Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Cla_blueB    28/07/2012    2 recensioni
E se per una volta Elisa avesse proprio voglia di rischiare tutto?
i one direction non esistono, e Harry Styles, Niall Horan e Zayn Malik e gli altri sono semplici ragazzi, ma davvero o è solo un'impressione?
Anche nelle vite più noiose spesso si annidano segreti, rancori passati e a volte, la magia. Perchè in fondo, non esiste nessun buono e nessun cattivo nel mondo, siamo tutti vittime
-----------------------------------------------------------------------------------
non sono una fan sviscerata dei one direction ma non so perchè questa storia calza a pennello con loro, spero vi piaccia. xx
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il cielo estivo e limpido di Berwick si fece tutto d'un tratto scuro e nuvoloso. Elisa si trovava nel negozio di oggetti antichi in cui lavorava e come ogni giorno della settimana, esclusi il sabato e la domenica, stava cercando di vendere un' inutile e mal ridotta Abat-jour risalente probabilmente al neolitico a una coppia di tardoni con la puzza sotto il naso. Jack il propietario del negozio corse alla finestra e scorse le nuvole nere cariche di pioggia offuscare completamente il sole di giugno. Non che non fossero abituati alla pioggia anche d'estate lì, anzi, ma questa sembrava una tempesta tropicale più che un temporale inglese. Le prime gocce caddero sul vetro, e si iniziarono a sentire i primi tuoni, l'intera cittadina guardava fuori dalla finestra o correva a ripararsi dall'imminente tempesta. A un certo punto la luce saltò. “Vado a vedere io” disse scocciata Elisa lasciando i clienti assorti a guardare fuori dalla finestra come Jack. Elisa recuperò la torcia e si stupì nel vedere le facce così sconcertate degli altri in negozio. Per impressionarla ci voleva ben altro che un temporale estivo, pensò. Sbuffando scese le scale dietro al bancone e andò dal contatore, la luce però non sembrava voler ritornare neanche per tutto l'oro del mondo. Innervosita diede un cazzotto all'aggeggio inutile e indietreggiò di un passo urtando uno scatolone poggiato in bilico su una pila di altri oggetti inutili. Che strano, pensò, oggette inutili, in un negozio inutile, in cui ci va solo gente inutile e scosse la testa. Ma mentre si chinava dallo scatolone per raccogliere il contenuto rovesciato, un qualcosa attirò la sua attenzione. Rovistò fra riviste antiche, orologi da taschino e spazzole rotte fino a trovare un pezzo di tessuto che avvolgeva qualcosa. Lentamente iniziò a slacciare il pezzo di tessuto tutto sfilacciato, ma in quel momento sentì dei passi e poi un tonfo provenire dalle scale. Prontamente infilò il pacchetto ancora intatto nella tasca dei jeans vecchi e ripose tutte le altre cianfrusaglie nello scatolone. Lentamente salì le scale scricchiolanti. “Auch” urlò quando il suo piede inciampò in qualcosa. O meglio in qualcuno. Illuminò la persona per terra con un brivido di paura. Tirò un sospiro di solievo quando vide che era solo un orso impagliato caduto forse per il vento forte che ora soffiava dalle finestre. Jack era intento a mettere apposto delle vecchie stoviglie che ora erano ancora più ammaccate di prima. “Jack” iniziò Elisa “la luce non da segno di vita” disse rabbrividendo, ok iniziava ad ammettere che si sentiva strana. Anche gli altri sembravano provare le stesse sensazioni. “Si è un blackout di tutta la città” disse nervosamente Jack. “dobbiamo solo aspettare.” proprio in quel momento il lampo più luminoso che l'intera Berwick avesse mai visto, illuminò tutti i visi estremamente nervosi e spaventati delle altre persone nel negozio. In quel momento qualcosa la preoccupò improvvisamente. “Harry” mormorò tra se e se. Harry, il suo ragazzo, si trovava sperso da qualche parte della città con la sua moto a fumarsi qualche canna in un qualche campo con quegl'idioti patentati dei suoi amici. Compose il numero velocemente, ma niente, non rispondeva. “Maledetto idiota” imprecò ad alta voce Elisa. Rifece il numero nascondendosi dietro a uno scaffale. “Non ho mai visto nulla del genere a giugno” stava commentando una signora del negozio verso suo marito. “questo tempo non mi piace mamma” pignucolò il bambino accanto alla donna. In quel momento dalla finestra scorse una moto famigliare. La sua. Sapeva chi la stava guidando ma in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi il fatto che l'avesse presa di nuovo senza permesso. Per una volta era preoccupata più per Harry. fuori si stava scagliando il diluvio universale e lui era a zonzo in moto. Corse fuori dal negozio. “tu brutta idiota” ululò diretta al ragazzo che si stava togliendo il casco, e dovette usare tutta la sua voce per sovrastare il rumore dei tuoni e della pioggia che batteva sull'asfalto. Erano completamente bagnati fradici. Harry si limitò a guardarla spaventato, almeno è vivo e non è scivolato sull'asfalto, pensò Elisa con un moto di solievo. “Vieni dentro” disse lei prendendolo per la giacca di pelle. Appena furono entrati nel negozio lei gli mollò uno schiaffo ben assestato sulla guancia. Lui non disse nulla sapeva perfettamente di essereselo meritato ampiamente. “Scusami” balbettò lui strofinandosi la guancia. “Scusami?!” urlò lei facendo girare tutti i presenti. “sparisci all'una di notte, con la mia moto, senza dirmi nulla, prendi i miei soldi, non ti fai sentire, non lasci neanche un fottutissimo biglietto e mi chiami solo per dirmi che hai finito la benzina e credi che adesso vieni qui bello come il sole mi dici scusa e torniamo pace e amore? Sono stufa Styles, stufa marcia di te, dei tuoi capricci, del tuo egoismo, del fatto che mi prendi la moto senza chiedermela, lasciandomi a piedi, del fatto che non fai mai nulla a casa, iniviti i tuoi amici e mi lasci i piatti da pulire, passi tutto il giorno a fumare per strada, e torni a casa solo per dormire.” aveva urlato tutte queste cose senza prendere fiato un secondo. Le pensava da troppo tempo e non aveva mai esitato a dirgliele. Ma quando continuò la sua voce si era addolcita,ora invece, pensò, stava per dire quelle cose che non gli diceva mai, ma se doveva lasciarlo almeno gli avrebbe detto tutto ciò che voleva dirgli da tre anni buoni. “Ti amavo sai Styles, da quando avevo diciassette anni ad adesso, tre lunghissimi anni, sono davvero tanto tempo, troppo, per due come noi.” e abbassò lo sguardo. Mentre nel monologo di prima Harry si era limitato a fare sempre le stesse cose: sbuffare e sistemarsi i ricci, ora si era completamente pietrificato. Odiava quel tono. Lo usava solo quando non voleva ferire qualcuno. E ora lo stava usando con lui. Lo stava forse lasciando? “abbiamo vissuto una bellissima storia davvero” disse lei passandosi la mano tra i capelli. Aveva pensato molto a quando lo avrebbe lasciato, ma era sempre stata convinta che non ce l'avrebbe mai fatta. Amava ancora troppo Harry, era sicura che nonostante non ce la facesse più avrebbe continuato ad accettare tutto solo perchè lo amava. Ma ora? Da dove era sbucata tutta quella forza? Da dove? Harry non moveva un musculo. Era troppo spaventato. Sapeva di essere uno stronzo a volte con lei. Ma sapeva anche che lei non lo avrebbe mai lasciato, così come sapeva che lui l'amava sempre anche quella volta che l'aveva tradita, lui sapeva che l'unica ragazza che avesse mai amato era lei. La loro era stata una storia bellissima, quasi da film e da bravo romanticone qual'era si aspettava che si sarebbero sposati e avrebbero avuto tanti bellissimi bambini, amandosi fino alla vecchiaia, ma a quanto pare non era così. Lei gli sorrise in modo dolce passandogli una mano tra i ricci, non sembrava neanche lei: i suoi occhi, benchè dispiaciuti, erano forti, non erano i suoi occhi stanchi e deboli che aveva da quando aveva lasciato casa di sua nonna e aveva iniziato a lavorare pagandosi tutto da sola e faticando per otto ore al giorno in quello stupido negozio che detestava. Era ancora più bella pensò Harry alla fine. Rinata. Quella parola comparve magicamente nella testolina di Harry. La sua ragazza era rinata di punto in bianco. Forse perchè lo stava lasciando. “ti vorrò sempre bene Harry, sei stato il mio grande amore, ma penso sia meglio chiudere.” Elisa si rese conto che presa com'era dal parlare con Harry non si era accorta che il cielo si era aperto, e stava lasciando spazio al sole timido e a un appena accennato arcobaleno, e la gente iniziò a uscire dal negozio. Sorrise un'ultima volta a Harry che sembrava l'avessero surgelato e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia. Questo contatto sembrò risvegliare il ragazzo. “m..mi stai l..lasciando” disse sussurrando con gli occhi sbarrati. “si” rispose semplicemente lei. “si Harry, ti sto lasciando, sta sera passo a prendere le mie cose da casa tua e torno da mia nonna.” disse lei alzando le spalle. “non farlo ti prego” riuscì a sputare fuori quelle parole abbassando lo sguardo. Lei rimase interdetta. La stava supplicando di non lasciarlo? Lui? Harry? E lei che aveva sempre pensato fosse lei ad amarlo di più, tanto da non poter rinunciare a lui, ma si sbagliava, forse era lei più forte di lui. “mi dispiace Harry” disse lei senza guardarlo negl'occhi e fece per andare, ma lui prontamente le afferrò il polso e la costrinse a girarsi “non farlo, ti scongiuro, lo sai che ti amo, anche se a volte sono un vero stronzo, se ti prendo la moto, se non lavo i piatti, se ti finisco i biscotti preferiti, e se non mi ricordo mai il nostro anniversario, se mi dimentico di dare da mangiare al gatto. Scusami,ma io ti amo, ti amo, anche se non te lo dimostro sempre” Elisa aveva iniziato a piangere subito ma si ritrovò a sorridere mentre Harry elencava tutti i motivi stupidi per cui litigavano ogni giorno. Per un momento si sentì di non poterlo fare davvero, di non poter pensare di stare senza Harry, i suoi abbracci, le sue carezze, quando la chiamava piccola o la lasciava sfogare quando si arrabbiava con Jack a lavoro, ma poi si ricordò di tutti i litigi, di tutte le urla, delle porte sbattute, dei piatti volanti e si disse che non sarebbe mai cambiato nulla. Così si limitò a sorridere lentamente e a dire le ultime parole famose “mi dispiace davvero finisca così” e lo lasciò così impalato nel negozio ormai vuoto. Ora che era solo Harry poteva anche piangere. Cazzo, pensò, e fu l'ultimo pensiero articolato che la sua mente produsse quella giornata.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Cla_blueB