Cara Scarlettheart, la tua rapidissima recensione mi fa molto piacere. I poteri della 'piccola' Elyon? Chissà... La poverina, come prima cosa della sua esistenza, si è sentita dire che non avrebbero mai dovuto crearla. Se aggiungi questo alle sue dimensioni e alla sua completa dipendenza dagli altri, ce n'è abbastanza per piangere a fiumi. E' vero che l'orsacchiotto ci sarebbe stato bene; nel testo della scena lo avevo inserito, poi finito il disegno mi sono accorto di averlo dimenticato, e quindi l'ho tolto anche dallo scritto.
Cara Silvia Gi, sono contento di leggere i tuoi commenti. Le Nemesis, in effetti, a stare con Irene hanno stemperato il carattere così cupo ereditato da Wanda, senza contare che già durante la creazione da parte di Vera certi chiodi fissi di Wanda non sono stati replicati (Tutte innamorate di Matt Olsen, per esempio? Te l'immagini come si sarebbero odiate tra loro?).
Qualche parola su questo capitolo, che si colloca quasi un mese dopo il precedente. Il giorno della profezia è finalmente arrivato, e sarà carico di avvenimenti e di colpi di scena. L'intricato svolgersi della vicenda sarà seguito da più punti di vista.
Buona lettura |
PROFEZIE
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. |
Capitolo76
L’alba del grande giorno
Meridian, stalla di un’abitazione
Attraverso una finestrella senza vetri, Caleb guarda il cielo sopra Meridian. Con gli astri artificiali in cielo, piccoli e veloci, la notte è piuttosto luminosa, e solo le lune e le stelle più grandi risultano visibili a occhio nudo.
Tra meno di un’ora il sole, sorgendo, porterà con sé il giorno designato: il cinquecentoquarantesimo dall’arrivo delle Gocce, un anno esatto. Se tutto andrà come spera, oggi stesso Elyon tornerà accompagnata dalle Guardiane di Kandrakar, per mettere fine a un anno che ha visto alternarsi una tirannia fasulla a una libertà altrettanto fasulla.
E’ ormai un mese che la Muraglia gli ha precluso ogni contatto con la sua vera Regina; le uniche notizie che ha saputo di lei, nel frattempo, gli sono state recate in sogno dalla saggia Yan Lin, che gli ha assicurato che sta bene e lo pensa sempre, e gli raccomanda sempre di non esporsi avventurandosi in città.
Lui, invece, non ha potuto restarsene inerte in campagna ad aspettare la liberazione, ma ha continuato a girare per Meridian sotto mentite spoglie di contadino, mercante e operaio, ascoltando i discorsi e i pensieri della gente nei mercati e nelle osterie senza mai esporsi. Per prudenza, non ha mai più ricontattato i suoi vecchi amici; è troppo probabile che le avversarie li sorveglino con discrezione per arrivare a lui.
Ma oggi cercherà di rendersi utile, per quanto può, depistando in qualche modo le ricerche dei soldati.
Ha passato la notte nella piccola stalla di un’abitazione di periferia, accanto a un asynn dal sonno agitato e dal peto facile. Non importa, non sarebbe riuscito ugualmente a chiudere occhio. Si stiracchia indolenzito: anche con i due cuscini che ha portato con sé, la paglia della mangiatoia non è stata l’ideale per dormire. Certo, i fili di fieno nei vestiti e nel barbone posticcio rafforzerebbero senza dubbio l’usuale travestimento da contadino, ma non è con queste spoglie che affronterà la grande giornata.
Apre il suo fagotto: dentro c’è il suo nuovo travestimento. Prende in mano l’elmo dai riflessi ferrei, un ricordo della rivolta contro Phobos regalatogli da Vathek molto tempo fa. Una cotta di maglia, acquistata da un mercante fuori città. Una tunica e un mantello simile a quelli dei soldati, che ha ottenuto adattando dei vestiti civili improvvisandosi sarto e tintore. E poi la sua spada. L’aveva con sé al fianco, nel viaggio per cui era partito pochi giorni prima dell’arrivo delle Gocce.
Raccoglie uno dei cuscini e lo infila sotto le vesti, sul davanti, aggiustandoselo con cura nei pantaloni perché sia ben stabile e simuli un credibile pancione. Se lo sprimaccia bene addosso, poi infila la pesante cotta e la tunica con l’insegna degli Escanor sul petto. Il trucco sembra abbastanza stabile, constata soddisfatto, ma spera proprio di non dover fare capriole: non sarebbe la giornata migliore per farsi cadere barba e cuscini, in mezzo a centinaia di quegli stessi soldati che furono suoi avversari ai tempi di Phobos.
Sala operativa delle Nemesis.
Wanda scruta fuori dalla finestra: all’orizzonte sta apparendo un chiarore che preannuncia l’alba. La sala operativa dove sono, sotto le grandi falde rettangolari che coprono la sala del trono, si trova a più di centocinquanta metri al disopra della città, e sarà loro privilegio essere le prime ad osservare il chiarore del nuovo giorno.
Non ha potuto dormire, questa notte, e si meraviglia che qualcuna di loro ci sia riuscita.
Irene, di sicuro, starà ronfando in camera sua. Anche se qualche volta quest’atteggiamento la irrita, deve ammettere che le è sempre piaciuta la serenità della sua amica davanti alle situazioni più gravi, l’ha aiutata a sminuirle un po’. Vorrebbe essere così anche lei, ma non lo è.
La penombra della stanza è illuminata dalla debole fosforescenza verdolina del pavimento. Non è il massimo, ma consente di evitare che dalle finestre filtrino fuori luci che rivelerebbero la posizione della loro sala operativa. E poi, quel chiarore dal basso crea un senso di surreale che l’aiuta a tenere sotto controllo l’ansia dell’attesa. Pensa alla prima persona che ha conosciuto, ormai più di quattro anni prima. Will, oggi si vedrà chi vale di più tra noi.
Dalla finestra intravede una piccola sagoma volante, nera contro il cielo dal cupo blu.
“La quattordici sta tornando”, dice Nemesis Sette, seduta alla console nella parte più bassa del sottotetto. Le deboli luci interne si riflettono sul suo viso rigato di nero, sovrastato dalla corona d’interfaccia telepatica del sistema di controllo. Nel grande specchio di fronte a lei, l’immagine dall’alto del palazzo si fa sempre più vicina, con tutti i dettagli consentiti dalla formidabile visione notturna di un grosso gufo. “Attivo la procedura di teletrasporto per portarla qui”.
Wanda annuisce. “Strano, non è ancora l’ora per trasformarsi in aquila. Cosa vorrà?”.
“A quanto pare, una tazza di caffè caldo accanto al trespolo”.
Heatherfield, Ye Olde Bookshop
La luminescenza azzurrina dello specchio magico nello scantinato si riflette sul viso di Will, mentre osserva le sue compagne ancora con i loro zainetti da liceali in gita domenicale. E’ stata questa la giustificazione che hanno portato ai genitori, sperando che l’intervento a Meridian non si prolunghi al di là di quanto sarebbe giustificabile.
“E’ quasi l’ora”, dice Taranee già di malumore, “E mancano ancora Irma ed Elyon”.
Dall’alto si sente il campanello sopra l’ingresso, poi il rumore di passi frettolosi. “Ehilà, ragazze!”, dice col fiato grosso la Guardiana dell’Acqua, “Ce l’ho fatta!”.
Cornelia, a braccia conserte, le fa un sorriso storto. “Se canti vittoria solo per essere arrivata fin qua…”.
“Sono comunque qui prima di Elyon”, le risponde Irma. “Volevo raccontarvi un sogno: appena arrivati a Meridian, la piccoletta spariva e ci lasciava da sole”.
“Interessante!”, ironizza l’altra, “E questo lo vedevi nella tazza del gabinetto, o dove?”.
Mentre le due battibeccano, Will storce il viso senza dire niente. Qualche settimana prima ha incontrato Orube a Kandrakar, e questa le ha confidato che anche Endarno è convinto della stessa cosa.
Un vago tremolio accanto a loro pone fine al racconto di Irma. Elyon appare in un angolo della stanza, vestita con abiti dai colori spenti adatti a un’escursione in montagna.
“Ciao ragazze! Ciao Corny! Ci siete tutte?”.
Taranee fa per dirle qualcosa, ma Elyon la previene indicando l’orologio appeso al muro, che segna le sette e mezza spaccate. “Sono puntuale al secondo!”.
“Bene”, dice Will estraendo il Cuore di Kandrakar dal palmo. In uno sfavillio di luci colorate e globi fluttuanti, le WITCH si trasformano nelle splendide Guardiane sotto lo sguardo un po’ invidioso della loro amica.
Will riprende l’iniziativa, e si accosta al portale alla parete. “Pensate a Meridian!”.
In qualche secondo, lo specchio smette di vibrare, e si visualizza l’immagine della città ancora dormiente, illuminata dagli astri. “Dov’era quel fienile che avevamo scelto?”.
Elyon si avvicina, e l’inquadratura cambia obbedendo alla sua volontà, spostando il punto di vista verso la fertile pianura a sud. “Eccolo”, e indica un edificio di legno sul quale l’immagine sembra zoomare, finché il punto di vista attraversa le pareti irregolari per mostrare un interno davvero avvolto nell’oscurità.
Will fa spostare l’inquadratura e scruta con attenzione nella penombra. “Sembra tutto a posto. Siete pronte al salto?”.
Tutte le altre annuiscono, avvicinandosi a lei davanti al portale.
Un attimo dopo, i sei corpi si dissolvono in un fascio di linee luminose che convergono nella limitata apertura tra i due mondi.
Kandrakar, sala del sacro bacile
“Signore, sono partite ora”, dice il vecchio Tibor lisciandosi i baffi attorno alla bocca, mentre il suono armonioso emesso dal sacro bacile si va smorzando assieme alle fiammelle azzurre che lo contornano. Osserva ancora l’immagine del gruppo di ragazze raccolte nella cantina mentre sbiadisce e si dissolve lentamente: i visi sono nervosi e risoluti, come in una foto di gruppo presa alla vigilia di una prova importante. “Finora, tutto sta andando come previsto”.
“Molto bene, mio buon Tibor”, conviene l’Oracolo senz’ombra di nervosismo, “Ora vado a seguire la loro impresa con lo specchio dell’onniscienza. Tu tieniti pronto con il sacro bacile: se tutto andrà come vogliamo, potremmo ricevere presto un ospite importante tra noi”.
Fienile a sud di Meridian
La luce rosata del Cuore illumina l’interno del fienile, mostrando le strutture di legno grezzo e ingrigito delle pareti e la struttura di un soppalco carico di foraggio, raggiungibile con una scala a pioli. Attrezzi agricoli, un carretto a due ruote e cassette di ortaggi impilate completano lo scenario attorno a loro.
“Eccoci qui!”, constata Will con soddisfazione schermando la luce rosata con le mani. “Cornelia, cominciamo subito il tunnel”, dice indicando il pavimento.
“Non chiedo di meglio!”, risponde convinta la Guardiana della Terra, tendendo le mani verso il pavimento, che comincia ad assumere una luminescenza gialloverde.
Nessuna nota che Elyon si concentra su un suo pensiero, poi fa un gesto misterioso con la mano aperta davanti al viso, come se soffiasse via qualcosa dal palmo. Poi si volta verso di loro e dice, un po’ esitante: “Ehm, ragazze, io… io devo fare una cosetta. Voi aspettatemi qui, finché non torno”.
“Ma…”, obietta Will, mentre la loro amica scompare in un vago luccichio.
Per un attimo, restano tutte in silenzio.
“Cosa vi avevo detto?”, esordisce Irma con un gesto grazioso verso il punto in cui Elyon è sparita, e una smorfia diretta alla sua bionda rivale, che è rimasta esitante con le braccia abbandonate lungo i fianchi. “Che mi dice ora Corny io-so-tutto?”.
“Forse doveva fare la pipì”, propone la Guardiana dell’Aria, ma nessuna crede davvero a questa spiegazione.
“Questa non ci voleva”, ammette cupamente Will, e spinge verso l’alto con delicatezza il Cuore di Kandrakar, assicurato al suo anulare dall’ormai usuale catenella. Il talismano levita brevemente verso l’alto, poi comincia a tirare in orizzontale.
Affacciandosi a una finestrella, Will osserva in distanza l’orizzonte alto e mosso, con l’inconfondibile sagoma del palazzo stagliata contro il cielo che ha iniziato a schiarirsi. “E’ andata verso la città”.
“La solita tirabidoni”, commenta lapidaria Taranee.
“Sta cercando di proteggerci”, geme Cornelia poco convinta. “Non vuole che ci esponiamo per lei”.
Hay Lin obietta: “Ma perché non seguire il piano del tunnel, dopo tutte quelle prove? Sta andando incontro a un mare di guai, così da sola!”.
“Come da copione collaudato”, le risponde Irma con nonchalance. “Lei si mette nei guai, e noi la togliamo. C’è qualche volta che è andata diversamente?”.
Nessuna osa contraddirla.
Will chiede: “Cornelia, tu riusciresti a scavare il tunnel con abbastanza precisione anche senza la guida di Elyon in viaggio extracorporeo?”.
Cornelia scuote il viso piano. “Di certo, non la parte finale nelle pareti del palazzo. Come potrei individuare la posizione di Vera per sorprenderla?”.
Segue un silenzio rammaricato. Da fuori, si sente un canto ripetuto che assomiglia a quello di un gallo, cui fanno eco altri richiami più lontani.
Will rompe il lungo istante di esitazione. “Tutte invisibili, ragazze”, dice risoluta, “Andiamo a cercarla a piedi”.
Meridian, sotterraneo
‘E ora, la grande ouverture!’, pensa Elyon apparendo in un tratto di corridoio sotterraneo accuratamente scelto a causa delle sue molte svolte ravvicinate, che interrompono la visuale da lontano.
Nel silenzio, sente in distanza il ronzio dei suoi mosconi che volano rapidamente verso le posizioni cui sono destinati, emettendo disturbi che ormai hanno già isolato quel tratto da ogni comunicazione telepatica. In supporto ai veloci mosconi, ha teletrasportato anche dei pappataci, lenti ma piccoli e silenziosi, molto più capaci di passare inosservati.
Infatti, è probabile che qui ci siano sistemi di sorveglianza di ogni genere. Che gli occhi di ogni bestiola e bestiaccia, che ne abbia due o otto, siano asserviti al controllo di Vera.
Per ulteriore precauzione, nessuno dovrà vedere la sua mossa successiva, ma purtroppo gli animali inferiori, proprio come le telecamere, sono insensibili alle pulsazioni teleipnotiche dell’invisibilità.
Peggio per loro, si dice con un po’ di rammarico, non può correre rischi per salvare quattro bacherozzi. A un gesto delle sue mani, degli aloni dalla tenue luminescenza azzurrina percorrono lentamente pavimenti e pareti nei due sensi del tunnel, facendo svanire in un debole scintillio sporcizia, ragnatele e tutti i loro sfortunati costruttori.
Poi tende con decisione le mani verso il basso. Da una debole luminescenza, sul pavimento si materializza il camper di Barbie.
La solennità del momento è rovinata dai brontolii di quattro vocine sottili provenienti dall’interno, “Ahi…”. “Finalmente…”. “Vedi di non vomitarmi addosso, per piacere”, “Scusa…”.
Quando la porticina si apre, ne emergono tre bambole viventi con la divisa scura delle Nemesis, più l’ultima, pallida e con un’espressione da nausea dipinta sul visino, identica a Elyon. “Aria!”, esala la poverina boccheggiando.
Le altre la indicano, rivolgendosi alla Elyon grande con un tono d’accusa: “Guarda che l’idea del camper non funziona neanche un po’!”. “Ci siamo sentite senza peso e senza riferimenti per tutto il viaggio”. “Era meglio se ci smaterializzavi e basta, come faceva Will con la sua goccia”.
“Zitte, per piacere! Ricordate dove siamo!”. A un gesto di Elyon, le sue passeggere riprendono le dimensioni normali, e il piccolo camper svanisce.
Le Nemesis si fanno materializzare il caschetto con la visiera, mentre la goccia di Elyon cerca di riprendere un contegno consono a quella missione.
Elyon le sorride distrattamente per incoraggiarla, ma la sua attenzione è concentrata sul contatto telepatico con i suoi insetti da ricognizione. “E adesso aspettiamo la loro mossa”.
Meridian, sala operativa delle Nemesis
“Allora?”, chiede Vera materializzandosi nella sala operativa. Attorno a lei, negli stalli numerati, stanno arrivando in rapida successione tutte le Nemesis disponibili, con già indosso la pesante tunica antiproiettile dal bavero alto e rigido indossata sopra la nuova tuta a prova di fiamme, insetti e agenti chimici. Qualcuna ha già il capo celato dal nuovo caschetto protettivo con la visiera ignifuga.
Nemesis Due si alza dalla console, cedendo a Theresion la coroncina dell’interfaccia telepatica, e indica alcune zone lampeggianti sulla grande mappa dei sotterranei affissa alle capriate del tetto sopra di loro. “In pochi secondi, abbiamo perso il contatto con ogni essere presente in quei tre corridoi. Gli ultimi segnali sono stati un ronzio d’insetto, poi più niente!”.
“Nessun segnale”, conferma la ragazza dai capelli candidi, una volta infilata la coroncina. “Faccio avanzare qualche ragno per ricolonizzare i tratti perduti”.
“Anche qualche topo, sono più rapidi, e più adatti a un benvenuto sincero”, suggerisce Irenior da un lato dello stanzone; è appena arrivata assieme a Carol, che si guarda attorno incuriosita, e Paochaion visibilmente titubante.
“Carol? Che ci fai qui?”, chiede Vera accigliandosi. “Avevi detto che non volevi essere coinvolta…”.
“Volevo assicurarmi che nessuno perdesse la testa”, risponde caparbiamente l’altra. “Così non…”.
“Non ho tempo per te, scusa. Che qualcuno la metta a nanna!”.
“Ma non…”, tenta di protestare l’altra, facendosi avanti, ma una delle Nemesis l’ha già afferrata da dietro, e le preme una manopola sul deltoide. “Scusa, ecco un anticipo. Il resto te lo farò nella tua camera”.
Concentrata sugli schermi, Wanda non ha prestato alcuna attenzione alla scena imbarazzante accanto a lei. “Vera, questo è l’inizio dell’attacco!”, commenta nervosamente, “E' un trucco per costringerci a dividere le forze. Ma le nemiche saranno solo in uno di questi luoghi”.
“Trucco inutile”, commenta Vera. “Tanto, appena capiamo qual è il vero fronte, possiamo spostare lì tutte le agenti in pochi secondi. Wanda, organizza tu l’esplorazione. Intanto io contatto i militari”.
“Va bene”. Indica sulla mappa un punto subito al di qua di una delle zone lampeggianti. “Nemesis Uno, Due, Tre: teletrasportatevi in questo punto, rendetevi invisibili e avanzate con prudenza verso la zona isolata sondandola con i bastoni, sempre restando in contatto. Quattro, cinque, sei: voi andate dall’altra parte del campo, e avanzate finché non vi congiungete con le prime tre. Sette, otto, nove…”.
Meridian, sotterraneo, nel cuore della zona isolata
‘Stanno arrivando’, trasmette Elyon alle sue tre Nemesis in attesa. I loro caschetti non hanno nessun sistema di codificazione dei pensieri a prova d’intercettazione, perché non le è stato possibile replicare l’incantesimo di Vera; però, per supplirlo, tutte loro hanno un introvabile sistema di codificazione impresso nelle ossa della mandibola. Verrò certo rovinato dal metabolismo in pochi giorni, ma nel frattempo renderà inintercettabili le loro trasmissioni. In più, hanno un inedito incantesimo anti-ipnotico impresso sulle cornee, che darà una qualche protezione anche senza la visiera dei loro caschi.
Si concentra sulle immagini che provengono dai suoi insetti. ‘Tre Nemesis da avanti e tre da dietro. Ma… ma… Folgori di Imdahl! Hanno cambiato divisa!’.
Tra le sue compagne passa un moto d’incertezza e disappunto. ‘Ahi! E ora?’.
Elyon continua a osservare le immagini a bassa risoluzione a pixel esagonali delle avversarie viste attraverso gli occhi composti dei mosconi. ‘E ora, ragazze… facciamo un restyling dell’ultimo minuto!’.
Meridian, sotterraneo ai margini della zona isolata
Nemesis Uno osserva il fastidioso moscone che sta ronzando fin troppo vicino. Forse era questo ronzio l’ultimo segnale percepito prima del blackout.
Fa un cenno della mano guantata verso l’insetto, che cade a terra fulminato.
Davanti a loro, la galleria è pulita, troppo pulita. Dev’essere opera di Elyon.
Le tre si scambiano un’occhiata attraverso la pesante visiera di pyrex calata sui visi a righe, poi proseguono con prudenza verso il corridoio deserto.
‘Sala operativa, mi sentite?’. Nessuna risposta. ‘Terry, ci capti?’. Ancora niente.
‘Ragazze, siamo già entrate nella zona isolata’, trasmette alle altre. ‘Ruotiamo il dosatore di narcotico sul massimo’.
Sanno di essere invisibili e che lo saranno anche le loro avversarie. Proseguono protendendo davanti a sé i loro manganelli, che si allungano e accorciano ritmicamente sondando l’aria in un silenzio assurdo. Se i puntali incontreranno qualcuno, automaticamente inietteranno una dose di tranquillante capace di addormentare un cavallo in pochi secondi. E se non bastasse, possono sempre integrarla con una bella manganellata sul cranio, a patto di trovarlo.
Passano con prudenza la prima svolta sulla destra, prendendola larga per non poter essere sorprese da qualcuno che fosse appostato in agguato dietro l’angolo. Niente, il corridoio prosegue innaturalmente vuoto e pulito.
Dopo qualche passo, si sentono delle voci concitate in distanza, come una colluttazione.
‘Quattro, cinque sei, mi sentite?’. Niente. Le voci si fanno più vicine. Sono tutte uguali. Forse sono proprio loro.
Un attimo dopo, da dietro la svolta successiva appaiono quelle che sembrano le loro compagne che camminano a passo veloce, trascinando con sé per un braccio… Elyon, nientedimeno! Elyon, la loro più potente avversaria, ora si fa guidare come un burattino, tenendo gli occhi persi nel vuoto!
Ma qualcosa non va: una delle tre ha la visiera scardinata che pende di lato, e viene anche lei trascinata per mano da una compagna.
La prima del gruppo le vede. “Grazie al cielo! Ma dov’eravate?”. “Vi abbiamo chiamato come disperate!”, rincara l’altra.
“Ma… avete preso Elyon!”. “E lei…”.
“Ma cosa le è successo?”, chiede Tre indicando la compagna trascinata che a malapena si regge in piedi.
“Non sappiamo!”, risponde allarmata quella che sembra Nemesis Quattro, alzandosi la visiera.
“Una maledizione!”, rincara quella che sembra la Sei, alzandosi a sua volta la visiera e estraendo una lampadina dalla luce fioca. “Sembra che abbia qualcosa di strano negli occhi! Come un marchio!”.
“Fatemi vedere…” risponde Due alzandosi la visiera. Anche Uno e Tre la imitano, osservando gli occhi della loro compagna.
“Ma… io non vedo nessun marchio”. “Neanch’io”. “E’ solo una venuzza”.
“Forse avete ragione”, risponde una delle altre con un accenno di sorriso, guardandole con attenzione.
Mentre scosta i frammenti della visiera di quella che sembra una compagna in difficoltà, Due si rende conto di un'incongruenza: questi sono frammenti di metacrilato, non di vetro stratificato come nel loro nuovo casco! “Ehi! Ma...”.
Troppo tardi! In quel momento scatta la trappola: ciò che si vede dall’esterno è che Nemesis Quattro, Cinque e Sei spariscono lasciando l’intontita Elyon a reggersi da sola.
Ma in realtà, la sequenza di avvenimenti che ha luogo in pochi decimi di secondo è più complessa e insospettabile: prima la copiatura delle memorie e dell’impronta mentale, e subito dopo Uno, Due e Tre vengono teletrasportate via con indosso le divise fasulle delle loro misteriose interlocutrici, che invece si teletrasportano al loro posto, dentro le divise autentiche.
Meridian, sotterraneo nel cuore della zona isolata
‘Perfetto! Il mio capolavoro è iniziato!’, si compiace Elyon, ricevendo il messaggio telepatico del pieno successo dell’operazione mentre, più indietro nel tratto isolato, controlla a distanza, tramite gli occhi imperfetti di un silenziosissimo pappatacio, il prudente avanzare nella galleria delle vere Nemesis Quattro, Cinque e Sei. ‘Ora cerco di non far sembrare che sia stato troppo facile!’.
Ormai le avversarie sono a pochi passi dalla svolta oltre la quale c’è lei, e proseguono sondando lo spazio con i bastoni. Con le loro visiere sarebbero in grado di individuarla subito, e forse hanno anche qualche sistema di allarme posteriore. Teletrasportarsi dietro di loro le sembra troppo prevedibile. Ci vuole un’idea diversa, e lei ce l’ha. Sa che è pericoloso, ma anche per questo potrebbe funzionare meglio.
Prende fiato a fondo: una volta che si sarà resa intangibile per penetrare nella parete, non le sarà più possibile respirare. Per non sprofondare verso il centro del mondo, dovrà anche controllare la sua posizione con la levitazione.
Avanti, ragazze, venite avanti e fatelo presto, sennò schiatto…
Una volta immersa nella parete, la sua visibilità è completamente oscurata, ma resta in contatto telepatico con i suoi discreti insetti che, oltre a perpetuare il blackout, le inviano le loro pessime e preziose immagini della posizione delle sue avversarie. Le vede avanzare con prudenza, puntando i loro bastoni che si allungano come antenne di lumache verso la posizione subito dopo l’angolo, per poi continuare dopo la svolta rimettendosi fianco a fianco. Prestoprestopresto…
Dopo qualche istante, giudica che sia il momento giusto: il suo viso emerge con prudenza dalla parete. A mezzo metro da lei, l’avversaria più vicina le dà il fianco nascondendola dalle altre, e il nuovo caschetto più robusto le limita la visuale. E’ così vicina che potrebbe toccarla quasi senza allungare il braccio. Abbastanza da poterla teletrasportare via senza neppure un gesto.
Quando l’avversaria più vicina sparisce senza un suono, la seconda della fila non ha il tempo neanche di notarlo prima di svanire a sua volta.
La terza si accorge di qualcosa, forse perché i bastoni delle altre sono spariti dal suo campo visivo, ma ha tempo a malapena di voltarsi prima di svanire via senza una parola.
Meraviglioso, si compiace Elyon emergendo dalla parete per poter tirare finalmente il fiato. ‘Ragazze, pieno successo. Ho spedito via tre avversarie. Proseguite col piano, e tanta fortuna! Interrompo i contatti’.
‘Ricevuto’, confermano le nuove Nemesis Uno, Due e Tre.
Subito dopo, sia loro che la goccia di Elyon attivano le loro memorie sostitutive.
Dopo un attimo di disorientamento, le tre afferrano la prigioniera, che geme sorpresa, le premono una manopola narcotizzante contro la spalla, e la trascinano fuori dalla zona del blackout.
‘Centrale, qui Uno. Mi ricevete?’.
‘Positivo, Uno. Riferisci’.
‘Abbiamo catturato Elyon. Ripeto, abbiamo catturato Elyon’.
Fienile a sud di Meridian
Le luci dell’alba filtrano già attraverso le finestrelle senza vetri, quando Elyon appare da un debole luccichio. “Ragazze, scusate l’attesa, ma… Ma dove siete?”. Si guarda attorno: nessuno. Che si siano rese invisibili?
“Ragazze, vi prego, non fate scherzi. Fatevi vedere”.
Nessuna risposta segue le sue parole; solo cinguetti di uccelli lontani e il saluto al sole di un cjokk interrompono il silenzio dell’alba.
“Oh, no! E adesso, dove saranno?”.