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Autore: Gemini_no_Aki    27/07/2012    1 recensioni
Shaun non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era arrivato in quel posto. Raccoon City. Ancora una volta. La prima volta, solo poche settimane prima, si era limitato a stare chiuso nella sua camera di un ostello o, al massimo, girando attorno l’edificio che stava studiando. Umbrella Corporation. [...] “Ora per aiutarci mandano dei... Bambini?” Esordì l’uomo senza muoversi da dov’era, seguendo il ragazzo con lo sguardo. A quell’appellativo Shaun ricacciò l’impulso di rispondergli. Chi credeva di essere? Oh, ecco un’altra cosa che non avrebbe perdonato a Richter. Gli aveva detto chi cercare, certo. Ma non gli aveva fatto nemmeno lo straccio di una descrizione. L’aveva lasciato di nuovo senza informazioni.
[Crossover con Assassin's Creed]
IN TOTALE REVISIONE
Genere: Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albert Wesker, William Birkin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Aspetti qualcuno Will?”
“Sì, aspetti con me?”
L’uomo negò e si chinò per baciarlo ma il sopraggiungere di alcuni colleghi lo fece allontanare  definitivamente e salutarlo con la mano da lontano.
Shaun aveva controllato prima di uscire di non avere nulla sul volto, non voleva spaventare nessuno ma, soprattutto, preferiva che non accadesse più, per quanto Tracy avesse parlato di soluzione temporanea.
La cosa migliore erano stati i cani una volta che lui era rientrato.
Erano seduti esattamente dove li aveva lasciati, immobili come statue di cera ma che, una volta che era entrato, si erano animati correndogli incontro.
Perfette guardie, meglio di qualsiasi allarme probabilmente.
A differenza del supermercato sapeva perfettamente come raggiungere la sede della Umbrella, non era la prima volta, nonostante fosse sempre rimasto all’esterno.
Erano quasi le 3 quando uscì di casa ancora una volta di corsa con un panino in mano e chiudendo la porta dietro di se.
Il cellulare iniziò a suonare e bastò questo a fargli rallentare il passo.
“Pronto?”
“Dobbiamo parlare.”
Shaun sbuffò rallentando fino ad avere un’andatura quasi lenta.
“A che proposito scusa? Se non lo sai sto lavorando, io.”
Precisò.
“Una cosa importante. Te.”
Nonostante fosse molto più interessato continuò a camminare verso la sua meta.
“Non dovrei essere io a dirlo ma c’è una cosa che hai dimenticato.”
“Spediscimela.”
Ironizzò Shaun finendo il pranzo.
“Non quel genere di cosa.”
Scandì a sua volta l’uomo.
Iniziò a parlare di un vecchio progetto.
P.P.
Prototipo Perfetto.
Un progetto nel quale era coinvolto anche lui, sembrava.
“Non ne ho mai sentito parlare. Avrai della documentazione, come ti ho detto, spediscimela.”
“Doveva parlartene Lucas. Eri con lui a quel tempo.”
“Quando mai non c’ero. È mio padre.”
Mormorò intravedendo finalmente la struttura in fondo alla via che aveva appena imboccato.
“Ormai sono arrivato, ne possiamo parlare in un altro momento?”
“8 anni fa, Shaun. Non so perché non lo ricordi ma devi ricordare!”
“Sì... Ok ciao.”
Chiuse la chiamata senza dargli tempo di salutarlo a sua volta e affrettò il passo, era in ritardo, una pessima figura per qualcuno abituato alla puntualità.
Arrivato davanti alla casa farmaceutica si fermò a guardarsi attorno, nel caso qualcuno gli andasse incontro oppure notasse qualcuno di familiare.
Nulla di quello, solo un gruppo di persone che stava rientrando, probabilmente da una pausa pranzo un po’ troppo lunga.
Una mano gli batté sulla spalla facendolo sobbalzare.
“Se cerchi il dottor Birkin è la in un angolo ad aspettarti.”
Si voltò trasalendo per un istante.
“Tracy?”
“Sei riuscito a tornare a casa senza perderti sembra. Allora, è lui che cerchi, no?”
Shaun voltò la testa in direzione dell’uomo indicato e scrollò le spalle.
“Sinceramente non ho idea nemmeno io di chi sto cercando. Non mi è stato dato un nome.”
Lei sorrise e lo spinse nella direzione dell’uomo.
“Sono sicura che è lui. Sta aspettando qualcuno, il figlio di un vecchio amico. Troppe coincidenze, no?”
Concluse salutandolo come se niente fosse ed entrando, ignorando volutamente la domanda “Lavori qui?” dalla risposta palesemente ovvia.
Shaun si avvicinò infine alla panchina su cui era seduto l’uomo.
“Ehm... Salve.”
Esordì semplicemente per attirare la sua attenzione.
Era sicuro di non averlo mai visto e suo padre doveva aver preso da Richter l’abitudine di omettere dettagli inutili come i nomi.
L’uomo alzò lo sguardo e saltò in piedi.
“Il figlio di Lucas, vero? Di cui non ricordo il nome, ma sei tu immagino!”
Esclamò stringendogli la mano.
Ecco perché vanno d’accordo... Devo dire che a primo impatto hanno molto in comune.
Pensò sforzandosi di sorridere.
“Shaun...”
Si presentò una volta che ebbe lasciato la mano.
“William Birkin. Ma probabilmente non ti ricordi di me, eri troppo piccolo.”
Dopo quelle piccole formalità, giusto per non chiamare “tipo” la persona che avevano di fronte, William si avviò verso il laboratorio tirandosi dietro il giovane.
“Albert mi ha già parlato di te, più o meno so cosa devi fare.”
“Non sono qui per questo ora.”
Precisò Shaun, a qualche passo di distanza.
William sorrise.
“So per cosa sei qui... Uhm... Corvetto.”
Pensò un attimo a quello che aveva appena detto e, entrando nell’ascensore scosse la testa.
“No, suona decisamente male.”
A vedere l’espressione stupida del giovane capì di essere partito col piede sbagliato, troppo velocemente.
“Conosci il Corvo ma non lo ricordi anche se dovresti, e bene.”
“Veramente sarei qui per una cosa strana al mio braccio.”
Precisò nuovamente ma sembrava ignorarlo.
“Uno scienziato brillante, non più di me ma forse ci avviciniamo.”
Modestia saltami addosso.
Si appuntò mentalmente.
“Era il responsabile di un progetto molto importante della Umbrella, riguardava un farmaco innovativo, in grado di curare ogni cosa.  Era agli ordini diretti di Marcus ma da quel che so qualcosa andò storto e il laboratorio esplose. E anche tutta la documentazione.”

“Una volta che sarò uscito distruggi il laboratorio. Nessuno dovrà mai saperne nulla. Nessuno dovrà ricordare. È il tuo ultimo compito.”
“Allora addio.”

“Ma ovviamente qualcuno si è salvato.”
Stava continuando.
E continuò fin dentro al laboratorio.
Fece scoprire il braccio a Shaun osservando la cicatrice rossa con curiosità.
“Fa male?”
“No. Non me ne sono nemmeno accorto.”
William iniziò a radunare oggetti sul tavolo, le cose più disparate e probabilmente, gran parte erano anche inutili al momento.
“La cosa che ti ha ferito era un infetto scappato da uno dei laboratori. Ok, so che ti serve quello che c’è qui sotto e ora potresti prenderti su e andare in giro ma..”
“Non sono qui per questo stavolta. Ho i miei metodi... E i miei piani.”
Precisò, per l’ennesima volta.
“Appunto, ci stavo arrivando. I tuoi superiori non vogliono coinvolgere direttamente noi che siamo già all’interno. Molto gentile da parte loro, ringraziali.”
Lo scienziato aveva iniziato a parlare di quello che avrebbe fatto ma la mente di Shaun venne presto attirata da un suono esterno, uno scalpiccio sinistro, fuori dalla porta.

“Cosa sono questi?”
“Gli altri, quelli non adatti.”
Il bambino rabbrividì avvicinandosi alle sbarre della gabbia.
“Erano persone?”
“Erano, si.”
“E la stanza in fondo? So che c’è una stanza di vetro e dentro una bambina. È anche lei...?”
“Oh, no. Lei è la figlia del Dr. Kennest. La cosa a cui la vedi attaccata è l’unico modo per tenerla in vita.”
Mentre si avvicinava, curioso, al vetro udì un rumore di passi strisciati, come se al suo passaggio, quegli strani prigionieri lo seguissero.
“Cosa fanno?”
“Sono attirati dall’odore degli umani, ma non possono uscire.”

“Qualcosa sta camminando fuori dalla porta.”
Disse d’un tratto bloccando la spiegazione, non seguita, dello scienziato.
“Camminano in tanti davanti alla porta.”
Ridacchiò riempiendo una piccola fiala col sangue del ragazzo.
“Io ho detto qualcosa, non qualcuno.”







Angolino dell'autrice: Ogni tanto ritorno anche qui.
Come ho detto non mollo questa storia anche perchè ha un seguito a cui sono particolarmente affezionata e che, ahimè, sta cambiando trama per conto suo.
Ora devo ridefinire completamente gli eventi di PonR.
In ogni caso ormai qui siamo giunti ad un punto cruciale che adoro e non trovavo finale migliore.
Alla prossima, forse presto, forse no... chissà <3
   
 
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