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Autore: Spencer Tita    26/07/2012    4 recensioni
Buongiorno Upper East Side! Siete pronti a leggere i più profondi segreti dell'elité di Manhattan?
Io sono Gossip Girl, e vi parlerò di come ragazzi perfetti, ragazzi che hanno tutto, riescano puntualmente a rovinare qualunque cosa tocchino, passando sempre e comuqnue impuniti.
I loro segreti sono scandalosi e indicibili, le loro vite peccaminose e piene, le loro feste incredibili e indimenticabili.
Chi sono io? Questo è l'unico segreto che non svelerò mai.
XOXO
Gossip Girl
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun contesto
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Tic, Toc!

Buongiorno Upper East Side! Non sentite la vostra sveglia suonare? Sono le sette e un quarto di sabato mattina!

No, non è che la prima settimana di scuola sia volata, è che proprio non c’è stata! Qui nell’Upper East Side le scuole iniziano il venerdì, in modo da poter fare una festa subito, con la scusa dell’inizio della scuola!

E che festa sia, gente! Stasera vi aspetto tutti al party “Baciami sulle Labbra” organizzato da P. e dal comitato scolastico!

Non vedo l’ora di osservarvi tramite i miei mille occhi e rivelare i vostri incontri segreti e i vostri baci rubati.

A questa sera, Upper East Side!

XOXO

Gossip Girl

 

 

Draco stava guardando la sua brioche farcita da minuti.

Non aveva davvero voglia di mangiare ma sua madre, che era tornata solo quella mattina e non lo aveva ancora visto dal suo ritorno, gli aveva messo davanti quella stupida brioche straripante di marmellata e si era seduta davanti a lui, guardandolo fisso con i suoi occhi cerulei.

-Mangia, Draco- aveva semplicemente ordinato.

E Draco fissava il dolce da minuti.

Narcissa Black-non-più-Malfoy strinse gli occhi fino a creare due fessure azzurrine.

-Finché non mangi non ti faccio uscire.

Draco soffiò l’aria dal naso, borbottò qualcosa di incomprensibile e afferrò la brioche, staccandone un morso microscopico.

-Contenta?- ringhiò con la bocca piena.

-Devi finirla tutta- ripeté Narcissa agitando la mano bianca -E poi non capisco tutta questa fretta! Saranno appena le sette e venti e tu sei già pronto a uscire! La scuola non inizia alle nove?

Draco sorseggiò il succo di pompelmo.

-Voglio andare a trovare Tristan- buttò semplicemente lì.

Narcissa quasi si strozzò con il suo biscotto secco:

-Cosa vuoi fare?- gridò spalancando gli occhi.

-Andare a trovare Tristan- ripeté paziente Draco -Non lo vedo da mesi, è mio fratello e mi manca!

-Ma Draco... se ti vedessero entrare lì cosa penserebbero...

-Esattamente chi potrebbe vedermi, mamma?- sibilò Draco con rabbia.

-Lo sai. I paparazzi, Gossip Girl, quella gente lì.

-Mi stai dicendo che tu non sei mai andata a trovare tuo figlio perché avevi paura dei paparazzi?- Draco si alzò in piedi, sottolineando la sua ira.

-Lo sai che potrebbero rovinarci con due parole...

-Certo! Se scoprono che tuo figlio ha tentato il suicidio perdi il titolo di madre dell’anno, vero?

-Draco, sai cosa intendo, loro...

-Tu e Lucius ci avete rovinati mamma! A me e a Tristan! Se non foste stati così... egocentrici e pieni di voi forse vi sareste accorti che i vostri figli erano al limite!

Narcissa rimase senza parole. Non mosse un dito mentre il figlio raccoglieva le sue cose con rabbia, apriva la porta e se la sbatteva alle spalle.

La brioche rimase sul tavolo praticamente integra.

 

 

Il Centro Ostroff non era lontano da casa di Draco.

Il ragazzo scosse la testa quando l’autista fece cenno di volerlo portare in auto, abbassò gli occhiali a proteggere gli occhi vitrei e prese a camminare velocemente lungo la sua via.

Impiegò meno di venti minuti per raggiungere l’edificio.

Era un palazzo grande e alto, di mattoncini scuri, con ampie vetrate che si aprivano su tutte le fiancate a spezzare l’uniformità dei mattoni. Era circondato da un ampio cortile verde, pieno di alberi e fontane per gli uccellini.

Una gabbia dorata. Pensò Draco mentre entrava spingendo le porte di vetro pesante. Una gabbia dorata ma pur sempre una gabbia.

Salì al ventesimo piano senza indugi e si rivolse alla donna grossa e massiccia che sedeva alla reception con uno dei suoi migliori sorrisi:

-Salve, sono Draco Malfoy, sono qui per vedere mio fratello Tristan. È stato ricoverato tre mesi fa...

-Tristan Malfoy, certo!- squittì lei, con una vocetta nasale che ben poco si addiceva al suo fisico importante -Quel caro ragazzo! Ha fatto bene a chiedere, lo abbiamo trasferito due giorni fa in una stanza singola, visto che il suo compagno di camera è stato dimesso. La accompagno.

Draco la seguì in quel dedalo di corridoi mordendosi le unghie, non stava più nella pelle dalla voglia di riabbracciare il fratello.

-Trix!- esclamò quando finalmente gli fu davanti.

Seduto con la schiena appoggiata su una pila di cuscini, in un letto monumentale, un ragazzo sui diciotto sollevò le ciglia dal libro che stava leggendo con aria annoiata.

Quando il suo sguardo incontrò quello di Draco le sue labbra si aprirono in un sorriso meraviglioso.

-Dra!- gridò facendo sobbalzare l’infermiera. Il più piccolo corse verso il fratellone e gli saltò addosso.

-Dio, come stai?- domandò Tristan scansando definitivamente il libro.

-Io... meglio! Davvero! Non vedi? Sono migliorato!- rise, alzandosi in piedi e improvvisando una sfilata per la stanza.

Tristan rise, afferrandolo poi per un braccio per attirarlo a sé.

Insieme erano uno spettacolo bellissimo. Così simili e così uniti...

Fisicamente erano come due gemelli. Quasi due gocce d’acqua.

Entrambi dalla magrezza quasi eccessiva -sebbene Draco di più- avevano un viso spigoloso e particolare, mani dalle dita lunghe e occhi del colore del cielo e del ghiaccio.

Draco era semplicemente un po’ più chiaro di capelli e di carnagione, gli occhi somiglianti a quelli di un albino, mentre Tristan aveva i ciuffi del colore del sole e gli occhi più profondi.

-Tu invece come stai?- domandò Draco pensieroso, staccandosi dall’abbraccio e fissando il fratello.

-Bene- annuì Tristan.

-Bene?

-Bene!

Risero, divertiti da quello scambio di battute e felici di essere di nuovo insieme. In fondo erano stati costretti a stare separati per mesi...

-Dai, andiamo! Ti porto a colazione!- esclamò Draco, scattando in piedi e iniziando ad aprire cassetti a caso, tirando fuori calzini e mutande.

-Cosa? Non serve un permesso?- mormorò Tristan inclinando la testa ma infilando comunque i calzini e i boxer puliti.

-Oh, non me ne frega niente del permesso! Falsifico la firma di papà! Dai, dammi un foglio...

-Non credo proprio, ragazzi.

Entrambi si voltarono di scatto verso la porta, due identiche espressioni di sgomento dipinte sui visi.

-Mamma?- chiese Tristan sorpreso.

-Ciao, tesoro- sorrise lei -Draco, ti avevo detto di non venire qui o sbaglio?

-E perché non dovrebbe venire?- domandò acido Tristan -La sua visita mi ha fatto molto piacere!

-Dimenticavo, tu non lo sai! Non posso venire perché i paparazzi potrebbero vedermi e pensare male di noi! E dopo come fa mamma a risposarsi con quell’idiota se viene a sapere che ha due figli problematici?- cantilenò Draco con voce odiosa, assottigliando lo sguardo.

-Antonin non è un idiota!- sbottò Narcissa -Draco, ti proibisco di dire queste cose!

-Antonin?- esplose Tristan -Antonin Dolohov? Mamma, vuoi sposare quel... quel... maiale?

-Non ti ci mettere pure tu, Tristan! Antonin è una persona squisita e incredibilmente acculturata e...

-E ricca e potente. È questo che ti interessa, mamma. Da quando Lucius se n’è andato non puoi più permetterti di fare spesa da Tiffany o pagare sette cuoche per il pranzo della domenica con gli ospiti, giusto?

Narcissa lo guardò allibita.

-Sì. Sì, Antonin è ricco e potente e questo non è certo uno svantaggio, no? Potremo tranquillamente mantenere il nostro stile di vita attuale avendo anche un uomo forte e solido come lui che ci sostiene. Saremo di nuovo una famiglia!

-Non siamo una famiglia da tanto tempo- mormorò Tristan abbassando lo sguardo.

Draco notò la sua improvvisa tristezza e sentì un moto di rabbia salire verso la madre.

-Ne parliamo dopo mamma, ok? Adesso rimango un po’ qui, se proprio non vuoi che Trix esca andrò io a comprare la colazione al bar di sotto.

Narcissa respirò e annuì.

-Fai colazione con noi?- domandò il ragazzo più grande.

La donna lo guardò con aria assente, poi scosse la testa, i capelli biondi si mossero in un riflesso dorato lungo la sua schiena.

-No. Ho appuntamento con Madison Curtis per organizzare quella festa di beneficenza a casa dei Macmillan. Ci vediamo stasera.

Uscì senza voltarsi indietro.

-Che stronza- sibilò Draco, rimettendosi lungo sul letto affianco al fratello. Era riuscita a mettergli addosso un nervosismo incredibile.

-Che ti importa Draco. Noi due siamo la nostra famiglia- rise -Io ho te e tu hai me, ricordi?

Draco se lo ricordava. Quando avevano dieci e nove anni, durante una litigata colossale tra Lucius e Narcissa (che aveva compreso piatti rotti e crisi di pianto), i due fratellini si erano giurati fedeltà eterna, per essere sempre uno la spalla dell’altro, uno la famiglia dell’altro, uno il punto di riferimento dell’altro.

E poi Tristan, a diciotto anni appena compiuti, si era tagliato le vene in una sera limpida e tranquilla.

Aveva infranto la promessa.

Draco non osava pensare a quello che sarebbe potuto succedere se Tristan non ce l’avesse fatta.

L’aveva trovato lui, quella sera.

Era riverso a terra in una pozza di sangue denso e rosso. Rossissimo.

Draco lo sapeva che il sangue era rosso, ovvio. Ma non aveva mai visto una quantità di sangue così spropositata.

Tutto quel rosso, gli sarebbe rimasto in testa per sempre.

Tristan era ancora cosciente quando lo aveva trovato. I suoi occhi balzavano ancora a destra e sinistra, come impazziti, e la sua mano destra stringeva ancora il coltello da cucina con cui si era tagliato.

Draco si era lasciato cadere a terra, e lo aveva fissato per interminabili secondi in cui lo aveva odiato. Lo aveva odiato davvero.

Come aveva potuto pensare di farla finita e lasciarlo lì? Come, dopo tutte quelle promesse, dopo tutto quello che avevano passato? Con che coraggio?

Quel momento di sconforto era durato poco, sostituito da uno di panico profondo.

Quasi senza respirare per il terrore, aveva chiamato un’ambulanza, aveva seguito le istruzioni del ragazzo al telefono e aveva stretto intorno ai polsi del fratello dei lacci stretti, per limitare l’emorragia.

Aveva anche appoggiato le sue mani sui tagli e aveva spinto forte.

Tutto quello che aveva visto era il rosso.

I medici avevano dovuto sfondare la porta del loro appartamento, perché Draco non si era mosso dal capezzale del fratello.

Avevano trovato un ragazzo in fin di vita e uno sull’orlo di una crisi di nervi.

Li avevano portati entrambi in ospedale, dove i medici avevano salvato Tristan e dove Draco aveva avuto un attacco di panico e aveva cercato di strapparsi le unghie, sotto le quali si era incrostata una striscia di sangue nero e secco.

Dopo pochi giorni Tristan era stato portato al Centro Ostroff e Draco era stato catapultato nella sua vita di tutti i giorni senza riguardo, senza una parola gentile dai genitori.

Non poteva dire niente di Tristan, non poteva confidarsi con Pansy o Ron, non poteva andare a trovare il fratello.

Nessuno doveva sapere.

Draco aveva continuato con la sua esistenza -perché vita non la si poteva chiamare più- e aveva cercato di essere la persona di sempre, per non insospettire nessuno.

E nessuno, nessuno, aveva capito che dentro di lui si era creato un vuoto difficile da colmare, doloroso e scuro. Nessuno aveva capito che Draco aveva bisogno di aiuto.

Draco aveva smesso di mangiare. Aveva iniziato a dimagrire e dimagrire e dimagrire e ancora nessuno si era accorto di lui.

I suoi genitori non si erano accorti che aveva perso più di quindici chili in pochissimo tempo.

Solo quando Draco era svenuto per la terza volta in una sola mattinata ed erano stati chiamati dal St.Jude Lucius e Narcissa avevano capito che dovevano fare qualcosa.

Non per il figlio, certo. Per preservare il loro buon nome.

Avevano comprato un biglietto per Boston e avevano spedito il ragazzo in una clinica per anoressici e bulimici, a chilometri di distanza.

Non si erano chiesti perché uno dei figli aveva tentato il suicidio e l’altro era diventato anoressico.

Non se lo erano chiesto e non se lo chiesero mai.

 

 

Draco uscì dal Centro Ostroff alle otto e venti: si era informato sugli orari degli autobus, non potendo contare sulla madre, e sapeva che doveva prendere quello delle otto e venticinque, che passava poco lontano da lì.

Raggiunse la fermata in pochi minuti, con le cuffiette nelle orecchie, e pensò di mandare un messaggio a Pansy, per chiederle se le andava di fare due chiacchiere davanti la scuola prima di entrare.

Peccato non trovasse il telefonino.

Dannazione. Devo averlo lasciato nei jeans.

Scosse la testa e vide l’autobus arrivare di corsa, frenando con uno stridio davanti la fermata.

-Buongiorno- disse all’autista salendo. Timbrò il biglietto e andò a cercare un posto verso il fondo della vettura.

Un ragazzo alzò la testa sorpreso, al sentore della sua voce squillante.

 -C’è Draco!- mormorò Harry Potter, chinandosi velocemente verso Hermione. La ragazza sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi celesti del ragazzo, che vagavano in cerca di un posto.

-Ciao Hermione- sorrise. Lei arrossì, sconvolta dal fatto che Draco Malfoy si era appena ricordato il suo nome.

-Ciao!- esclamò anche lei, appena prima che il ragazzo trovasse posto accanto a un’anziana donna seduta in fondo.

-Lo conosci?- sibilò Harry al suo orecchio, continuando a sbirciare dietro per osservare il biondino. Aveva appena tirato fuori l’I-pod e lo osservava scontento.

Harry mise una mano in tasca e sfiorò il cellulare di Draco. Glielo doveva dare subito?

Aveva sperato tanto di poterlo beccare da solo in modo da poterglielo dare in tutta tranquillità e magari scambiare due chiacchiere... un autobus non era certo il posto più romantico del mondo.

Prese la sua decisione. Glielo avrebbe dato quella sera al Palace, sperando di trovarlo.

Harry incassò la testa tra le spalle e alzò il colletto della camicia, per evitare di farsi riconoscere, mentre ascoltava la sorella che gli raccontava di come aveva conosciuto Draco, solo il giorno prima.

 

 

Quel pomeriggio Draco uscì da scuola arrabbiato nero.

Non solo aveva perso il cellulare e aveva fatto tardi per colpa di quello stupido autobus, ma aveva di nuovo litigato con Blaise e non era riuscito a trovare Pansy per tutto il pranzo.

Scese dalla sua limousine con un grosso sospiro e sbatté la portiera dietro di sé.

Draco si lanciò la borsa sulla spalla destra mentre avanzava verso l’ingresso del Palace. Le gambe gli tremavano un po’.

L’ultima cosa che aveva messo nello stomaco era stato un cornetto al cioccolato che aveva mangiato insieme a Tristan e iniziava a sentire fame. Non troppa, però.

-Buonasera, signor Malfoy- lo salutò il portiere. Draco sorrise ed entrò tentennando. Ok, forse aveva eccessivamente fame.

Si sentì di nuovo chiamare da una voce fastidiosa e confusa. Tutto sembrava un po’ troppo confuso.

-Signor Malfoy! C’è qui un signore che dice di avere qualcosa che le appartiene.

Ci mise un po’ a mettere a fuoco la scena che aveva davanti: il receptionist del Palace sventolava il suo I-phone con un’aria stupida mentre un ragazzo alto e magro cercava di nascondersi dietro un paio di occhiali dalla ridicola montatura rotonda.

-Il mio cellulare!- trillò felicemente, dirigendosi verso i due uomini -Grazie mille.

-Il signore dice di averlo trovato lui ieri sera- concluse l’uomo prima di girarsi e andarsene.

-Oh no, io... ecco, era in terra e ho supposto che... ti avevo visto sull’autobus e...- Harry non riusciva a smettere di balbettare mentre Draco lo guardava divertito.

-Certo! Scusa! Io ti sono venuto addosso ieri sera! Mi dispiace tanto, non mi sono reso conto di quello che stavo facendo. Tu sei... Harry, giusto? Harry Potter.

Harry lo guardò sorpreso, sentendo il cuore scoppiare nel petto per la gioia.

-Ti ricordi di me?- domandò mezzo sconvolto ma tremendamente felice.

-Si, avevamo parlato a una festa... il compleanno di Ernie Macmillan, forse? O era di Luna Lovegood?

-Era il compleanno di Luna, sì- confermò Harry, toccando il cielo con un dito.

-Poi, ho conosciuto ieri tua sorella Hermione- sorrise Draco -Una ragazza molto carina.

Harry sentì un moto di gelosia salirgli in petto ma lo ignorò:

-Non sono il fratello di Hermione- borbottò appena -Il suo cognome è Granger. Siamo stati entrambi adottati dal mio padrino dopo l’incidente che ha coinvolto sia i miei che i suoi genitori.

Draco boccheggiò:

-Oh- soffiò -Mi dispiace io... non lo sapevo...

-Tranquillo- rispose Harry -Eravamo piccoli e non ricordiamo quasi niente di loro.

-Oh- ripeté Draco sentendosi leggermente fuori posto. Lui si lamentava sempre dei suoi genitori ma almeno li aveva. O sarebbe stato meglio non averli? Non sapeva cosa rispondersi.

-Ehm... allora come è andata a scuola oggi?- chiese Harry mordendosi la lingua un secondo dopo aver parlato. Aveva davvero chiesto al ragazzo per cui aveva una cotta da tutta la vita come gli era andata a scuola?

-Niente di che- rispose Draco tranquillo -Ma sto morendo di fame, perché non andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte?

Harry sorrise. Era un ragazzo così carino! Lo conosceva da nemmeno quattro minuti e già lo invitava a mangiare qualcosa insieme. Forse si fidava un po’ troppo della gente.

Harry stava per rispondere quando una vocetta stridula gli perforò il cervello:

-Draco! Finalmente! Si può sapere perché ci hai messo così tanto a tornare a casa?

Narcissa Malfoy si precipitò dal figlio con urgenza:

-Ho appena parlato con Pamela, la mamma di Pansy, che mi ha detto che stasera c’è una festa? Perché non mi hai detto niente? Sai già cosa metterti?

-Mamma...

-Abbiamo pochissimo tempo, Draco, andiamo a comprare una camicia nuova, quelle che hai in valigia sono tutte acciaccate.

-Mamma!

-Che c’è?!- quasi gridò la donna, scocciata.

-Io non vado alla festa stasera- la seccò Draco.

Narcissa rimase per un momento senza parole:

-Cosa? E perché?

Draco non aveva voglia di dirle che non era stato invitato, che tutto non era come quando era partito, che Pansy lo odiava di nuovo per chissà quale motivo e che non era più il re delle feste dell’Upper East Side.

-Perché esco con lui!- trillò, fulminato da un colpo di genio -Mamma, ti presento Harry Potter!

-Aehm, salve signora!- esclamò quello, sentendosi chiamare in causa.

-Harry Potter?- ripeté scettica Narcissa.

-Sì, ehm, ci siamo conosciuti ieri e abbiamo deciso di uscire insieme. È molto simpatico.

-Sei gay, Harry?

-Mamma!- gridò Draco mentre il povero Ragazzo Solitario arrossiva violentemente. Che razza di situazione.

-Ehm. Credo di sì.

-Provi qualcosa per Draco?-

-Mamma, ma che ti ha preso? Mica ci dobbiamo sposare! Vogliamo solo uscire una sera!

-E non potete uscire domani?

Draco sbuffò e scosse la testa. Narcissa roteò gli occhi al cielo.

-Ok, fai come ti pare. Però se non ricominci a frequentare i giusti ambienti e le giuste persone non tornerai mai il Draco di prima.

-Io non voglio essere il Draco di prima- sussurrò il ragazzo, solo Harry lo sentì.

Narcissa lanciò un ultimo sguardo indagatore all’amico del figlio, che tutto sommato era un bel ragazzo, e scese le scale per andare a casa dei Nott.

Draco sospirò di sollievo.

-Grazie per avermi retto il gioco! Mi hai salvato!

-Prego. Ma perché non vuoi andare alla festa?

-Ho litigato con Pansy- sbottò Draco arricciando le labbra -Cioè, in realtà non ho capito cos’abbia contro di me, visto che ieri sera mi sembrava ci fossimo chiariti, ma oggi a scuola mi ha evitato... oh, non lo so.

-Mi dispiace molto.

Il cellulare di Harry vibrò e lui controllò lo schermo.

-Devo andare, mio padre ha bisogno di una mano al lavoro.

-Oh, va bene. Mangeremo insieme un'altra volta!- sorrise Draco.

-Certo! Beh, allora ciao.

Il ragazzo moro iniziò a scendere le scale che portavano all’uscita, dandosi mentalmente dell’idiota per essersi comportato come uno scemo alla sua unica occasione con Draco Malfoy.

Draco osservò la figura del ragazzo che si allontanava.

Era bello, alto, divertente e parlava a vanvera.

Esattamente quello che gli serviva per passare un paio d’ore.

-Harry?- si sentì chiamare. Si girò di nuovo e incontrò lo sguardo radioso di Draco.

-Passi a prendermi alle otto?- ridacchiò Draco, esibendosi in un meraviglioso sorriso.

Harry boccheggiò sorpreso:

-Usciresti a cena con qualcuno che non conosci?- domandò confuso.

Draco sorrise.

-Non puoi essere peggiore di quelli che conosco.

 

 

 

 

Tita’s Corner

Ecco il quarto capitolo, bellissime persone di EFP!

Spero vi sia piaciuto! Le vite private dei protagonisti iniziano ad essere svelate e a intrecciarsi!

Il prossimo aggiornamento avverrà dopo il 15 agosto, perché fino ad allora sarò in America!

Passerò due settimane a Boston e... tre giorni nell’Upper East Side di New York!

Siate felici ed emozionati per me!

XOXO

Tita

 

PS_ Lo stesso vale per gli aggiornamenti di “Resistenza”, a meno che non pubblico il capitolo entro sabato, ci risentiamo a metà agosto
  
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