Capitolo
5
"Il
mattino del perdono."
I |
quattro titani trascorsero la giornata
assieme raccontandosi del più e del meno, mentre Shaina e Shura erano
andati in paese in cerca di qualcuno che partisse verso la costa.
Trovarono un vecchietto che
faceva il mercante ambulante che accettò di accompagnarli fino alla
costa, furono fortunati poi tornarono alla grotta.
Intanto a casa di Aiolia,
Lithos non era ancora uscita dalla sua stanza, era ancora rimasta male per la
sera prima, ma ora però si sentiva incolpa per come si era comportata e
questo la faceva stare ancora più male.
Aiolia bussò alla
porta della camera della ragazza
era molto preoccupato per lei dalla sera prima, ma la ragazza sembrò non
voler rispondere poi però aprì , aveva bisogno di un pò di
compagnia in quel momento.
Il gold saint del leone
entrò e socchiuse la porta mentre Lithos si sdraiò sul letto voltando
la schiena e si rannicchiò su
se stessa.
"Allora, cosa è
successo?"
La ragazza non rispose
allora Aiolia si fece più insistente "Insomma perchè diavolo
ti comporti così? maledizione, se c'è qualcosa che ti sta facendo
soffrire non capisci che lo sta facendo anche con me?Perchè vuoi tenerti
tutto dentro così?".
Il ragazzo aveva alzato
leggermente la voce, ma per tutta risposta la ragazza continuava a stare zitta
allora il Gold Saint si stancò del suo atteggiamento e le rispose
maleducatamente, come non aveva mai fatto prima.
"Sai che cosa ti dico?
Vattene al diavolo non mi importa più niente di te, se solo una
stronza.".
Aiolia si stava apprestando
ad andarsene però poi fu fermato da un seguito di singhiozzii, si
voltò e vide che la ragazza era ancora rannicchiata su se stessa e si
stringeva a se piangendo, a quel
punto il ragazzo vendendola così si sentì in colpa allora le si
avvicinò accanto e le toccò una spalla, poi le sussurrò
all’orecchi qualcosa “ Ti chiedo scusa, non era mia intenzione
trattarti in quel modo però ormai dovresti conoscermi se hai qualcosa
che ti turba sai bene che puoi fidarti di me.”
Lithos si asciugò le
lacrime ma sapeva già che del signor Aiola poteva fidarsi, il problema
era dirgli la verità non poteva ancora farlo per non mettere in pericolo
la vita di Iperione quindi evitò di parlarne ancora esplicitamente.
“Ieri sera ho fatto
soffrire una persona e ora mi sento tremendamente in colpa.”
Aiola la guardò un
attimo “Quel tuo amico che hai aiutato forse?” la ragazza
annuì “ Lui ha cercato di essere gentile con me e io invece ho
avuto paura di lui, temevo che mi volesse far del male e così sono
scappata lasciandolo solo…”
Le parole di Lithos erano
tristi e Aiola sentiva tutta la sua tristezza e ora avrebbe voluto domandargli
chi era costui , come mai le aveva fatto così paura, ma preferì
non dire niente per adesso, tuttavia una strana sensazione le balenò
alla mente.
Il cavaliere del leone si
accoccolò affianco alla ragazza e le accarezzò i capelli
guardandola negli occhi.
“Non essere triste
sorellina, sono sicuro che se domani andrai a chiedergli scusa ti
perderà.”
Aiola le rivolse parole
consolanti come un fratello fa con una sorella sorridendole, poi
l’abbracciò.
Lithos sentì il
calore di quell’abbraccio e fu sollevata sorrise all’altro, poi si
promise che l’indomani sarebbe tornata da Iperione e gli avrebbe chiesto
scusa.
Intanto arrivò la sera
e per i quattro titani era giunto il momento di prendere una decisione,
dopotutto non poteva sperare di rimanere nascosti a lungo.
“Allora che diavolo
volete fare ? ci sbrighiamo oppure
avete intenzione di rimanere qui?”
Shura fu subito diretto.
Del canto loro Rea, Temi e
Teti erano già con la testa per partire, ma la stessa cosa non fu per Iperione che non sembrava avere intenzione di
andarsene, forse per via di Lithos e non solo sentiva qualcosa che doveva fare,
qualcosa di molto importante che probabilmente normalmente non avrebbe mai
fatto però ora era diverso.
Le ragazze stavano
iniziando ad andare.
“Dai su muoviamoci
che cosa stai facendo Iperione?” Temi intanto cercava di chiamare il
fratello, ma ebbe una risposta che mai nessuno si sarebbe aspettato.
“Io non vengo.”
Silenzio totale come se
quella frase avesse fatto scendere un fulmine su tutti i presenti.
Teti si avvicinò al
fratello con un espressione interrogativa “Come sarebbe a dire che non
vieni?” il fratello rimase impassibile, ormai aveva preso la sua
decisione e niente lo avrebbe smosso, anche se tuttavia tutti si chiesero il
perché di una risposta simile non era di certo da lui che era uno dei
beniamini di Crono rischiare la vita lì in quel posto un motivo doveva
pur esserci .
Iperione prese fiato dopo
un attimo di pausa che sembrava non finire mai , poi riprese a parlare
spiegando il motivo di una simile decisione.
“Non vengo
perché non ho intenzione di scappare come un ladro e poi …”
Tutti pendevano dalle sue
labbra lo sguardo del titano si incupì.
“E poi credo che sia
giusto pentirci di ciò che abbiamo commesso e l’unico modo che
abbiamo per farlo è chiedere perdono a tutto il Santuario di
Atene…”
Alle parole di Iperione ci
fu ancora stupore ed un lungo silenzio mentre tutti si guardavano in faccia
completamente disorientati da quelle parole che senz’altro non erano
quelle di un dio, eppure lui ne era uno dei massimi capi un vice comandate, il
braccio destro di Crono e aveva sempre sostenuto che quello che facevano gli
dei era giusto e che gli umani non meritavano nemmeno di esistere poiché
la loro vista era peggio del Tartaro eppure fu proprio lui il primo a
dichiararsi pentito forse non era vero che gli dei non hanno una coscienza che
gli impedisce di stare tranquilli sapendo di aver fatto del male, forse era merito anche di Lithos che lo aveva
reso un po’ più umano dimostrandogli tutto il suo affetto.
Era anche un modo per
chiedere scusa anche a lei per quello che aveva fatto la sera prima sentiva che
doveva farlo anche se le sue sorelle non sarebbero state d’accordo.
Temi si avvicinò a
Teti poi le sussurrò qualcosa “Evidentemente è
impazzito.” Teti annuì con il capo “ Già non sa
quello che dice. Forse la paura di morire gli ha giocato un brutto
scherzo.”
Shura e Shaina non sapevano
cosa dire mentre Rea si avvicinò al fratello e gli sussurrò
qualcosa.
“Sei sicuro di star
bene?”
“Certo, ho solo
esposto una mia idea, non posso forse cambiare un opinione? Penso che anche un
dio ogni tanto deve accorgersi dei suoi sbagli e cercare di rimediare.”
“Parole degne di
lode, peccato che se noi mettiamo piede al Santuario anche solo per farci
perdonare ci uccideranno all’istante, cosa pensi di ottenere?Posso capire
che tu ti stia pentendo ma non serve a nulla farlo poiché loro non lo
capiranno mai.”
“Questo lo so
benissimo.”
“E allora
perché? Vuoi farti ammazzare?”
Iperione sospirò un
attimo “ Secondo te perché Zeus ci rilegò nel Tartaro? Te
lo sei mai chiesta? Io mai fino ad adesso …”.
Tutti stettero in silenzio
mentre il titano parlava.
“Ma forse adesso mi
accordo che Zeus fece bene, voleva salvare questo mondo dalla nostra furia
devastatrice, fin dal passato eravamo conosciuti come mostri distruttori,
abbiamo sempre sostenuto che gli dei dovevano stare al disopra e dovevano
imporsi come sovrani anche al disopra dell’universo ed ora lo abbiamo ulteriormente
confermato, e fin qui nulla di strano era nella nostra indole più
istintiva il senso di vendetta, punire il mondo per averci punito. Però
abbiamo fallito di nuovo, non siamo riusciti a vendicarci e ora vogliamo
addirittura scappare, ma io non lo farò preferisco assumermi le mie
responsabilità ed affrontare il mio destino, nel bene o nel male , se
ancora una volta dovrò tornare nel tartaro che sia ma non voglio andarci
come in passato in veste di carnefice di dio distruttore questa volta ci
andrò in veste di uomo.”
I presenti non dissero una
parola tutto sommato le parole di Iperione non erano niente di più
veritiero il passato avevano cercato di distruggere il mondo e adesso lo
avevano fatto ancora ed erano stati di nuovo sconfitti, quindi se questo era
uno stupido gioco del destino, allora era giusto pentirsene fin che si era in
tempo.
Iperione si avviò
avanti sarebbe andato per la sua strada anche da solo, Rea capì i
sentimenti del fratello e lo seguì
Temi anche, ma Teti era titubante
però li seguì Shaina e Shura li seguirono , però
sapevano che non potevano farsi vedere con i titani.
“Se volete potete
andarvene” disse d’improvviso Rea verso i due guerrieri sacri, di
certo nessuno di loro voleva che anche loro fossero puniti dopo l’aiuto
dato.
“ Ma siete proprio
sicuri di quello che fate?.” Shura si era fermato e così anche
“Non vogliamo che ci
rimettiate anche voi , noi sapremo cavarcela.”
Rea aveva parlato sempre
con la sua aria calma guardando i
due.
I due cavalieri sacri
allora li lasciarono andare per la loro strada , ormai il mattino era sorto e i
quattro dei avevano deciso del loro destino.
Arrivarono nei pressi del
Santuario proprio sotto alle dodici case, era un mattino splendido il sole era
alto in cielo quando ad oscurarlo arrivarono loro.
Le sentinelle che erano di
guardia provvidero subito ad accerchiarli, ma i quattro fratelli non sembravano
voler agire.
“Ehi voi fermi dove
siete, non potete entrare nel Santuario senza permesso girate al largo o
sarà peggio per voi.”
I soldati erano già
con le lance pronte a scattare anche se i titani se solo avessero voluto li
avrebbero spazzati via con un sol soffio.
Si fece avanti a parlare Iperione.
“Siamo venuti per
riscattare il nostro debito…”
Pose le mani in segno di
resa a quanto pare dovettero farsi prendere se volevano entrare dentro , e i
soldati non ci pensarono due volte ad incatenarli perbene.
“Possiamo essere
portati dal gran sacerdote , vorremmo parlare con lui”
Un soldato alzò un
sopraciglio.
“Se vi siete fatti
catturare per parlare con il gran sacerdote non si può le dodici case sono presidiate dai
cavalieri d’oro e non fanno passare nemmeno nei soldati.”
“Capisco.”
Ad un tratto un fortissimo
cosmo d’orato fin troppo famigliare arrivò a disturbare i titani
ma questa volta non ebbero nessun risentimento, poiché era lui che li
aveva sconfitti con più foga era un uomo da ammirare ora.
Si fermarono un attimo e osservarono
chi era venuto poco dietro di loro.
Aiola del Leone colui che
era chiamato “L’ammazza dei” il demone umano vendicatore il
loro più acerrimo nemico.
L’espressione di Iperione
si fece un po’ più cupa , aveva un gran voglia di poterlo uccidere
ma era lì in veste uomo esattamente come lui quindi mise da parte il
rancore però il suo sguardo era quasi istintivo.
Aiola non credeva ai suoi
occhi avrebbe voluto essere morto per non credere a quell’incubo che
vedeva avanti se quattro titani ancora vivi.
No loro non possono essere qui…
Nemmeno il tempo di
pensarci che subito d’istinto
il suo pugno in cui risedeva la zanna del leone incominciò a
pulsare di energia cosmica.
Li avrebbe colpiti tutti
quanti non potevano ancora vivere mostri simili, tuttavia qualcosa lo
fermò Lithos.
Il volto di Aiola si
stupì ancora quando vide Lithos fermarsi con le braccia alzate tra lui e
i titani, in particolar modo Iperione.
“Che cosa fai Lithos,
vattene…”
Aiola era fuori di se, ma
la ragazza rimase impassibile “ No non me ne andrò.” Ailoia
non credeva ancora alle sue orecchie , gli sembrava veramente di vivere un
incubo.
“Perché?”
“perché se io me
ne andrò via voi colpirete Iperione .”
Una sola frase della
ragazza per fermare il pugno assassino di Aiola , ma non la sua rabbia anche
perché ora aveva capito chi era il suo famoso amico , ecco perché
la ragazza non voleva dirgli nulla stava aiutando un mostro, in quel momento
Aiola avrebbe voluto uccidere anche lei come aveva potuto fare una cosa simile?
Era imperdonabile e poi comunque perché tutto questo?.
Lithos lo guardò con
un espressione supplichevole mentre delle lacrime le rigarono il viso e le
riempirono gli occhi, Aiola non ebbe altro da dire si calmò e poi
ordinò ai soldati di portare via i titani e di fare molta attenzione poi
voltò le spalle se ne andò lasciando Lithos indietro.
Continua…