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Autore: Moira__03    30/07/2012    3 recensioni
Un nuovo modo di raccontare come io abbia ipotizzato l'inizio della relazione tra Bulma e Vegeta, descrivendo la trama e le situazioni tramite flashfic prettamente introspettive, senza far mancare spazi di quotidianità, discussioni e dialoghi.
Il tutto comincerà da quando Dende ha espresso il desiderio di riportare sulla Terra tutti coloro che erano sul pianeta Namecc eccetto Goku e Freezer. E da lì costruirò la storia su questa coppia
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-     Obscure     -


Si era fermato sulla soglia della porta dopo aver seguito la donna con un distacco marcato.
Gli mostrava e descriveva ogni angolo di quella stanza, cosa vi avesse messo e con cosa lo aveva arredato, ed erano oggetti alquanto superflui, messi lì per motivi assolutamente ignoti.
Vi era un particolare che riusciva, con la sua semplicità e con la sua dannata forza astratta, a togliergli il suo titolo, a non farlo sentire più un principe, o un re.
Le schiave su Vegeta – sei erano costrette a fare ciò che ora quella donna si ostinava di fare, e lo facevano in assoluta serietà nella quale era serbata una dose spropositata di rispetto e paura.
Lei no. Lei lo stava servendo, ma non come egli voleva, perché dietro a quella forma di riverenza, quella mezza sottomissione lei sorrideva.
Come se ospitare lui, quel saiyan, l’assassino dei suoi più cari amici nonché artefice della scomparsa di centinaia di galassie, fosse per lei un piacere.
La guardò, cercando di leggervi quale oscura verità vi fosse dietro a quel sorriso, non sapendo che non lo avrebbe mai scoperto, perché lì dietro non vi era altro che una sincera spontaneità ed una calorosa accoglienza che decise di regalargli.
Quasi ghignò di fronte allo spicciarsi incessante con cui la scienziata gli mostrò la stanza ed ogni inutile aggeggio. E quasi improvvisamente, come se non se ne fosse accorto, lei le si presentò davanti, con lo stesso lucente sorriso stampato sulle labbra.
«Spero che ci sia tutto l’indispensabile» gli proferì.
Vegeta la fissò, senza fiatare, diventando improvvisamente serio.
Avrebbe preferito mille volte vedere quella donna spaventata, perché in questo modo lei riusciva ad essere più forte di lui. La sua innata spontaneità e stupido altruismo, decisamente fuori luogo.
Ma la rendeva inconsciamente più forte di lei. Continuò a fissarla.
E non era la sola cosa, perché lei era anche maledettamente bella.
 
 
 


-     Sake     -
 
 
Aveva sentito leggeri passi seguirla, senza alcuna fretta ma costernato solo di curiosità.
Dopotutto anche lui era un essere umano, per quanto alieno e spietato fosse. E di certo anche lei sarebbe stata curiosa di visitare gli alloggi di un mondo nuovo e alieno, se l’avessero ospitata.
Si limitò a camminare, ma era inutile spiegare quanto si sentisse in soggezione e perché. Quel saiyan sembrava essere nato per il solo scopo di mettere a disagio chiunque lo guardasse o lo servisse, e lei non era esente da questa lista.
Gli riservò una delle stanze per gli ospiti più grandi, e quella che era proprio di fronte la sua stanza. Sarebbe stato molto più saggio assegnargli una stanza più lontana, ma se ne fregò: se voleva far saltare in aria quella casa lo avrebbe fatto anche se avesse dormito nei laboratori.
Ma forse non era quello il motivo.
Avrebbe comunque potuto preservare la sua sicurezza, ma non lo aveva fatto perché Vegeta la incuriosiva non poco.
La incuriosiva la sua razza e la sua vita, e sebbene lei aveva da sempre avuto un amico saiyan, sia pur inconsapevolmente, Goku non avrebbe mai eguagliato Vegeta.
Quel principe rimaneva molto più alieno di Goku e lei voleva studiarlo da vicino.
Gli spiegò con modi spicci tutto ciò che aveva inserito, mostrandogli gli interni degli armadi, dei cassetti e il bagno adiacente alla camera. E nel frattempo non riusciva a domare il suo cuore trepidante, violentato dalle scosse emanate da quegli occhi che la scrutavano con una tale intensità da poterla uccidere.
Aveva saputo, sentendo le varie discussioni fatte durante i suoi combattimenti a cui aveva assistito, che lui era il principe della sua razza – motivo per cui l’interesse arrivò all’estremo dell’infinito – per cui non voleva assolutamente sfigurare. Non sapeva a cosa quel principe fosse abituato, ma non voleva fargli mancare niente.
Gli aveva persino detto che sperava ci fosse tutto ciò di cui aveva bisogno, ma lui ostentò il suo eterno e fastidioso mutismo.
Non disse niente, continuava a fissarla come fosse la preda più preziosa e rara al mondo. Uno sguardo indecifrabile che mai aveva visto su nessun altro uomo terreste.
Il suo cuore riprese a tamburellare con molta più foga, ed ingoiando un groppone colmo d’ansia, pensò a cosa dire per uscire da quella imbarazzante situazione in cui vigeva solo silenzio.
   
 
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