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Autore: Seta Kaiba    13/02/2007    1 recensioni
Allora ecco una mia nuova fan fic che spero che leggiate, in pratica possodirvi che l'idea mi è venuta leggedo episodio g che non è ancora finito e in pratica parte da una presunta fine ( Niente Spoiler) che ho inventato io e poi partirà la storia sui dei quattro titani sopravvisuti, che in questa storia avranno decisamente un lato umano che saprà chiedere anche perdono per gli sbagli commessi. I protagonisti saranno aiolia Lithos , imperione, Rea , Temi e teti, la storia girerà su di loro. beh non mi resta che farvela leggere buon divertimento e commentate in tanti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Capitolo 5

"Il mattino del perdono."

 

I

 quattro titani trascorsero la giornata assieme raccontandosi del più e del meno, mentre Shaina e Shura erano andati in paese in cerca di qualcuno che partisse verso la costa.

Trovarono un vecchietto che faceva il mercante ambulante che accettò di accompagnarli fino alla costa, furono fortunati poi tornarono alla grotta.

Intanto a casa di Aiolia, Lithos non era ancora uscita dalla sua stanza, era ancora rimasta male per la sera prima, ma ora però si sentiva incolpa per come si era comportata e questo la faceva stare ancora più male.

Aiolia bussò alla porta  della camera della ragazza era molto preoccupato per lei dalla sera prima, ma la ragazza sembrò non voler rispondere poi però aprì , aveva bisogno di un pò di compagnia in quel momento.

Il gold saint del leone entrò e socchiuse la porta mentre Lithos si sdraiò sul letto voltando la schiena e si rannicchiò  su se stessa.

"Allora, cosa è successo?"

La ragazza non rispose allora Aiolia si fece più insistente "Insomma perchè diavolo ti comporti così? maledizione, se c'è qualcosa che ti sta facendo soffrire non capisci che lo sta facendo anche con me?Perchè vuoi tenerti tutto dentro così?".

Il ragazzo aveva alzato leggermente la voce, ma per tutta risposta la ragazza continuava a stare zitta allora il Gold Saint si stancò del suo atteggiamento e le rispose maleducatamente, come non aveva mai fatto prima.

"Sai che cosa ti dico? Vattene al diavolo non mi importa più niente di te, se solo una stronza.".

Aiolia si stava apprestando ad andarsene però poi fu fermato da un seguito di singhiozzii, si voltò e vide che la ragazza era ancora rannicchiata su se stessa e si stringeva  a se piangendo, a quel punto il ragazzo vendendola così si sentì in colpa allora le si avvicinò accanto e le toccò una spalla, poi le sussurrò all’orecchi qualcosa “ Ti chiedo scusa, non era mia intenzione trattarti in quel modo però ormai dovresti conoscermi se hai qualcosa che ti turba sai bene che puoi fidarti di me.”

Lithos si asciugò le lacrime ma sapeva già che del signor Aiola poteva fidarsi, il problema era dirgli la verità non poteva ancora farlo per non mettere in pericolo la vita di Iperione quindi evitò di parlarne ancora esplicitamente.

“Ieri sera ho fatto soffrire una persona e ora mi sento tremendamente in colpa.”

Aiola la guardò un attimo “Quel tuo amico che hai aiutato forse?” la ragazza annuì “ Lui ha cercato di essere gentile con me e io invece ho avuto paura di lui, temevo che mi volesse far del male e così sono scappata lasciandolo solo…”

Le parole di Lithos erano tristi e Aiola sentiva tutta la sua tristezza e ora avrebbe voluto domandargli chi era costui , come mai le aveva fatto così paura, ma preferì non dire niente per adesso, tuttavia una strana sensazione le balenò alla mente.

Il cavaliere del leone si accoccolò affianco alla ragazza  e le accarezzò i capelli guardandola negli occhi.

“Non essere triste sorellina, sono sicuro che se domani andrai a chiedergli scusa ti perderà.”

Aiola le rivolse parole consolanti come un fratello fa con una sorella  sorridendole, poi l’abbracciò.

Lithos sentì il calore di quell’abbraccio e fu sollevata sorrise all’altro, poi si promise che l’indomani sarebbe tornata da Iperione e gli avrebbe chiesto scusa.

Intanto arrivò la sera e per i quattro titani era giunto il momento di prendere una decisione, dopotutto non poteva sperare di rimanere nascosti a lungo.

“Allora che diavolo volete fare ? ci sbrighiamo  oppure avete intenzione di rimanere qui?”

Shura fu subito diretto.

Del canto loro Rea, Temi e Teti erano già con la testa per partire, ma la stessa cosa non fu per Iperione  che non sembrava avere intenzione di andarsene, forse per via di Lithos e non solo sentiva qualcosa che doveva fare, qualcosa di molto importante che probabilmente normalmente non avrebbe mai fatto  però ora era diverso.

Le ragazze stavano iniziando ad andare.

“Dai su muoviamoci che cosa stai facendo Iperione?” Temi intanto cercava di chiamare il fratello, ma ebbe una risposta che mai nessuno si sarebbe aspettato.

“Io non vengo.”

Silenzio totale come se quella frase avesse fatto scendere un fulmine su tutti i presenti.

Teti si avvicinò al fratello con un espressione interrogativa “Come sarebbe a dire che non vieni?” il fratello rimase impassibile, ormai aveva preso la sua decisione e niente lo avrebbe smosso, anche se tuttavia tutti si chiesero il perché di una risposta simile non era di certo da lui che era uno dei beniamini di Crono rischiare la vita lì in quel posto un motivo doveva pur esserci .

Iperione prese fiato dopo un attimo di pausa che sembrava non finire mai , poi riprese a parlare spiegando il motivo di una simile decisione.

“Non vengo perché non ho intenzione di scappare come un ladro e poi …”

Tutti pendevano dalle sue labbra lo sguardo del titano si incupì.

“E poi credo che sia giusto pentirci di ciò che abbiamo commesso e l’unico modo che abbiamo per farlo è chiedere perdono a tutto il Santuario di Atene…”

Alle parole di Iperione ci fu ancora stupore ed un lungo silenzio mentre tutti si guardavano in faccia completamente disorientati da quelle parole che senz’altro non erano quelle di un dio, eppure lui ne era uno dei massimi capi un vice comandate, il braccio destro di Crono e aveva sempre sostenuto che quello che facevano gli dei era giusto e che gli umani non meritavano nemmeno di esistere poiché la loro vista era peggio del Tartaro eppure fu proprio lui il primo a dichiararsi pentito forse non era vero che gli dei non hanno una coscienza che gli impedisce di stare tranquilli sapendo di aver fatto del male, forse  era merito anche di Lithos che lo aveva reso un po’ più umano dimostrandogli tutto il suo affetto.

Era anche un modo per chiedere scusa anche a lei per quello che aveva fatto la sera prima sentiva che doveva farlo anche se le sue sorelle non sarebbero state d’accordo.

Temi si avvicinò a Teti poi le sussurrò qualcosa “Evidentemente è impazzito.” Teti annuì con il capo “ Già non sa quello che dice. Forse la paura di morire gli ha giocato un brutto scherzo.”

Shura e Shaina non sapevano cosa dire mentre Rea si avvicinò al fratello e gli sussurrò qualcosa.

“Sei sicuro di star bene?”

“Certo, ho solo esposto una mia idea, non posso forse cambiare un opinione? Penso che anche un dio ogni tanto deve accorgersi dei suoi sbagli e cercare di rimediare.”

“Parole degne di lode, peccato che se noi mettiamo piede al Santuario anche solo per farci perdonare ci uccideranno all’istante, cosa pensi di ottenere?Posso capire che tu ti stia pentendo ma non serve a nulla farlo poiché loro non lo capiranno mai.”

“Questo lo so benissimo.”

“E allora perché? Vuoi farti ammazzare?”

Iperione sospirò un attimo “ Secondo te perché Zeus ci rilegò nel Tartaro? Te lo sei mai chiesta? Io mai fino ad adesso  …”.

Tutti stettero in silenzio mentre il titano parlava.

“Ma forse adesso mi accordo che Zeus fece bene, voleva salvare questo mondo dalla nostra furia devastatrice, fin dal passato eravamo conosciuti come mostri distruttori, abbiamo sempre sostenuto che gli dei dovevano stare al disopra e dovevano imporsi come sovrani anche al disopra dell’universo  ed ora lo abbiamo ulteriormente confermato, e fin qui nulla di strano era nella nostra indole più istintiva il senso di vendetta, punire il mondo per averci punito. Però abbiamo fallito di nuovo, non siamo riusciti a vendicarci e ora vogliamo addirittura scappare, ma io non lo farò preferisco assumermi le mie responsabilità ed affrontare il mio destino, nel bene o nel male , se ancora una volta dovrò tornare nel tartaro che sia ma non voglio andarci come in passato in veste di carnefice di dio distruttore questa volta ci andrò in veste di uomo.”

I presenti non dissero una parola tutto sommato le parole di Iperione non erano niente di più veritiero il passato avevano cercato di distruggere il mondo e adesso lo avevano fatto ancora ed erano stati di nuovo sconfitti, quindi se questo era uno stupido gioco del destino, allora era giusto pentirsene fin che si era in tempo.

Iperione si avviò avanti sarebbe andato per la sua strada anche da solo, Rea capì i sentimenti del fratello e lo seguì  Temi anche, ma Teti era titubante  però li seguì Shaina e Shura li seguirono , però sapevano che non potevano farsi vedere con i titani.

“Se volete potete andarvene” disse d’improvviso Rea verso i due guerrieri sacri, di certo nessuno di loro voleva che anche loro fossero puniti dopo l’aiuto dato.

“ Ma siete proprio sicuri di quello che fate?.” Shura si era fermato e così anche la Silver Saint dell’Orephucio, il gruppo dei titani annuì.

“Non vogliamo che ci rimettiate anche voi , noi sapremo cavarcela.”

Rea aveva parlato sempre con la sua aria calma  guardando i due.

I due cavalieri sacri allora li lasciarono andare per la loro strada , ormai il mattino era sorto e i quattro dei avevano deciso del loro destino.

Arrivarono nei pressi del Santuario proprio sotto alle dodici case, era un mattino splendido il sole era alto in cielo quando ad oscurarlo arrivarono loro.

Le sentinelle che erano di guardia provvidero subito ad accerchiarli, ma i quattro fratelli non sembravano voler agire.

“Ehi voi fermi dove siete, non potete entrare nel Santuario senza permesso girate al largo o sarà peggio per voi.”

I soldati erano già con le lance pronte a scattare anche se i titani se solo avessero voluto li avrebbero spazzati via con un sol soffio.

Si fece avanti a parlare Iperione.

“Siamo venuti per riscattare il nostro debito…”

Pose le mani in segno di resa a quanto pare dovettero farsi prendere se volevano entrare dentro , e i soldati non ci pensarono due volte ad incatenarli perbene.

“Possiamo essere portati dal gran sacerdote , vorremmo parlare con lui”

Un soldato alzò un sopraciglio.

“Se vi siete fatti catturare per parlare con il gran sacerdote non si può  le dodici case sono presidiate dai cavalieri d’oro e non fanno passare nemmeno nei soldati.”

“Capisco.”

Ad un tratto un fortissimo cosmo d’orato fin troppo famigliare arrivò a disturbare i titani ma questa volta non ebbero nessun risentimento, poiché era lui che li aveva sconfitti con più foga era un uomo da ammirare ora.

Si fermarono un attimo e osservarono chi era venuto poco dietro di loro.

Aiola del Leone colui che era chiamato “L’ammazza dei” il demone umano vendicatore il loro più acerrimo nemico.

L’espressione di Iperione si fece un po’ più cupa , aveva un gran voglia di poterlo uccidere ma era lì in veste uomo esattamente come lui quindi mise da parte il rancore però il suo sguardo era quasi istintivo.

Aiola non credeva ai suoi occhi avrebbe voluto essere morto per non credere a quell’incubo che vedeva avanti se quattro titani ancora vivi.

No loro non possono essere qui…

Nemmeno il tempo di pensarci che subito d’istinto  il suo pugno in cui risedeva la zanna del leone incominciò a pulsare di energia cosmica.

Li avrebbe colpiti tutti quanti non potevano ancora vivere mostri simili, tuttavia qualcosa lo fermò Lithos.

Il volto di Aiola si stupì ancora quando vide Lithos fermarsi con le braccia alzate tra lui e i titani, in particolar modo Iperione.

“Che cosa fai Lithos, vattene…”

Aiola era fuori di se, ma la ragazza rimase impassibile “ No non me ne andrò.” Ailoia non credeva ancora alle sue orecchie , gli sembrava veramente di vivere un incubo.

“Perché?”

“perché se io me ne andrò via voi colpirete Iperione .”

Una sola frase della ragazza per fermare il pugno assassino di Aiola , ma non la sua rabbia anche perché ora aveva capito chi era il suo famoso amico , ecco perché la ragazza non voleva dirgli nulla stava aiutando un mostro, in quel momento Aiola avrebbe voluto uccidere anche lei come aveva potuto fare una cosa simile? Era imperdonabile e poi comunque perché tutto questo?.

Lithos lo guardò con un espressione supplichevole mentre delle lacrime le rigarono il viso e le riempirono gli occhi, Aiola non ebbe altro da dire si calmò e poi ordinò ai soldati di portare via i titani e di fare molta attenzione poi voltò le spalle se ne andò lasciando Lithos indietro.

 

Continua…

 

 

 

   

 

 

 

  
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