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Autore: pk82    10/02/2007    5 recensioni
«Expelliarmus» La bacchetta volò lontano mentre il suo padrone si accasciò dolorante e sfinito al suolo. Alzò la testa per incrociare lo sguardo del suo nemico e sibilò: «Maledetto» «Stavolta è davvero finita… Avada Kedavra». Il settimo libro di Harry Potter secondo me. P.S. se vi avanzano cinque minuti mi farebbe piacere che recensiste, grazie. P.P.S: QUALCUNO MI HA DETTO CHE IL CAPITOLO 13 NON SI LEGGE. hO PROVATO A RIPOSTARLO. SPERO CHE ORA RIUSCIATE A LEGGERLO.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ospedale di Chicago

Ospedale di Chicago.

«Abby presto, la pressione è in calo»

«Che cosa è successo, Luca?»

«Ha avuto un crollo»

«Intubatelo»

BIIIIIIIIIIIIPPPPPPPPPPPPP.

«Polso assente. Comincio il massaggio»

«Portate il defibrillatore»

«Carica a 200. Libera»

PRIFTZ

«Carica a 300. Libera»

PRIFTZ

BIP… BIP… BIP…

«C’è il battito»

«Portiamolo in terapia intensiva»

«No»

«Come no»

«Portiamolo davanti al portatile»

«Perché

«Deve finire la storia… VOGLIO SAPERE COME VA A FINIREEEE!!!»…

Capitolo 11 – Finalmente noi

«Non è necessario che controlli, sarebbe inutile. Ormai sono morti»

Hermione guardava Max senza capire.

«Ma… avevi detto che erano vivi!» disse incerta. Il ragazzo scosse la testa. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime.

«NOOOOOOOOOO!!!!»

Hermione si svegliò di soprassalto, tutta sudata e con il fiatone, come se avesse corso.

Rabbrividì ripensando a quell’incubo; erano passati tre giorni da quando aveva rischiato di perdere i genitori e da tre giorni aveva fatto lo stesso sogno, o meglio, lo stesso incubo: i suoi genitori che erano morti davvero. Sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno e nella sua mente apparve il viso di un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi blu.

Ron.

In quei giorni Hermione era rimasta sempre con i suoi genitori, ma si era accorta che Ron si comportava in modo strano: lo si vedeva solo durante i pasti, per poi sparire per l’intera giornata.

Lei era troppo presa da mamma e papà, mentre Harry e Ginny erano troppo presi da loro stessi (dopo più di due mesi che non si vedevano era logico che cercassero di recuperare del tempo), e nessuno di loro si era preoccupato per l’amico.

Forse non era una buona idea parlargli alle… due di notte, ma il sogno ricorrente e la voglia di vederlo la convinsero. Prese la vestaglia ed uscì dalla stanza per dirigersi in quella di Ron. Aprì piano la porta ed entrò.

La luce della luna che entrava dalla finestra lo illuminava, risaltando i suoi capelli fulvi e il viso ricoperto di lentiggini.

Sul volto di Hermione apparve un sorriso mentre contemplava quello che, a parer suo, era il più bel ragazzo che avesse mai visto.

Negli ultimi tempi non avevano più avuto modo di stare un po’ da soli; la ricerca degli Horcrux, gli allenamenti e, per ultimo, la quasi morte dei suoi genitori avevano tolto loro tutto il tempo libero da passare insieme. Solo qualche sorriso, imbarazzato come sempre, solo incitamenti durante gli allenamenti, ma niente di più.

Hermione si avvicinò al suo letto, sedendosi sul bordo.

«Ron» lo chiamò sussurrando, ma il ragazzo non si mosse.

«Ron» tentò di nuovo, scrollandolo leggermente e ottenendo in risposta solo un mugugno.

«RON» lo chiamò più forte. Questa volta il ragazzo parve sentire perché aprì lentamente un occhio e, una volta messa a fuoco la figura accanto a lui, li spalancò del tutto.

«HERMIONE!» gridò Ron, ma venne zittito dalla ragazza.

«Ssshhh! Vuoi svegliare tutti?»

«Scusa» sussurrò, «ma cosa ci fai qui?»

«Io…» Hermione era imbarazzata; una cosa era pensare di venire a svegliare alle due di notte Ron, un’altra era avere il volto di Ron a pochi centimetri dal suo, mentre gli occhi cercavano di non posarsi ne sulla sua bocca, ne sulla sua maglietta così aderente, che metteva in risalto i suoi pettorali.

«’Mione?» la chiamò lui.

«Si… io… io ho fatto un brutto sogno e… avevo paura. Posso… posso restare qui con te?» chiese, sempre imbarazzata.

Ron arrossì in maniera adorabile; si scostò leggermente lasciando spazio ad Hermione che si coricò al suo fianco; erano lontani fra loro, ma non si staccavano gli occhi di dosso.

«Posso… posso farti una domanda?» chiese titubante Hermione dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio.

«Certo»

«Che cosa stai combinando?» domandò, non potendo evitare una lieve nota divertita nella voce.

«Come?»

«Cioè…» riprese la ragazza, la nota divertita completamente scomparsa, «in… in questi tre giorni… ti vedevo solo… solo quando mangiavamo… e… e la sera… andavi subito a letto… e sembravi stanco… molto stanco… non hai detto nulla e… lo so che non ero presente perché… perché stavo con i miei genitori e… e sembrava che non mi interessavo più a te… cioè a tutti… ma… se ti è successo qualcosa… vorrei… vorrei saperlo… io…» stava straparlando; era l’effetto che gli faceva Ron quando era a pochi centimetri da lei. Per fortuna il dito del ragazzo posato sulle sue labbra la fece smettere di parlare. Entrambi si sorpresero di quel gesto.

«Lo so che volevi stare con i tuoi genitori, non devi scusarti» disse Ron nel tono più serio che Hermione gli avesse mai sentito. «Non è successo niente, io…» Ron aveva perso il suo tono serio e stava cominciando anche lui a balbettare, «io… dopo che Max ha trovato… ha trovato quella lista… io… volevo… volevo diventare più forte… così mi sono allenato… in palestra, perché… perché volevo… essere in grado di proteggere la mamma… e Ginny e… te» concluse piano, con le orecchie che andavano a fuoco. Hermione si era avvicinata con gli occhi velati di lacrime.

«Quando…» riprese Ron sempre balbettando, «quando ho letto il tuo nome sulla lista… ho avuto paura… si, insomma… i tuoi genitori sono salvi, però… lo sai… anche tu sei una Granger… e…» questa volta fu Hermione a zittire Ron, ma non con un dito; il ragazzo sentì il dolce sapore delle labbra di Hermione.

Quando si staccarono, Hermione si accoccolò tra le braccia di Ron, il viso sul petto del ragazzo; gli sussurrò ungrazie’, prima di addormentarsi fra le sue braccia, dimenticandosi completamente dei suoi incubi. Ron, dopo essersi ripreso, la strinse di più a sé, prima di tornare nel mondo dei sogni.

La mattina successiva Harry e Ginny erano scesi di buon’ora per fare colazione; in quei tre giorni erano stati sempre insieme, scambiandosi tenere effusioni. E anche quella mattina sembrava cominciare nello stesso modo; si stavano dando un buongiorno decisamente non verbale quando un urlo li fece sobbalzare (Tenete conto che sono in una villa, con la cucina al pianoterra e le camere al piano superiore… per cui era un bell’urlo, NdA).

«HERMIONE, DOVE SEI?» I due ragazzi riconobbero la voce della signora Granger e corsero immediatamente al piano superiore, trovando la madre di Hermione e quella di Ron in preda al panico, il signor Granger che stava tentando di calmare la moglie e i restanti membri della famiglia Weasley che facevano capolino dalle loro camere, ancora visibilmente assonnati.

«Cosa succede?» chiese Ginny alla madre.

«Hermione è scomparsa! Qualcuno deve averla rapita!» disse la signora Granger, sconvolta.

«Non è possibile: nessuno può entrare in questa villa senza permesso, ed Hermione non se ne sarebbe mai andata senza prima avvisare. Quindi deve essere ancora qui» disse Harry convinto, riuscendo a tranquillizzare almeno in parte le due donne adulte.

«Hai ragione» disse la signora Weasley. «Allora dobbiamo trovarla: voi cercate di sotto, Fred, George, voi guardate fuori, Ron, tu…» si bloccò non vedendo il figlio. «Possibile che debba dormire anche in una situazione del genere?» disse la signora Weasley, avviandosi velocemente verso la stanza del figlio.

Quando Harry si accorse che Ron non c’era, scambiò uno sguardo con Ginny e ad entrambi non ci volle molto a fare due più due. Tentarono di fermare la donna, ma questa aveva già spalancato la porta della stanza di Ron, urlando:

«RON, ALZATI, HERMIONE E’…» per la seconda volta in un minuto la donna si bloccò, non riuscendo a credere ai propri occhi. Quando era entrata, Ron e Hermione stavano ancora dormendo abbracciati, ma si svegliarono di colpo alle urla della donna; quando i due ragazzi la videro sbiancarono di colpo, e il loro colorito divenne ancora più pallido quando anche i genitori di Hermione guardarono dentro la stanza, curiosi alla reazione della donna.

La situazione era come congelata: le due madri stavano guardando ad occhi spalancati i figli, i figli stavano boccheggiando, non trovando nessuna parola adatta, mentre il signor Granger stava fissando Ron come se volesse incenerirlo.

Dietro gli adulti, gli altri figli Weasley insieme ad Harry osservavano in silenzio la scena; i più grandi sorridevano maliziosi, mentre Harry e Ginny non sapevano se ridere, felici per loro, o piangere, per la loro sorte.

«CHE COSA CI FAI QUI?» Il silenzio venutosi a creare venne rotto dalla voce del signor Granger, cancellando il sorriso dai volti degli spettatori. Ron e Hermione si guardarono un attimo spaventati, ma non riuscirono a parlare.

«Tesoro» provò in maniera più dolce la madre di Hermione, «come… come mai sei qui?».

«Io… lui… noi…» balbettò Hermione.

«RONALD WEASLEY, COME HAI POTUTO?» La signora Weasley si scagliò come una furia contro il figlio, il quale parve riacquistare un po’ del coraggio, tipico di un Grifondoro.

«MAMMA, NON HO FATTO NIENTE!» replicò Ron, ma lo sguardo scettico della madre e, soprattutto, quello glaciale del signor Granger fece zittire di nuovo il ragazzo.

«Tesoro, puoi spiegarci…?» tentò di nuovo la madre di Hermione, ormai vicina ad una crisi nervosa.

La ragazza si fece coraggio, dopotutto non avevano niente da nascondere; inutile dire che il suo coraggio sparì non appena cominciò a parlare.

«Vedi… stanotte ho fatto… un brutto sogno… così… sono uscita dalla mia stanza e… sono venuta qui… perché… non volevo… non volevo stare da sola e… Ron… Ron mi ha… fatto dormire qui… così…».

«Ron?» chiese la signora Weasley, come per avere una conferma.

«Si. E’ come… come ha detto Hermione… mi ha solo chiesto di farle compagnia e… non abbiamo fatto niente… ci siamo addormenti subito dopo che ci siamo bac-» Ron si morse la lingua troppo tardi: le due madri si portarono la mano sulla bocca, troppo scioccate per parlare. Ron e Hermione erano più rossi dei capelli del ragazzo, mentre i ragazzi fuori dalla porta si erano portati una mano sulla faccia.

«Si può essere più idioti?» bisbigliò Fred al gemello.

«Hermione» esordì d’un tratto il signor Granger, «puoi uscire da questa stanza? Vorrei parlare con il tuo… amico» Il suo tono non ammetteva repliche e Ron era sicuro che non l’avrebbe più rivista.

Hermione si allontanò piano dal rosso, superando i genitori e la signora Weasley, per raggiungere gli altri spettatori; prima di chiudere la porta rivolse uno sguardo a Ron, come se fosse l’ultima volta.

«Cosa stà succedendo? Perché siete tutti in piedi davanti a quella porta?» chiese Alan, sorpreso di vedere tanta gente in piedi a quell’ora. Sara era dietro di lui.

«Ron e Hermione sono stati… beccati in atteggiamenti equivoci dai rispettivi genitori…» iniziò Fred.

«STAVAMO SOLO DORMENDO» gli gridò contro Hermione, imbarazzatissima.

«… e se la sarebbero cavata…» continuò il ragazzo, come se non fosse stato interrotto, «… se quello stupido di nostro fratello non avesse rovinato tutto».

«L’amore fa fare spesso cose stupide» disse saggiamente Sara.

«Si, ma Ron è un caso disperato» disse George. Tranne Hermione, ancora rossa in volto, tutti quanti risero.

«Chissà cosa sta succedendo là dentro?» domandò Bill.

«E’ facile scoprirlo, vero Fred?»

«Giusto, George» e dalle loro tasche tirarono fuori alcuni fili color carne.

«Il significato della parola ‘privacy’ la conoscete?» chiese indignata Ginny.

«Non fare la guastafeste…» cominciò Fred.

«… e poi lo facciamo anche per Ron» concluse George.

«Cioè

«Dobbiamo sapere quali sono state le sue ultime parole, no? Altrimenti sulla sua lapide che cosa ci scriviamo

«Non siete affatto divertenti» disse un’arrabbiata Hermione.

«Tieni» disse Fred, mettendole in mano un filo senza tante cerimonie, «tanto lo sappiamo che sei curiosa anche tu». La ragazza divenne ancora più rossa, ma non disse niente e si apprestò ad usare l’invenzione dei gemelli, così come tutti i presenti, tranne Alan e Sara che preferirono rispettare la loro privacy.

Ora tutti erano in silenzio, cercando di sentire i discorsi all’interno della stanza, discorsi che arrivavano chiari alle loro orecchie.

«Che cosa hai fatto stanotte?» chiese la signora Weasley, anche lei rimasta dentro la camera del figlio.

«Te lo detto mamma, non è successo niente»

«A parte esservi baciati» disse calma la signora Granger.

Non dirlo! Non dirlo!

«Bè… si» disse timidamente il ragazzo.

L’ha detto!

«E’ senza speranza» sussurrò Bill.

Il signor Granger avanzò di un passo verso il giovane e, con apparente calma, disse:

«Ora ti farò una semplice domanda e vorrei una risposta onesta da te» L’uomo, senza aspettare un assenso da parte del ragazzo, formulò la domanda:

«Che intenzioni hai con mia figlia?»

Un silenzio pesante quanto una casa calò dentro e fuori la stanza; tutti erano consapevoli che la vita di Ron dipendeva dalla sua risposta; e la risposta non tardò ad arrivare.

«Amarla»

Tutti, ma proprio tutti, rimasero sbalorditi dalla risposta di Ron; una semplice parola che ne valeva mille.

Bill e Charlie si scambiarono delle pacche sulle spalle, mentre i gemelli e Harry alzarono le braccia in segno di vittoria. Ginny, sorridente, si voltò a guardare l’amica e, per un attimo si preoccupò: Hermione stava tremando e sembrava sconvolta.

«Her… Hermione?» la chiamò titubante Ginny; Hermione parve riscuotersi e si voltò verso Ginny. La preoccupazione della rossa scomparve non appena vide il sorriso più dolce e, allo stesso tempo, più incredulo che le avesse mai visto fare, e allora capì. Ginny abbracciò l’amica, che ricambiò, prima di tornare ad ascoltare.

«Puoi ripetere?» chiese il signor Granger; lui era stato il più sorpreso dalla risposta del giovane.

Ron, dimostrando un coraggio ed una determinazione che nessuno, nemmeno lui, credeva di avere, guardò negli occhi il padre di Hermione:

«Signor Granger, io amo vostra figlia. Credo di esserne innamorato dalla prima volta che l’ho vista, sul treno per Hogwarts. Amo tutto di lei: il suo coraggio, la sua intelligenza, la sua dolcezza. In tutti questi anni mi è stata vicina come solo lei ha saputo fare, e se non fosse stata per Hermione non sarei diventato quello che sono adesso. Grazie a lei ho più fiducia in me stesso, più fiducia nelle mie capacità. Non credo di poter fare a meno di lei, e sono disposto a tutto per renderla felice».

Le due madri stavano piangendo dalla commozione: il sentimento che provava Ron per Hermione era forte ed entrambe erano fiere del ragazzo, perché aveva dimostrato di essere un uomo. Anche il signor Granger era rimasto colpito dalle sue parole.

Fuori dalla porta i maschi erano rimasti sbalorditi dalla dichiarazione di Ron, mentre Ginny stava abbracciando forte Hermione.

Bill, Charlie, i gemelli e Harry si appoggiarono di più alla porta, ma il ragazzo con gli occhiali toccò inavvertitamente la maniglia della porta, aprendola di colpo; i cinque ragazzi crollarono inevitabilmente a terra, sotto lo sguardo sorpreso dei signori Granger, quello arrabbiato della signora Weasley e quello imbarazzato di Ron. E il suo imbarazzo crebbe quando si accorse che sulla soglia c’era Hermione che teneva ancora in mano il filo color carne.

Oh Merlino, ha ascoltato tutto, pensò spaventato. E tutto il coraggio e la determinazione che aveva avuto fino a pochi secondi prima scomparvero del tutto (no, perché l’hai fatto?, NdRon. Perché sono io l’autore, NdA. ma non riuscirò più fare una dichiarazione del genere, NdRon. Silenzio, o spedisco Hermione in Bulgaria, NdA. …………, NdRon. Bravo, vedo che hai capito chi comanda qui, NdA).

Hermione entrò timidamente nella stanza, ma quando alzò gli occhi e incontrò quelli di Ron, si precipitò fra le braccia del ragazzo, ridendo e piangendo contemporaneamente.

«’Mione?» la chiamò Ron. Lei sciolse l’abbracciò ma, sempre sorridendo, intrecciò la sua mano con quella di Ron, prima di voltarsi verso il padre:

«Papà. Hai sempre detto che il tuo più grande desiderio è quello di vedermi felice. Bè, io posso essere felice solo stando con Ron, perché anch’io lo amo» concluse Hermione, tornando a guardare il ragazzo che aveva lo stesso colore dei capelli.

Il signor Granger parve combattere una battaglia interiore; era difficile per lui lasciar andare la figlia per la propria strada e voleva tenerla ancora con sé, ma ascoltando le parole dei due ragazzi capì che sarebbe stata una battaglia persa in partenza.

Per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza, quella mattina, sul viso del signor Granger apparve un sorriso.

«Hai ragione, tesoro. Io voglio che tu sia felice. E se Ron può farlo, allora lo sarò anch’io per te».

«Oh, papà» disse commossa Hermione abbracciando il padre. I due ragazzi vennero poi abbracciati a turno dalle madri.

«D’accordo, vi aspettiamo di sotto… fra cinque minuti» aggiunse la signora Weasley, sottolineando le ultime tre parole, «E voi» continuò rivolta ai figli, «sparite da qui o rimarrete in punizione vita natural durante» concluse minacciosa. Un secondo dopo i figli erano già spariti dalla vista, seguiti subito dopo dagli adulti; nella stanza erano rimasti Ron, Hermione, Harry e Ginny.

«Era ora che ti decidessi» disse Ginny, abbracciando il fratello.

«Bene. Noi torniamo di sotto, con gli altri. E ricordate: in cucina fra cinque minuti» dissero in coro Harry e Ginny prima di uscire dalla camera, lasciando i due ragazzi soli.

Ron e Hermione alzarono la testa fino a incrociare i loro sguardi: entrambi erano rossi, ma ormai non avevano più scuse per stare lontani. Ron circondò la vita di Hermione con le proprie braccia, avvicinandola a sé e continuando a guardarla in quegli occhi nocciola che lo facevano impazzire. Hermione si strinse a lui, appoggiando prima le mani sulle sue spalle, e poi facendole passare dietro il collo, aggrappandosi ai capelli color fiamma del ragazzo nel momento stesso in cui Ron annullò le distanze, gustandosi il loro primo bacio da fidanzati.

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Prima di tutto ringrazio i medici di E.R. per avermi salvato, anche se ho il sospetto che lo abbiamo fatto solo per vedere come andava a finire la storia (NOOOOO, ma come ti viene in mente questa cosa, NdKovac. Ho le mie fonti, NdIO)

Ho passato due settimane d’inferno… e purtroppo non è finita, perché dopo gli scritti ho anche gli orali da fare… AAAIIIUUUUTOOOOOO!!!!!.

Il mio povero neurone non so quanto ancora riuscirà a resistere. Quindi, prima che faccia una brutta fine ho deciso di postare il capitolo tanto atteso dai fan della coppia Ron\Hermione.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto: ho inserito alcune scene (spero) divertenti, altrimenti con tutte le scene zuccherose rischiavo di morire.

RINGRAZIAMENTI:

robby: ecco qui un altro capitolo. Spero che ti sia piaciuto come gli altri. Per sapere dello zio Voldy dovrai aspettare ancora un po’.

Giuly Weasley: finalmente il capitolo di Ron e Hermione. Ti è piaciuto? Spero proprio di si. Il mio povero e unico neurone è collassato nello sforzo dello studio e di finire questo capitolo. Inoltre, come ben sai, ho anche l’altra storia da proseguire, per cui la fatica è doppia. Spero che il mio cervello resista a tutto questo, altrimenti altro che E.R. Nemmeno il dottor Carter riuscirebbe a salvarmi. Ciao.

Edvige86: E’ valsa la pena aspettare questo capitolo? Non è stato facile, con tutto quello che ho da fare. Nonostante ciò ho cercato di dare il massimo per questo capitolo. Dopotutto anche a me piace la coppia Ron\Hermione. Per cui, eccoci qua. Mi fa piacere che i personaggi inventati dalla mia mente ormai fusa ti piacciano. Rimani con noi per il resto.

Nefele: L’importante è che ci siamo chiariti. Comunque mi fa sempre piacere vedere che le mie storie interessano. Continua a seguire.

Purtroppo vi devo lasciare. Spero di resistere, dato che sarò impegnato ancora con gli esami fino a fine mese, più o meno. Per cui i tempi di “postaggio” saranno lunghi. Come sempre continuerò a scrivere in quei cinque, dieci… secondi di pausa che potrò prendermi.

CIAOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!

  
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