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Autore: STRAWBERRY    11/02/2007    1 recensioni
Sasuke, dopo essere tornato al villaggio della foglia, ha un’incontro particolare. Itachi prende una tanto attesa decisione distruggerlo, così decide di usare lei... la sua arma finale, lei che rappresenta il male presente in tutte le cose... lei la sua donna. Su richiesta sono giunta anche in questa sezione. Ryan-a cui dedico la fanfiction e il personaggio di Ryan- mi aveva chiesto una nuova fanfiction su Naruto, qualcosa di diverso... e sicocme è mia consueta abitudine lavorare con i nuovi personaggi ve ne regalo uno...amata da ITACHI.
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Sasuke... finalmente siamo giunti alla resa dei conti. Orochimaru nulla di personale ma prima devo occuparmi di mio fratello. -

In quella frase c’era qualcosa di squallidamente schifoso. Sarah prese la sua decisione. Avrebbe combattuto contro il suo maestro. Non pensò alle conseguenze nel momento in cui si mise tra Sasuke ed Itachi. Certo, quando aveva incontrato Itachi sapeva già combattere bene, ma essere allenata da Itachi l’aveva resa la migliore. Il suo desiderio di eccellere in tutto era nato dopo la morte della madre, quando era morta di cancro aveva fatto di tutto per rendere fiero suo padre. Eccelleva in ogni campo competeva, con il tempo il desiderio di eccellere in tutto era diventato parte permanente di lei. Primeggiare, essere la migliore quel suo aspetto più di tutti era sempre piaciuto ad Itachi, sempre quella parte di lei lo aveva convinto ad allenarla. Lei era stata l’unica allieva che lui avesse mai voluto. Con il tempo Itachi aveva imparato a volerle bene e, forse quella ragazza lo aveva persino fatto innamorare. Essere innamorato? Itachi Uchiha innamorato? Di chi di Sarah Elektra? Lui non aveva sentimenti era per questo che l’aveva voluta al suo fianco, o no? Una cosa era certa mentre erano lì, uno di fronte all’altro il suo tradimento lo uccideva. Sarah Elektra gli apparteneva, era una sua proprietà. Se combattere contro di lei fino a disintegrarla sarebbe servito a non farla avere a nessun’altro allora...doveva farlo. Stava o non stava proteggendo suo fratello? I suoi occhi color pece erano diversi... quasi dipinti di luce.

- Spostati Sarah non combatterò contro di te, non oggi, è un dato di fatto: l’allievo non batterà mai il maestro. Credi di poter cambiare questa cosa?-

- Itachi non dimenticare che non sei stato il mio unico insegnante, ho avuto molti maestri. Tu forse sei il più forte, anzi sei senza ombra di dubbio il migliore ma tuttavia, quello per cui tu combatti è insensato! Tu uccidi persone solo per testare le tue capacità questo è contro l’intera etica morale di qualsiasi popolo abbia mai camminato in questo mondo. Sei stato il mio maestro, tutto quello che so lo devo a te... e se batterti oggi significa salvarti dall’inferno a cui sei destinato allora perché non combattere contro di te?-

- Stando qui deve esserti bevuta il cervello Sarah Elektra. Pensi di avere qualche possibilità contro di me? Puoi essere la migliore ninja che abbia mai camminato su queste terre ma, rimani sempre la migliore dopo di me...-

Sarah Elektra rimase immobile non aveva intenzione di muoversi, non si sarebbe spostata da li davanti. Proteggere Sasuke era l’unica cosa che voleva, perché voleva proteggerlo così disperatamente? Ormai lui l’avrebbe odiata sapendo che lei era la donna di suo fratello. Tanto valeva allora farlo per se stessa. Per sentirsi meglio. Itachi aveva un’aria regale... bellissimo come lo era sempre stato. La prima volta che lo aveva incontrato, era stato allora era che si era innamorata di lui? Ma a undici anni era ancora troppo piccola per diventare la “sua” donna. Itachi all’epoca ne girava tante, una di notte in notte, nessuna che fosse davvero importante se non per le loro “prestazioni”. Entrando nell’adolescenza si era resa conto che il modo di guardarla del suo signore cambiava di giorno in giorno... I suoi occhi la guardavano in modo diverso.

-Basta così per oggi...-Si pronunciò Itachi, dando le spalle a Sarah.

-Ma Itachi, il tramonto è ancora l’ontano possiamo...-

-Basta così per oggi Sarah, chiuso.-

Si dileguò in poco tempo lasciandola sola nella foresta. Negli ultimi tempi c’era qualcosa di strano in lui. Dovuto a una delle sue tante donne?Impossibile... Itachi non ne lasciava in vita mai nessuna... era un’amante certo, ma prima di tutto un assassino. Lo vide in cima ad un albero mentre il sole timoroso anche lui del male. scompariva dietro una montagna non troppo lontana.

-Che fai qui Sarah Elektra?- Un’altra cosa che conoscendolo aveva imparato e che mai sarebbe riuscita a coglierlo di sorpresa.

-Dov’è sta il problema Itachi? Perché non vuoi più allenarmi?- Chiese non avvicinandosi di un passo a lui. Ghignò solamente.

-Quando ti ho conosciuto avevi qualcosa che nessun’altra ninja possedeva... il tuo desiderio di primeggiare mi ricordava il mio... poi ho deciso di allenarti ma non l’ho fatto perché non avessi nulla in cambio.- Sarah lo fisso dritto negli occhi. No, i suoi occhi non li avrebbe mai temuti. Non stava a lei temerli. Chinò il capo verso destra. Avvicinandosi a lui, ogni passo verso di lui era un passo verso il pentimento, il rimorso e la distruzione.

-Ho solamente una che posso darti.-

Si alzò sulle punte baciandolo a stampo sulla bocca, nessun bacio fu umanamente più puro. Approfondì lui per primo quel bacio, tanto desiderato. Quello fu il primo, un patto indissolubile che l’avrebbe legata a lui per sempre.

 

Si sarebbero distrutti a vicenda, umanamente. Ryan rimase in mobile a vederli misurarsi. Allievo e maestro. Ryan sorrise, non avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbero scontarti. Sarah non combatteva mai se non era veramente necessario. Cercò di rendersi utile, medicando feriti aiutando Tsunade.

-Ryan...fermala, Itachi non esiterà a distruggerla anche se è la sua donna.- Disse Francis.

-Non riuscirei a fermarla nemmeno io questa volta. Forse è la prima volta che fa qualcosa di giusto...Questa è la cosa giusta.Lasciarla combattere per quello in cui crede.-

Francis annuì, guardandosi intorno il caos regnava sovrano.

Lo guardò, quante volte si era persa nei suoi occhi? Qunate volte lo aveva amato fregandosene del resto. Perché ora la morale era importante? Perché, lei se n’era sempre fregata degli altri, l’unica cosa di cui si era sempre occupata era se stessa.

Quando aveva incontrato Itachi era umanamente distrutta. A quattro anni aveva perso sua madre, e a cinque sua padre il suo vecchio sensei giapponese l’aveva portata in Giappone e, prima di morire l’aveva affidata ai casti. Una setat di ninja completamente dediti al bene. Stick il suo maestro, capo dei casti, ceco di nascita, era un uomo eccezionale. Con il tempo aveva appreso l’arte del kimaguri la disciplina a cui erano dediti. Era stata l’allieva più promettente eppure, in lei il male era sempre stato più forte del bene. Scoprendo che l’ideologie dei casti erano veritiere sul fatto che l’uomo non è uno, ma bensì due. Il conflitto tra le due nature all’interno della consapevolezza, quantunque nessuno è solo uno o l’altro. Nessuno dei due era indipendente dall’altro. Perché tutti nel profondo siamo entrambe. Giunta alla conclusione che nella mente queste due entità così differenti l’uno dalla’altra fossero in continua lotta, decise di sceglierne una sola. La più semplice, quella più distruttiva che le avrebbe concesso la vendetta per la morte dei genitori. Aveva cercato Itachi il male per eccellenza, in lungo e in largo e, quando finalmente lo aveva trovato il suo desiderio di vendetta era stato appagato.

Quello era il momento giusto, per utilizzare le tecniche bianche dei casti. Contro Itachi che oltre al male nulla riusciva a vedere. Ma Itachi fu più veloce e quando incontrò i suoi occhi per la prima volta lo temette. Lo sharingan ipnotico. Pensava che sarebbe morta all’istante, che la sua vita sarebbe cessata nello stesso momento in cui Itachi l’aveva guardata con gli occhi color sangue e invece, qualcosa si ruppe. Il suo sguardo si chinò sul crocifisso che portava al collo. L’ametista era rotto.

Quando un’ametista si rompe e perché ha assorbito qualcosa di negativo, diretto a noi... esso rinuncia alla suo integrità per evitare che il male ci ferisca.

 

L’ametista era veramente una pietra singolare.

-L’ametista ti ha protetto... ti ha salvato la vita... ma ora non c’è nemmeno lui più proteggerti.-

Sarah guardò immediatamente in basso, non poteva guardarlo negli occhi. Si piegò leggermente sulle ginocchia. Unendo le mani come a formare una sfera... doveva raccogliere chakra. Aveva fallito miriade di volte in quella tecnica, una delle più pure a cui un ninja poteva aspirare. Dopo un ennesimo fallimento aveva abbandonato il villaggio dei casti. Si concentrò... cercò il bene dentro di lei... e in quel momento si rese conte che non si potevano dividere. Bene e male. Non ci sarebbe stato uno senza l’altro. Erano entrambe parti di una stessa moneta. Si sentì stupida come mai nella sua vita per non averlo compreso sino ad allora. Non si poteva stare solo dalla parte di uno e rinunciare a l’altro questa era la maledizione del genere umano. L’onda di chakra era pronta. La scagliò contro Itachi senza nessuna pietà. Solo allora il crocifisso le cadde dal collo riempiendole la testa di un suono sordo. E poco dopo: il nulla.

Itachi era a terra, in ginocchio. Graffiato e mal ridotto dall’onda di chakra. Sarah lo guardò afferrando il Sai caduto a terra. Sasuke restò in mobile, lei era riuscita dove lui aveva fallito. Si avvicinò ad Itachi guardandolo sfinita.

-Uccidimi cosa stai aspettando Sarah Elektra?Vuoi goderti questo momento il signore del male ai tuoi piedi, distrutto..

Sarah Elektra si strinse nelle spalle chinandosi su di lui. Gli aprì il palmo delle mani, rimettendoci dentro il crocifisso.

-Questo ti appartiene Itachi.- Lo lasciò li seduto dandogli le spalle.

-Se non mi uccidi, io ucciderò te e quello che resta di questo villaggio.-

-Io non ho nessun interesse nell’ucciderti... che differenza ci sarebbe tra me e te se io ora ti uccidessi? In tanti anni al tuo servizio Itachi, non ho mai ucciso nessuno. Non comincerò dal mio maestro. Batterti però, lo era. Ora in queste terra sai che c’è qualcuno più forte di te e che non esiterà ad ucciderti se attacchi nuovamente la foglia... o qualsiasi altro essere abbia la ragione.-

A passo deciso si allontanò da lui. Ora non aveva più niente, né uno scopo, né una casa e neppure un posto dove tornare. Aveva perso Itachi che era stato il suo maestro, il suo uomo, il suo compagno. Che senso poteva avere vivere per una come lei? Sentì veloce Itachi estrarre la lama del suo secondo Sai dal tronco dell’albero. Era sicura che per quanto i suoi riflessi fossero veloci mai sarebbero stati tali da impedire a quel Sai di ucciderla.

-Sarah...-

Un rumore secco... Sasuke... lui l’aveva salvata. Aveva infilzato il fratello, per vendetta? Per quella stupidissima vendetta tanto sopita? Probabilmente si. Rimase immobile. Itachi. Ogni ricordo felice della sua vita la riportava a lui... Guardò verso Orochimaru, probabilmente se avesse usato contro di lui l’onda di chakra ora non sarebbe lì con quella specie di ghigno sulle labbra. Lo guardò con rabbia. Non aveva un solo filo di chakra in corpo.

-Sapevo che il tuo cuore era puro, Sarah Elektra ma dovevi capirlo da sola.-

Era una battaglia, anzi una continua guerra. Quello era un vivere senza tregua. Guardò verso la voce che aveva per ultima parlato. Stick. Lo guardò e lo riguardò stremata... le forze di lì a poco l’avrebbero di certo lasciata. Barcollò finendo tra le braccia del maestro. Il vecchio la guardò.

-Sensei...-Sussurrò solamente.

-Ryan, Francis prendete il corpo di Itachi e andiamo via...- Disse solamente senza degnare Orochimaru di uno sguardo. Guardò Tsunade...Poi si decise a guardare per ultimo Orochimaru.

-Non credo che tiri una bella aria per te Orochimaru...- Disse solamente l’uomo.

Orochimaru guardò il vecchio uomo. No, mettersi contro un sensei dei casti non era sicuramente una gran cosa. Quell’uomo grazie al suo assurdo contatto con gli spiriti aveva potere di vita e di morte. Forse era uno dei pochi che pur conoscendo le tecniche proibite non se n’era mai servito per fare del male. I casti erano impari sia al bene che al male. Mettersi il capo di essi contro non era nei suoi desideri. Guardò il vechcio uomo un giorno avrebbe ucciso anche lui.

-Ti toglierò tutto, sarò il vostro incubo fino alla fine dei vostri giorni... Vecchio arriverà il giorno in cui anche tu, t’inchinerai ai miei piedi..-

Orochimaru codardamente scomparse. Stick si guardò intorno...

-Ryan, Francis è giunto il momento di tornare a casa...- Disse solamente.

Tsunade lo guardò. Guardando solo dopo i ninja della foglia o quello che ne rimaneva.

-Ma signorina Tsunade, sono dei traditori non può lasciarli andare così. Sono stati ninja di Itachi.- Sussurrò Sakura.

-Esiste un tempo per dimenticare e per perdonare gli errori fatti... quel tempo è arrivato anche per la foglia...-

Sarah Elektra scomparve con il suo maestro, così era arrivata scomparve nel nulla. Sasuke rimase fermo immobile a guardare il punto esatto in cui era scomparsa. L’aveva amata e odiata nel giro di poche ore, l’avrebbe ricordata sempre, odiata anche ma nella sua mente il suo ricordo sarebbe rimasto sempre nitido. Era ora di ricominciare a vivere, senza vendetta, senza uno scopo. Guardò Sakura, magari ora avrebbe potuto imparare a volerle bene. Ad amarla forse mai...

 

 

Gente (dovrebbe essere un vocativo latino) se inserisco il commento finale prima della fine del capitolo è solo perché lo scopo di questi ringraziamenti và a tutti i lettori. Dopo questo commento c’è un epilogo o forse un’imminente apertura di fanfiction. Prima di iniziare una cosa bisogna sempre finire le precedenti quindi, questa fanfiction finisce qui. Questa è l’imminente fine di un percorso nella quale abbiamo camminato insieme. Ora vi lascio all’epilogo che perché non possa essere l’imminente inizio di un’altra storia. Sapete ho pensato a lungo ad una morale di questa storia. Non scrivo nulla che non possa insegnare qualcosa quant’omeno a me stessa... poi l’ho trovata e l’ho inserita nell’epilogo. Ero molto indecisa se fare dire questo fantomatico “Ti amo” da Sasuke-quello che trovate nel capitolo precedente.-Perché nella cultura buddista amare significa voler che l’altro sia felice, per i buddisti l’amore è qualcosa d’incondizionato che richiede molto coraggio e accettazione. E’ la cura del benessere degli altri senza avere alcun interesse, quindi è qualcosa di assai differente dal nostro “ti amo”. Ma non è nella mia natura, benché contorta parlare di qualcosa dove non sia presente in nessuna forma l’amore. Con tutto il rispetto per le credenze giapponesi, l’amare per me è come l’anima, l’aspetto più puro e sottile dell’esistenza Umana, il principio che dà vita a tutto e che influenza e caratterizza un individuo. Non potevo scrivere qualcosa dove non fosse presente il mio ideale d’amore. Del suo amore per Sarah, Sasuke conserverà sempre un bel ricordo... purtroppo il loro amore non è destinato a finire bene in questa storia, ma forse chissà... se il tempo e salute permettendo potrei cimentarmi in una seconda parte. Benché possa sembrarvi terribilmente ripetitiva io adoro Sarah, ed adoro il rapporto difficile e complicato che le ho costruito con Sasuke.

Poggiò la mano destra sul ventre ormai non più piatto e perfetto.Un bambino...

Sorrise a se stessa pensando nuovamente a quell’ordine...

<< Spezzagli il cuore, distruggilo. Fagli del male nella maniera più cattiva nella quale si possa far soffrire una persona.- >>

Sorrise ancora, se non fosse stato per quell’ordine, lei non sarebbe mai cambiata in quel modo assurdo... non avrebbe mai imparato che cosa fosse l’amore...

Per un momento nella sua vita c’era riuscita. Era riuscita ad avere una sintonia con la sua anima pressoché perfetta.Bene e male in sintonia tra di loro.

Si girò verso il vecchio maestro alle sue spalle...

- Ora che cosa farai Sarah Elektra?-

-Non credo di saperlo-Disse solamente in risposta.

-Ricomincia da capo. -

-dové l’inizio??-Chiese curiosa come una bambina.

-Ricomincia da te...-

Perché quando si cade non si può fare altro che tentare di rialzarsi, con le proprie forze, e se si sbaglia bisogna ricominciare da capo, e ripartire da se, imparando dai propri errori.

 

To be continued or End?

 

 

 

   
 
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