E' assurda lo so ma spero
che mi abboniate questa
piccola assurda storia <3.
Ad Aika, Bea e
a tutti quelli che
amano questa saga <3
La funzione del gatto
è di essere un totem moderno, una specie di incarnazione
emblematica e
protettrice del focolare, un riflesso benevolo di quello che sono gli
inquilini
della casa.
Muriel Barbery,
L'eleganza del riccio
Non è
facile conquistare l'amicizia di un gatto. Vi
concederà la sua amicizia se mostrerete di
meritarne l'onore, ma non sarà mai
il vostro schiavo.
Théophile Gautier
"Qualcosa di
piccolo e bianco spuntò da dietro le caviglie dello
stregone. Aveva delle
strisce grigie
a zigzag e delle orecchie rosa impennacchiate che lo facevano
assomigliare più ad un grosso topo che ad un piccolo gatto"
“Città
di Ossa
di Cassandra Clare”
Fuori
piove.
È
una pioggerellina fine, quasi fastidiosa. Irritanti gocce
d’acqua che rendono
l’aria satura di umidità – terribilmente
insopportabile.
Sono
odiose queste fredde giornate autunnali, non riesco a scaldarmi e
nemmeno a
dormire tranquillo. Fortuna vuole che ultimamente la casa è
calma, il mio
padrone, quello strano umano con cui la divido, ha smesso di
organizzare feste
e incontri rumorosi con le creature del mondo magico. Non è
più un via vai di
fate, vampiri, licantropi e quant’altro, anche
perché tutti questi esseri non
riescono proprio a coesistere fra di loro. Si punzecchiano e si
beccano, fino a
che il mio umano non è costretto a mandarli tutti via. La
parte più
interessante del finale dei festini sono le ore che ci mette per
sistemare la
baraonda creatasi, anche con la magia ci vuole sempre troppo tempo. In
quei
casi è veramente molto buffo: borbotta sottovoce, parlando
da solo e giurando
che non organizzerà mai più una festa. Io scuoto
la testa e dentro di me
sorrido divertito: ovviamente sono parole buttate lì, pochi
giorni e la casa
sarà nuovamente un via vai di gente, di voci e rumori.
Musica e colori che non
faranno altro che rimbombare da un angolo all’altro,
costringendomi a
rifugiarmi in qualche angolo o nella camera da letto, abbandonando il
divano e
la tv che sono la mia cuccia.
Quante
volte mi sono chiesto cosa mi leghi ancora a lui. Sono carino, piccolo,
bianco
con delle striature grigie e delle dolcissime orecchie rosa, potrei
trovare
un’altra casa dove stare, molto più calma e
tranquilla, qualcuno che si occupi
di me e mi coccoli; ma qualcosa mi trattiene sempre, soprattutto il
pensiero di
come potrebbe sentirsi triste e abbandonato il mio umano senza di
me… in fondo
sono il suo confidente, ascolto tutti i suoi discorsi, le
preoccupazioni e i
suoi pensieri. E poi come minimo morirebbe di solitudine.
Ultimamente
però Magnus è strano, così si chiama
il mio umano, Magnus Bane, sommo stregone
di Brooklyn, ed ok non guardatemi così, lo so è
sempre strano, un tipo
decisamente eccentrico e rumoroso. Oltre al fatto che è uno
stregone vero, ma
vero vero, non di quelli che si vedono alla TV, ha poteri strani e fa
comparire
dal nulla tutto quello che desidera, persino il caffè.
Ha
una serie di libri dall’aria solenne e antichissima dove ogni
tanto si immerge,
ma non ho idea di cosa ci possa essere scritto; una volta gli ho dato
una
sbirciatina, come ogni gatto, sì perché sono un
gatto, sono curioso e voglio
sapere cosa fa il mio umano quando non mi coccola; ma non ci ho capito
nulla,
tanti segni strani, come fossero disegni: mi si sono incrociati gli
occhi e alla
fine ho lasciato perdere.
Ma
torniamo a noi, ultimamente dicevo che Magnus è strano, lo
vedo particolarmente
assorto nei suoi pensieri, non dà più feste ed
è spesso con la testa fra le
nuvole, sono convinto che sia dovuto a quel ragazzo, quello con gli
occhi
azzurri e i capelli perennemente spettinati.
Si
vedono spesso ultimamente, anche se ammetto che osservandolo il giovane
Alec,
così lo chiama Magnus, è sempre parecchio
agitato, spaventato da qualcosa.
All’inizio
credevo che quella perenne agitazione del cacciatore fosse dovuta agli
eventi,
per quanto sta accadendo, una guerra è alle porte e lui
è ancora così giovane.
Tanto giovane eppure nei suoi occhi si legge tutto il peso che porta
sulle
spalle, il desiderio di proteggere le persone alle quali vuole bene;
con il
passare dei giorni però mi sono reso conto che non
è quello a turbarlo e
agitarlo, ma è la vicinanza del mio umano, il suo
comportamento, quelle strane
attenzioni che gli dedica. Come lo agitano i suoi sguardi, i sorrisi e
le
battute maliziose alle quali Magnus non riesce a fare a meno.
Il
giovane cacciatore entra nel panico più totale quando Magnus
lo fissa con quei
suoi occhi così simili ai miei, non sa più dove
guardare e alla fine il suo
volto si tinge di un acceso
color
porpora. Ammetto che mi diverto un mondo ad osservarli, era una vita
che non
vedevo questo folle di padrone tanto preso da qualcuno.
Giorni,
settimane, il tempo sembra essere volato.
L’aria
tutt’intorno è tesa, la guerra si avvicina e il
viso del mio padrone
stranamente è serio, concentrato. Lo vedo perso nei suoi
pensieri, fra il
malinconico e il preoccupato.
Di
quel cacciatore nemmeno l’ombra, sono giorni che non lo si
vede, e più il
silenzio da parte sua si prolunga più vedo Magnus incupirsi.
Per un verso
dovrei esserne contento, ho nuovamente la mia cuccia, il divano e la TV
via
satellite, non ci sono loro due che battibeccano e discutono, che si
baciano
sul divano per un po’, e poi all’improvviso il
cacciatore di allontana, teso e
rigido più imbarazzato che mai. Ma tutto questo non mi rende
per nulla felice,
non quando vedo gli occhi di Magnus così cupi, in alcuni
momenti non sembra
essere lui.
Quell’umano
gli manca, non lo ammetterà mai ad alta voce, ma gli manca
da morire. La sera,
quando mi accoccolo accanto a lui, sento la sua mano posare carezze
sulla mia
testa, ma la sua mente è altrove.
Non
credo di averlo mai visto così lontano con la testa. Ammetto
che la maggior
parte delle volte Magnus si comporti come un bambino, allegro, prende
tutto
come un gioco, ma questo suo comportamento è solo apparenza,
gli anni che si
porta sulle spalle, gli avvenimenti lo hanno segnato, se non cercasse
di
svagare, il suo cuore, la sua mente si sarebbero persi tanto tempo fa.
I
giorni trascorrono monotoni, Magnus sembra essere tornato il solito, va
e viene
come dal suo appartamento, si perde nei suoi libri, mentre i suoi
clienti sono
sempre persone molto particolari, ma questo via vai di Nephilim mi
sorprende,
non avrei mai pensato che ad un certo punto il conclave sarebbe venuto
a chiedere
la sua collaborazione, non ora, non di questi tempi. O forse
è proprio per via
di questi tempi che persino i cacciatori, gli Shadowhunters sono qui a
richiedere il suo aiuto, ma quello che mi sorprende è che il
sommo stregone di
Brooklin non faccia storie, non si oppone, li aiuta, a volte senza
nemmeno
chiedere un compenso. All’inizio ero stupito di questo suo
comportamento, per
quanto io sia affezionato al mio umano, bisogna ammetterlo, lui non fa
mai
niente per niente, i suoi servizi hanno un prezzo anche abbastanza
elevato,
quindi vederlo così preso nell’aiutare i Nephilim
mi ha sorpreso, per un po’ ho
anche creduto che fosse preoccupato per quanto stesse accadendo, mi
sono
ricreduto nel momento in cui ci ho riflettuto per un attimo.
È
per lui che lo fa, solamente per lui, per attirare la sua attenzione,
per
averlo vicino, forse per conoscerlo meglio, ma anche per osservarlo e
tenerlo
d’occhio e in caso di pericolo poterlo proteggere, ma anche
assicurarsi che
quel tipo non gli si avvicini troppo. Non sembra ma Magnus è
geloso e anche
parecchio; non riesco a capire di chi, ma è geloso, spero
non di quel
cacciatore presuntuoso, sarebbe veramente il colmo, me ne sono accorto
persino
io che quello ha occhi solo per la ragazzina strana, Clary se non
ricordo male.
Sghignazzo
sotto i baffi al pensiero di Magnus innamorato, completamente perso per
qualcuno. Non riesco quasi a crederlo possibile, ma è
così; per quel cacciatore
dagli occhi blu farebbe qualsiasi cosa, qualsiasi follia.
Ed
ecco che alla parola follia la mia mente vola al madornale errore che
ha
commesso, alla sua partenza, quell’idiota di un umano che mi
ritrovo, sommo
stregone di Brooklin o meno è partito per Alicante.
Non
voglio proprio pensarci, è andato nel covo del nemico a
combattere una guerra
non sua che non ha mai sentito sua; e tutto questo per quel cacciatore.
Ha
provato di convincermi del contrario, ricordo ancora il giorno della
sua
partenza, ero sdraiato sul divano del salotto mentre lui farneticava di
doveri,
dei diritti dei nascosti, degli stregoni come lui che in quel modo
avrebbero
avuto il rispetto dei cacciatori. Se avessi avuto il dono della parola,
gli
avrei detto che sino a quel momento non gliene era mai fregato un cazzo
dei
diritti dei nascosti, ma sfortunatamente non ho questo dono, quindi mi
sono
dovuto rassegnare a fissarlo sproloquiare frasi in cui non credeva
nemmeno lui,
mentre si preparava per partire.
—
Idiota! — ecco quale è stato il mio unico
pensiero, mentre la preoccupazione
man mano aumenta. — Potrà anche essere uno
stregone, ma di sicuro è capace di
commettere qualsiasi follia per le persone alle quali si affezione, e
per quel
cacciatore farebbe ogni cosa anche rischiare la vita.
In
ottocento e più anni di vita non si è mai esposto
a questo modo, lo
ha sempre affermato lui, ha avuto
delle cotte, si è innamorato più volte, eppure
è sempre rimasto coerente, con
questo Nephilim invece è differente, sembra aver perso ogni
facoltà di
giudizio. Scuoto la testa rassegnato non posso farci nulla in fin dei
conti,
far ragionare Magnus è complicato, poi quando è
in queste condizioni è
praticamente impossibile.
I
giorni passano lenti e monotoni, dall’appartamento di Magnus
insolitamente
silenzioso e in ordine osservo la strada, le luci di NY. Non so quanto
tempo
sia trascorso con esattezza, la strana creatura che si occupa di me,
ogni
tanto, insieme alla mia scorta di cose da mangiare, porta notizie da
Alicante.
Non ho idea di come riesca a procurasele, questi stregoni hanno tutti i
loro
metodi.
Mentre
mi prepara la pappa lo sento borbottare di quanto stia accadendo in un
luogo
che non riesco nemmeno ad immaginare: Alicante, la città
dalle bianche torri,
ho sentito il giovane cacciatore parlarne, affermare che ogni Nephilim
sogni di
tornare a casa prima o poi. Aveva lo sguardo perso quando si riferiva a
quella
patria abbandonata tanto tempo prima, quando era solo un cucciolo. Lo
sguardo a
rincorrere sogni che, giorno dopo giorno, si fanno sempre
più sbiaditi.
Penso
di aver compreso perché il mio umano si sia affezionato
tanto a questo ragazzo,
all’esterno sembra tanto duro, come tutti i componenti della
sua famiglia, ed
invece è il più fragile. Magnus, in quelle iridi
chiare, riesce a leggere molto
più di quanto lo stesso Alec si renda conto; quegli occhi
non riescono a celare
nessun sentimento, nessuna preoccupazione.
Passa
altro tempo e le informazioni da Alicante si fanno sempre
più rade, solo voci,
alcune iniziano a diventare leggende metropolitane; eppure ho uno
strano
presentimento, il mio istinto di gatto mi dice che è
accaduto qualcosa.
È
una fredda giornata d’inizio inverno quando la porta di casa
si apre, io sono
sdraiato sul divano, quasi appisolato, incurante del rumore,
probabilmente è il
giovane stregone che mi porta da mangiare; spalanco gli occhi solo
quando avverto
una mano posare una carezza sulla mia testa e la voce allegra di Magnus
riempire la casa:
«Sono
partito che sonnecchiavi e torno che dormi, spero almeno che tu abbia
fatto un
po’ di movimento nei giorni in cui non ci sono
stato.»
Non
si aspetta veramente una risposta, ma io da bravo gatto apro pigramente
un
occhio e lo osservo, mentre la sua mano è ancora intenta a
posare carezze
leggere fra le mie orecchie. Piano inizio anche a fare le fusa,
dopotutto sono
veramente contento che questo zuccone di uno stregone sia tornato a
casa tutto
intero.
Lo
osservo attentamente mentre gironzola per casa, la luce nei suoi occhi
è
differente, c’è sempre quell’aria
maliziosa e allegra, eppure vi leggo anche
altro. Magnus può ingannare chi vuole, ma sicuramente non
riesce ad ingannare
me. È felice, e ovviamente non è solo per via
della guerra e quanto accaduto
nella patria dei Nephilim, la sua felicità è
dovuta ad altro. Lo so, lo sento,
il mio istinto non m’inganna.
Sprizza
gioia da tutti i pori e questo è dovuto probabilmente a quel
giovane
cacciatore, ad Alec.
Quanto
è avvenuto fra di loro lo scopro con i giorni, ascoltando
Magnus parlare,
preparare quel viaggio per lui ed Alec, e sembra che questa volta
portino anche
me.
«Alec
ha bisogno di distrarsi e nel frattempo impareremo a conoscerci
meglio» mi dice
soprappensiero.
Spero
solo che questa idea non sia una follia, fuggire in un viaggio intorno
al mondo
non credo sia il metodo migliore per superare la perdita di suo
fratello, ma ho
come l’impressione che forse Magnus riuscirà a
lenire il dolore del ragazzo, ed
anche se questo è il metodo sbagliato io non ho voce in
capitolo, posso solo
stare qui ed osservare quanto avviene intorno a me.
Sono
giunto a due conclusioni, la prima è che odio viaggiare, la
seconda, che caso
mai dovesse riaccadere mai e poi mai partirò con questi due.
Magnus
suppongo che si sia perso quel po’ di cervello lungo la
strada, la guerra e poi
l’amore devono aver avuto effetti devastanti su di lui e
sulla sua povera
psiche, in quanto ad Alec, oddio sono passate settimane e ancora non
riesce a
sopportare l’intimità che è nata fra
loro.
Dico
io, non è che in queste settimane si sono guardati in
faccia, sì, hanno girato,
hanno parlato, ma arrivati ad un certo punto i grandi letti
matrimoniali delle
suite che prenotava Magnus sono serviti anche ad altro, ed ecco che mi
è venuto
in mente un altro motivo per non partire mai più in viaggio
con questi due o
una qualsiasi altra coppia, troppo rumore durante la notte.
Ammetto
però che i giorni in Egitto sono stati i più
divertenti dopo che questi due
sono scappati da tutti: Alec da sua sorella e le sue battute, dal suo
amico
antipatico e anche dalla sua famiglia, ma più di ogni altra
cosa è scappato dal
dolore. Anche se bisogna ammetterlo questo continua a perseguitarlo in
ogni
momento.
Dolore
e senso di colpa camminano di pari passo con lui.
Ogni
tanto Magnus osserva il suo sguardo adombrarsi e tenta di scacciare i
ricordi,
il dolore, ma sia io che lui sappiamo che ci vorrà tempo:
quel dolore non
svanirà, Alec dovrà imparare a conviverci.
Dicevo, i giorni in Egitto sono
stati fantastici, abbiamo visto le piramidi e anche le statue di miei
lontani
antenati, forse non sono proprio miei antenati, ma lasciamo stare.
Dovevo
nascere in questo paese millenni fa, quando quelli della mia razza
venivano
venerati e coccolati come divinità.
Tornando
alle due colombelle innamorate, si sono divertiti come matti, ed Alec
osservava
curioso questo mondo così differente da quello dove
è cresciuto, credo che
Magnus interiormente fosse compiaciuto per averlo sbalordito a questo
modo.
Sono
sempre più convinto che i viaggi in aereo siano deleteri,
perché sono costretto
a viaggiare in una gabbia nella stiva di questi scatoloni di metallo,
io sono
il gatto del sommo stregone di Brooklin, insomma, un minimo di rispetto.
Il
tragitto verso Parigi è stato un incubo, la permanenza a
Parigi lo è stata,
penso che i miei ricordi della Francia saranno legati per
l’eternità a quei due
che fanno… oddio non voglio nemmeno pensare a quello che
hanno fatto.
L’idea
di Magnus non è stata fra le migliori, far scoprire il sesso
ad Alec. — Dio che
vergogna — non si sono contenuti nemmeno un po’, mi
sono nascosto nel soggiorno
della suite, la TV accesa al massimo, ma quello che hanno combinato
credo che
rimarrà impresso nella mia mente per tutte le mie sette vite.
Il
resto di questa lunga vacanza è proseguito senza intoppi,
abbiamo ripercorso i
luoghi del passato di Magnus, affinché Alec potesse
comprenderlo un po’ di più,
capire con chi ha deciso di legare il suo destino.
I
giorni sono trascorsi tranquilli, piano gli occhi azzurri del giovane
Nephilim
sono tornati ad essere due mari tranquilli. Il mio umano è
riuscito a compiere
una nuova magia, è riuscito a legarsi a questo giovane
cacciatore pieno di insicurezze
e dubbi e pian piano sta curando il suo animo ferito.
Sembra
che il futuro sia loro, sembra che siano pronti a vivere ed assaporarsi
ogni
istante che il destino è pronto a donargli, peccato che
questa quiete viene
interrotta sul più bello, non so perché ma
vengono richiamati a casa.
Il
loft che condivido con Magnus è silenzioso, non appena
entriamo le luci si
accendono e ai miei occhi compaiono i luoghi familiari in cui ho
vissuto sino a
questo momento.
I
ricordi di questi ultimi tempi man mano vengono relegati in un angolo
della mia
mente, sono stanco e non vedo l’ora di potermi andare a
rifugiare sul divano,
la mia cuccia, a vedere la pay tv.
Non
avere Alec intorno è strano, ma un po’ di pace e
qualche coccola me la merito
anche io, dopotutto non posso essere messo in ombra da un cacciatore
dagli
occhi blu, io sono molto più carino e coccoloso.
Siamo
seduti sul divano, io e Magnus, la televisione parla a non finire, ma
nessuno
dei due segue quanto dicono, ognuno di noi troppo preso dai suoi
pensieri.
Avverto la mano del mio umano passarmi sulla testa, tocchi leggeri che
sfiorano
la mia pelliccia tigrata. Magnus è distante, la sua mente
è altrove, il suo
sguardo è preoccupato e non riesco a capirne il motivo, non
credo che i suoi
crucci siano dovuti ad Alec, al rapporto che ha con lui, eppure ho come
l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Il rientro
repentino a New York
ha qualcosa di strano, né io né Alec ce lo
aspettavamo, eppure entrambi hanno
preparato i bagagli e sono tornati a casa, alla realtà, alla
vita di tutti i
giorni.
Un
brivido percorre il mio corpo, il pelo si rizza mentre una strana
sensazione
s’impossessa di me, ho come l’impressione che da
qui in poi non tutto sarà rose
e fiori, il mio istinto difficilmente sbaglia. Socchiudo gli occhi ed
inizio a
fare le fusa, l’unica cosa che posso fare in questo momento
è distrarre Magnus
dai cupi pensieri che si sono impossessati di lui, per il futuro si
vedrà,
cercherò di fare il possibile affinché a questi
due non accada nulla, non è da tutti
avere due umani così speciali, uno stregone, ma uno vero, e
un Nephilim, un
cacciatore, sia mai che perda questo status di privilegiato, nel mio
piccolo
farò di tutto affinché rimangano assieme.
Con
questi pensieri nella testa lascio che le carezze distratte di Magnus
mi
cullino fino a quando non mi addormento, domani riprenderò
ad occuparmi di
loro, a riflettere su questa strana coppia che si è creata,
ora però ho solo
bisogno di riposare.
Note
dell’autrice:
Cosa dire questa storia ha molta licenza poetica, ovvero non
avendo letto il quarto libro, ma conoscendo gli avvenimenti a grandi
linee mi
sono inventata un pochino di cose, ho chiesto anche informazioni su
dove fosse
finito questo povero micione quando Magnus è partito prima
per Alicante e dopo
con Alec, ma nessuno mi ha saputo rispondere, mi hanno detto che la
Clare non
lo ha scritto, quindi ho inventato, abbonatemelo.
È una storia scritta così, una prova, un gioco,
un modo per
staccare dalle mie altre e anche cercare di immaginare un punto di
vista
esterno, non di parte nei libri.
Spero che questo mio piccolo lavoro possa piacere.