy per un braccio.

<< Che…che cosa succede?>> chiese il ragazzo destandosi. << Signore..io…io>> balbettò allarmato.

<< Devi andartene, sai smaterializzarti, fallo velocemente ora!>> gridò Piton lasciandogli il braccio che cadde inerme sulla poltrona.

Harry non capiva quello che stava accadendo, ma intuì che qualcosa stava minacciando la vita di Malfoy e dentro di lui sperò che avvenisse al più presto.

Draco rimase immobile gli occhi pieni di paura, poi con un sonoro crack sparì dalla poltrona, lasciando soltanto un solco sulle coperte dov’era seduto un attimo prima.

Piton sospirò con sollievo poi il suo sguardo fu attirato da qualcosa all’altezza della spalla destra di Harry. Il suo solito cipiglio severo sparì e abbassando gli occhi mormorò: << Perdonami Padrone>>.

<< Harry?! Harry!>>.

Il ragazzo aprì gli occhi improvvisamente e fu accecato dalla luce che proveniva dal finestrino.

Cercò a tentoni gli occhiali che gli erano caduti durante il sonno, li inforcò e mise a fuoco le immagini di Ron ed Hermione.

<< Siamo arrivati?>> chiese con voce incerta.

<< Sì, dobbiamo scendere>>.

Harry si alzò sulle ginocchia tremanti e si appoggiò alla reticella dei bagagli con la testa che gli vorticava di immagini sfocate. Il sogno che aveva appena fatto rifletteva la realtà? Aveva davvero visto Piton e Malfoy in quella stanza? Se era così doveva essere presente anche Voldemort, perché solo attraverso il suo corpo avrebbe avuto quelle visioni oppure no?

“ L’occlumanzia non è il mio forte” si disse amareggiato.

<< Harry andiamo!>> lo chiamò Hermione dal corridoio del vagone.

I tre ragazzi uscirono sulla pensilina della stazione di Hogsmeade e la locomotiva scarlatta ripartì pochi minuti dopo sbuffando nuvole di vapore bianco, di ritorno verso Londra.

<< Aria di casa>> disse HArry respirando a pieni polmoni l’aria fresca e pungente.

<< Ed ora?>> chiese Ron trasportando il suo zaino bitorzoluto.

<< Ci serve un posto dove passare la notte, non siamo più studenti di Hogwarts e di conseguenza non credo che ci farebbero stare nel dormitorio di Grifondoro, tu cosa proponi?>> chiese Hermione rivolta a d Harry.

<< Credo che una stanza ai Tre Manici di Scopa vada più che bene>> suggerì il ragazzo.

<< D’accordo>> disse Ron annuendo.

<< Si, approvo>> concluse Hermione.

I ragazzi entrarono nella via principale della cittadina e la trovarono incredibilmente desolata.

<< Parecchi negozi sono chiusi…>> mormorò Ron quasi dispiaciuto.

<< Pefino Zonco ha chiuso i battenti>> osservò Hermione avvicinandosi alla vetrina del negozio di scherzi.

Dove prima erano accatastate montagne di fuochi pirici speciali, c’erano soltanto un paio di cartelloni che annunciavano la chiusura del locale per un arco di tempo indeterminato.

Gli unici locali che erano rimasti in funzione erano l’ufficio postale, un piccolo negozio di alimentari, una farmacia e Mielandia, il negozio di dolciumi.

La vera sorpresa (o delusione) per tutti fu quando si avvicinarono al pub “ I Tre Manici di Scopa”.

<< Chiuso!>> si stupì Hermione rimanendo a bocca aperta.

<< Non solo, hanno messo le spranghe alla finestra>> disse Ron sbirciando tra le assi di legno inchiodate ai lati delle tapparelle. << Gli affari dovevano andare piuttosto male…>>.

<< Andiamo Ron! Quando mai ti è capitato di vedere questo locale vuoto!>> contestò la ragazza.

<< Fammi pensare…direi oggi>>.

<< Non ci resta che provare alla Testa di Porco>> disse Harry riflettendo. << Non mi sembra un’ottima idea, ma è l’unico posto che mi viene in mente>>.

Il pub si trovava poco più avanti, in uno stretto vicolo malandato proprio come lo stesso edificio. Barili vuoti e maleodoranti erano ammassati ai lati della porta e l’insegna scrostata penzolava da un lato cigolando, mossa dal lieve venticello. Un odore acre colpì il respiro di Harry mentre entrava nel locale immerso in una luce soffusa. I tavoli rotondi erano vuoti e in un angolo era seduto un uomo, il viso nascosto nell’ombra e un mantello nero avvolto sulle spalle, lo stesso, in apparenza, che aveva occupato lo scompartimento di fronte ai ragazzi sull’Hogwarts Express.

Hermione avanzò incerta sui cumuli di sporco del pavimento, diretta verso il bancone e si guardò intorno in cerca del barista.

<< Forse dovresti suonare quello>> gli disse Ron indicandogli con l’indice un campanello dorato su un lato del bancone.

La ragazza aveva appena mosso un dito sul pulsante quando la porta del retro si aprì ed apparve il proprietario.

Harry provò lo stesso senso di familiarità nell’osservare per l’ennesima volta il viso del vecchio. Aveva le fattezze di una persona che conosceva, ma che non riusciva ad identificare….

<< Si?>> chiese aggrottando la fronte.

<< Ehm…ecco…noi vorremmo alloggiare qui se è possibile>> disse Hermione evitando lo sguardo dell’uomo.

<< È possibile>> disse il barista squadrando Harry da capo a piedi. <>.

<< Quattro notti credo che bastino…>> rispose la ragazza incerta, cercando conferma da Harry.

<< Molto bene…camere separate suppongo>> disse l’uomo prendendo uno strofinaccio per pulire i boccali sporchi.

<< Naturalmente>> rispose Hermione questa volta con tono deciso e ignorando i risolini di Ron.

<< Potete salire>> disse il barista fissandoli con sguardo cupo e indicando una porta laterale. << Per voi due la prima stanza a sinistra e per la signorina la quarta, gli orari di chiusura sono affissi lungo il corridoio, buona giornata>> concluso in tono burbero.

I tre salirono una scala a chiocciola fino ad arrivare al primo piano, angusto come il resto del pub.

<< Ci vediamo tra cinque minuti>> disse Hermione entrando nella sua stanza.

<< Ok>> risposero i ragazzi all’unisono.

La porta si aprì automaticamente, non appena Ron toccò il pomello.

<< Ma come…>> mormorò Harry sorpreso.

<< Ah, non serve la chiave, insomma, queste porte hanno uno speciale sensore di sicurezza che riconosce il cliente….o almeno dovrebbe essere qualcosa del genere, me lo ha spiegato papà>>.

La camera era spoglia ma abbastanza pulita. Un letto a castello era stipato in un angolo, una scrivania di legno interamente consumata dai tarli e un armadio completavano l’arredo.

<< Mobili d’epoca>> disse Ron sarcastico. << Però…mi ero aspettato un porcile>>.

Harry appoggiò il suo zaino sul materasso più basso e cominciò a rovistarvi dentro.

<< È strano trovarsi qui eh?>> chiese Ron sbirciando il paesaggio dalla finestra.

<< Sì, stranissimo>> ammise Harry fissando il medaglione sul fondo dello zaino.

I cancelli ornati dai cinghiali alati di Hogwarts apparvero subito dopo la quarta curva del sentiero tortuoso.

<< Finalmente!>> esclamò Hermione contemplando le torri del maniero che si stagliavano contro il cielo plumbeo.

Ron allungò le mani per afferrare le sbarre del cancello ma fu subito fermato da Harry.

<< Non lo forzare, sono protetti da qualche incantesimo>>.

<< E allora come….>>.

<< Manderemo un Patronus per avvertire la McGranitt>> disse Hermione estraendo la bacchetta dalla tasca della sua giacca.

<< Si ma come? Io l’ho solo visto fare,ma non so come si può comunicare tramite Patronus>> disse Harry amareggiato.

<< Ah! È questo il punto! Mi sono informata sulla questione durante l’estate>> rispose la ragazza pimpante.

<< Sempre la solita>> mormorò Ron a denti stretti.

<< Ho sfogliato qualche libro, ma quando non ho trovato nulla ho chiesto aiuto a Tonks e ha vuotato il sacco>> spiegò Hermione. << Naturalmente è un metodo creato dall’Ordine per comunicare a distanza o per non rivelarsi apertamente>>

<< Bisogna prima evocare il Patronus, poi entrarvi in sintonia come se il nostro corpo si dividesse in due parti ed evocare mentalmente l’incanto “Annuncio”.

<< Beh, devo ammettere di non aver capito una parola>> ammise Ron perplesso.

<< Oh, sembrerebbe più facile se lo mettessi in pratica>> disse Hermione con convinzione. << Expecto Patronum!>>.

Dalla punta della sua bacchetta scaturì una sagoma simile ad una nebbia argentea che lentamente si ristrinse assumendo le sembianze di una lontra.

L’animale prese a giocherellare a terra per qualche istante prima di allontanarsi goffamente, attraversando il cancello e correndo verso il castello sul parco scintillante di brina.

<< Wow, ce l’hai fatta>> disse Harry con entusiasmo.

<< Beh, chiunque c’avrebbe scommesso>> disse Ron tutt’altro che sorpreso.

Attesero altri cinque minuti prima di vedere il professor Vitius correre goffamente verso di loro.

<< Oh…oh che piacere!>> urlò ansimando. << Mi trovavo in Sala Grande e mi sono imbattuto in quel Patronus! Eccellente modo per comunicare…non ci avrei mai pensato, ottimo lavoro!>>.

<< Salve Professore!>> esclamò di rimando Hermione.

<< Hermione?>> sussurrò Harry all’orecchio della ragazza. << Ma non doveva andare dritto dalla professoressa McGranitt?>>.

<< Beh….è solo un piccolo errore, che vuoi che sia>> rispose la ragazza indispettita.

Il professore sciolse gli incantesimi che proteggevano i cancelli della scuola con due semplici colpi di bacchetta. << Che sorpresa!>> ammise gongolando. << Non mi sarei mai aspettato di vedervi qui! Ma ditemi, come mai avete deciso di abbandonare la scuola? Tre ragazzi in gamba come voi....davvero, mi avete lasciato…sorpreso>>.

<< Beh, ecco…avevamo, abbiamo una cosa molto importante da risolvere…>> rispose Harry vagamente.

<< Capisco>> disse Vitius senza aggiungere altro.

Attraversarono il prato e le loro scarpe si inzupparono d’acqua. Da lontano intravidero la capanna di Hagrid, ma del mezzogigante neanche l’ombra.

<< Come sta Hagrid?>> chiese Harry rallentando per tenere il passo del professore.

<< E da molto che non lo vedo…non insegna quest’anno e non so dove sia sinceramente>> disse Vitius quasi rammaricato.

Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato. Dov’era Hagrid? Che cosa stava facendo? Era al sicuro?

Mille domande attraversarono la mente di Harry senza trovare una risposta.

<< Tutti saranno felicissimi di rivedervi!>> disse squittendo il professore arrancando sul terreno in discesa. << Chiunque si chiede che fine abbiate fatto, naturalmente tutti saranno sorpresi>> continuò ridacchiando.

Il portone del castello era aperto e Gazza sbirciava torvo il loro arrivo borbottando frasi irriconoscibili.

<< Salve signor Gazza>> salutò cortesemente Hermione.

L’inserviente la scrutò, per poi passare a Ron ed infine ad Harry. << Di ritorno?>> chiese gracchiando cupo.

<< No, solo una visita>> disse Hermione con tono piuttosto convincente.

Gazza continuò a fissarli per poi allontanarsi verso la scalinata che portava ai piani superiori, seguito dalla sua inseparabile gatta Miss.Purr.

Una campanella squillò in lontananza annunciando la fine delle lezioni.

<< Ora mi scuserete ragazzi ma devo tenere una lezione ai ragazzi del quarto anno>> disse dispiaciuto Vitius. <>.

<< Grazie>> risposero i ragazzi e rimasero a guardare il professore trotterellare verso la scalinata.

<< E ora?>> chiese Ron guardandosi intorno.

L’entrata non era cambiata affatto, ma era pur sempre strano trovarsi lì per motivi diversi dallo studio.

Un gruppo di studenti passò guardandoli incuriositi e parlottando concitati.

<< Però…non sapevo che fossimo diventati una leggenda in così poco tempo>> disse Ron compiaciuto.

<< Non essere ridicolo>> sbottò Hermione anche se sul suo viso apparve un fievole sorriso. << Andiamo>> disse marciando verso la Sala Grande.

<< Diamine!>> esclamò Ron appena entrarono nell’immensa stanza.

I lunghi tavoli a cui erano abituati durante i precedenti anni erano stati ridotti alla metà e lo spazio lasciato libero era stato occupato da una statua in bronzo che raffigurava Silente, lo sguardo severo dietro gli occhiali a mezzaluna, la bacchetta puntata in avanti come se stesse attaccando qualcuno.

<< Ma cosa….>> farfugliò Harry avanzando qualche passo.

<< Potter?!Weasley! Granger!>>.

A gridare era stata la professoressa McGranitt che dall’altra parte della tavolata dei professori strabuzzava gli occhi incredula.

I tre ragazzi alzarono la mano in segno di saluto.

La professoressa si alzò dal posto che per lungo tempo era stato occupato da Silente ed avanzò verso di loro a passo deciso.

<< Esigo delle spiegazioni da voi tre>>.

Scusate per la lunga attesa ma ho avuto parecchio da fare cmq ecco a voi l'undicesimo capitolo, un'introduzione diciamo a quello che accadrà realmente ad Hogwarts.... Vi dico però ke l'intera trama non è incentrata sulla scuola quindi il trio vi trascorrerà soltanto poco tempo. Appuntamento al prossimo capitolo!

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