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Autore: Rosita13    30/07/2012    5 recensioni
Eloise ha perso la sua anima gemella.
Da ragazza dolce e tenere qual era è diventata una sociopatica, scorbutica e scostante e con un linguaggio da scaricatore di porto.
Ma un giorno un fisico muscoloso e degli occhi verdi le cambieranno la vita.
Riuscirà ad andare avanti e lasciare andare l'unico ragazzo che abbia mai amato?
SCEGLIERA' IL PRINCIPE O IL PIRATA?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Questa è la terza e ultima parte del primo capitolo! Lo so, sono lunghissimi, ma spero vi spiacciano lo stesso :D Siccome è l aprima storia che pubblico metto tutte e tre le parti lo stesso giorno :) Spero che vi stuzzichi e che vi sproni a seguire questa storia :D Recensite, mi spronate ad andare avanti :D E prima di salutarvi, piccola pubblicità :) 1 --> cliccate qui 2--> passateci

CAPITOLO UNO
-
PARTE TRE-

 

Mi svegliai di soprassalto, di nuovo. Mi guardai intorno per vedere in quanti avevano notato il mio comportamento, ma fortunatamente nessuno ci aveva fatto caso.

Appoggiai di nuovo la fronte sul vetro freddo e strinsi i denti. Imposi al mio cuore di rallentare i battiti mentre continuavo a sudare.

Quando misi a fuoco il paesaggio al di fuori dell'autobus, mi accorsi che mancano meno di dieci minuti all'arrivo a scuola.

Mi risistemai sul sedile, appoggiando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi.

Quei ricordi non mi davano tregua. Era stremante viverli di nuovo, era come se Nicholas non se ne fosse mai andato. E poi, invece, aprivo gli occhi ed ecco che ritornavo alla realtà.

Che vita di merda.

Eloise, siamo arrivati al capolinea”, mi chiamò l'autista. Tutti mi conoscevano ma non sempre io sapevo chi fossero. Però non era questo il caso.

Sospirai e lo guadai con occhi vitrei.

Ero l'ultima, chissà da quanto eravamo arrivati.

Scendo, Frank”. Presi la mia roba e me ne andai. Non lo salutai né altro, scesi e basta.

Appena misi i piedi per terra mi spuntò davanti la mia enorme scuola. Con enormi giardini ( digrignai i denti). Gli studenti pullulavano. Ma io con testa alta e sguardo fisso attraversai il parcheggio, i prati, gli spiazzi dove si radunavano tutti ed entrai senza notare nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

Ragazzi, silenzio per favore”, disse Mr. Coleman. Mal volentieri spostai gli occhi da un albero a lui. Sai che cambiamento. Con la sua stazza enorme poteva benissimo essere scambiato per una quercia. Non avrei mai scommesso che lui fosse un fisico molto noto nel suo campo. E avrei perso. Il professore aveva una mente come pochi al mondo.

Una volta amavo quella materia.

Il gomito appoggiato sul banco e il mio viso sulla mano, osservavo come la gente non ascoltasse per niente quello che il prof diceva.

Si lanciavano palline di carta e si scambiavano bigliettini. Oppure chiacchieravano tranquillamente come se stessero in un bar. Wow.

Fate silenzio se non volete che metta per domani una verifica sugli ultimi quattro capitoli”. Fece centro. All'improvviso cadde un silenzio tombale e Mr. Coleman, per nascondere il sorrisetto compiaciuto che gli era spuntato sul viso, finse un colpo di voce.

Bene, ragazzi. Ora che ho la vostra attenzione posso annunciarvi che avrete da questo momento in poi un nuovo compagno. Mr. Hugs? Può entrare”.

Ma che razza di cognome aveva questo poveraccio? Doveva essere uno sfigato. E a quanto pare non ero l'unica che la pensava in questo modo. Io rimasi in silenzio, come sempre, ma molti fecero commenti come: “ Ooooh, io ho proprio bisogno di un abbraccio caloroso!”.

Nel frattempo la porta si aprì e chi entrò un attimo dopo non aveva nulla di “sfigato”.

Nonostante non mi interessassero più i ragazzi, dovetti ammettere anche io che quello non era proprio niente male.

Capelli neri ( non capivo che taglio portasse perché non aveva gel eppure stavano ordinati comodamente all'indietro), occhi verde smeraldo ( chi l'avrebbe mai detto che esistessero sul serio?) e camminata spavalda con il suo fisico alto e muscoloso. Faceva impressione, mentre entrava. Avrebbe dovuto essere impacciato o almeno un po' scoordinato a causa della sua stazza, invece no.

Sembrava una pantera mentre avanzava con quella sua aria da duro, passando sotto scanner la classe con qui suoi occhi verde magnetico.

Fece un'entrata trionfale.

Uno spaccone. Bene, sarebbe andato d'accordo con quelli che giocavano a football. Ma quando si voltò verso la classe non aveva nulla di arrogante. Il sorriso, lo sguardo e perfino la sua posa esprimevano socievolezza e simpatia.

Un mezzo sorriso spuntò sulle mie labbra. Non sapevo perché ma la situazione mi divertiva.

Grazie, Mr. Coleman” , disse con una voce estremamente profonda da sorprendermi mentre gli scoccava un'occhiata.

Notai distrattamente come le ragazze pendessero dalle sue labbra. Alcune si davano perfino aria con i libri.

Il mezzo sorriso si allargò un poco. Sempre più divertente.

Il prof gli fece un cenno con la testa e subito lui si rivolse alla classe.

Sprizzava magnetismo da tutti i pori.

Il suo aspetto era oscuro ma sembrava un tipo simpatico, controsensi a go go.

Più lo osservavo guardarci, passando i suoi occhi verde smeraldo su tutti senza soffermarsi su nessuno, neanche le più belle, più mi sembrava un pirata.

E quando ci sorrise la sensazione si amplificò.

Il mio nome è Christofer ed è un piacere per me fare la vostra conoscenza. Chiamatemi Chris. Spero che andremo d'accordo, soprattutto perché non so neanche dove mettere piede”. Molti risero e lui sorrise con calore.

Mi guardai intorno. I maschi che giocavano a football avevano quasi uno sguardo più voglioso delle ragazze.

Che orrore. Avevo un nuovo incubo.

A proposito di questo, Mr Hugs”, intervenne il professore che fino a quel momento era rimasto da parte.

Lo guardai avvicinarsi al nuovo arrivato e posargli una mano sulla schiena (la spalla era troppo in alto per lui). Nascosi il mio mezzo sorriso con la mano.

Il pirata abbassò la testa per prestargli attenzione.

Che ne pensa se le affido una guida che le mostrerà l'ordinamento scolastico?”.

All'improvviso l'aria fu piena di bollicine anziché di ossigeno.

Erano tutti in fibrillazione per quel compito. Tutti lo volevano in modo da potersene approfittare: le ragazze, bè era ovvio, i maschi per convincerlo a farlo entrare nella loro squadra.

Certo, sarebbe perfetto”.

Sorrise e questa volta aveva un ché di ferino che forse m'immaginai visto che un momento dopo sprizzava socievolezza da tutti i pori.

Cominciava a darmi sui nervi, lui e la sua faccia.

Ottimo”. Mr. Coleman intrecciò le mani davanti a sé e guardò la classe. “ Chi si offre?”. Molte mani si alzarono.

Sbuffai.

Ipocriti.

Quando era arrivata la ragazza indiana nessuno si era fatto avanti.

Li guardai con un misto di schifo e noia.

Il prof non parlava e allora mi rifocalizzai su di lui.

Esaminava la classe con occhi calcolatori, senza soffermarsi su nessuno.

Tra poco le cheerleaders si sarebbero alzate in piedi pur di farsi notare.

Sembrava che all'idiota non importasse chi doveva assolvere quel compito.

Bé, almeno una cosa positiva ce l'aveva, forse.

All'improvviso lo sguardo del professore si puntò su di me.

Oh, no, cazzo. Non lo faccia.

Puntai i miei occhi dritti nei suoi, sperando che recepisse il concetto. Forse lo capì, forse no, fatto sta che se ne infischiò. E la fisica che era fino a quel momento la mia materia preferita divenne in quel momento la mia più odiata.

Miss Cooper, può fare lei questo lavoro?”, mi sorrise come uno squalo. Il ragazzo ( com'è che si chiamava?) mi guardò per la prima volta e il suo viso si illuminò. Oh, no, caro, te la strappo 'sta luce se non ci pensi tu stesso, pensai con malignità. Devo averlo guardato veramente male perché lui un attimo dopo fece un'espressione sorpresa e curiosa.

Allora, Miss Cooper?”.

Mi era stato anche simpatico perché era l'unico professore che, pur sapendo quello che mi era successo, non mi trattava come una invalida, anche se io ero diventata un'altra persona.

No, passo”, risposi laconica, senza scompormi.

Scusi? Penso di non aver capito”. Il suo tono e la sua voce divennero di ghiaccio mentre intorno a noi regnava un silenzio carico di tensione. La vecchia me non avrebbe mai detto una cosa del genere, mai se lo sarebbe sognato. E tutti lo sapevo, tranne il nuovo ragazzo che si mise anche a ridere sottovoce. Ma quando tutti lo guardarono male, lui tossì e riprese il proprio contegno, senza smettere, però, di sorridere allegramente. Non si spiegava perché tutta quella tensione, ma continuava a fare quello che normalmente avrebbe fatto. Bel tipo, tosto.

Ho detto di no, Mr. Coleman. Chieda a qualcun altro. C'erano molte mani alzate”. Questo deve essere stato il discorso più lungo che mi avevano sentito fare dopo un anno. La cosa li sorprese ma fece anche in modo che la tensione aumentò all'inverosimile.

Il professore contrasse la mandibola, infuriato come un diavolo, mi voltò le spalle e subito dopo parlò diretto alla classe con voce straordinariamente calma, camminando avanti e indietro.

La signorina Cooper è stato così gentile da accettare questo incarico. Ora può sedersi là, vicino a Mr. Fielding, Mr Hugs”.

Io strinsi i pugni, un'improvvisa rabbia mi accese. Ma come tutto quello che ormai mi riguardava, si spense in fretta. Osservai con sguardo vuoto il ragazzo andare a sedersi dove gli aveva indicato il professore e per tutta la lezione fui ignorata da tutti, soprattutto da Mr. Coleman ( sai che tragedia), anche se mi sentivo addosso lo sguardo caldo del nuovo arrivato.

  
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