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Autore: ehisistah    27/07/2012    13 recensioni
«Scusami.» mi disse lui, mentre mi raccoglieva un paio di libri che erano caduti a terra.
«Non sono monca, faccio da sola.» dissi strappandoglieli dalle mani.
Poi li ammucchiai di nuovo nella mia borsa e me ne andai a passo svelto.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro.

Quando ci sedemmo mi iniziai a sentire piuttosto a disagio. «Ehi, tutto bene?» mi chiese il biondo sorridendomi.
«Si, non preoccuparti» gli risposi ricambiando il sorriso. «Su dimmi, sono un bravo ascoltatore!» continuò lui, insistendo.
«Okay, okay, è solo che sono un pò in imbarazzo.» dissi. Lui mi guardò, poi alzò un sopracciglio.
Scoppiai a ridere, e lui sorrise. «Perchè ridi?» mi chiese. «Giuro, non ne ho idea.» dissi portandomi una mano alla bocca per nascondere il mio sorriso.
«Guarda che hai un sorriso splendido.» mi disse, scostandomi la mano dal viso. Arrossendo abbassai lo sguardo, continuando però a sorridere.
«Dicevamo, hai fame?» mi chiese guardandomi negli occhi. Mi portai indietro una ciocca di capelli e annuii. «Bene.» dissi iniziando ad alzarsi dal tavolo.
Lo seguii, e ci andammo a riempire i piatti, scambiandoci sguardi e sorridendo di continuo.
Quando tornammo a sederci iniziammo a mangiare silenziosamente, e ogni tanto cercava di farmi sorridere con qualche battuta pessima.
Personalmente ridevo solo perchè la sua risata era contagiosa, e fantastica, la più bella che abbia mai sentito.

Quando ci alzammo dal tavolo la mensa era quasi vuota, ci dirigemmo verso i corridoi per poi raggiungere l'uscita.
C'era silenzio, troppo silenzio quel giorno. Solo noi nei corridoi, solo il rumore dei nostri passi.
Eravamo in silenzio quando ci ritrovammo a pochi, pochissimi centimetri.
Io mi allontanai lentamente, lui continuava ad avvicinarsi, finchè la mia schiena non toccò il freddo muro.
Ero in trappola, o le sue labbra, o le sue labbra. A quel punto però non si 'scaraventò' su di me come immaginavo, anzi.
Continuava a fissarmi, quasi sorridendo. Le sue labbra erano così belle, con quel sorriso lo erano ancor di più.
Feci io la prima mossa, toccai io per prima le sue labbra.
Fu stupendo, indescrivibile, un insieme di emozioni fantastiche che sembravano non finire.

«Sei bella.» mi disse lui, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, mentre io continuavo a sorridere. «Perchè non andiamo?» chiesi io.
«Certo, ti aspetto fuori, devo passare in classe a prendere lo zaino.» mi disse, stampandomi un bacio sulla guancia, che divenne rossa all'istante.
Continuavo a guardarlo allontanarsi, mentre lui si girava di continuo continuando a scuotere la mano per salutarmi.

«Che ne dici di venire da me?» mi chiese sorridendo mentre uscivamo dal cancello. «Devo preoccuparmi?» chiesi scoppiando a ridere.
Lui allora si fermò e si mise di fronte a me, guardandomi negli occhi e prendendomi le mani.
«Solo per parlare okay? Ci conosciamo appena.» disse sorridendomi. «Allora va bene.» gli risposi dopo un pò di silenzio.
«Okay, allora seguimi, non abito molto lontano.»
La sua casa si trovava in una schiera di villette fantastiche, con grandi finestre e giardini verdi e ben curati.
«Abiti qui?» chiesi indicando una villetta giallo pallido. «A quanto pare.» mi disse tirando fuori dallo zaino le chiavi di casa.
Aprendo la porta mi ritrovai in un piccolo e buio ingresso, che però portava ad un enorme e luminosissimo salone.
«Fai come fossi a casa tua.» mi disse salendo una rampa di scale a chiocciola. «Si, d'accordo.» dissi io, posando lentamente a terra lo zaino, e sedendomi silenziosamente sul divano.
«Senti...» dissi urlando per cercare di farmi sentire.
«e se fossi un maniaco? Uno psicopatico che tortura la gente? Che magari ha una cantina con dei cadaveri...» dissi.
Lo sentii scendere le scale e avvicinarsi a me. «Certo, magari come Saw. Maddai!» mi disse sedendosi vicino a me.
«Dicono tutti così, poi alla fine hanno una cantina piena di coltelli e motoseghe.» dissi, avvicinandomi a lui e poggiando la testa sul suo petto.
«Non ho una cantina, solo un bagno, due camere da letto e un salotto.» disse ridendo. «Mi fido.» gli dissi io.
«Fai bene.» mi rispose, cercando di alzarsi. «Dove vai?» gli chiesi guardandolo. «Da nessuna parte.» disse avvicinandosi e stampandomi un bacio.
«E allora avvicinati...» gli dissi tirandolo per il collo della maglia e dandogli un bacio appassionante. Allora lui si sedette vicino a me, sempre continuando a baciarci, ma senza spingerci oltre.
Avevo le braccia attorno al suo collo, con una mano gli stringevo delicatamente una ciocca nera di capelli.
Smettemmo di baciarci per qualche minuto, sorridevamo e continuavamo a baciarci.

«Nialler, sono a casa.» disse qualcuno, entrando. Ci staccammo immediatamente, e io imbarazzatissima arrossii. «Papà, ciao.» disse lui sorpreso.
L'uomo agitò la mano per salutarlo poi sorrise. Io mi alzai per andare a presentarmi, e quando mi vide arrivare mi sorrise come per tranquillizzarmi.
«Ehm... piacere, sono Ariana.» dissi io, arrossendo. Lui mi strinse la mano poi si prensentò. «Bobby, il padre di Niall.» mi disse.
«La tua nuovo ragazza?» disse poi guardando il figlio. «Papà finiscila.» disse lui, arrossendo. «Guarda che non lo dico in giro.» disse sorridendogli.
«Papà! Potresti... andare?» gli disse lui, sempre più in imbarazzo. «Si ora vado, la mamma è tornata?» gli chiese mentre si dirigeva al piano di sopra.
«No, pensavo che anche tu non tornassi.» continuò. «Capisco...» disse. «Capisco molte cose ora.» continuò a farfugliare. «Mi dispiace, non pensavo tornasse.» si scusò dopo che il padre fu sparito dalla stanza. «Tutto apposto, però che grande figura di merda.» dissi, quasi ridendo.
Continuavamo a fissarci, io mi appoggiai alla porta di casa, che fece un leggero rumore, e ci baciammo di nuovo, proprio come nel corridoio.
«Tutto bene lì sotto?» chiese il padre dal piano di sopra. «Ignoralo.» mi disse continuando a baciarmi.
Non avendo avuto nessuna risposta il padre scese le scale, e trovandoci avvinghiati fece un colpo di tosse per attirare l'attenzione.
«Merda, cazzo, merda, cazzo.» sussurrai, staccando le sue labbra dalle mie. «Bè, io vado.» dissi andando a raccogliere il mio zaino da terra.
Niall mi aprì la porta e quando fummo fuori mi stampò un bacio, poi si girò verso il padre, che era ancora lì a guardarci.
«Posso concederle il mio numero?» mi chiese scherzando.
«Oh, con piacere ovvio sig. Nialler.» gli dissi, tenendogli il gioco.
Così strappai un pezzo di carta dal quaderno di musica, poi mi segnai il suo numero con una penna che tirai fuori dall'astuccio.
«Ti faccio uno squillo dopo così ti segni il numero.» gli dissi accortocciando il pezzo di carta e infilandomelo in tasta. «Perfetto amore.» mi disse.
'Amore, amore, amore, amore.' che bella parola, suonava così bene detta da lui.

Mi stampò un ultimo bacio, poi mi allontanai continuando a sorridere come un'ebete.

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Holaaaaaaa. Avrei voluto scrivere
di più ma poi sarebbe risultato troppo
lungo e mi sono trattenuta c:
PER FAVORE RECENSITE, MI FAREBBE TANTO PIACERE.

sono su twitter qui.
just for youuuuuu.
  
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