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Autore: Inuyasha89    26/07/2012    2 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KAGOME POV
E la carica non tardò ad arrivare, esattamente come avevo previsto.
Non avevamo nemmeno fatto a tempo a chiudere il cerchio per proteggere i bambini, Shippo si trovava in mezzo nonostante avesse assicurato a tutti di essere perfettamente in grado di combattere, che Kiseki ci lanciò contro la cavalleria. Tecnicamente sapevo che era sbagliato definirla in questo modo non essendoci cavalli e nemmeno esseri che potessero vagamente somigliarli, ma gli esseri a quattro zampe che ci stavano arrivando addosso facevano lo stesso rumore che avevo sentito molte volte in quegli intramontabili western che piacevano così tanto ad Helena.
Uno schiocco alla mia destra mi fece voltare e mi ritrovai a fissare negli occhi Inuyasha, sguardo fiero e testa alta come sempre, che mi osservava cercando di capire cosa e quanto potesse essere cambiato in questi tre anni di separazione.
“Non ho mai smesso di pensare a te…nemmeno per un attimo. Ho pregato i Kami che avessero pietà di noi e ci ricongiungessero, ma ero pronto a lasciare questa vita nel momento in cui Shippo avesse raggiunto la maturità per poter stare con te!”
Diamine! Mi ero dimenticata quanto potesse davvero essere romantico Inuyasha quando si decideva! Chissà per quale motivo la lontananza tende a far dimenticare alle persone le qualità positive di coloro che non ci sono. Forse era per il meglio…
Comunque ora non potevo farmi distrarre da questi discorsi sentimentali: la vecchia me probabilmente si sarebbe messa a piangere e si sarebbe fatta ammazzare nel giro dei primi cinque minuti, ma non avevo sopportato tre anni di massacrante allenamento con Helena per fallire alla prima prova solitaria!
Sapevo anche che dovevo rispondergli; non avrei mai sopportato di averlo ritrovato per poi perderlo immediatamente perché non gli avevo dimostrato abbastanza quanto davvero mi fosse mancato.
“Mi sei mancato anche tu Inuyasha! Più di quanto tu possa immaginare! Sono sempre stata convinta che i Kami ci avrebbero permesso di tornare insieme, non avrei accettato un altro destino!”
Non era esattamente la verità. Potevo sentire Helena dentro la mia testa, anche se non avevamo collegamento, scuotere il capo ripensando ai primissimi mesi del nostro esilio forzato nel futuro. Dire che avevo gettato ogni speranza era dire poco. Un giorno lo avrei detto anche ad Inuyasha, ma in quel momento, con solo pochi secondi a disposizioni per quella che avrebbe potuto essere la nostra ultima conversazione, non mi sembrò il caso di farlo partecipe del disastro emozionale che la nostra separazione aveva creato nella mia psiche. Ci sarebbe stato tempo più tardi: di questo dovevo convincermene.
Un ultimo sguardo mi confermò che Yasha era già pronto, artigli sguainati, ad entrare in azione, sempre davanti come il capo che era, per proteggere il resto del suo branco. Sango e Miroku, insieme con Kohaku, rimasero indietro, più vicino ai bambini. Senza armi le loro possibilità di attacco, ma anche di difesa era drasticamente poche, ma sapevo che non si sarebbero arresi senza combattere.
Riportai lo sguardo davanti a me, sull’orda di esseri che stava per venirci addosso e, istintivamente, mi accovacciai, pronta a saltare.
L’istinto, ben oliato dopo tre anni di allenamento con Helena, del guerriero prese il sopravvento e i miei poteri spirituali si risvegliarono permettendomi di materializzare nelle mie mani le mie fedelissime spade: Hikari, bianca splendente, nella mano destra e Yami nero pulsante nella sinistra.
Avevo richiamato anche i pochi poteri demoniaci che mi scorrevano nelle vene perché sapevo che avrei dovuto ricorrere a tutti gli attacchi disponibili nel mio arsenale se volevo sopravvivere a questa battaglia.
“Kagome…ma le tue spade…”
“Ti presento Hikari e Yami Sango! Sono diventate le mie più fedeli compagne di battaglia in questi tre anni e sono finalmente riuscita a praticarne tutti i segreti!”
Potevo praticamente sentire le rotelle girare in tutti e tre i miei amici, ma non ci fu tempo di rispondere a nessuna delle loro domande perché il primo essere ci attaccò.
Da quel momento in poi non ricordai più nulla di dettagliato. Il mondo era diventato una macchia vaga e indistinta. Non ero più consapevole di nulla se non della mia sopravvivenza. Ogni colpo tirato era lanciato con una precisione estrema, ma non consciamente. Il mio io interno, sviluppato incessantemente dalla mia migliore amica negli ultimi tre anni, aveva preso il sopravvento e schivava e restituiva i colpi quasi in automatico.
Talmente abituata a combattere con Helena alle mie spalle non mi resi conto di essermi spostata troppo in avanti e di aver quindi lasciato scoperto tutti il mio lato posteriore.
Troppo tardi mi accorsi delle urla di avvertimento di Yasha e della estesa ombra nera che stava dirigendosi alle mie spalle.
In un ultimo disperato tentativo di salvarmi mi girai e sollevai le spade sperando di deflettere almeno parte del colpo. Con quest’ultima speranza in mente chiusi gli occhi e attesi il mio destino.
 
Destino che non arrivò mai. Un grugnito molto, forse troppo, vicino alla mia faccia mi allertò del fatto che qualcuno si era interposto tra me e il colpo che mi sarebbe risultato fatale.
Per un attimo pensai che Helena fosse davvero venuta a salvarmi e ne fui illogicamente felice. Ma poi i miei occhi si fissarono sulla massa argentea di fronte a me e il mio cuore si frantumò. Inuyasha si era gettato in mezzo all’attacco diretto a me e lo aveva preso su di sé.
La forza dell’attacco lo spedì direttamente all’indietro contro di me ed entrambi volammo qualche metro indietro a causa della forza del colpo.
Riuscii malamente ad attutire la caduta, cercando di ammortizzare il danno a Yasha per quanto mi fosse possibile, ma dal gemito di dolore che gli sfuggì mi resi conto di non aver fatto un gran lavoro.
Velocemente lo rigirai verso di me per controllare i danni e dovetti ingoiare il conato di vomito che minacciava di farmi rimettere tutto quello che avevo nello stomaco.
Il suo haori non aveva fatto molto per proteggerlo dal colpo, anche se mi chiesi se davvero sarebbe sopravvissuto senza, anzi era stato quasi distrutto dalla potenza dello youki lanciato.
Tutto il torso di Inuyasha era degno del peggior film splatter che fossi mai andata a vedere. Il colpo era stato così forte e devastante che ero quasi sicura di essere riuscita a vedere il bianco delle costole. Sapevo che una ferita del genere per un umano sarebbe stata fatale sul colpo. Come mezzo demone non l’avevo ucciso subito, ma se non agivo in fretta tutto sarebbe stato perduto.
Rimangiandomi un singhiozzo che minacciava di uscire senza il mio permesso feci l’unica domanda che, forse, non avrei dovuto fare: “Perché?”
“Perché ti amo e non avrei mai permesso a quell’essere immondo di ucciderti!”
Ecco…sapevo che non avrei mai dovuto fargli quella domanda! Ora le lacrime minacciavano di uscire peggio di prima, oscurandomi la vista e rendendo quasi impossibile il lavoro che stavo accingendomi a fare.
“Lasciami qui e vai a combattere! Non sprecare i tuoi poteri su di me! Guarirò…”
Questa era la peggior bugia che avesse mai potuto dirmi e lo sapevo io come lo sapeva lui. Non sarebbe guarito da solo, non questa volta.
Decisi di non rispondergli e lo adagiai a terra delicatamente. Chiamando a raccolta tutti i miei poteri li lasciai fluire nelle mie mani e le appoggiai sulla carne bruciata e martoriata del suo torso.
In breve tempo le ferite più profonde si erano rimarginate e il mio amato fu fuori pericolo. Come con Shippo non avevo tempo per un trattamento più fine e preciso di quello, ma la sua vita sarebbe continuata e questo era l’importante.
Sapevo che mi avrebbe odiato a morte per quello che stavo per fare ma lo feci lo stesso: concentrai i miei poteri e lo indussi in un sonno ristoratore, da cui non si sarebbe svegliato se non quando le sue ferite si fossero chiuse del tutto. Non potevo permettere che se ne andasse di nuovo in giro a combattere rischiando di lasciarci la pelle.
Era più che probabile che avessi appena condannato tutti a morte privandoci del nostro miglior combattente, ma non potevo sopportare che gli succedesse qualcosa, e poi, ero convinta che Helena stesse per arrivare, e non da sola.
 
HELENA POV
La mano di Sesshomaru, calda e possente, stretta intorno alla mia più piccola era l’unica cosa che mi stesse ancorando alla realtà nella lunga e disperata corsa in corridoi vuoti e mal illuminati, con la speranza di essere ancora in tempo nel raggiungere l’arena principale, con la consapevolezza che, se non ci fossimo riusciti, il prezzo da pagare sarebbe stato insopportabilmente alto.
Touga era davanti a noi, correndo come l’uomo disperato quale era, focalizzato solo nel raggiungere la sua compagna e il figlio che non aveva mai visto crescere: il frutto del suo amore con mia madre.
Potevo sentire la sorda gelosia scorrere nei pensieri di Sesshomaru, anche se non era accompagnata dal solito odio nei confronti di mio fratello.
-Ho smesso di odiare Inuyasha molto tempo fa Helena. Questi tre anni senza di me mi hanno fatto realizzare l’estrema sofferenza in cui lui, come mezzo-demone, si è ritrovato a vivere per tutti gli anni della sua vita. Non dico che io trovi la sua compagnia sempre piacevole, ma…è mio fratello!-
Era la prima volta che sentivo questo tipo di pensieri nella mente del mio compagno, e non potei fare a meno di essere d’accordo con lui: Yasha era un tipo iroso, maleducato, bambinesco e totalmente fuori controllo la maggior parte del tempo, ma era mio fratello, e non lo avrei cambiato per nessuna ragione al mondo.
Eppure quello che avevo sentito provenire dal cuore di Maru poco prima era sicuramente gelosia, ma perché?
-Non credo mio padre sarebbe mai corso così per venire a salvare me! Non do la colpa di questo a Yasha anche perché non ne è responsabile, solo che, dopo averti conosciuto, mi ritrovo sempre più spesso a pensare a quanto avrei voluto avere anche io questo tipo di attenzione.-
La disgrazia dei demoni completi, mi ritrovai a pensare. Certo, super forza e velocità e resistenza ad attacchi e quant’altro, ma erano considerati talmente ben equipaggiati che i genitori non si preoccupavano nemmeno più di loro.
Sorrisi e gli strinsi la mano: ora che ero tornata non ci sarebbero stati più questi problemi e, forse, avremmo potuto cominciare a cambiare il mondo anche in questo frangente…cominciando con i nostri figli.
Scossi la testa evitando di farmi distrarre da fantasie inutili e potenzialmente pericolose in quel momento; figli ce ne sarebbero stati a palate, ma prima dovevamo riuscire ad uscire da quella situazione.
Un ruggito davanti ci allertò del fatto che avevamo raggiunto un distaccamento di guardie, ma quando girammo l’angolo ci ritrovammo di fronte ai loro corpi, stesi in terra e brutalmente martoriati: Touga non aveva avuto pietà di loro.
Disgustata mi voltai a guardare Sesshomaru e, sul suo volto, vidi la stessa espressione che si trovava sul mio.
-Il fatto che Izaioy sia in pericolo non gli consente di lasciare questo disastro: uomini morti non portano a nulla se non a lasciare una traccia più facile per i nostri inseguitori. Uomini vivi, invece, possono essere interrogati!-
Non avrei potuto essere più d’accordo con lui, ma il problema non era tanto convincere noi ma mio suocero della validità del metodo.
“Acceleriamo e proviamo ad impedirgli di creare altri danni, non so cosa potrebbe succedere se entrasse nell’arena in questo stato. Ci sono anche umani lì dentro e non garantisco sulla mia reazione se dovesse anche solo pensare ad attaccare Kagome!”
Entrambi sapevamo che questa non era una possibilità da ignorare così facilmente. In quanto futura compagna di Yasha la mia migliore amica avrebbe dovuto essere riconosciuta e approvata dall’Inu no Taisho, ma in quel momento dubitavo fortemente che Touga si ricordasse di non aver più diritto a quel titolo.
Dopo una serie di svolte a vuoto ci ritrovammo di fronte ad un portone più finemente lavorato degli altri ma, soprattutto, maggiormente guardato a vista da soldati, al momento impegnati a dare del filo da torcere al demone maggiore che era mio suocero.
Ben sapendo che quel combattimento, se lasciato a sé stesso, si sarebbe tramutato in carneficina, richiamai parte del mio potere e tolsi l’aria alle guardie che, immediatamente, stramazzarono a terra prive di sensi.
Lo sguardo di Sesshomaru si riempì di orgoglio e di affetto nei miei confronti, mentre quello di Touga non mostrò niente altro che odio per una caccia mancata.
“Togliti dalla testa di entrare là dentro con questo comportamento! Non puoi uccidere tutti quelli che si oppongono sulla tua strada! Mia madre ha bisogno di te, ma non le sarai di nessun aiuto se non riuscirai a mantenere la tua compostezza!”
Erano occasioni come questa che mi facevano ringraziare i Kami del fatto che Maru avesse preso il carattere della madre e non quello del padre.
“Ragazzina non ti azzardare a dirmi quello che devo o non devo fare! Non ti permetterò un’altra parola a riguardo…”
“Tu le permetterai molto più di un’altra parola a riguardo padre! Lei è la mia compagna e io sono il nuovo Inu no Taisho! Il tuo ruolo sociale è al di sotto del nostro ora e non permetterò che alla Regina venga mancato di rispetto sia chiaro! Lei conosce il nostro nemico molto meglio di noi, visto che ne siamo già stati ingannati una volta. Sarà Helena a dirci cosa fare e come comportarci!”
Ci volle tutto il mio autocontrollo per non rimanere a guardare Sesshomaru con la bocca aperta e un’espressione da pesce lesso in faccia! Aveva appena detto, a suo padre notare bene, che il capo di questa missione ero io!
Mi ripresi in fretta dallo choc e richiamai il vento per poi spedirlo dall’altra parte della porta. Avevo imparato ad usarlo come mezzo efficace per stabilire, anche se molto nebbiosamente, quello che stava succedendo in luoghi inaccessibili.
Da quello che ero riuscita a capire la situazione dentro l’arena non era tra le migliori.
Uno dei miei amici era a terra, i bambini erano parzialmente scoperti e nessuno di loro, tranne Kagome, aveva delle armi per poter anche solo tentare di imbastire una difesa adeguata.
I nostri nemici erano decisamente troppi per noi…
“Maru dove sono le tue spade? Dove sono Tessaiga e Hiraikotsu?”
“Ce le hanno portate via quando ci hanno catturati, ma non ti saprei dire dove si trovano in questo momento…”
Dannazione! Senza le armi non avevamo nessuna possibilità di scampo.
La mia naginata e le spade di Kagome non sarebbero bastate a distruggere i nostri nemici, non con le conoscenze sui nostri attacchi che Kiseki aveva già dimostrato di possedere.
Non avevamo altra scelta…
“Non possiamo combattere contro di loro…l’unica cosa sensata da fare in questo momento è prendere tutti quelli che si trovano dall’altra parte di questa porta e scappare il più lontano possibile da questo luogo. Dobbiamo rimetterci in forze e recuperare le vostre armi. Ora come ora combattere contro forze fresche e in maggior numero di noi è solo una follia!”
“CODARDA! Ecco cosa sei! Non sei niente altro che una codarda che non vuole combattere perché ha paura! Io dico che sfondiamo questa porta e gli facciamo vedere di che cosa siamo capaci…”
“Il nostro nemico conosce IL FUTURO! Le uniche che possono combattere con successo in questo momento siamo io e Kagome, ma il mostro dietro tutto questo conosce i nostri attacchi alla perfezione! Non fare il martire un’altra volta Touga! Non c’è nessun motivo per cui dobbiamo morire tutti quanti quando possiamo fuggire e sfidare il nostro avversario in un altro momento!”
“Tu proponi di voltare le spalle ad un nemico e scappare da un combattimento: per quello che mi riguarda è un atto di pura codardia! Sesshomaru, figlio mio, non puoi essere d’accordo con questa donna…”
“E invece lo sono padre! Non c’è ragione di combattere una battaglia persa in partenza quando possiamo ritirarci e salvare la nostra vita per vincere la guerra! A volte salvare l’onore è molto più stupido che salvare la pelle! E soprattutto non condannerò mia moglie e mia figlia ad una morte atroce quando posso salvarle; il mio onore non è poi così importante!”
Di nuovo rischiai di farmi beccare con la bocca aperta a guardarlo come un pesce lesso! Quell’uomo riusciva a stupirmi nei modi più impensati!
Evidentemente Touga non sembrava concordare con la mia definizione di Sesshomaru: era chiaro dalla sua faccia che stava cercando un qualsiasi pretesto per poter diseredare quello che riteneva essere un figlio codardo…
“Non ne sarei così sicuro padre…”
Cosa mi ero persa? Diamine, se Kagome avesse scoperto che mi distraevo così facilmente nel bel mezzo di una crisi non mi sarei salvata dalla ramanzina che mi avrebbe fatto. A ragione visto quelle le facevo io in casi come questi!
-Di cosa non saresti così sicuro?-
-Del fatto che Inuyasha sarebbe d’accordo con lui… non è mai stato così stupido da sacrificare la vita delle persone a lui care per l’onore!-
Un altro punto a favore del mio compagno… prima o poi avremmo dovuto fermarci e discutere i vari cambiamenti avvenuti nella mia assenza, ma prima dovevamo levarci da quel luogo infame, e in fretta.
“Sesshomaru, Touga, dovete trasformarvi nelle vostre forme animali e distrarre i nostri nemici il tempo sufficiente affinché io riesca a raggiungere Kagome e gli altri e a teletrasportarci tutti fuori da qui chiaro?”
Non attesi nemmeno le loro conferme; con un potente colpo di vento feci saltare dai cardini i battenti delle porte e mi fiondai all’interno dell’arena.
In meno di un secondo mi resi conto del grosso problema di fronte a noi: la persona per terra altri non era che Inuyasha, Sango e Miroku erano ormai ridotti in ginocchio davanti a Kaede e i bambini, Kohaku stava disperatamente cercando di tenere lontano i demoni insieme a Kirara, mentre mia madre e mia suocera…bhè stavano litigando come al solito, ma nel frattempo offrivano un ottimo diversivo agli affascinati mostri che si erano fermati a guardarle!
In tutto, ovviamente, di Kagome non c’era la minima traccia. All’istante aprii le nostre comunicazione telepatiche nella speranza di localizzarla più in fretta mentre, alle mie spalle, due enormi cani bianchi stavano caricando i nostri nemici.
Un urlo, fin troppo noto, mi fece girare lo sguardo che si posò su un orrido demone toro che stava prendendo la rincorsa per incornare una figura che, come avevo già sospettato, si rivelò essere la mia migliore amica.
Come in un orrido film di serie B, vidi le corna del toro collidere contro il torso di Kagome che venne immediatamente lanciata all’indietro. Senza nemmeno pensare aprii le ali e mi lanciai per bloccarle la caduta.
“Ti sono mancata?”
“Helena???? Sei davvero tu? Sapevo che saresti ritornata per noi!”
“Secondo te ti lasciavo qui a morire?”
-Quale è il piano?-
-Ce ne andiamo da qui e anche in fretta, non possiamo sperare di combattere contro di loro e vincere! Non con tutti così conciati!-
-Come sempre hai ragione! Che devo fare?-
-Attiva uno scudo protettivo intorno a tutti noi mentre io attivo il teletrasporto.-
-Destinazione?-
-Il castello del Regno del Nord!-
Senza perdere altro tempo vidi l’energia rosata scaturire dalle mani di Kagome ed andare a porsi protettivamente attorno a tutti quanti.
Una volta che fui sicura che tutti fossimo protetti spalancai le ali e pensai all’unico posto che non avevo mai considerato casa mia e che ora sarebbe stata la nostra unica speranza di salvezza.
Sperando di non rimaterializzare tutti dentro un muro attivai il potere.
Un secondo dopo eravamo nella sala del trono del Palazzo del Nord.
 
  
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