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Autore: Nini91    30/07/2012    3 recensioni
E' la mia prima storia, abbiate pietà e dateci un'occhiata xD
Non ve ne pentirete!
«Quel che voglio fare con la fotografia, è quello di catturare quel minuto esatto, parte della realtà»
Chi l'avrebbe mai pensato che quel misero minuto, avrebbe riscosso un ruolo così importante nella mia vita.
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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E anche questo capitolo è terminato!
Ho anche fatto veloce! Yeeeeeeee *saltella allegra* Chssà cosa capiterà nel 2008...Muahaha xD

Alloooooora...passiamo ad altro:
Grazie a Dearly Beloved che averla aggiunta tra le seguite!^^
Grazie a Marzia_lea Chan per averla messa tra le preferite!
E ovviamente, grazie a chi continua a seguirla e recensirla!
Vi prego di lasciare un commentino  (_ _) ed ora mi precipito a rispondere alle recensioni e poi a pappa! xD
A presto <3






I giorni passarono e sia Roxas che Hayner non si rivolsero la parola, Olette e Pence si sentirono terribilmente a disagio in quei momenti, così per non far litigare nessuno, durante l’intervallo Pence stava con Roxas mentre Olette faceva compagnia ad Hayner, il giorno dopo si scambiavano le parti e così via…Fino ad arrivare al fatidico
17 Marzo.
Per via di quel litigio, Roxas non fece il regalo di compleanno ad Olette assieme ai suoi due amici come ogni anno, così decise di cogliere l'occasione e comprare il regalo con Naminè.
Passò tutta la giornata con lei e dovette ricredersi su molte cose.
Naminè non era strana, né introversa come molti dicevano, era semplicemente timida.
A scuola non parlava quasi con nessuno, ad eccezione della sua gemella Kairi e Sora, lei diceva che preferiva la tranquillità di un buon libro al caos dell’intervallo; come Roxas, amava l’arte e faceva dei disegni stupendi.
Quel giorno Naminè gli confessò che il suo più grande sogno sarebbe quello di dirigere una galleria d'arte, amava dipingere, i disegni a matita e da poco aveva scoperto quelli al computer, anche se restava più fedele al classico.
Roxas ascoltò i suoi discorsi con interesse, non credeva possibile di trovare una persona così simile a lui.
La festa a sorpresa di Olette si fece in un locale che Hayner affittò per l’occasione, non era stato difficile e neanche troppo costoso, poiché il proprietario era suo padre.
La sorpresa fu un gran successo, ma per tutta la serata i due litiganti non si rivolsero la parola.
Mentre tutti si divertivano a ballare, scherzare e guardare quel tonto di Sora che aveva rovesciato per sbaglio la bibita addosso a Kairi, Roxas si trovava seduto in un angolo, che guardava le fotografie appena scattate ai suoi amici.
«Sono davvero molto belle»
Alzò di scatto il capo, accorgendosi della vicinanza di Naminè, la ragazza si trovava con la schiena appoggiata al muro, ad osservare con curiosità le foto dell’amico.
«Grazie» Le sorrise, tornando a guardare le foto, involontariamente però, il suo sguardo si fissò su Hayner che si trovava dall’altra parte a parlare con un gruppo di ragazze.
Idiota.
Avevano litigato parecchio nel corso degli anni, ma mai sono arrivati a ben quattro giorni senza rivolgersi la parola e a stento uno sguardo.
Hayner deve essersela presa parecchio per quella faccenda di Axel.
«Vedrai che gli passerà» Disse Naminè, con un tono talmente basso che Roxas riuscì a stento a sentirla.
«E tu come fai a saperlo? »
«Me l’ha detto Kairi, che l’ha saputo da Olette »
Il ragazzo scosse il capo.
Femmine. Perché dovevano essere così pettegole?
Naminè tirò fuori un piccolo sorriso, appoggiando una mano sulla sua spalla «Non avercela con Hayner, magari ha solo paura di perdere il suo migliore amico, capita a tutti di avere questi pensieri»
«Sì ma è da sciocchi! Io non voglio di certo sostituirlo» Spense la macchina fotografica, lanciando un sospiro «Non avrebbe fatto tutte queste scene se fossi sempre uscito con….mmh…Sora! »
«Sora è tuo fratello»
«E’ Axel il problema, per lui. Hayner non lo sopporta e quindi io non dovrei averci niente a che fare»
«Non ha il diritto di sceglierti le amicizie, non ti pare? »
Roxas la osservò incredulo. Ma Naminè da che parte stava? Un minuto prima sembrava lo stesse accusando ed un minuto dopo era dalla sua parte?
Forse voleva solo confondergli le idee per convincerlo a fare pace, nonostante tutto…
«Se non vuoi abbandonare sia Axel che Hayner, resta amico di entrambi, semplice»
Come immaginava.
Forse ormai, non centrava la litigata.
Forse era semplicemente una questione di orgoglio.
Entrambi volevano vedere chi cedeva prima, e di sicuro Roxas avrebbe tenuto duro fino alla fine.
O almeno era quello che pensava fino a quando Naminè non propose ad Olette di fare una foto di gruppo, ma non l'intera banda della festa, bensì i classici “quattro migliori amici”, compreso Hayner.
Fantastico.
Roxas avanzò con passo pesante, a giudicare dal suo “entusiasmo”, sembrava stesse andando al patibolo.
Inoltre, per essere coerente con tutte le altre fotografie che avevano fatto in passato, Roxas sarebbe dovuto stare accanto ad Hayner.
Non c’è che dire, Naminè è stata davvero furba.
Dopo aver scattato la fotografia, Roxas ed Hayner continuarono a non scambiarsi una singola parola, finchè Olette perse la pazienza.
«Insomma, adesso dovete smetterla! » Urlò «State rovinando la festa che voi avete organizzato, siete peggio dei bambini»
I due non dissero nulla, si limitarono a voltare gli sguardi da tutt’altra parte, come se questo servisse a far smettere la discussione. Olette lanciò un’occhiata ad Hayner, portando le mani ai fianchi «Hayner, chiedi scusa a Roxas»
«Che cosa?! » Evidentemente non si aspettava una tale risposta proprio da lei, anzi, a questa sua accusa, sembrò irritarsi parecchio.
«E tu Roxas, chiedi scusa ad Hayner» Aggiunse Pence, raggiungendo i tre.
«Se entrambi chiedete scusa sarà tutto più facile» Concluse Olette.
«Su avanti, datevi un bacino e fate pace» Disse una voce alle loro spalle. Inutile dire che si trattasse di Sora, evidentemente aveva seguito il filo di discorso.
Per una volta che restava attento.
Roxas non si rese conto, ma ormai ogni invitato aveva smesso di ballare, tutti erano concentrati esclusivamente sul litigio fra la festeggiata con i due ex amici.
Sospirò, voltandosi verso un Hayner che lo osservava con le braccia incrociate.
«Direi che possiamo fare un favore a tutti e…Tornare come prima? » Gli porse la mano, sperando che lui accettasse, anche se non sembrava esserne molto convinto.
«Avanti Hayner, non mi vorrai tenere il broncio fino a quarant'anni?! » pensò il ragazzo che, in tutta sorpresa, si dovette ricredere. L’amico gli strinse la mano, dandogli una pacca sulla spalla «E va bene, lo ammetto, ho esagerato»
«Allora è tutto a posto? » Domandò sorridente.
Hayner annuì, ricambiando il sorriso «Però il bacio te lo puoi anche scordare»
Roxas rise, dandogli anche lui un’amichevole pacca sulla spalla «Almeno su questo siamo d’accordo»
Davanti a loro, Olette, Pence, Naminè e tutti gli altri osservarono la scenetta finalmente soddisfatti e soprattutto rilassati.
La pace era stata ristabilita ed ora si potevano divertire nuovamente.
Niente più conflitti.



***********************




Terminata la festa, Roxas e Sora presero la strada di casa per tornare indietro. Il locale non era molto distante da casa loro, poiché abitavano quasi in centro città. Sora insistette più volte per fermarsi in un bar.
Forse tutte quelle bibite gassate non gli avevano fatto molto bene.
E dire che prima di andarsene il fratello gli aveva raccomandato che era meglio evitare di sostare in luoghi poco adatti a loro, ma il castano sembrò volerlo fare apposta e si fermò in uno dei locali più malsani della città.
Roxas provò a convincerlo a non entrare, ma Sora sembrava dover scoppiare da un momento all’altro, così si fiondò dentro al locale cercando con disperazione un bagno, mentre il fratello lo aspettò sulla soglia della porta, cercando di non incrociare gli sguardi delle persone che sedevano fuori a bere, sembravano avere tutti scritto sulla fronte la parola “Pericolo”.
Ammettiamolo, Roxas era alquanto superficiale in questi casi, ma non si fidava di quei posti, inoltre, c’era un odore di fumo talmente forte che quasi si sentì svenire, dovette coprirsi la bocca con una mano ed allontanarsi, fino ad incrociare il vicolo accanto al locale.
In quell’istante sentì una voce famigliare, o meglio dire una risata.
Era sicuro di non potersi sbagliare, quella era la voce di Axel, ed era diretta all’interno del vicolo.
Roxas si sporse leggermente per controllare con esattezza chi ci fosse.
Magari si era sbagliato, forse era solo un’allucinazione dovuta al fumo.
Ed invece, come sempre, ebbe la conferma che il suo udito era notevolmente migliorato nel corso degli anni. Quella chioma rossa si riusciva a distinguere nonostante il buio del vicolo (per non dire della notte), Axel era assieme ad un gruppo di ragazzi, poté riconoscerne alcuni che facevano parte della sua banda a scuola mentre altri non li aveva mai visti.
Scrutò con attenzione cosa stessero facendo e in quell’istante gli sembrò mancare il fiato per lo stupore, Axel stava fumando, ma non una sigaretta qualunque, quella era una…una…
«Una canna?! » bisbigliò a bocca spalancata. Sbattendo più volte le palpebre.
Da quando in qua Axel fumava le canne?! Non glielo aveva mai detto e sinceramente non ne capiva il motivo.
«Axel? » Domandò a voce bassa, forse sperando che lui non se ne accorgesse o magari che non fosse il suo amico, ma uno stupido clone che per farsi vedere dagli altri si era messo anche a drogarsi.
Il rosso voltò leggermente lo sguardo, notando in lontananza un ragazzino biondo, in un breve istante non mise a fuoco il suo aspetto ma dopo qualche minuto lo riconobbe.
Quasi non si ricordò di star tenendo in mano una canna e perciò gli fece cenno di avvicinarsi, con un enorme sorriso «Hey Roxy, che ci fai qui? Non ti facevo un tipo da Night Club»
Il biondo restò immobile al suo posto, senza ricambiare il sorriso, inutile dire che Axel non se ne accorse minimamente del suo malumore, lasciò il gruppo di “amici” e si avvicinò al più piccolo, sfoggiando un altro dei suoi migliori sorrisi «Che ti prende? Ora metti anche il broncio? » Gli diede un’amichevole pacca sulla spalla, iniziando a ridere come un ebete.
Era fatto, eccome se era fatto.
«Axel dove vai?! Lascia in pace quel bambinetto o ti denunceranno per pedofilia» Urlò uno del gruppo. Evidentemente davano a Roxas meno anni di quanti ne avesse, certo, non era altissimo come molti altri della sua classe, ma non era nemmeno il re dei nani.
Diamine in quel momento si arrabbiò davvero.
Ma l’altro cercò di non badarci «Ah lascialo perdere, Xigbar è un deficiente» Gli sussurrò, sorridendo ininterrottamente, ma quando vide lo sguardo serio di Roxas, iniziò a preoccuparsi «Ma che cos’hai? E’ forse…Ehm….successo qualcosa al…Aspetta dov’è che andavi oggi? »
«Ad un compleanno» Rispose freddamente.
E pensare che glielo aveva detto giusto questa mattina. Ma inutile ragionare con uno ridotto in quel modo.
Axel ridacchiò impacciato «Oh giusto. Al compleanno di compleanno di Pin, o come si chiama... »
Roxas sgranò gli occhi, abbassando di poco lo sguardo «Veramente il suo nome è Pence, e oggi non era il suo compleanno ma quello di Olette» Borbottò offeso.
Axel si strinse le palle, ridacchiando « Ops, errore mio. Comunque, è successo qualcosa? Sei strano»
Il più piccolo ignorò la sua domanda, rivolgendo un ultimo sguardo alla canna che il rosso teneva in mano, assunse un’espressione notevolmente disgustata «Da quanto tempo le fumi? »
Axel sospirò, grattandosi nervosamente il capo «Ah…»
Aveva capito. Finalmente gli era chiaro il suo strano comportamento.
Fece le spallucce, guardando un punto fisso davanti a sé « …Dai, non mi dire che te la stai prendendo per…»
«Avevi promesso, Axel! » Gli urlò il biondo, stringendo forte i pugni «Dicevi che non avresti più fumato, e non è passata neanche una settimana! »
«No no no no….ALT! » Lo interruppe, il suo tono di voce si fece più alto. Ora sembrava lui quello arrabbiato «Avevo detto che avrei cercato di non fumare le sigarette, ma non hai mai parlato di canne» Indicò lo spinello, indi rise nuovamente «Dai, smettila di assillarmi e andiamo a prenderci un panino, ho una fame! »
Cercò di trascinare via Roxas da quel vicolo, afferrandolo per un braccio ma lui si oppose, staccandosi immediatamente.
«Non toccarmi»
«Roxyyyy….Non farmi arrabbiare» Sforzò un ennesimo sorriso, afferrandolo nuovamente per un braccio, si vedeva che stava ormai perdendo la pazienza.
«Sei un cretino, guarda come sei ridotto, resti a malapena in piedi! Non sai quanto faccia male quella roba?! E io che pensavo di potermi fidare! »
Axel sembrava perso nei suoi pensieri, si accorse solamente dell’enorme figuraccia che stava facendo.
Farsi sgridare da un ragazzino, in un locale dove lo conoscono tutti. Gli si avvicinò, sussurrandogli nervosamente
« Ascoltami piccolo....Io...Io ho una reputazione da mantenere, capito? Mi stai facendo fare una figura di merda...»
«Vai al diavolo» Lo spintonò, allontanandosi da quel postaccio.
«Roxaaaaas?!!Dove stai andando? Torna qui, avanti!!» Ma inutile, lui se n’era già andato.
Non appena il biondo tornò di fronte al locale, vide Sora che stava scambiando due paroline con un altro gruppo di ragazzi, uno di loro gli stava per offrire una sigaretta.
Basta, questo era troppo.
Il biondino si avvicinò, afferrando il fratello per il cappuccio della felpa e trascinandolo via.
«C_Cosa fai?! Roxas! Stavamo solo parlando!»
«Mi hai preso per scemo? Avanti, torniamo a casa» Detto questo continuò a trascinarlo senza sosta per quasi un intero isolato.




****************************




Il giorno successivo Axel non si presentò a scuola, ma come previsto, lo chiamò al cellulare verso il pomeriggio, e continuò fino alla sera, Roxas riattaccò ogni volta, finchè decise di spegnerlo per l’intera giornata. La situazione andò avanti per diversi giorni.
Non potevo passare una normale settimana senza dover litigare con qualcuno?
Ma Axel, al contrario di Hayner, non la smetteva un minuto di chiamarlo, di cercarlo, aveva persino contattato Sora, ma lui non ne voleva più sapere niente. Era stufo.
La settimana passò tranquillamente, fino ad arrivare a domenica, Roxas uscì con i suoi amici e alla sera rientrò a casa sotto lo sguardo accusatorio della madre, inizialmente non capì, ma quando gli fece vedere la tonnellata di messaggi in segreteria che gli aveva lasciato Axel sbiancò completamente.
Adesso aveva addirittura scoperto il suo numero di casa?!
Non li ascoltò nemmeno, li cancellò, rassicurando sua madre che non c’era nulla da preoccuparsi.
Il solito esibizionista..
Si diresse in camera, dedicandosi alla lettura e a qualche compito fino alla sera. Dopo cena, tornò Sora dai suoi allenamenti di calcio, gettò la sua borsa per terra, sedendosi sul letto di Roxas mentre lui era immerso nella lettura «Indovina chi ho incontrato, finiti gli allenamenti? »
«Sora, non ho voglia di giocare…» Borbottò, senza distogliere lo sguardo dal libro, ma il fratello glielo tolse
«Hey!! »
«La risposta era: Axel!» Ridacchiò, iniziando a sfogliare alcune pagine del libro « Pensavo che avessi finito tempo fa questa saga »
«Ho ripreso a leggerlo, problemi?! » Glielo sfilò di mano, sedendosi vicino alla scrivania.
Sora lo guardò perplesso «Senti, Roxas mi sto un po’ preoccupando, prima litighi con Hayner ed ora con Axel? Sicuro di non essere tu ad avere qualche problema? »
«Fidati, questa volta è lui ad avere dei grossi problemi. E comunque la questione non mi interessa più, io ho chiuso con quel pagliaccio»
«Come vuoi» Sospirò il fratello.


Quella stessa sera, Roxas decise di riaccendere il cellulare, sperando che ad Axel non venga in mente di chiamarlo. Se fosse andato avanti così, avrebbe di sicuro cambiato numero.
Tuttavia quella notte, niente chiamate, niente messaggi, niente che ricordasse Axel Morris. Meraviglioso.
Forse si era rassegnato.
O magari si era illuso troppo presto.
Difatti verso le due di notte, ricevette una chiamata che lo fece scattare improvvisamente, inciampò per terra, cercando di ricordarsi dove avesse messo il cellulare, una volta recuperato lesse il nome sul display: Axel.
Basta, era stufo di questo gioco.
Gli avrebbe risposto, lo avrebbe mandato a quel paese e finalmente sarebbe tornato a dormire con serenità.
«Ma ti rendi conto di che ore siano?! Domani c’è scuola! »
«La prossima volta rispondimi alle prime venti chiamate e magari non ti suonerà il cellulare alle due di notte» Rispose seccato il rosso «Dobbiamo parlare, e subito»
Roxas sospirò, tirando un lungo sbadiglio «Non possiamo domani? »
«No. O-R-A. Capito? Esci subito, sono qui sotto casa tua»
«Tu sei DOVE?! » Improvvisamente si rese conto di star urlando, si tappò la bocca, voltandosi nervosamente verso Sora che dormiva come un ghiro. Almeno non si era svegliato.
Ci pensò un po’, ma alla fine uscì di casa camminando in punta di piedi per non farsi sentire da sua madre: per fortuna che lei, come Sora, aveva il sonno pesante, non l’avrebbe svegliata neanche il lancio di una bomba in giardino.
Una volta uscito, sobbalzò non appena vide la figura di Axel avvicinarsi a lui.
«Bel pigiama » Disse, fosse cercando di sdrammatizzare la situazione, ma niente.
Entrambi si guardarono negli occhi, senza proferire parola, finchè il biondo distolse lo sguardo, socchiudendo la porta per non farla sbattere e rimanere chiuso fuori «Almeno questa volta sei te stesso» Decisamente si stava riferendo al loro ultimo incontro, ed Axel lo intuì subito.
«Roxas, mi….» Si morse nervosamente il labbro inferiore, non avrebbe mai immaginato di dover chiedere scusa, non era da lui fare una cosa simile. Ma doveva farlo se voleva ottenere di nuovo la sua fiducia «….Mi dispiace…Io….Sono stato un cretino»
«Solo? » Domandò ironicamente il biondo. Tornando però improvvisamente serio «Ti rendi conto di come mi hai trattato?»
«Lo so! » Sospirò nervosamente, abbassando di poco lo sguardo «Ma credimi quella era la prima volta che fumavo quella roba, la prima e l’ultima»
Il più piccolo alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio «Axel…»
«E va bene…La seconda! Ma ti giuro che ho smesso!! Smetterò di fumare, questa volta mi devi credere. Io non voglio….» si bloccò improvvisamente, indeciso sulla parole da pronunciare «Io non voglio perdere la nostra amicizia, davvero »
Roxas lo guardò negli occhi, non arrossati e spenti come quella sera, ma verdi e …Sinceri.
Ne era certo,
stava dicendo la verità.
Gli sorrise, sedendosi lungo le scalinate di casa
«E io che pensavo di essermi liberato di te! »
Axel ricambiò, mettendosi accanto a lui «Non sono un tipo che molla facilmente, dovresti saperlo» Entrambi iniziarono a scherzare, punzecchiarsi, come se niente fosse mai successo.
Ad un tratto Roxas abbassò di poco lo sguardo
«In fondo mi spiace…Averti assillato con questa storia, intendo anche per le sigarette»
«Tutte abbiamo le nostre manie» Lo rassicurò
«Non volevo diventassi come mio padre» Disse con un filo di voce «Dopo il divorzio, andò letteralmente in crisi, fumava, si ubriacava e ha iniziato a…Bhè….Hai capito. » Sospirò «Io non…non riesco a perdonare mia madre, non doveva lasciarlo in quel modo, lui si sta rovinando per colpa sua, ora a stento riusciamo a vederlo e l’idea che lei possa sposarsi con un altro uomo mi fa imbestialire»
Gli occhi gli divennero lucidi, al punto che Axel non resistette e si avvicinò a lui per avvolgerlo in un affettuoso abbraccio.
Roxas si irrigidì, ma non si scostò da quel gesto, anzi, arrossì impacciato «C_che stai facendo? »
«Ti sto abbracciando, così non piangi più» gli sussurrò dolcemente, accarezzandogli i capelli.
Solo per quei brevi minuti, Roxas si sentii improvvisamente rilassato, come se tutti i problemi che lo affliggessero fossero spariti nell'istante momento in cui ricevette quell'abbraccio.
In vita sua non era mai stato coccolato molto, i suoi genitori sono sempre stati impegnati con il lavoro e in quei pochi momenti in cui si trovavano tutti insieme impiegavano il tempo a litigare tra di loro.
Non credeva che per farlo star bene bastasse un semplice abbraccio, inconsciamente si strinse all'amico, socchiudendo gli occhi ed inspirando tranquillamente il suo odore.
Era strano...
Ma piacevole. E tutto grazie ad Axel.
Un momento....Axel?!
«Ah!»
Si staccò improvvisamente, le sue gote divennero più arrossate del solito.
«Io non sto piangendo!» Disse il biondo, asciugandosi una lacrima con la manica del pigiama.
Axel rise, staccandosi da lui, anche se a malincuore « Visto? Allora ha funzionato»
Roxas gli sorrise, mormorando un “Grazie”
«Di nulla, però adesso sei tu che devi farmi una promessa»
«E quale sarebbe? »
«Non ci dovranno essere più segreti, d’accordo? Qualunque cosa ci faccia star male, dobbiamo dircela senza peli sulla lingua, Memorizzato? »
Il più piccolo annuì, stringendogli la mano, ma solo dopo quel gesto si rese conto di cosa avrebbe portato tutto ciò, abbassò nuovamente lo sguardo, sotto quello incuriosito di Axel «E adesso che ti prende? Vuoi un altro abbraccio? » Scherzò, allargando le braccia ma l’amico sembrò non stare al gioco.
«Axel…»
«Dimmi»
«Questo sarà il mio ultimo anno a Traverse Town. Mia madre vuole trasferirsi in Inghilterra per andare a convivere con il suo compagno e quindi… Io e Sora andremo con lei» Disse tutto talmente in fretta e a bassa voce che pregò che Axel non avesse sentito.
Ma evidentemente anche il suo udito era ben sviluppato.
Il suo sguardo pareva perso nel nulla, gli occhi sgranati guardavano un punto fisso davanti a sé
«CHE COSA?! » Urlò, alzandosi nervosamente.
Ecco perché quel giorno ti avevo chiesto dell’Inghilterra.
«Shh!! Sta zitto! » Fece il biondo, facendogli cenno di tacere «Vuoi farci scoprire? »
«Se serve per farti restare qui allora SI’! Cazzo tu non puoi…Non puoi andartene! Non lo permetterò, facciamo così…Posso…Posso chiedere ai miei di adottarti! Sei un figlio modello, ti vorranno di sicuro»
«Non se ne parla!» Disse con un mezzo sorriso «Non posso lasciare Sora in un’altra nazione, sarà una palla al piede ma è pur sempre mio fratello»
«E vuoi lasciare ME qui, solo soletto?! »
«Ci terremo in contatto» Si strinse le spalle « Forse è un bene, magari nessuno sentirà realmente la mia mancanza»
«Non è vero! » Lo interruppe improvvisamente il rosso, prendendolo per le spalle e facendolo voltare di fronte a lui «A me mancheresti»
Entrambi si sorrisero, tristi di quel che stava succedendo, ma al tempo stesso contenti di essersi chiariti.
Un momento perfetto, interrotto dalle urla isteriche della madre «ROXAS! Sono le due di notte! Cosa ci fai la fuori?! »
I due sobbalzarono, salutandosi con un veloce cenno con la mano e dandosi appuntamento domani dopo la scuola.
Se la memoria non lo ingannava, Roxas doveva ad Axel un gelato.


  
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