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Autore: novalee_ack    27/07/2012    6 recensioni
"La gente non ha quello che si merita, ha quello che gli capita. E nessuno di noi può farci niente."
[...]
Posò lentamente le sue mani sulle mie gambe e mi fece scivolare verso di lui. Finì seduta a cavalcioni sulle sue cosce. Posai le mani fredde sul suo petto nudo e quel contatto mi fece quasi male, per quanta fosse la differenza di temperatura tra me e lui. Mi prese una mano e intrecciò le sue dita con le mie. «Sei la cosa più bella e vera che sia mai stata mia», sussurrò flebile. Feci quasi fatica a capire le parole che uscirono dalla sua bocca.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina uscii presto dall'appartamento di Joe. Era Mercoledì e io avevo scuola.
Rientrai a casa in punta di piedi. Mi sentivo una ladra che sta per rubare in casa sua. 
«Finalmente, credevo di dover chiamare la polizia», mia madre era seduta sul divano nel soggiorno a bere la sua solita tazza di caffè mattutina. 
«E' proprio per colpa della polizia che non sono potuta rientrare. Scusa mamma, avrei voluto avvisarti ma non avevo soldi sul cellulare e poi era anche molto tardi. Ho dormito a cas-», si alzò di scatto e mi abbracciò. Non lo aveva mai fatto in diciassette anni della mia vita. Mi lasciò senza parole.
«Ti voglio bene tesoro», lo squillare di un cellulare interruppe quello che ai miei occhi apparve come un sogno. «E' Cody. Devo andare», prese la sua borsa e mi sorrise lievemente «Torno presto», mi baciò sulla guancia e uscì di casa. 
Rimasi per qualche istante immobile, poi corsi in camera a farmi una doccia e a cambiarmi. Ero in ritardo. 
Parcheggiai la moto nel cortile della scuola, ma notai con grande stupore che erano ancora tutti li, tranquilli, come se non fossero le 8:30.  Mi avvicinai a Leah e a Norah, che non vedevo da molto. Nelle ultime settimane avevo saltato la scuola otto volte su dieci. 
«Che succede?», chiesi, notando degli uomini in tuta bianca uscire dalla porta principale.
«Ci sono le blatte», rispose Leah senza guardarmi neanche. 
«Cos'è, hai finito di leccare il culo a Joseph e così ti ha dato il permesso per ritornare a scuola?», l'acidità di Norah mi arrivò quasi come una minaccia.
«Io non lecco il culo a nessuno e nessuno mi da il permesso di fare una cosa, e poi, queste sono cose che non ti riguardano», alzai i tacchi e mi allontanai da loro. Mi sedetti sul muretto del cortile e mi accesi una sigaretta. Da quanto fumavo? Non lo sapevo neanche io.
«Lo sai com'è fatta Norah. Ha detto quelle cose solo perchè ti vuole bene e sa che questa non è la vita che ti meriti», Leah era sempre così dolce e comprensiva. 
«Lo so, ma fino a quando continuerò a vivere qui, questo è ciò che posso permettermi», risposi. Lei si limitò ad annuire e rimase accanto a me, in silenzio.
«Oh oh, ma guarda un po chi si rivede! Da quando hai mollato Carter e ora porti una pistola nei pantaloncini non ti sei più fatta viva. Il gatto ha deciso di lasciare libero per un pò il suo topolino?». Spensi la sigaretta sotto i piedi e mi avvicinai a lui. 
«Qual è il tuo problema Nick?»
«Nessun problema topolino», rise divertito, mentre i suoi amici continuavano a sghignazzare. 
«E allora fottiti!».  Presi la mia borsa e me ne andai.
«Se rivuoi una dignità ritorna da me!», lo sentii urlare, ma non lo ascolta. 
Tra me e lui non scorreva buon sangue da un bel pezzo ormai. Nick faceva parte di un altra gang e lui e Joe non è che si amassero tanto. Non avevamo discusso né litigato, era successo tutto automaticamente. Io ora stavo con Joe e gli altri e lui non mi degnava neanche di uno sguardo. Dieci anni di amicizia buttati nel cesso!
 
Guidai fino al parco giochi abbandonato. Il mio posto. Lasciai la moto non molto distante e mi sedetti sull'altalena. Il mio cellulare prese a vibrare nella tasca dei miei pantaloni. Joseph.
Non avevo voglia di ascoltare altre prediche del cazzo, così rifiutai la chiamata. 
Di solito ritornavo in quel posto quando avevo qualcosa da dire a Monique, oppure quando mi sentivo semplicemente sola al mondo, il che accadeva quasi tutti i giorni. Ma quella volta ero lì perchè ero arabbiata, frustata e sola più che mai. La mia vita era un completo schifo, le persone facevano schifo e io più di tutto il resto. 
«I'm slippin' into the lava and I'm tryin' keep from goin' under...»
«Che canzone è?», grandi occhi marroni e una folta chioma nera sbucarono dal nulla.
«Una canzone. Piaceva molto sia a me che a Mon», bisbigliai. 
«Perchè non mi hai risposto al cellulare?», chiese sedendosi sull'altra altalena, poggiando i gomiti sulle gambe.
«Perchè non mi andava», feci spallucce e iniziai a dondolarmi avanti e indietro. Avevo voglia di piangere, ne avevo una voglia matta. E lo feci.
«Perchè piangi?», chiese Joe «Piange chi è debole»
«Non è vero. Io non piango perchè sono debole, ma perchè sto resistendo troppo, e lo sai com'è, la coda prima o poi si spezza». Mi asciugai le guance bagnate.
«Hai fame?», lo guardai. Stava facendo sul serio? «Ho voglia di kebab», si alzò dall'altalena. «Allora, vieni si o no?»



-
ho deciso di postare alla fine, ma non credo che lo farò se non ricevo almeno 5 recensioni.
Scusate, ma mi sembra davvero inutile scrivere e farlo leggere al nulla. 
Spero mi capiate..
xx 
Lee
   
 
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