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Autore: Averyn    25/07/2012    5 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Harry avrebbe preso un treno, e si sarebbe ritrovato in una dimesione parallela, all'età di undici anni, con una vita e dei genitori, dei nuovi amici, delle altre abitudini.
E Neville Paciock sarebbe stato il Prescelto.
O forse no?
SECONDO EPISODIO DELLA SAGA 'CICATRICE'.
P.S lo so avevo promesso di pubblicarlo ad agosto, e di sicuro le pubblicazion saranno più lente, ma l'ho finito di scrivere in un mese e non ce l'ho fatta! buona lettura!
PS.PS. Grazie a Marty_Chick del suggerimento del titolo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Capitolo 3
 
 RITORNO A HOGWARTS
 
 L’ Espresso per Hogwarts attraversò presto le campagne inglesi, mentre nel suo scompartimento Frank, Richard e John stavano giocando a Spara schiocco, Louise era immersa nella lettura profonda di un libro e lui, Harry, non riusciva a staccare gli occhi dal finestrino: la sua mente lavorava freneticamente, ripensando agli avvenimenti di quell’estate.
Era tutto iniziato quando aveva cominciato il suo primo anno ad Hogwarts; vedeva delle immagini nei propri sogni – l’ultima volta aveva visto un lungo corridoio con una porta chiusa che non riusciva a raggiungere- di cui Hermione voleva essere costantemente informata, ma Harry non le aveva inviato nessun gufo.
Poi, Neville era atterrato nella sua stanza di notte, proprio il giorno del suo compleanno, e si erano sognati a vicenda mentre lui si avvicinava a casa sua….si chiedeva ancora come poteva essere successo.
E, come se non bastasse, sapeva il nome di un elfo domestico che aveva parlato con Neville, ma non con lui.. .Aveva semplicemente visto delle immagini mentre l’amico gli raccontava il fatto, ed era venuto fuori che sapeva il suo nome… Dobby, così si chiamava quell’elfo, era piombato in camera di Neville e lo aveva avvertito di non tornare a Hogwarts…ma perché l’aveva fatto? Harry non era sicuro, ma aveva come il sospetto che ci fosse qualcosa di più sotto. Fiutava il pericolo, anche se non sapeva ancora il perché…in ogni caso, sicuramente Neville, qualche scompartimento più avanti, stava raccontando a Hermione tutto l’accaduto.
Oltretutto, era da tempo che Harry si era reso conto dello strano collegamento che c’era fra lui e Neville, e si chiedeva, ancora una volta, come fosse possibile…infondo, loro due non avevano niente in comune!
“Tutto bene, Harry?” chiese Louise, preoccupata, lanciandogli occhiatine da sopra il suo libro.
“Sì, sto bene” rispose Harry, risvegliandosi dai suoi turbamenti, “sono solo…”
Non ebbe il tempo di finire la frase che la porta dello scompartimento s’aprì e si affacciò una ragazza dai capelli bruni e cespugliosi della loro età, che si beccò un mucchio di occhiatine malevole da parte dell’intero gruppo, tranne che di Harry: Hermione, che era seguita da un ragazza dai capelli scompigliati e biondo scuro e l’aria assente, che il ragazzo intuì essere una nuova studentessa.
Hermione arrossì nel momento in cui si rese conto di non essere ben voluta, ma cercò di evitare i loro sguardi e di puntare dritto su Harry.
“Finalmente ti ho trovato!” esclamò, il volto contorto in un’ espressione di paura, il fiato corto,
“mi sono affacciata almeno alla metà degli scompartimento di questo treno per trovarti!”
“E chi se ne importa!” sbottò Louise in un bisbiglio, tornando al suo libro.
“Harry,” fece Hermione, guardandolo dritto negli occhi, “sai dov’è Neville?”
Harry sentì un colpo nello stomaco, mentre i suoi amici ora guardavano tutti lui, come se anche loro aspettassero una risposta, ma la realtà era che non l’aveva: era sorpreso quanto Hermione.
“No” disse, sgranando gli occhi, “pensavo fosse con te!”
Hermione scosse la testa. “No,” rispose “per questo pensavo fosse con te.”
“Vuoi che ti aiuti a cercarlo?” si propose automaticamente Harry, aggiudicandosi uno sguardo di disapprovazione dai suoi amici, soprattutto da parte di Louise.
“Secondo me è salito su una macchina volante con Ron Weasley” s’intromise la ragazzina dall’aria assente, “so che suo padre ne ha una, ed era proprio con il ragazzo Weasley che si sono fermati prima di attraversare il passaggio.”
“Non credo proprio” disse Hermione, lanciando un’occhiataccia alla sua nuova amica.
Poi si rivolse di nuovo a Harry. “Che fai, allora, vieni?”
“Sì,” rispose il ragazzo, che non vedeva l’ora di abbandonare quell’imbarazzante situazione, e seguì Hermione fuori dallo scompartimento.
La tesi di quella ragazzina era surreale alle orecchie di Harry, ma su una cosa aveva sicuramente ragione: Ron e Neville si erano fermati a parlare, e Harry aveva attraversato il passaggio alla stazione con i suoi genitori; da lì, non l’aveva più visto, così non mancò dal dirlo a Hermione che, anche se era d’accordo con lui riguardo al fatto che Neville non aveva preso una macchina volante per arrivare fino a Hogwarts, e che sarebbe stato assurdo se l’avessero fatto, pensò come lui che Neville e Ron dovessero trovarsi più avanti nel treno.
Mentre camminavano per il corridoio, una delle porte dello scompartimento s’aprì e s’affacciò una ragazzina dai capelli rossi e il volto pieno di lentiggini.
Lo stomaco di Harry cominciò a contorcersi, il cuore a battergli sempre più forte, la testa gli girava; si sentiva improvvisamente immobile e incapace di reagire. Avrebbe voluto fare delle cose per attirare la sua attenzione, ma il meglio che riuscì a fare fu rimanere lì, sentendosi un idiota; tuttavia la ragazzina non sembrò neanche averlo notato.
“Luna!” disse, rivolgendosi alla loro compagna un po’ svitata, “mi domandavo che fine avessi fatto! Eri sparita!”
La ragazza di nome Luna le regalò un sorrisetto, che secondo Harry gli dava un aspetto ancora più assente.
“Ero alla ricerca di tuo fratello, Ginny,” spiegò, soave, “a quanto pare, è salito con Neville Paciock sulla vostra automobile volante perché non sono riusciti a passare tra i binari nove e dieci di King’s Cross…ho provato a dirlo a loro due, ma non mi ascoltano!”
Ginny Weasley tirò un sospiro e roteò gli occhi scuri; era evidente che neanche lei credeva a quella storia, ma non disse nulla per contraddirla.
“Vieni, Luna,” disse con tono paziente, avvicinando la ragazza con un braccio. “Vedrai che sono qualche scompartimento più in là, non è successo nulla di grave…”
“Veramente, lo stavamo cercando” disse Harry, pentendosene amaramente, perché questo attirò l’attenzione di Ginny su di lui, e si sentì subito le guance caldissime.
“Insieme a Neville, naturalmente. Hermione non riesce a trovarlo!” disse subito.
Ginny lo squadrò e non gli rispose, preferendo rivolgersi a Hermione.
“Se trovate Ron, ditegli che è un cretino. Mi aveva promesso che mi avrebbe portato un pacchetto di Api Frizzole sul treno!”
“D’accordo” assentì Hermione, con un sorriso che le sorse spontaneo sul volto.
Luna fece per seguire Ginny, ma prima di farlo si voltò e guardò Harry molto intensamente, un piccolo sorriso che le increspava le labbra, gli occhi sognanti.
“E’ stato bello conoscerti, Harry Potter” salutò, ed entrò nello scompartimento.
La sua amica, evitando lo sguardo di Harry che la puntava da quando l’aveva vista, chiuse la porta e tornò dai suoi amici, con grande delusione del ragazzo.
Sarebbe rimasto incantato per un altro po’ di tempo se Hermione non gli avesse strattonato il braccio riportandolo alla realtà.
“Harry! Dobbiamo trovare Neville!” lo riprese lei, severa.
“Hai ragione” fece Harry, “andiamo!”
Proseguirono lungo il corridoio, ma non v’era alcuna traccia di lui da nessuna  parte.
All’improvviso, qualcuno aprì uno scompartimento accanto a loro e fecero capolino una testa bionda quasi bianca e due energumeni che gli coprivano le spalle: Draco Malfoy, Tiger e Goyle, naturalmente, e notò che Hermione era diventata inevitabilmente color porpora.
Harry strinse gli occhi: ci volevano solo loro, in quel momento!
“Che ci fanno Potty Potty e la Sfigata Mezzozannuta qui nella zona dei serpeverde, eh? Vi ho visti, e non ho potuto fare a meno di venire qui fuori a curiosare!”
Harry avrebbe voluto saltargli addosso, ma vedendo la reazione di Hermione quella volta al Ghirigoro, si trattenne, e si limitò a proteggerla parandosi davanti a lei, e strinse la bacchetta che aveva in tasca, pronto a tirarla fuori.
“Fai spazio, Malfoy!” intimò Harry, guardando intensamente il ragazzo davanti a lui.
Tuttavia Malfoy non sembrò per nulla intimidito dalle sue parole, e si limitò a un ghigno maligno, mentre i suoi due enormi amici stringevano i pugni, pronti a una lotta corpo a corpo.
“Non credo proprio”  rispose, divertito, Malfoy. “ E poi, cosa potrebbe succedermi mai? Mi potreste scagliare qualche incantesimo da quattro soldi? No, è troppo divertente prendermi gioco di voi!”
“Ho detto di andartene, o ci saranno delle conseguenze!” insisté Harry, sfilando la bacchetta dalla tasca.
Draco Malfoy rise. “E lasciarmi sfuggire la possibilità di insultare un sporco Magonò e una lurida Mezzosangue? Proprio no!”
Harry tirò fuori la bacchetta; stava per colpirlo, ma alle sue spalle Hermione fu più veloce:
Petrificus Totalus!” gridò la ragazzina, quasi in lacrime immobilizzando Malfoy, che cadde a terra come un pezzo di legno.
Harry e Hermione corsero via mentre Tiger e Goyle rientravano spaventati nel loro scompartimento.
Harry sentiva Hermione piangere; era palesemente ferita da ciò che Malfoy gli aveva appena detto, così, superato il pericolo, tentò di calmarla con delle pacche sulla schiena.
“Hermione, non dare ascolto a quello scemo!” disse, circondando le spalle dell’amica con il suo braccio. “Non sa dosare il linguaggio, ed è un vile!”
Hermione singhiozzò. “Già, ma il fatto è… che…che…quello scemo a me piace” disse a fatica.
“E non fare finta di essere sorpreso, lo so che lo sai…ho sentito la vostra conversazione, sai? Tu e Louise…”
Harry rimase lì per un po’ a vederla piangere: non sapeva che cosa dire, perché non poteva negare che quella conversazione ci fosse stata, e non capiva molto di queste cose, non essendosi mai preso una cotta per qualcuno.
“Il fatto è ” continuò Hermione, tra i singhiozzi, “ che non riesco a capire perché proprio lui…insomma, non è esattamente il tipo che ti tratta bene, no?”
“Direi di no” rispose Harry, che non sapeva cos’altro dire.
Hermione s’asciugò le lacrime e cercò di darsi un contegno.
“Beh, direi che abbiamo cercato abbastanza” sentenziò lei, “propongo di tornare indietro. Nel caso che ci siano, li vedremo alla stazione di Hogsmeade!”
Ma non li videro una volta scesi dal treno; Ronald Weasley e Neville Paciock erano scomparsi nel nulla. Persino Ginny Weasley venne a cercarli per chiedere loro dove fosse suo fratello, ma né Hermione né Harry seppero darle una risposta.
Il ragazzo fu comunque costretto a separarsi dall’amica per unirsi alle carrozze a Frank, John, Richard e Louise, che vollero essere informati su tutto quello che era successo.
Nonostante Ron e Neville non gli piacessero molto – tranne a Frank, che trovava Neville molto simpatico da quando avevano passato l’estate insieme- rimasero sbalorditi dal fatto che fossero spariti.
“Così, nel nulla?” fece John, tutto occhioni. “Ma è impossibile!”
“Già,” rispose Harry, confuso quanto lui “non capisco come possa essere…Luna dice che è possibile che arrivino a Hogwarts con un auto volante…”
“Luna?” disse Frank, senza capire.
“La ragazzina che stava con la Granger” precisò Louise, “ si chiama Luna Lovegood. La conosco di vista perché è la figlia di Xenophilius Lovegood, che è stato un amico di papà prima che diventasse il direttore del Cavillo”.
“Il Cavillo? Quella robaccia per rimbambiti?” chiese Richard, guardandola sbalordito.
Louise annuì con vigore. “Sì, e il padre lo è ancora di più. Spero proprio che non capiti anche Luna a Corvonero! Sarebbe insopportabile avere anche lei nella stessa Casa…”
“Penso che a te stiano antipatiche troppe persone, sai?” la rimbeccò Frank, aggiudicandosi un’occhiataccia da parte di Louise.
Le carrozze attraversarono i piccoli sentieri che portavano dritti al castello.
Quando scesero, vi era la professoressa McGrannitt ad attenderli, che li condusse fino alla Sala d’Ingresso.
Harry non aveva smesso di essere preoccupato per Neville e Ron,  ma cercò di respingere quei pensieri mentre si sedevano tutti ai rispettivi tavoli.
Poi le porte si aprirono, ed entrò il gruppo dei bambini del primo anno pronto a essere smistato, guidato ovviamente dalla professoressa McGrannitt, che era tornata a prenderli.
Frank però era attratto dal tavolo degli insegnanti.
“Ehi, Harry, hai visto, è proprio vero, è…” non ebbe il tempo di finire la frase che la McGrannitt prese posto accanto a Silente e fece tintinnare il bicchiere con il cucchiaino per attirare l’attenzione degli studenti su di sé.
“Il Preside vorrebbe dire qualche parola!” annunciò.
Silente s’alzò dallo scranno e sorrise a tutti allargando le braccia.
“Ai nuovi studenti…Benvenuti! E ai vecchi….bentornati a Hogwarts! Mi piacerebbe intrattenermi a parlare con ognuno di voi, ma il tempo stringe, e i nostri stomaci sono alquanto affamati…vorrei quindi fare un paio di annunci prima che i nuovi arrivati siano smistati e che i tavoli siano imbanditi di tanto cibo delizioso!”
Harry s’accorse che gli occhi di Silente si erano posati su di lui, e aveva l’impressione che gli avesse fatto anche l’occhiolino, ma forse se l’era solo immaginato.
“Vorrei presentarvi il signor Gilderoy Allock, che sarà lieto di insegnare Difesa contro le Arti Oscure al posto del professor Raptor!” introdusse il preside, e mentre il nuovo professore s’alzava e sorrideva smagliante alla platea con un inchino, tutto il tavolo degli insegnanti lo guardò disgustata, e Harry non poté trattenersi dal sorridere; era evidente che neanche loro erano stati ammaliati da quel buffone di Allock.
Gli studenti, invece, sembravano pensarla diversamente: si era levato nello stesso istante un mormorio di voci piuttosto concitato. Al suo contrario e di Frank, dovevano pensare che Allock fosse un genio. Quando incontrò lo sguardo dell’amico, Harry comprese che aveva pensato alla stessa identica cosa.
Intanto, Silente era andato avanti con le presentazioni, fino a che non si era seduto e la McGrannitt venne avanti con lo sgabello e il Cappello Parlante per smistare gli studenti.
“Ci vorrà del tempo prima che ci permettano di mettere nello stomaco qualcosa, altroché!” bofonchiò Frank, annoiato.
Harry, invece, non aveva tutta questa fretta: gli era sembrato di vedere fra le tante teste quella rossa di Ginny, inconfondibile fra gli altri.
Il cappello cominciò a cantare la canzone di benvenuto, che era diversa ogni anno, da quello che Harry sapeva dai suoi genitori; constatò che era di sicuro differente da quella dell’anno precedente, dove lui era stato smistato.
Dopo l’applauso- Frank, notò Harry, si unì agli altri con aria distratta- la McGrannitt venne avanti con la pergamena e cominciò a leggere.
Harry pensò ad altro quasi tutto il tempo, finché non fu chiamata Luna Lovegood, la tipa stramba del treno: era proprio curioso di sapere dove l’avrebbero collocata.
“Sicuramente a Corvonero” bisbigliò loro John, con un sorrisetto furbo, “sapete quanto farebbe arrabbiare Louise?” I tre risero.
Luna Lovegood rimase molto tempo sotto il cappello parlante, almeno, secondo l’impressione di Harry, fino a che non annunciò…
“Grifondoro!”
“COOOSA?” scattò Frank, mentre Luna Lovegood veniva verso il loro tavolo e si accomodava qualche posto più in là.
“Il Cappello deve avere qualche rotella fuori posto quest’anno!” fece Richard, guardando i compagni, sbalordito. “Ho letto il Cavillo, e se è vero quello che dice Louise, lei è più pazza del padre….non ha per nulla le qualità per finire a Grifondoro!”
“Magari è vecchio” fece Frank, con un sorriso malizioso “forse sarebbe il caso di cambiarlo…dopotutto da quanto è che esiste, da…ehm….il quattordicesimo secolo, o giù di lì?”
Tutti e tre scoppiarono in una sonora risata. Harry si girò verso il tavolo dei Corvonero e vide Louise con una faccia così felice che se solo glielo avessero permesso sarebbe esplosa nelle danze.
“E tu che ne pensi, Harry?” chiese John, accanto a lui.
“Che è strano” rispose, ed era vero: aveva una strana sensazione, ma non sapeva come spiegarsela. Sentiva che il Cappello aveva sbagliato a collocarla: Luna Lovegood era dei Corvonero, non dei Grifondoro, e non sapeva il perché, ma era sicuro che era quello il corso delle cose…non c’entrava nulla, lei, con i Grifondoro….
“Magari ha qualità nascoste” disse però ad alta voce, più rivolto a se stesso che agli amici.
“Sì, forse,” concesse Frank, poco convinto, e rivolse un’occhiata a Luna.
Harry lo imitò: la ragazzina guardava la tavola con un aspetto piuttosto confuso.
“Ah, ma guardatela! Sembra che non sappia neanche dove si trova!” commentò Frank.
Harry però non era interessato a lei, quanto a Ginny: era proprio curioso di sapere dove l’avrebbero messa. Se il Cappello parlante era capace di smistare Luna Lovegood fra i Grifondoro – cosa che gli pareva, ancora una volta, alquanto assurda- non gli avrebbe fatto alcun effetto se Ginny fosse finita fra i Tassorosso.
Invece, quando la chiamarono, si unì al tavolo dei Grifondoro, con grande soddisfazione di Harry.
Non che non se lo fosse aspettato: i Weasley finivano tutti a Grifondoro, e nessuno commentò quando la ragazzina si sedette accanto a Luna.
Siccome la Weasley era l’ultima della lista, la McGrannitt arrotolò la pergamena e, preso cappello e sgabello, li posò dietro il tavolo degli insegnanti e si unì ai colleghi.
In quello stesso istante, Silente s’alzò per fare un’ ultima dichiarazione.
“Bene! Ora che lo Smistamento è finito, posso augurare a tutti…buon appetito!” e, allargando le braccia, il cibo comparve sui tavoli.
Ma prima che Harry potesse avvicinare a se un vassoio di patate e riempirsi il piatto, le porte della Sala Grande s’aprirono e comparvero sulla scena due ragazzini in abiti Babbani, che erano inciampati l’uno sull’altro. Tutta la sala si voltò verso di loro.
Quando si alzarono in piedi a fatica, rossi come peperoni, Harry ebbe come un nodo allo stomaco: erano Neville Paciock e Ron Weasley.
Il silenzio era gelato nella Sala Grande. Nessuno sembrava in grado di dire nulla.
Piton s’alzò, ma fu fermato dalla professoressa McGrannitt.
“No, Piton, credo che questo compito spetti a me!” disse, con tale autorità che Piton si accomodò di nuovo, contrariato, deluso dalla prospettiva di non poter punire Paciock e Weasley.  La McGrannitt si rivolse al Preside: “Silente, cosa ne pensi?”
Lui le rivolse un’occhiata brillante. “Sono della tua Casa, Minerva” rispose tranquillamente, e la Professoressa  abbandonò il tavolo degli insegnanti, camminando a passo veloce fra i tanti cappelli neri che la guardavano quasi spaventati.
La sua energia era talmente autoritaria e potente che nessuno osò fiatare, finché questa non ebbe raggiunto i due studenti.
“Voi due,” intimò a Ron e Neville, “nel mio ufficio! Ora!”
I due, spaventati, la seguirono a testa bassa.
Come si allontanarono, un mormorio si diffuse per tutta la sala.
I quattro ragazzi, per la seconda volta, si guardarono sbalorditi da quel colpo di scena.
Harry si voltò di nuovo verso il tavolo dei Corvonero, dove incrociò lo sguardo di Louise, stupita, e più in là di Hermione, seriamente preoccupata.
Non ci volle molto per capire che entrambi stavano riconsiderando tutte le possibilità di come quei due fossero giunti a Hogwarts. Una cosa era certa: non erano sul treno.
“Secondo voi sono arrivati davvero con la macchina volante?” chiese Harry ai suoi amici.
 
A BELLI STRABELLIII COME STATE? TODO APPOSTO??? IO ADESSO HO PUBBLICATO CHAPTER 3 E QUANDO MI METTO A CORREGGERE IL 4 LO PUBBLICO SUBITO! SPERO CHE VI PIACCIA! FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE SE VULET! UN BACIO E BUONA LETTURA!
P.S GRAZIE A TUTTI I FEDELISSIMI 'VECCHI'  CHE MI HANNO SEGUITO FIN QUI, VI AMO. E ANCHE I NUOVI. A TUTTI. GRAZIE PER AVER MESSO LA STORIA FRA SEGUITE PREFERITE ECC... COME DIREBBBE RENATO ZERO: GRANDIIIII!
 
 
 
  
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