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Autore: AllyDreamer    27/07/2012    8 recensioni
"Come avrei potuto dimenticare quella pelle candida come la neve e quei boccoli così perfettamente neri?"
Ciao a tutti! Questa è la mia primissima ff, spero vi piaccia. Dateci un'occhiata!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Jade: 
Il furgoncino procedeva. Io telefonai casa. Rispose mio padre. 
"Ciao papà, senti, è un problema aggiungere qualche posto a tavola?"
"Non direi, ma tua madre ha detto che Daniele..."
"Non è Daniele." tagliai corto, stizzita "Sono gli One Direction." dissi e attesi.
"Chi?" domandò mio padre.
Sospirai "Gli One Direction, la boy band che ascolto sempre." mi morsi subito il labbro, loro stavano ascoltando, eravamo ancora tutti nel furgone, e sembravano piuttosto attenti perché l'unico rumore a parte io che parlavo era quello sommesso del motore.
Rivolsi un'occhiata ai ragazzi. Sorridevano tutti compiaciuti guardandosi tra di loro, a parte Harry, che mi fissava.
Cercai di mantenere il controllo delle mie emozioni "C'eri quando guardavo il DVD..." silenzio. Sentii mia madre, che a quanto pare aveva ascoltato la conversazione dire a mio padre "Ma si, gli One Direction, quei ragazzi tanto bravi con cui ci ha stressati tanto per andare al concerto."
"Ah, ma certo! E cosa hai detto che devono fare? E come fai a conoscerli? Ascolta Jade spiegati meglio." aveva alzato la voce. Probabilmente pensava che fossi impazzita "Ascolta, Harry Styles ti ricordi? Il bambino che era venuto quando avevo nove anni, è nella band, li ho appena incontrati, possono venire a cena da noi? Sono in cinque più l'autista Jonny, un tipo davvero simpatico."
"Cosa? Da noi? In sei?"
"Allora possono?" stavo perdendo la pazienza.
"D'accordo ma mi sa che è meglio ordinare una pizza, tua madre non fa in tempo a prep..."
"Okay, è perfetto, grazie! Ciao!"
Appena attaccai i ragazzi esultarono.
"Si mangia la pizza ragazzi!" annunciai.
"Evviva!" gridò Niall, alzando le braccia, poi si alzò dal sedile e con un po' di difficoltà mi raggiunse e mi abbracciò velocemente.
"Grazie" mormorò.
"Ringrazia mia madre." mormorai io, ridendo.
Ritornò al suo posto e Harry mi chiese "Chi è Daniele?" pronunciò quel nome in modo molto buffo, storcendolo con il suo accento inglese così incredibilmente adorabile!
Mi incupì "Nessuno... Solo... Il mio ex. Da oggi." strinsi i pugni alle ultime due parole. 
"Oh." disse solo imbarazzato Harry. Gli altri erano zitti, mi guardavano seri. Non avevo per niente voglia di stare li a farmi compiangere, così esclamai "Siamo quasi arrivati!" e continuai a dire le direzioni giuste da prendere a Jonny.
Gli diedi un'ultima dritta e poi fummo nel vialetto  di casa mia. 
Sapevo che i ragazzi erano simpatici, ma quello era stato il viaggetto più piacevole che avessi mai trascorso. 
Piuttosto. Nervosa li invitai ad entrare, loro sembravano veramente entusiasti e continuavano a guardarsi intorno. Entrammo in casa mia. Mia madre e mio padre li accolsero calorosamente, mia madre era un po' tesa, le avevo parlato tanto di loro, sapeva quanto erano famosi.
Osservai la scena senza riuscire a capacitarmene. Gli One Direction a casa mia? Mi sembrava di essere in uno dei miei assurdi sogni. Mio padre fece loro davvero tante domande, e poi iniziò a parlare con Jonny, mentre mia madre non la smetteva di ridere e di sottolineare con modestia quanto la nostra casa fosse umile, di certo molto diversa da i posti che sono soliti frequentare loro. I ragazzi la tranquillizzarono affermando che invece era molto accogliente e più o meno simile, come dimensioni, a quelle dove avevano vissuto la loro vita prima di diventare una band, ovvero, avverare il loro sogno.
Le pizze non tardarono ad arrivare, e loro pagarono le proprie pizze e offrirono anche la mia (i miei genitori avevano già pranzato) da bravi ragazzi educati che erano.
Fu uno dei pranzi migliori che avessi mai fatto, Louis con la sua allegria aveva reso l'atmosfera rilassata e divertente, quel ragazzo sprizzava simpatia da tutti i pori, come anche gli altri naturalmente. Conversai molto con Zayn, era così affascinante, ma a conoscerlo era molto dolce e per nulla superficiale. Mi raccontò un po' delle avventure che aveva vissuto in quegli anni con i ragazzi, davvero esilaranti. 
Niall fu molto soddisfatto della pizza, perché oltre la sua finì pure qualche fetta di quella di Liam.
Quando il pranzo terminò uscimmo e iniziammo a passeggiare dirigendoci verso il bosco, mentre Jonny era restato in casa, evidentemente aveva trovato diversi argomenti in comune con mio padre.
I ragazzi respiravano prendendo grandi boccate d'aria. Chissà da quanto non respiravano quella pura e fresca di montagna.
Liam e Louis fecero una gara di corsa, piuttosto breve ma intensa. Ovviamente vinse Liam, dopotutto era sempre stato bravo nella corsa, tanto da guadagnarsi un posto come riserva alle Olimpiadi.
Sbucammo in una radura. La conoscevo bene, ci ero stata fin troppe volte con Daniele. Che stupida, avrei dovuto cercare di cancellarlo quel nome.
Ci sdraiammo tutti a terra, sull'erba morbida e umidiccia. Osservai il cielo, completamente azzurro, tranne che per qualche nuvoletta bianca che sembrava un batuffolo di cotone. Oltre gli alberi che ci circondavano, si riuscivano a vedere perfettamente le cime delle montagne che parevano talmente alte da raggiungere il cielo.
 
Harry:
Ci ero già stato in quella radura, ne ero certo certo, ma il ricordo era troppo vago nella mia mente. Provai ad immaginare e rividi quell'erba ricoperta dal tappeto candido della neve e i rami dei pini tutt'intorno imbiancati. Al centro, dove mi trovavo in quel momento disteso, una volta c'era stato un pupazzo di neve che indossava la mia sciarpa.
Sbirciai Jade, lei guardava il cielo e riuscii a vedere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra rosse. Forse anche lei ricordava.
"Wow, questo bosco è proprio bello e tranquillo. Sei fortunata a viverci, Jade." disse Louis, con la sua solita aria un po' sognante e il sorriso che si poteva intuire senza il bisogno di vederlo.
"Sì, beh, in inverno è ancora più bello." rispose la voce melodiosa della ragazza accanto a me.
"E' come se ci fosse la magia." sussurrò sempre osservando il cielo. A quella bizzarra affermazione calò il silenzio tra i presenti, ma io riuscivo a capire quello che aveva detto Jade. L'avevo notato anche io quando l'inverno lo invadeva. C'era quella sensazione dell'atmosfera perfetta, impossibile da rovinare. Con ogni filo d'erba spruzzato di neve e tutti quei fiocchi che volavano come se avessero tante piccole ali. Il bosco sembrava davvero magico in quel periodo dell'anno.
"Hai ragione. E' proprio così." la guardai sorridendole e anche lei mi sorrise. Ad un tratto si tirò su a sedere.
"Sono felice che vi piaccia. A volte penso che voi possiate fare così tante cose, che restare qui, lontana dal mondo, insomma, non ci trovo tutta questa bellezza. Voglio dire, certo, è un fantastico paesaggio, ma Londra e l'oceano mi ispirano molto di più che restare qui bloccata in mezzo a queste montagne." disse tutto d'un fiato.
Mi sedetti anche io e le appoggiai una mano sulla schiena.
"Jade, per noi è un po' il contrario. Cioè, ti capiamo, girare il mondo e vivere il nostro sogno è forse la cosa migliore che ci sia mai capitata, ma ho sempre paura di esagerare, il denaro è così abbondante da permettermi di fare tutto e non riesco nemmeno a gestirlo. Questo per noi è un piccolo angolo di paradiso, e la tua affermazione suona un po' sbagliata." mi accorsi di aver detto tutto quello che pensavo da quasi un'anno e che non avevo mai confidato a nessuno.
Jade si voltò a guardarmi negli occhi. Era successo diverse volte da quando l'avevo incontrata e ogni volta qualcosa mi accendeva dentro, mi piaceva guardarla negli occhi.
"Wow, Hazza. Hai proprio ragione." disse Niall mettendosi in piedi. Gli altri ragazzi annuirono, e io mi alzai. Jade era ancora seduta perciò le tesi la mano e lei l'afferrò, così la aiutai ad alzarsi.
"Ragazzi, dobbiamo andare!" era la voce un po' lontana di Jonny. Accidenti, dovevamo già tornare a Milano. I giorni seguenti li avevamo infestati di prove, non avrei mai trovato un po' di tempo per tornare qui, da Jade. Poi saremmo partiti e forse non l'avrei mai più rivista. Okay, dovevo smetterla di pensarci. 
Riattraversammo quel breve pezzetto di bosco che avevamo fatto fino a ritornare davanti alla casa di Jade. Jonny aveva già salutato e ci aspettava nel furgone parcheggiato davanti al cancello.
Tutti noi della band ringraziammo i genitori di Jade, poi osservai i ragazzi che a turno l'abbracciavano. Finalmente arrivò il mio. Non sapevo il motivo ma ero impaziente di riabbracciarla. I nostri sguardi s'incontrarono un'attimo, poi io la strinsi forte a me. Era così profumata e delicata, e quell'abbraccio fu diverso, diverso da tutti quelli che avevo dato. Avrei voluto non finisse mai. Avvertivo le sue braccia circondarmi il collo ed era una bella sensazione. Sciolsi dolcemente l'abbraccio e tornai a perdermi nel verde tra le sue ciglia.
"Però ci vieni al concerto, Sabato, vero?" chiesi e non avrei accettato un no come risposta.
"Infatti! Ci devi venire, Jade!" mi fecero eco gli altri. La vidi un po' in imbarazzo, un lieve rossore sulle guance.
"Non so.. Fino a Milano..." iniziò ma io la fermai e le diedi in mano due biglietti per il backstage.
"Ascolta, noi siamo venuti qui da Milano, perciò tu ci devi venire!" era una sorta di rinfaccio, ma sorridevo. Vidi pure lei sciogliersi in un sorriso luminoso e prendere felice i due biglietti.
"Farò il possibile per venire." disse decisa, così noi salimmo sul pullman e ci allontanammo da lei e dal quel delizioso paesino.
 
Jade
Bussai. Quattro colpi decisi sul portone massiccio in faggio. Niente. Il suo campanello era guasto da tre giorni e ancora i suoi non si erano decisi ad aggiustarlo? Bussai di nuovo, con più foga. La porta si splancò improvvisamente e io dovetti fermare il mio pugno a mezz'aria per non "bussare" anche sul naso della mia migliore amica.
"Calmati! Non c'è bisogno di fare tutto questo baccano ogni volta che mi vieni a trovare." si lamentò Liz, con i suoi capelli ricci e biondi e i suoi occhioni blu.
"Magari voi potreste decidervi ad aggiustare l'impianto del campanello!" ribattei sorridente, la scansai ed entrai in casa sua, abbandonandola all'ingresso. I suoi erano al lavoro, dopo un'infanzia passata in quella casa, lo sapevo.
Mi fiondai di sopra senza aspettarla, entrai nella sua graziosa e ormai famigliare camera e mi sedetti a gambe incrociate sul suo letto dal copri piumino crema.
Dopo pochi secondi Liz entrò nella sua stanza, e leggermente affannata disse "Accomodati pure, fai come se fossi a casa tua." e mi fece ridere.
"Ascoltami." tornai seria e aspettai che si sedettesse di fronte a me, poi presi fiato e assunsi un'aria d'importanza, come di chi sta per dire qualcosa di serio, spesso sulla condizione del mondo "Letizia, noi due dobbiamo andare al concerto degli One Direction, sabato." 
Lei mi fissò un'istante seria, poi mi scoppiò a ridere in faccia. Dopo aver ripreso fiato e accortasi che ero rimasta impassibile chiese "Dicevi sul serio?"
"Mai stata più seria."
Liz emise un risolino, ma non come prima, quasi isterico "Tu, tu lo sai che questo sabato i miei genitori hanno una conferenza importantissima per lavoro che aspettano tipo da un anno, e che non mi faranno uscire per nessuna ragione al mondo, lo sai, vero?"
"Liz, non è il momento di fare l'egoista! Dobbiamo andare a quel concerto, d'accordo?" dissi più seria che mai.
Lei sospirò "Io non posso. Non ho il permesso." 
"Nemmeno io." dissi. Poi lei continuò "Sabato i miei genitori hanno detto che mi lasciano con  Francesca, maggiorenne, che mi terrà incollata in questo appartamento tutta la sera. E poi che credi, che a Milano ci arriveremo volando? Abbiamo solo sedici anni. Non ci andremo." concluse affranta.
"Hai ragione. Non abbiamo permesso né passaggio. Beh, qual'è il problema?" chiesi tranquilla.
Lei mi guardò curiosa e attese.
"Gli One Direction, Harry, sono venuti fino a qui solo per vedermi e io non posso andare al loro concerto? Devo rivederli Liz, non ce la faccio. Dico, nei film queste situazioni le risolvono sempre, ebbene, le risolveremo pure noi." mi sentivo come le eroine dei film, dovevo trovare il coraggio che c'era in me.
"Noi due, studieremo un piano." conclusi soddisfatta.
Era vero, da quando se n'erano andati, ovvero lo scorso pomeriggio, avevo avuto una voglia pazzesca di rivederli e inoltre pensavo a loro come fossero sabbia tra le dita. Troppe volte avevo sognato di incontrarli e saltare loro addosso, toccare i loro fantastici capelli, baciarli magari. E invece che avevo fatto? Ero restata a distanza per tutto il tempo, non avevo detto niente di tutto quello che avrei voluto dire, niente complimenti, nulla. 
Li avevo trattati come fossero i miei vicini di casa. Il che riflettendoci, era stata la cosa migliore. Non avevo niente da rimpiangermi, volevo solo vederli cantare dal vivo, come avevo sempre desiderato fino ad allora. Liz era la mia migliore amica e sapevo che con lei ce l'avrei fatta. Lei provava tutto quello che provavo io. La sera scorsa l'avevo chiamata e le avevo raccontato tutto. Di lei mi potevo fidare. E noi due ci saremmo riuscite, niente ci avrebbe mai fermato.
 
Mia madre chiuse la mia borsa dopo averla controllata.
"C'è tutto, ti ho aggiunto la biancheria di riserva. Se vuoi portati dietro il cuscino." disse lei ignorando il mio sbuffare.
"Non serve, a casa della Lety sono comodi." risposi. Avevo la gola secca e scariche di sensi di colpa mi scorrevano in ogni vena. Mia madre era sicura che avrei passato la notte a casa di Liz, a vedere un film sotto la supervisione di Francesca. Ero stata decisa quando glielo avevo detto, e non aveva voluto parlarne con i genitori della mia amica. Aveva detto che si fidava di me.
Repressi quel pensiero, afferrai la borsa con dentro il pigiama e tutto il resto, e mi diressi verso la porta nell'ingresso.
"Sicura che non ti accompagno?" mi chiese mia madre. L'abbracciai e la rassicurai. La casa di Liz era veramente vicina alla mia, solo una via ci separava.
Sentii la porta chiudersi dietro alle mie spalle. Tremai al soffio di vento freddo che mi sferzò il viso. Per essere estate, la temperatura era piuttosto bassa.
Del tramonto non c'era ancora l'ombra e senza pensarci sopra più di tanto, iniziai a correre verso la casa di Liz. Erano quasi le sei e mezza. Avevamo più di tre ore dall'inizio del concerto. 
Arrivai un poco affannata a casa della mia migliore amica e suonai il campanello. Imprecai. Era ancora rotto. Mi fiondai sul portone e bussai piano stavolta. Subito Liz mi aprì. Ci scambiammo un sorriso d'intesa che racchiudeva timore e determinazione contemporaneamente. Notai che si era piastrata i capelli. Erano biondi, lucenti e più lisci dell'acqua.
Abbandonai la borsa all'ingresso. In soggiorno riconobbi Francesca, che guardava la televisione. Appena entrai e lei mi vide esclamò "Ti avevo detto che non potevi invitare nessuno! Dopo chi li sente i tuoi?" si lamentò invece di salutarmi.
Lanciai un'occhiata a Liz. "Ce le hai?" chiesi. Lei annuì in risposta e io le sorrisi. Mi sentivo una sorta di agente segreto, di spia, e comunque non riuscivo a convincermi che ce l'avremmo fatta. Quei titoli non mi si addicevano. Liz da parte sua, sembrava sicura di sè.
Con una mossa scattante prese il telecomando dalle mani di Francesca e spense il televisore.
Insieme ci posizionammo davanti al divano dov'era distesa Francesca. Lei ci guardò con aria interrogativa. 
"Scansatevi!" ci ordinò bruscamente.
"E le buone maniere dove le hai lasciate?" la rimbeccò Liz. Poi con un gesto secco tirò fuori da sotto la felpa un mucchietto di fogli lucidi, ovvero, foto. Francesca da coricata si sedette, e noi ci accomodammo ai suoi lati.
"Ti ricordi quando ci avevi accompagnato alla fiera del fumetto?" le chiesi con un ghigno. Era successo circa un mese fa. Ci serviva un passaggio e noi, come al solito, non l'avevamo.
Francesca aveva accettato di accompagnarci ma aveva voluto ovviamente, essere pagata da entrambe le famiglie. Il caso volle che incontrasse il suo fidanzato alla fiera e ci lasciò la da sole. Per noi era stata solo una liberazione, ma quando dovevamo tornare a casa lei se n'era andata con il suo fidanzato, noi avevamo dovuto prendere l'autobus e lei ci doveva un favore.
Francesca deglutì "Avevamo concordato che era storia passata. E comunque non avete le prove, io posso fare quello che ne ho voglia e non me ne frega di nulla!" si rilassò con un sorriso strafottente.
Liz a questo punto le mise davanti agli occhi tutte le foto che avevamo scattato noi due, ragazze furbe. Molte ritraevano lei sottobraccio del suo ragazzo all'interno della fiera e altre noi che aspettavamo fuori al freddo, il parcheggio vuoto, e altre ancora, l'auto che ritornava, e lei si poteva distinguere chiaramente seduta al volante, al fianco del suo ragazzo.
Vidi il suo viso irrigidirsi.
"Ci devi un favore." disse Liz "E anche cinquanta euro, quelli che avevano sborsato i nostri genitori insieme."
"Più i biglietti dell'autobus e un buon arrotondamento, fanno cento." aggiunsi trionfante.
"Siete matte? Che volete da me?" domandò Francesca, evidentemente in difficoltà.
Rispose Liz "Portaci a Milano e non devi darci niente, anzi, se vuoi ti paghiamo la benzina."
Francesca ci guardò infuriata e poi si alzò dal divano "Però dobbiamo essere a casa entro mezzanotte. Se non torniamo entro quell'ora a causa vostra, spiffererò tutto ai vostri. Siamo d'accordo?" tese entrambe le mani. Io guardai velocemente Liz, che annuì, così le stringemmo la mano. Dopodiché ci fiondammo in auto e partimmo verso la mia primissima vera avventura.
 
Lo so che questo capitolo è stato piuttosto noioso, ma è di passaggio, mi rifarò con il prossimo, ve lo prometto!! Il successivo sarà molto più avventuroso ma non vi dico altro!
  
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