Ospedale di Chicago.
«Abby
presto, la pressione è in calo»
«Che
cosa è successo, Luca?»
«Ha avuto un crollo»
«Intubatelo»
BIIIIIIIIIIIIPPPPPPPPPPPPP.
«Polso assente.
Comincio il massaggio»
«Portate il
defibrillatore»
«Carica a 200. Libera»
PRIFTZ
«Carica a 300. Libera»
PRIFTZ
BIP… BIP… BIP…
«C’è il battito»
«Portiamolo in terapia
intensiva»
«No»
«Come no»
«Portiamolo davanti al
portatile»
«Perché?»
«Deve finire la
storia… VOGLIO SAPERE COME VA A FINIREEEE!!!»…
Capitolo 11 – Finalmente noi
«Non è
necessario che controlli, sarebbe inutile. Ormai sono morti»
Hermione
guardava Max senza capire.
«Ma… avevi detto che erano vivi!» disse incerta. Il ragazzo scosse la
testa. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime.
«NOOOOOOOOOO!!!!»
Hermione si svegliò di soprassalto, tutta sudata e con
il fiatone, come se avesse corso.
Rabbrividì ripensando a quell’incubo; erano passati tre
giorni da quando aveva rischiato di perdere i genitori
e da tre giorni aveva fatto lo stesso sogno, o meglio, lo stesso incubo: i suoi
genitori che erano morti davvero. Sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno e
nella sua mente apparve il viso di un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi
blu.
Ron.
In quei giorni Hermione era rimasta sempre con i suoi
genitori, ma si era accorta che Ron si comportava in modo strano: lo si vedeva solo durante i pasti, per poi sparire per
l’intera giornata.
Lei era troppo presa da mamma e papà, mentre Harry e
Ginny erano troppo presi da loro stessi (dopo più di
due mesi che non si vedevano era logico che cercassero di recuperare del
tempo), e nessuno di loro si era preoccupato per l’amico.
Forse non era una buona idea
parlargli alle… due di notte, ma il sogno ricorrente e la voglia di vederlo la
convinsero. Prese la vestaglia ed uscì dalla stanza per dirigersi in quella di
Ron. Aprì piano la porta ed entrò.
La luce della luna che entrava dalla finestra lo
illuminava, risaltando i suoi capelli fulvi e il viso ricoperto di lentiggini.
Sul volto di Hermione apparve un sorriso
mentre contemplava quello che, a parer suo, era il più bel ragazzo che
avesse mai visto.
Negli ultimi tempi non avevano più avuto modo di stare
un po’ da soli; la ricerca degli Horcrux, gli allenamenti e, per ultimo, la
quasi morte dei suoi genitori avevano tolto loro tutto il tempo libero da
passare insieme. Solo qualche sorriso, imbarazzato come
sempre, solo incitamenti durante gli allenamenti, ma niente di più.
Hermione si avvicinò al suo letto, sedendosi sul bordo.
«Ron» lo chiamò sussurrando, ma il ragazzo non si
mosse.
«Ron» tentò di nuovo, scrollandolo leggermente e
ottenendo in risposta solo un mugugno.
«RON» lo chiamò più forte. Questa volta il ragazzo
parve sentire perché aprì lentamente un occhio e, una volta messa a fuoco la
figura accanto a lui, li spalancò del tutto.
«HERMIONE!» gridò Ron, ma venne
zittito dalla ragazza.
«Ssshhh! Vuoi svegliare
tutti?»
«Scusa» sussurrò, «ma cosa ci fai qui?»
«Io…» Hermione era imbarazzata; una cosa era pensare di
venire a svegliare alle due di notte Ron, un’altra era avere il volto di Ron a
pochi centimetri dal suo, mentre gli occhi cercavano di non posarsi ne sulla sua bocca, ne sulla sua maglietta così aderente,
che metteva in risalto i suoi pettorali.
«’Mione?» la chiamò lui.
«Si… io… io ho fatto un brutto sogno e… avevo paura. Posso… posso restare
qui con te?» chiese, sempre imbarazzata.
Ron arrossì in maniera adorabile; si scostò leggermente
lasciando spazio ad Hermione che si coricò al suo
fianco; erano lontani fra loro, ma non si staccavano gli occhi di dosso.
«Posso… posso farti una domanda?» chiese titubante
Hermione dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio.
«Certo»
«Che cosa stai combinando?»
domandò, non potendo evitare una lieve nota divertita nella voce.
«Come?»
«Cioè…» riprese la ragazza, la
nota divertita completamente scomparsa, «in… in questi tre giorni… ti vedevo
solo… solo quando mangiavamo… e… e la sera… andavi subito a letto… e sembravi
stanco… molto stanco… non hai detto nulla e… lo so che non ero presente perché…
perché stavo con i miei genitori e… e sembrava che non mi interessavo più a te… cioè a tutti… ma… se ti è successo qualcosa… vorrei… vorrei saperlo… io…»
stava straparlando; era l’effetto che gli faceva Ron quando era a pochi
centimetri da lei. Per fortuna il dito del ragazzo posato sulle sue labbra la
fece smettere di parlare. Entrambi si sorpresero di
quel gesto.
«Lo so che volevi stare con i tuoi genitori, non devi
scusarti» disse Ron nel tono più serio che Hermione gli avesse mai sentito.
«Non è successo niente, io…» Ron aveva perso il suo tono serio e stava
cominciando anche lui a balbettare, «io… dopo che Max ha trovato… ha trovato
quella lista… io… volevo… volevo diventare più forte… così mi sono allenato… in
palestra, perché… perché volevo… essere in grado di proteggere la mamma… e
Ginny e… te» concluse piano, con le orecchie che
andavano a fuoco. Hermione si era avvicinata con gli occhi velati di lacrime.
«Quando…» riprese Ron sempre
balbettando, «quando ho letto il tuo nome sulla lista… ho avuto paura… si,
insomma… i tuoi genitori sono salvi, però… lo sai… anche tu sei una Granger…
e…» questa volta fu Hermione a zittire Ron, ma non con un dito; il ragazzo
sentì il dolce sapore delle labbra di Hermione.
Quando si staccarono, Hermione si accoccolò tra le
braccia di Ron, il viso sul petto del ragazzo; gli sussurrò un ‘grazie’, prima di addormentarsi fra le sue braccia,
dimenticandosi completamente dei suoi incubi. Ron, dopo essersi ripreso, la
strinse di più a sé, prima di tornare nel mondo dei sogni.
La mattina successiva Harry e Ginny erano scesi di buon’ora per fare colazione; in quei tre giorni erano stati
sempre insieme, scambiandosi tenere effusioni. E anche quella mattina sembrava
cominciare nello stesso modo; si stavano dando un buongiorno decisamente
non verbale quando un urlo li fece sobbalzare (Tenete conto che sono in una villa, con la cucina al pianoterra e le
camere al piano superiore… per cui era un bell’urlo, NdA).
«HERMIONE, DOVE SEI?» I due ragazzi riconobbero la voce
della signora Granger e corsero immediatamente al piano superiore, trovando la
madre di Hermione e quella di Ron in preda al panico, il signor Granger che
stava tentando di calmare la moglie e i restanti membri della famiglia Weasley
che facevano capolino dalle loro camere, ancora visibilmente assonnati.
«Cosa succede?» chiese Ginny
alla madre.
«Hermione è scomparsa! Qualcuno deve averla rapita!»
disse la signora Granger, sconvolta.
«Non è possibile: nessuno può entrare in questa villa
senza permesso, ed Hermione non se ne sarebbe mai andata senza prima avvisare. Quindi deve essere
ancora qui» disse Harry convinto, riuscendo a tranquillizzare almeno in parte
le due donne adulte.
«Hai ragione» disse la signora Weasley. «Allora
dobbiamo trovarla: voi cercate di sotto, Fred, George, voi guardate fuori, Ron,
tu…» si bloccò non vedendo il figlio. «Possibile che debba
dormire anche in una situazione del genere?» disse la signora Weasley,
avviandosi velocemente verso la stanza del figlio.
Quando Harry si accorse che Ron non
c’era, scambiò uno sguardo con Ginny e ad entrambi non ci volle molto a fare
due più due. Tentarono di fermare la donna, ma questa aveva
già spalancato la porta della stanza di Ron, urlando:
«RON, ALZATI, HERMIONE E’…» per la seconda volta in un
minuto la donna si bloccò, non riuscendo a credere ai propri occhi. Quando era entrata, Ron e Hermione stavano ancora dormendo
abbracciati, ma si svegliarono di colpo alle urla della donna; quando i due
ragazzi la videro sbiancarono di colpo, e il loro colorito divenne ancora più
pallido quando anche i genitori di Hermione guardarono dentro la stanza,
curiosi alla reazione della donna.
La situazione era come congelata: le due madri stavano
guardando ad occhi spalancati i figli, i figli stavano
boccheggiando, non trovando nessuna parola adatta, mentre il signor Granger
stava fissando Ron come se volesse incenerirlo.
Dietro gli adulti, gli altri figli Weasley insieme ad Harry osservavano in silenzio la scena; i più grandi
sorridevano maliziosi, mentre Harry e Ginny non sapevano se ridere, felici per
loro, o piangere, per la loro sorte.
«CHE COSA CI FAI QUI?» Il silenzio venutosi a creare venne rotto dalla voce del signor Granger, cancellando il
sorriso dai volti degli spettatori. Ron e Hermione si guardarono un attimo spaventati, ma non riuscirono a parlare.
«Tesoro» provò in maniera più dolce
la madre di Hermione, «come… come mai sei qui?».
«Io… lui… noi…» balbettò Hermione.
«RONALD WEASLEY, COME HAI POTUTO?» La signora Weasley
si scagliò come una furia contro il figlio, il quale parve riacquistare un po’
del coraggio, tipico di un Grifondoro.
«MAMMA, NON HO FATTO NIENTE!» replicò Ron, ma lo
sguardo scettico della madre e, soprattutto, quello glaciale del signor Granger
fece zittire di nuovo il ragazzo.
«Tesoro, puoi spiegarci…?» tentò di nuovo la madre di Hermione,
ormai vicina ad una crisi nervosa.
La ragazza si fece coraggio,
dopotutto non avevano niente da nascondere; inutile dire che il suo coraggio
sparì non appena cominciò a parlare.
«Vedi… stanotte ho fatto… un brutto sogno… così… sono
uscita dalla mia stanza e… sono venuta qui… perché…
non volevo… non volevo stare da sola e… Ron… Ron mi ha… fatto dormire qui…
così…».
«Ron?» chiese la signora Weasley, come per avere una
conferma.
«Si. E’ come… come ha detto Hermione… mi ha solo
chiesto di farle compagnia e… non abbiamo fatto niente… ci siamo addormenti
subito dopo che ci siamo bac-» Ron si morse la lingua troppo tardi: le due madri si portarono la mano
sulla bocca, troppo scioccate per parlare. Ron e Hermione erano più rossi dei
capelli del ragazzo, mentre i ragazzi fuori dalla
porta si erano portati una mano sulla faccia.
«Si può essere più idioti?» bisbigliò Fred al gemello.
«Hermione» esordì d’un tratto
il signor Granger, «puoi uscire da questa stanza? Vorrei parlare con il tuo… amico» Il suo tono non ammetteva
repliche e Ron era sicuro che non l’avrebbe più rivista.
Hermione si allontanò piano dal rosso, superando i
genitori e la signora Weasley, per raggiungere gli altri spettatori; prima di
chiudere la porta rivolse uno sguardo a Ron, come se fosse l’ultima volta.
«Cosa stà succedendo? Perché siete tutti in piedi davanti a quella porta?» chiese Alan, sorpreso di vedere tanta gente in piedi a quell’ora.
Sara era dietro di lui.
«Ron e Hermione sono stati… beccati in atteggiamenti equivoci dai rispettivi genitori…» iniziò
Fred.
«STAVAMO SOLO DORMENDO» gli gridò contro Hermione, imbarazzatissima.
«… e se la sarebbero cavata…»
continuò il ragazzo, come se non fosse stato interrotto, «… se quello stupido
di nostro fratello non avesse rovinato tutto».
«L’amore fa fare spesso cose stupide» disse saggiamente
Sara.
«Si, ma Ron è un caso disperato» disse George. Tranne Hermione, ancora rossa in volto, tutti quanti risero.
«Chissà cosa sta succedendo là dentro?» domandò Bill.
«E’ facile scoprirlo, vero Fred?»
«Giusto, George» e dalle loro tasche tirarono fuori
alcuni fili color carne.
«Il significato della parola ‘privacy’ la conoscete?» chiese indignata Ginny.
«Non fare la guastafeste…» cominciò Fred.
«… e poi lo facciamo anche per
Ron» concluse George.
«Cioè?»
«Dobbiamo sapere quali sono state le sue ultime parole,
no? Altrimenti sulla sua lapide che cosa ci scriviamo?»
«Non siete affatto divertenti»
disse un’arrabbiata Hermione.
«Tieni» disse Fred, mettendole in mano un filo senza
tante cerimonie, «tanto lo sappiamo che sei curiosa anche tu». La ragazza
divenne ancora più rossa, ma non disse niente e si apprestò ad usare
l’invenzione dei gemelli, così come tutti i presenti, tranne Alan e Sara che preferirono rispettare la loro privacy.
Ora tutti erano in silenzio, cercando di sentire i
discorsi all’interno della stanza, discorsi che
arrivavano chiari alle loro orecchie.
«Che cosa hai fatto stanotte?»
chiese la signora Weasley, anche lei rimasta dentro la camera del figlio.
«Te lo detto mamma, non è
successo niente»
«A parte esservi baciati» disse calma la signora
Granger.
Non dirlo! Non
dirlo!
«Bè… si» disse timidamente il ragazzo.
L’ha detto!
«E’ senza speranza» sussurrò Bill.
Il signor Granger avanzò di un passo
verso il giovane e, con apparente calma, disse:
«Ora ti farò una semplice domanda e vorrei
una risposta onesta da te» L’uomo, senza aspettare un assenso da parte del
ragazzo, formulò la domanda:
«Che intenzioni hai con mia
figlia?»
Un silenzio pesante quanto una casa
calò dentro e fuori la stanza; tutti erano consapevoli che la vita di Ron dipendeva dalla sua
risposta; e la risposta non tardò ad arrivare.
«Amarla»
Tutti, ma proprio tutti, rimasero sbalorditi dalla
risposta di Ron; una semplice parola che ne valeva mille.
Bill e Charlie si scambiarono delle pacche sulle
spalle, mentre i gemelli e Harry alzarono le braccia in segno di vittoria.
Ginny, sorridente, si voltò a guardare l’amica e, per un attimo si preoccupò:
Hermione stava tremando e sembrava sconvolta.
«Her… Hermione?» la chiamò titubante
Ginny; Hermione parve riscuotersi e si voltò verso Ginny. La preoccupazione
della rossa scomparve non appena vide il sorriso più dolce e, allo stesso
tempo, più incredulo che le avesse mai visto fare, e
allora capì. Ginny abbracciò l’amica, che ricambiò, prima di tornare ad
ascoltare.
«Puoi ripetere?» chiese il signor Granger; lui era
stato il più sorpreso dalla risposta del giovane.
Ron, dimostrando un coraggio ed una determinazione che
nessuno, nemmeno lui, credeva di avere, guardò negli occhi il padre di
Hermione:
«Signor Granger, io amo vostra figlia. Credo di esserne
innamorato dalla prima volta che l’ho vista, sul treno
per Hogwarts. Amo tutto di lei: il suo coraggio, la sua
intelligenza, la sua dolcezza. In tutti questi anni mi è stata vicina come solo
lei ha saputo fare, e se non fosse stata per Hermione non sarei
diventato quello che sono adesso. Grazie a lei ho più fiducia in me stesso, più fiducia nelle mie capacità. Non credo di poter
fare a meno di lei, e sono disposto a tutto per renderla felice».
Le due madri stavano piangendo dalla commozione: il
sentimento che provava Ron per Hermione era forte ed entrambe erano fiere del
ragazzo, perché aveva dimostrato di essere un uomo. Anche
il signor Granger era rimasto colpito dalle sue parole.
Fuori dalla porta i maschi
erano rimasti sbalorditi dalla dichiarazione di Ron, mentre Ginny stava
abbracciando forte Hermione.
Bill, Charlie, i gemelli e Harry si appoggiarono di più
alla porta, ma il ragazzo con gli occhiali toccò inavvertitamente la maniglia
della porta, aprendola di colpo; i cinque ragazzi crollarono inevitabilmente a
terra, sotto lo sguardo sorpreso dei signori Granger, quello arrabbiato della
signora Weasley e quello imbarazzato di Ron. E il suo imbarazzo crebbe quando si accorse che sulla soglia c’era Hermione che
teneva ancora in mano il filo color carne.
Oh Merlino, ha
ascoltato tutto, pensò spaventato. E tutto il
coraggio e la determinazione che aveva avuto fino a pochi secondi
prima scomparvero del tutto (no, perché
l’hai fatto?, NdRon. Perché sono io
l’autore, NdA. ma non
riuscirò più fare una dichiarazione del genere, NdRon.
Silenzio, o spedisco Hermione in Bulgaria, NdA. …………,
NdRon. Bravo,
vedo che hai capito chi comanda qui, NdA).
Hermione entrò timidamente nella stanza, ma quando alzò
gli occhi e incontrò quelli di Ron, si precipitò fra le braccia del ragazzo,
ridendo e piangendo contemporaneamente.
«’Mione?» la chiamò Ron. Lei
sciolse l’abbracciò ma, sempre sorridendo, intrecciò
la sua mano con quella di Ron, prima di voltarsi verso il padre:
«Papà. Hai sempre detto che il
tuo più grande desiderio è quello di vedermi felice. Bè, io posso essere felice
solo stando con Ron, perché
anch’io lo amo» concluse Hermione, tornando a guardare il ragazzo
che aveva lo stesso colore dei capelli.
Il signor Granger parve combattere una battaglia
interiore; era difficile per lui lasciar andare la figlia per la propria strada
e voleva tenerla ancora con sé, ma ascoltando le parole dei due ragazzi capì
che sarebbe stata una battaglia persa in partenza.
Per la prima volta da quando aveva messo piede in
quella stanza, quella mattina, sul viso del signor
Granger apparve un sorriso.
«Hai ragione, tesoro. Io voglio che tu sia felice. E se Ron può farlo, allora lo sarò anch’io per te».
«Oh, papà» disse commossa Hermione abbracciando il
padre. I due ragazzi vennero poi abbracciati a turno
dalle madri.
«D’accordo, vi aspettiamo di sotto… fra cinque minuti» aggiunse la signora
Weasley, sottolineando le ultime tre parole, «E voi»
continuò rivolta ai figli, «sparite da qui o rimarrete in punizione vita natural durante» concluse
minacciosa. Un secondo dopo i figli erano già spariti dalla vista, seguiti
subito dopo dagli adulti; nella stanza erano rimasti Ron, Hermione, Harry e
Ginny.
«Era ora che ti decidessi» disse Ginny, abbracciando il
fratello.
«Bene. Noi torniamo di sotto, con gli altri. E ricordate: in cucina fra
cinque minuti» dissero in coro Harry e Ginny prima di uscire dalla camera,
lasciando i due ragazzi soli.
Ron e Hermione alzarono la testa fino a incrociare i loro sguardi: entrambi erano rossi, ma ormai
non avevano più scuse per stare lontani. Ron circondò la vita di Hermione con
le proprie braccia, avvicinandola a sé e continuando a guardarla in quegli
occhi nocciola che lo facevano impazzire. Hermione si strinse a lui,
appoggiando prima le mani sulle sue spalle, e poi facendole passare dietro il
collo, aggrappandosi ai capelli color fiamma del ragazzo nel momento stesso in
cui Ron annullò le distanze, gustandosi il loro primo bacio da fidanzati.
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Prima di tutto
ringrazio i medici di E.R.
per avermi salvato, anche se ho il sospetto che lo abbiamo fatto solo per
vedere come andava a finire la storia (NOOOOO, ma come ti viene in mente questa
cosa, NdKovac.
Ho le mie fonti, NdIO)
Ho passato due
settimane d’inferno… e purtroppo non è finita, perché dopo gli scritti ho anche gli orali da fare… AAAIIIUUUUTOOOOOO!!!!!.
Il mio povero neurone
non so quanto ancora riuscirà a resistere. Quindi,
prima che faccia una brutta fine ho deciso di postare
il capitolo tanto atteso dai fan della coppia Ron\Hermione.
Spero che il capitolo
vi sia piaciuto: ho inserito alcune scene (spero) divertenti, altrimenti con
tutte le scene zuccherose rischiavo di morire.
RINGRAZIAMENTI:
robby: ecco qui un altro capitolo. Spero che ti sia piaciuto come gli altri. Per sapere dello
zio Voldy dovrai aspettare ancora un po’.
Giuly Weasley: finalmente il capitolo di Ron e Hermione. Ti è piaciuto? Spero proprio
di si. Il mio povero e unico neurone è collassato
nello sforzo dello studio e di finire questo capitolo. Inoltre, come ben sai,
ho anche l’altra storia da proseguire, per cui la
fatica è doppia. Spero che il mio cervello resista a tutto
questo, altrimenti altro che E.R. Nemmeno il dottor
Carter riuscirebbe a salvarmi. Ciao.
Edvige86: E’ valsa la pena aspettare questo capitolo?
Non è stato facile, con tutto quello che ho da fare. Nonostante ciò ho cercato di dare il massimo per questo capitolo. Dopotutto
anche a me piace la coppia Ron\Hermione. Per cui,
eccoci qua. Mi fa piacere che i personaggi inventati dalla mia mente ormai fusa
ti piacciano. Rimani con noi per il resto.
Nefele: L’importante
è che ci siamo chiariti. Comunque mi fa sempre piacere
vedere che le mie storie interessano. Continua a seguire.
Purtroppo vi devo
lasciare. Spero di resistere, dato che sarò impegnato
ancora con gli esami fino a fine mese, più o meno. Per cui i
tempi di “postaggio” saranno lunghi. Come
sempre continuerò a scrivere in quei cinque, dieci…
secondi di pausa che potrò prendermi.
CIAOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!