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Autore: lirin chan    26/07/2012    6 recensioni
Balthazar spedisce Dean anni nel futuro per impartirgli una 'terapia d'urto'. Riuscirà il nostro cacciatore a sopravvivere all'idea di vivere insieme a Castiel e di avere addirittura un figlio?! Probabilmente no...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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Autore: Lirin Chan
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean/Castiel
Rating: Pg13
Spoiler: Metà sesta serie, prima della scoperta del patto di Castiel con Crowley
Capitoli: 7/X
Conteggio Parole: 2481
Beta: Nessuna, ho fatto del mio meglio per trovare tutti gli orrori çwç
Trama: Balthazar spedisce Dean anni nel futuro per impartirgli una 'terapia d'urto'. Riuscirà il nostro cacciatore a sopravvivere all'idea di vivere insieme a Castiel e di avere addirittura un figlio?! Probabilmente no...
Note: Ho un disperato bisogno di una beta... Sì, alla fine mi arrendo all'evidenza che io gli errori non li so trovare... Quindi se qualcuno ha tempo si candidi pure! Tenete in considerazione che vorrei che venissero betati pure gli scorsi capitoli... Insomma, che qualcuno mi aiuti! Il candidato prescelto riceverò Cass nudo e infiocchettato nel proprio letto! (Non è vero, pubblicità ingannevole...)
Per seconda cosa mi stavo chiedendo... Ma i titoli dei capitoli sono abbastanza chiari? Nel senso... Io conosco a memoria tutti i film e quindi so le traduzioni di ogni frase e (nel mio cervello contorto) ogni titolo ha il suo significato per il capitolo... Quindi volevo sapere se lo fossero anche per voi... Sì, me le faccio al settimo capitolo queste domande fondamentali... Sono una pessima scrittrice, scusate!
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto per me çwç Ne ho bisogno!


Anger Management

~ Lone Pine Mall ~

Castiel non aveva mai sognato molto, non che non dormisse – diavolo, spesso superava perfino Dean in pigrizia – ma proprio non ci riusciva e le rare volte che succedeva erano solo brutti ricordi. Accadeva specialmente quanto Dean non era a casa e non si sentivano da qualche giorno a causa di qualche caccia particolarmente impegnativa – di solito il cacciatore era una piaga, chiamava ogni mezzora per qualsiasi stronzata. Si addormentava stanco, invadendo tutto il letto come al solito e si ritrovava a vagare tra i suoi millenari ricordi – essere stato pressoché eterno dava l'imbarazzo della scelta.
I peggiori erano quelli che riguardavano Dean.
Dean all'Inferno.
Dean che gli urlava contro.
Dean che si arrendeva.
Dean che non gli credeva.
Dean che tentava di farlo ragionare.
Dean che gli diceva di essere la sua famiglia.
Dean che lo abbandonava in quel cerchio di fuoco.
Dean che non lo perdonava.
Dean che non capiva.
Dean che lo guardava con occhi delusi.
Dean che aveva paura di lui.
Dean che voleva ucciderlo.
Dean che non lo amava.
Delusione, rabbia, paura, disperazione, dolore.
Dean, Dean, Dean, Dean, Dean!
Quando aprì gli occhi fissava il fondo del letto, seduto e con il fiatone. Dalla finestra penetrava una leggera luce mattutina e la casa era silenziosa, si sentiva solo il lieve russare del compagno addormentato vicino a se.
Cercando di far tornare il respiro regolare si toccò la fronte bagnata di sudore freddo. Era da tanto che non faceva incubi di quel genere.
Lentamente ritornò a sdraiarsi sul letto. Dean era girato su un fianco verso di lui e aveva l'espressione più rilassata e pacifica del mondo. Quando lo aveva conosciuto aveva desiderato molte volte di vederlo così – in effetti era uno dei motivi per cui lo spiava così spesso mentre dormiva, anche se a quel tempo non lo aveva capito. Vederlo rilassato, allegro, felice, senza problemi era stato uno dei suoi desideri più nascosti e per cui avrebbe fatto di tutto per vederlo realizzato.
Cosa che, in effetti, aveva fatto. Tradito i suoi fratelli, tradito suo Padre, tradito lo stesso Dean.
Tutto, tutto, tutto per lui.
Ma adesso? Che cosa doveva fare? Con l'arrivo di quei due dal passato tutto sarebbe scomparso. Non poteva farci niente, il vecchio Dean non avrebbe mai acconsentito a...
Tutto sarebbe svanito, come l'altro 2014.
Ma forse sarebbe stato meglio così. Magari sarebbe riuscito ad evitare che il vecchio se stesso aprisse il Purgatorio e liberasse quelle bestie immonde, Bobby non sarebbe morto, Sam avrebbe avuto ancora quel muro ad arginare i ricordi della Gabbia e il mondo non avrebbe rischiato di cadere di nuovo e... lui e Dean non sarebbero mai finiti in Purgatorio e non si sarebbero mai avvicinati tanto da capire cosa veramente provavano.
Tutto sarebbe scomparso, ma non avrebbe permesso a se stesso di fare gli stessi imperdonabili errori.
Non avrebbe avuto una famiglia, un compagno, un figlio, una vita, ma Dean avrebbe comunque avuto tutto il resto.
Quindi era a questo che doveva rinunciare questa volta per lui?
"Mi stai fissando..." Biascicò il cacciatore nel sonno facendo sussultare l'angelo.
"In realtà mi stavo chiedendo se soffocandoti con un cuscino smetteresti di russare..." Rispose, ridacchiando mentre il cacciatore apriva gli occhi assonnati e lo guardava male.
"Ha parlato la Bella Addormentata..." Biascicò prima di puntellarsi sui gomiti e fissarlo. "Stavi pensando qualcosa di stupido, vero?"
L'angelo non rispose per alcuni attimi.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Direi il fatto che tu ti sia svegliato quasi urlando." Rispose.
L'angelo si voltò dall'altra parte, sbuffando.
"Questo è un colpo basso, hai fatto finta di dormire" Borbottò.
"Cass... Devo preoccuparmi?" Chiese, serio. Dagli occhi verdi si poteva leggere quanto avesse paura pure lui di tutta quella situazione, ma nutriva ancora delle speranze.
Come poteva dirgli che stavano per sparire? Che avrebbe raccontato tutto al Dean del passato e che molto probabilmente Joel, il loro piccolo, non sarebbe mai nato?
Quello fu il primo nuovo sacrificio di Castiel. Mentì.
"No, va tutto bene. Ho avuto solo un incubo." Rispose, cercando di essere convincente.
Dean lo fissò, probabilmente non credendo ad una sola parola, ma non chiese altro. Semplicemente poggiò di nuovo la testa sul cuscino e sospirò.
"Moccioso..." Disse chiudendo gli occhi.
Castiel lo fissò per qualche secondo prima di avvicinarsi tanto da far toccare i loro nasi.
"Cass... Torna a dormire..." Biascicò il cacciatore.
"Non ho sonno."
"Trovati qualcosa da fare..."
"Ok!"
Per Dean poi ci fu solo il silenzio, a parte il fruscio delle lenzuola finché non sentì qualcosa aggirarsi attorno al suo mini - ehi, ehi, non tanto mini – se facendogli spalancare gli occhi.
"Cass!"


Dean non voleva svegliarsi, ma un fottuto raggio di sole che gli colpiva l'occhio destro lo costrinse ad uscire da quel riposo senza sogni – non che dormire su un divano fosse il massimo della comodità, ma era sempre meglio di niente.
Non doveva essere tardi, ma nemmeno troppo presto. Lentamente, ignorando i dolori alla schiena causati dalla scomoda rigida posizione, si alzò a sedere massaggiandosi il collo. Guardandosi attorno, ancora rincoglionito dal sonno, non seppe dire dove si trovasse.
"Così va bene?"
Si accorse solo in quel momento delle voci provenienti dalla cucina.
"Sì, sei davvero bravo"
Riconobbe subito la voce di Cass e in un attimo si ricordò quello che era accaduto il giorno prima. Ringhiò contro Balthazar – non era un buon modo per iniziare una giornata, ma fu abbastanza gratificante – e poi si alzò avviandosi, sbadigliando, verso la cucina.
Intanto sentì Joel ridere – una risata imbarazzata così simile alla sua quando sua madre gli faceva i complimenti.
"Ancora! Insegnami ancora!" Esclamò contento il bambino.
Sulla soglia della porta si fermò ad osservare la strana coppia. Castiel e Joel, che gli davano le spalle, erano seduti vicini al tavolo della cucina con davanti un quaderno – da quella distanza non riuscì a capire cosa ci fosse scritto sopra. Dava una sensazione strana vederli insieme, la stessa che aveva avuto quando li aveva visti vicini in macchina a parlare di chissà cosa.
Era come guardare un bel quadro o ascoltare della musica rilassante e familiare.
"Va bene" Disse l'angelo prendendo in mano la penna e tracciando qualcosa sul foglio. "Questo significa 'Amore verso il compagno'" Spiegò mentre il bambino si sbrigava a ricopiare il segno.
"Come si pronuncia?" Chiese velocemente Joel.
Dean non capì bene cosa disse Castiel dopo, probabilmente era enochiano, ma il bambino sembrava capire perfettamente perché annuiva mentre continuava a ricopiare quel simbolo.
Poi il bambino si fermò, guardando Castiel, dubbioso.
"Questa parola è quello che c'è tra i miei papà?" Chiese ingenuamente.
Dean sussultò un poco e vide che pure Castiel si era irrigidito.
"Non saprei..." Rispose in un soffio.
Il bambino inclinò la testa e Dean ebbe almeno un milione di deija vu.
"Non ti piace la copia di papà Dean?" Chiese il piccolo e Dean vide l'angelo irrigidirsi ancora di più.
"Non saprei..." Ripeté ancora più piano e quasi il cacciatore non lo sentì. "Non so cosa significhi l'Amore verso il compagno"
Joel ci pensò un po'.
"Non lo so bene nemmeno io..." Borbottò facendo una smorfia pensosa.
A Dean venne quasi da ridere notando quanto le loro espressioni pensierose fossero simili. Due mocciosi, ecco cos'erano. Fece quasi per mostrarsi ai due, ma il bambino ricominciò a parlare.
"Ma credo che sia molto simile a quello che c'è tra i miei papà! Una cosa tipo... Che si guardano sempre con gli occhi dolci o che litigano e poi fanno subito pace... O che papà Cass fa di tutto per papà Dean e papà Dean si preoccupa sempre per papà Cass e tutti e due sono tristi quando l'altro è via... E poi si sbaciucchiano di continuo!" A quel punto fece una piccola smorfia di disgusto, ma poi rise. "Ecco, dev'essere una cosa così..."
Castiel fissò Joel per qualche secondo perso in chissà quali pensieri. Dean avrebbe dato il braccio per sapere cosa passasse per la testa di quell'angelo sfigato.
"Credo di aver compreso..." Disse alla fine con un'espressione risoluta.
Prima che la cosa degenerasse oltre Dean decise di rivelare la sua presenza. Fece finta di arrivare in quel momento annunciandosi con un sonoro sbadiglio.
"'giorno, mocciosi" Biascicò avvicinandosi al tavolo.
"Buongiorno!" Esclamò Joel voltandosi verso di lui mostrandogli un gran sorriso.
Castiel si limitò a guardarlo e a pronunciare un mormorio indistinto.
"Che ore sono?" Chiese, sedendosi di fronte all'angelo.
"Le 8 e 19" Risposero insieme facendo ridere il cacciatore.
Joel all'improvviso scattò giù dalla sedia sorprendendo i due adulti.
"Me ne stavo dimenticando!" Esclamò correndo verso il banco della cucina e premendo il pulsante che accendeva la macchina del caffè. Si voltò, ridendo. "Adesso vedrete..."


"Dean, ti devi alzare..." Disse Castiel cercando di far scendere il compagno da sopra di lui, ancora tra l'estasi e la stanchezza.
"Ancora cinque minuti, mamma..." Borbottò l'altro solleticandogli il collo ad ogni parola.
"Non li hai cinque minuti" Rispose l'angelo ridacchiando mentre gli accarezzava la schiena nuda – e sul serio, non avrebbe voluto lasciarlo andare.
"Non è vero... è presto..." Ribatté, cocciuto come un bambino.
"Dean, sono le 8 e 19"
Il silenzio cadde sulla stanza prima che Dean si alzasse di scatto da sopra Cass.
"Porca puttana!" Esclamò gettandosi di sotto al letto battendo il suo fantastico fondoschiena nudo sulle assi di legno del pavimento. "Porca puttana!"
A tutta velocità afferrò vestiti a caso e tentò di infilarsi pantaloni e calzini nello stesso momento – cosa che lo fece cadere almeno sei volte.
"Porca puttana!"
"Sei ripetitivo, lo sai?" Ironizzò il compagno ancora comodamente sdraiato a letto.
"Zitto! È colpa tua e della tua insonnia!" Esclamò sbattendosi la porta di camera alle spalle.
Cass si mosse solo per prendere in mano il portafoglio che Dean poggiava ogni sera sul comodino – e che puntualmente ogni mattina dimenticava e tornava a prendere. Infatti qualche secondo dopo la porta si aprì violentemente facendo comparire un Dean ancora con i pantaloni slacciati.
"Portafoglio del cazzo!" Un attimo dopo stava gattonando sul letto per prendere il maledetto oggetto dalla mano ferrea di Castiel che ne approfittò per dargli un veloce bacio.
"Buon lavoro, tesoro" Disse, prendendolo palesemente per il culo.
"Vaffanculo, Cass!" Gridò mentre si fiondava fuori dalla porta.
Castiel fissò quel punto per un tempo che gli parve infinito. Rimase da solo in un letto che diventava sempre più freddo.


All'improvviso si sentirono dei passi pesanti al piano di sopra e uno scalpiticcio indistinto, poi delle imprecazioni e qualcuno inciampare per le scale. Il Dean di quel tempo, tutto scompigliato e con il fiatone, apparì nella cucina.
"Sono in ritardo mostruoso!" Esclamò cercando di chiudersi la cerniera dei pantaloni.
"Il caffè, papà!" Annunciò Joel materializzandosi vicino al padre con una tazza fumante – con scritto sopra a caratteri cubitali 'miglior papà dell'universo'.
"Oh, moccioso, non sai quanto ti voglio bene!" Disse il cacciatore trangugiando in un solo sorso mentre il bambino rideva.
"Buon lavoro, papà!" Augurò Joel appena il padre ebbe finito di bere.
"A stasera, tieni d'occhio papà Cass!" Ordinò prima di rivolgere lo sguardo agli altri due nella stanza. "E già che ci sei pure a quei due, ok?" Aggiunse subito prima di fiondarsi fuori dalla porta mentre Joel annuiva e lo salutava.
"Dean... Credo tu sia uscito senza mutande..." Puntualizzò Cass nel silenzio della cucina.
"Grazie, Cass! Non me ne ero accorto!" Dean non seppe se essere più imbarazzato per il fatto in se, per il probabile motivo per cui non le aveva o semplicemente perché l'angelo se ne era accorto.
"Di niente..." Rispose l'angelo facendo un sorriso compiaciuto che fece arrossire ancora di più Dean.
Meglio non pensarci...


Quando Sam scese – qualche minuto dopo essere stato svegliato da quell'elefante di Dean di nuovo in ritardo per l'apertura dell'officina – in cucina tutto si sarebbe aspettato tranne vedere suo fratello ai fornelli mentre Cass – adesso che vedeva il trench comprese che quelle erano le versioni passate - e Joel erano intenti a parlottare tra loro in enochiano. Joel si mise a ridere di gusto proprio mentre entrava nella stanza.
"È vero! È più divertente in enochiano!" Esclamò.
Sam quasi non ci credette nel vedere quel Castiel stirare le labbra in un sorriso sincero. Joel era davvero un angelo...
"Buongiorno Sammy! Pancetta?" Offrì il fratello sorridente porgendogli la padella strapiena.
"Emm, no grazie..." Rispose mentre Dean alzava gli occhi al cielo e si metteva a sedere.
"Ancora fissato con la tua robaccia salutare, eh?" Lo sentì borbottare, ma lo ignorò.
"Joel, io devo andare via. Puoi dire ai papà che verrò a trovarvi la settimana prossima?" Disse al piccolo che annuì distrattamente dato che era del tutto preso da una strana conversazione in quella strana lingua angelica con Cass-palo-nel-culo.
Non era del tutto sicuro che lasciarli fosse una buona idea, ma doveva per forza tornare a Stanford. E poi ne avevano affrontate di peggiori, sarebbero sopravvissuti anche a quello.
Prendendo un pancake se ne andò, lasciando quella strana famiglia ai loro battibecchi su come Dean si sentisse escluso dalla loro chiacchierata angelica.
Ridacchiando, e con la bocca piena, Sam ebbe la netta sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio, alla fine.


Castiel quasi inciampò nello stipite della porta della cucina, impedito dalla montagna di vestiti sporchi che trasportava in mano. Per fortuna qualcuno – che scoprì essere se stesso - gli impedì di sfracellarsi a terra.
"Grazie" Disse, più nervoso di quanto volesse dare a vedere.
"Di niente" Rispose l'altro.
Si guardarono per un attimo prima che Joel comparisse tra loro e abbracciasse le sue gambe.
"Buongiorno, papà!" Esclamò strusciando la guancia sui suoi jeans, contento.
"Buongiorno..." Mormorò e seppe già di non essere per nulla naturale.
Doveva fingere, doveva proteggere sia lui che Dean, almeno provarci. Doveva...
"Devo andare a fare la spesa... Dean, accompagnami." Ordinò al cacciatore ancora intento a ingozzarsi di pancetta e caffè.
"Cosa? Perché io?!" Chiese, sconvolto. Fare la spesa era una cosa da donne!
"Mangerai a scrocco per chissà quanti giorni, quindi fai come dico io" Rispose più duro di quello che voleva. Doveva darsi una calmata.
Il cacciatore, stupito da quella improvvisa presa di posizione, si alzò facendo finta di essere scocciato – in realtà aveva appena capito, con suo sommo orrore, chi portava i pantaloni in casa – e quasi subito si ritrovò i panni sporchi schiaffati in braccio.
"Andiamo" disse l'angelo facendo una piccola carezza sulla testa come saluto frettoloso al figlio per poi uscire seguito da un Dean che non ci capiva più niente.
Joel e l'altro angelo rimasero da soli.
"Papà Cass è preoccupato..." Mormorò il piccolo afferrando tremante il trench. "Ho paura..."
L'angelo non si mosse. Non sapeva cosa dire per consolare quel bambino che in poche ore gli aveva insegnato così tanto – proprio come suo padre Dean.
"Andrà tutto bene..." Provò a dire, ma si conosceva abbastanza bene da non esserne così sicuro.

   
 
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