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Autore: Light Rain    30/07/2012    3 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse il mare.
Il vento mi scompiglia i capelli.
Forse il mare è l’unica cosa che abbia visto più bella di Finnick Odair.
Mi distendo rasseganta sulla sabbia calda. Percepisco ogni singolo granello graffiarmi delicatamente la pelle. Ormai sono passati giorni dal nostro primo incontro e mi sto scervellando alla ricerca di qualcosa che lo superi in bellezza. è abbastanza stancante. Ma mi sono imposta di trovarlo e finchè non avrò ciò che cerco non mi fermerò. Non gliela posso dare vinta. Mi colpirebbe dritto dritto nell’orgolio.
Mi alzo di scatto e guardo un’altra volta il magnifico paesaggio che mi si staglia davanti.
Arrivo alla conclusione che il mare è senza ombra di dubbio la cosa più bella che io abbia mai visto. Mi sento soddisfatta. Poi mi sorge un dubbio: tecnicamente il mare è una cosa mentre lui è una persona in carne ed ossa; si possono paragonare? Se la mettiamo così non conosco nessuno che sia più bello di quel tale.
Sconfitta. Ecco come mi sento, sconfitta.
No! Non mi arrendo. Il giudice sono io, di conseguenza le regole le faccio io.
Il mare vince. Mi alzo vittoriosa con un bel sorriso stampato in faccia.
Vado a casa. L’unico aspetto positivo della mietitura è che il giorno prima possaimo non andare a scuola.
La trovo vuota naturalmente. Mio padre starà in mare tutto il giorno com mio zio Drew visto che domani ci sarà la mietitura; le loro figlie sono già salve ma è tradizione festeggiare e abbiamo intenzione di farlo come ci piace di più: con tanto buono pesce. O almeno noi ci auguriamo che ne peschino abbastanza in modo che i pacificatori ce ne lascino un po’. A forza di pensare al cibo mi è venuta fame, trovo una pagnottina a forma di pesce dipinta col verde delle alghe: qui è l’unico genere di pane che troviamo ma mia madre un giorno mi ha detto che ce sono di ogni specie proveniente dagli altri Distretti. La mordicchio per un po’ poi vengo interrotta: qualcuno bussa alla mia porta. Appena la apro mi ritrovo davanti mia cugina Riza smagliante, sorridente e naturalmente bellissima.
—Disturbo?— mi chiede lei cortese.
—No. Entra pure— la invito io.
Si accomoda su una sedia in cucina che in pratica è l’unica stanza per accogliere gli ospiti, poi ci sono solo due piccole camere. Anche se non ho alcun imbarazzo con mia cugina.
Mi sembra turbata, come se non sapesse se confidarmi si o no un segreto. Lei è sempre stata quella più riservata delle due, di solito sono io che non mi faccio troppi problemi. Riza ci pensa sempre due volte, anzi diciamo quattro, prima di dire qualcosa di importante.
—Hai visto Lian di recente?— mi dice alla fine.
—Quando siamo andati a raccogliere le bacche. E poi qualche volta di sfuggita a scuola— rispondo.
—Ieri è venuto a casa mia— fa una pausa —mi ha detto che era passato anche da te, ma non ti ha trovata— sembra addolorata. Ieri sono andata al mercato a vendere qualche mollusco. La lascio proseguire —Annie è distrutto! Siamo stati tutto il pomeriggio seduti sulla spiaggia a fissare l’orizzonte e l’unica cosa che mi ha voluto dire è che non voleva essere estratto alla mietitura— gli si spezza la voce — non lo avevo mai visto così!— conclude con un piccolo singhiozzo controllato, ma le sue lacrime non hanno alcuna intenzione di trattenersi. Esplode in un pianto devastante e si accuccia sul tavolo proteggiendo il volto con le mani.
Mi fa male vederla così. Mi fa male pensare che sta piangendo perchè il nostro amico potrebbe scendere nell’arena. Mi fa mele realizzare che non posso fare assolutamente niente.
—Riza calmati— le vado vicino —Lian non verrà estratto, è il suo primo anno e poi c’è sempre la possibilità che qualcuno si offra volontario— questo è vero, ma lo dico solo per tranquillizzarla. è quasi del tutto impossibile visto che nessuno ha ancora avvertito.
Sembra più calma, ma non troppo.
Riza è molto sensibile, è come se raddoppiasse le emozioni e in casi come questo non le fa bene. Diventa doppiamente fragile. Ma la sua qualità può essere anche positiva: è più matura di quanto possa sembrare e nei giorni buoni non ho mai visto una persona più solare di lei.
—Riza gurdami— la costringo ad alzare lo sguardo —non ti preoccupare—.
—Tu non lo hai visto! Dobbimo fare qualcosa!— singhiozza lei.
Questo è il problema. Non possiamo fare niente se non sostenerlo il più possibile...
—Mi è venuta un’idea! Perchè non passiamo la giornata nel nostro posto?— le propongo.
Il suo volto si illumina —sarebbe fantastico Annie! Ce ne staremo là, lontano dal mondo e lontano da tutte le preoccupazioni!— è tornata allegra in meno di due secondi. Questa è un’altra sua grande qualità.
—Non so se starà veramente meglio a fine giornata però possiamo provare a distrarlo un po’— le dico. Lei annuisce. Usciamo in fretta di casa, prima però passiamo dai miei zii a prendere una pagnotta e del pesce già cotto avanzato dalla cena. Ci basteranno per pranzo, le bacche completeranno il tutto.
Corriamo verso casa di Lian, spero solo che non sia fuori a pesca con i suoi. Bussiamo con violenza alla porta e per fortuna il nostro amico ci apre immediatamente.
—Ciao— bofonchio. Capisco perfettamente cosa intendeva Riza: Lian ce l’ha scritto in faccia che è distrutto.
—Ciao—mi risponde lui con tono piatto. Mia cugina lo afferra per un braccio e lo trascina in strada, lui non sembra opporre molta resistenza.
—Dove andiamo?— chiede distaccato.
—Passiamo la giornata nel bosco— dice Riza —abbiamo anche preso da mangiare quindi partiamo subito—.
Lian sembra essere abbastanza confuso e altrettanto indifferente; si lascia condurre senza alcuno sforzo.
Ci dirigiamo alla palude che stamattina è pullulante di uccelli acquatici. Balzelliamo da un sasso ad un altro e ci ritroviamo al muro. Arriviamo alla fessura e iniziamo a ripulirla dalle frasche.
—Stiamo attenti, l’ultima volta mi hanno beccata— faccio notare agli altri.
Si girano allarmati, confusi e stupiti che io sia ancora viva per raccontarlo. Mi sorprendo io stessa delle mie parole, è come se in quest’ultima ora lo avessi completamente rimosso.
—Ti ha vista un pacificatore?— mi chiede spaventato Lian. Scuoto la testa. Lui sembra volermi fare un’ altra domanda ma lo blocco con la mano e mi allontano dal mondo esterno per rifugiarmi nella mia mente.
Maledizione avevo tralasciato quel deficiente. Non posso lascialo indietro, se lo scoprisse manderebbe all’aria tutto. —Qualcuno sa dirmi dove abita Finnick Odair?— chiedo frettolosa.
I volti dei miei amici mi sembrano più confusi di prima.
—Perchè ce lo chiedi proprio adesso? Cosa centra?— mi chiede mia cugina.
—è lui che mi ha scoperta. Abbiamo fatto una specie di patto: io lo porto con noi e lui non ci denuncia— affermo.
Silenzio. Non parla nessuno.
—Insomma sapete dove abita?— chido quasi isterica. Non possiamo starcene qui al muro a pensare in eterno. Non è per niente un posto sicuro. Riza scuote la testa.
—Io non so chi sia— afferma Lian. Sto per proporgli una dettagliata descrizione ma mia cugina mi anticipa.
—Cosa? Come fai a non sapere chi sia!— urla contro il nostro amico — alto, abbronzato, capelli color bronzo, occhi da infarto...— Lian è visibilmente spaventato — Ma stai scherzando? è praticamente il ragazzo più bello che io abbia mai visto!— Riza sta sclerando. Ma Lian ancora non ha capito chi sia. Sto pensando a qualcosa di rilevante e improvvisamente ho un’illuminazione —Sua madre  vende conigli— dico al mio amico.
Sulla sua faccia si fa largo un ampio sorriso, il primo della giornata —So dove abita— ci dice.
Sapevo che quei maledetti conigli sarebbero stati fondamentali!
Usciamo dalla palude e ci dirigiamo in paese.
—Sta vicino al mercato— ci dice Lian mentre ci guida —qualche anno fa sua madre mi fece vedere il suo piccolo allevamento, e ogni tanto quando abbiamo un po’ di soldi extra compriamo i suoi conigli—.
Il mercato non è molto distante da dove abito io. Ma non ci vado spesso, e se ci vado è per vendere e non per comprare. Lì ci sono cose di ogni tipo ma solo i ricchi se li possono permettere. Diciamo che serve per rifornire i vincitori degli Hunger Games. E da noi sono fin troppi. Le loro famiglie e pochi altri frequentano abitualmente il mercato. L’ altra gente del Distretto ci va solo in occasioni importanti. Per esempio se i figli non vengono estratti alla mietitura. Questa è sicuramente un’occasione importante.
In breve arriviamo al mercato. Lian ci ha spiegato che la casa di Finnick dovrebbe starere dietro la ferramenta.
Superiamo il primo tratto di bancarelle e ci dirigiamo nell’ala destra dove, forse, troveveremo ciò che stiamo cercando.
—Lì c’è la ferramenta— ci fa notare Lian.
Oltrepassiamo il negozio e svoltiamo nel suo retro.
—Se non mi sbaglio dovrebbe essere questa— dice il mio amico indicando una casa. Grande e ben curata, sicuramente superiore agli standard del Distretto 4. Ci avviciniamo alla porta, prendo un bel respiro e busso. Non so perchè ma rivederlo mi mette agitazione.
La porta ci viene aperta da una donna vagamente familiare. Capelli color bronzo e occhi identici a quelli del figlio.
—Finnick è in casa?— chiedo timorosa.
—Chi lo cerca?— mi domanda la donna cortese.
—Annie Cresta— le rispondo in tono pacato. Mi concede un gran sorriso e si ritira nell’abitazione —Vado a chiamarlo— ci dice la donna. Se non altro non abbiamo sbagliato casa.
Dopo poco da dietro la porta sbuca un volto a me familiare: Finnick sembra stupito di vedermi.
—Guarda guarda chi è venuto a cercarmi— mi dice.
—Già sono sorpresa anche io— sospiro —comunque noi stavamo pensando di andare in quel posto e se vuoi venire sei ben accetto— gli dico. Ci riflette qualche secondo e poi annuisce rilassato. Ci lasciamo la sua casa alle spalle e ci dirigiamo verso la palude.
—Non credevo che il gruppo fosse così numeroso— mi fa notare Finnick. In effetti non abbiamo parlato molto io e lui.
—Scusate non vi ho presentato— rispondo io —questo è Finnick— lo indico — e questa è mia cugina Riza e lui è Lian—. Mia cugina concede al ragazzo un gran sorriso mentre Lian sembra un po’ più restio.
La palude è tornata ad essere tranquilla e silenziosa, gli uccelli si sono spostati. Ci dirigiamo alla fessura.
—Annie è stata imprudente e si è fatta beccare— dice Finnick mentre sposta le frasche.
Lian ridacchia sotto i baffi :—Già è sempre stata impulsiva—.
—E molto distratta— aggiunge Riza. Ridono tutti e tre. Mi limito a mandarli a quel paese.
Oltrepassiamo il muro e ci dirigiamo al nostro alberello, dove solitamente ci rifugiamo per rilassarci.
Ci accampiamo lì.
—Nonostante la nostra Annie sia un po’ sbadata come hai fatto a vederla?— chiede Lian a Finnick indaffarato a raccogliere bacche.
—In realtà l’ho vista per caso che infilava dentro la palude, così l’ho seguita. Non avevo niente di meglio da fare— ride —poi quando ha spostato le frasche e ha rivelato il passaggio ero veramente curioso di sapere cosa stava facendo. L’ho pedinata senza farmi sentire e poi le ho fatto prendere un bello spavento— ride in modo più fragoroso —non avevo mai visto nessuno così impaurito—.
Lui è molto divertito ma poi si accorge del mio volto serio e si placa. Non sono arrabbiata perchè si sta prendendo gioco di me; ma perchè sto ripensando alle nostre conversazioni e non sono molto allegre, almeno per me.
Lian decide di rompere l’atmosfera :— Spero che abbiate portato qualcosa da mangire perchè io non ho fatto nemmeno colazione—.
—Non ti preoccupare abbiamo una bella pagnotta, un bel po’ di pesce e le bacche— dice Riza.
—Se mi aveste avvertito avrei portato del coniglio. Ne è avanzato un po’ da ieri sera— afferma Finnick.
—Wow! Che peccato. L’ho mangiato poche volte ma lo adoro— esclama mia cugina.
—Lo adoro anche io— risponde il ragazzo —anche se una volta una persona mia ha detto che allevarli è l’unica qualità che ho— mi fulmina con gli occhi.
—Che persona spregevole— afferma Riza indignata.
—Dipende dalla situazione in cui lo ha detto— mi infilo nella conversazione contrariata.
—Annie!— mi sgrida mia cugina. Finnick è divertito.
—Sì, davvero una persona spregevole— dico per placare l’isterismo di mia cugina, ma la voce mi è uscita così poco veritiera che mi metto anche io a ridere insieme al ragazzo di cui mi prendo gioco. Anche lui fa lo stesso con me. I miei amici ci guardano confusi.
—Sù forza non perdiamoci in chiacchiere, io ho fame!— ci interrompe Lian.
Da una borsa tirimo fuori il cibo e iniziamo a mangiare. Finnick fa un piccolo cestino dove depositiamo un bel po’ di bacche. Ne abbiamo trovate molte di più rispetto all’ultima volta.
Il pomeriggio passa veloce. Finnick ci spiega come lui in realtà non sappia molto sui conigli, ci pensa sua madre, lui preferisce di gran lunga la pesca. Di come ami arpionare i pesci con una lancia che gli ha regalato il fabbro che abita difronte a casa sua. E di come una volta ha lottato contro un coniglio che non si voleva far cucinare.
Rido fino ha piangere. Non ricordavo più questa sensazione di spensieratezza e felicità.
Anche Lian si diverte e questo non fa altro che incrementare la mia felicità. Siamo riusciti a fargli passare un pomeriggio spensierato.
Quando cala il sole e ci avviamo verso casa mi rendo conto che Finnick, nonostante tutto, è un bravo ragazzo. Totalmente differente da come può apparire a prima vista.
Riza e Lian vanno a casa io accompagno Finnick alla sua. Al ritorno cercherò di vendere qualche bacca al mercato. Siamo davanti alla sua porta. Solo ora mi accorgo che ha numerosi fiori colorati piantati nel giardinetto davanti.
—Ci vediamo alla mietitora— mi dice lui riportandomi alla realtà.
—Buona fortuna— gli rispondo. Mi saluta con la mano e sparisce dietro la sua porta.
Cosa mi succede? Una fitta al petto mi fa star male.
Mi volto velocemente. Penso che questa sia paura. Paura che Finnick venga estratto.
Perfetto! Adesso ho due persona per cui stare in ansia. Loro due non se lo meritano, non sarebbe giusto. Poi nella mia mente si accalcano volti diversi: il figlio più piccolo del vecchio Mitch, i miei compagni di scuola, ragazzi di cui non so neanche il nome. E mi rendo conto che chiunque venga estratto per me non sarà mai giusto.
 
 
 
 
 
 
Questo quarto capitolo mi è venuto un po’ lungo. Spero non vi abbia annoiato.
Lasciate una recensione. Bella o brutta che sia voglio sapere il vosptro parere!
Baci Light Rain
 
    
  
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