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Autore: Cla_blueB    30/07/2012    1 recensioni
E se per una volta Elisa avesse proprio voglia di rischiare tutto?
i one direction non esistono, e Harry Styles, Niall Horan e Zayn Malik e gli altri sono semplici ragazzi, ma davvero o è solo un'impressione?
Anche nelle vite più noiose spesso si annidano segreti, rancori passati e a volte, la magia. Perchè in fondo, non esiste nessun buono e nessun cattivo nel mondo, siamo tutti vittime
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non sono una fan sviscerata dei one direction ma non so perchè questa storia calza a pennello con loro, spero vi piaccia. xx
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6°



Ei nonnina” disse Elisa entrando nella stanza della casa di risposo Sant John con un mazzo di fiori in mano. L'anziana signora era seduta su una poltroncina vicino alla finestra con una catenina tra le mani che tremavano leggermente.

Ei tesoro” rispose flebile mentre un enorme sorriso faceva largo sul suo viso rugoso e dolce.

Elisa si sedette nella poltrona di fonte a quella della nonna, adagiando i fiori selvatici in un vaso lì vicino, prese tra le sue mani quelle delicate e fragili della donna. “mi sei mancata nonna” disse sorridendo.

Anche tu tesoro” rispose la donna. “come stai Elisa, novità?”

Tutto bene nonna, a parte il fatto che sono entrati i ladri in casa l'altro ieri, cercavano qualcosa, ma a quanto pare non l' hanno trovato”

Cosa?!?!” esclamò la nonna preoccupata.

Tranquilla nonna non mi hanno rubato nulla, hanno solo rovistato, non ho nulla di prezioso in casa da farmi rubare. La cosa più preziosa è qui davanti a me, ma nessun ladro me la toglierà mai” e sorrise con il suo sorriso più dolce cercando di calmarla, lei si addolcì come una bimba a cui regalano la prima bambola per natale.

tu piuttosto? Come va qui? Ti trattano bene?” chiese Elisa con una punta di senso di colpa nella voce.

Oh benissimo a parte che mi trattano come una povera vecchietta rimbambita” e rise di gusto, non la voleva far sentire in colpa, Elisa ne era sicura, ma si sentì in ogni caso una merda nel profondo dell'anima. La nonna percepì i sentimenti della nipote e si affrettò a cambiare discorso.

Allora con Harry come va?” Harry, un nome, un pugnalata dritta nello stomaco.

Ci siamo lasciati mesi fa, nonna” disse lei ancora con gli occhi bassi. La nonna si sentì davvero una vecchia rimbambita. “Scusa tesoro, me lo avevi detto, ma sai questa- e indicò la testa- inizia a perdere colpi” e sorrise. Era frustante pensò Elisa, voleva aiutare la nonna per non sentirsi giù, ma come faceva, se era lei la prima depressa in quella stanza.

comunque non ti preoccupare, anche io e Nonno ci siamo lasciati per un periodo prima di sposarci, poi ci siamo sposati e siamo stati benissimo” disse la nonna continuando ad accarezare la mano della nipote.

Davvero?” chiese Elisa, non ne sapeva nulla.

Si, credo che tuo nonno non riuscisse a starmi lontano” e rise.

suo nonno era sempre stato innamorato della moglie fino all'ultimo respiro, e in fondo tutti lo sarebbero stati di una donna come sua nonna, pensò Elisa.

Donne come lei ce n'erano poche al mondo, davvero poche.

La nonna era una di quelle donne che si definiscono 'con le palle'.

Persino ora a quasi novant'anni quella fragile signora era più intelligente di qualsiasi altra donna o ragazza che Elisa avesse mai conosciuto.

Peccato che Harry riesca a starmi lontano molto bene, visto che in questi mesi non si è mai fatto sentire o vedere, è partito per l'Australia e non è ancora tornato, a questo punto credo non tornerà mai” rivelò Elisa.

Probabilmente ti ama ancora Elisa” disse la nonna “in fondo chi non ti amerebbe?” concluse accarezzando il viso liscio e perfetto della nipote.

Notò che era stanca: aveva delle profonde occhiaia, era struccata, indossava una tuta e i suoi capelli bruni erano raccolti in un concio spettinato.

Non starai lavorando troppo Elisa?” chiese la nonna di nuovo preoccupata.

No nonna, sono solo triste” ammise Elisa mentre le lacrime offuscavano la sua vista.

E perchè sei triste bambina mia?”

'bambina mia', erano secoli che non la chiamava così, da ragazza non le piaceva, ma in quel momento fu come una cucchiaiata di miele dopo un medicinale amaro.

Perchè non è vero che tutti mi amerebbero nonna, la prova sono Harry e Niall, un ragazzo che ho conosciuto pochi giorni fa.”

Perchè dici così..?” chiese la nonna triste fissando gli occhi verdi della nipote, così simili a quelli di sua madre e ai suoi.

Perchè mi ha usato ecco perchè” disse Elisa alzandosi di scatto “perchè io avevo bisogno di sentire qualcuno vicino, e dico anche fisicamente, ma lui... lui mi ha solo usato per il sesso, e mi sento così stupida, stupidissima, una completa idiota” Elisa si gettò seduta sul letto, era una liberazione dire quelle cose ad alta voce.

La nonna dietro di lei si alzò e la raggiunse. Appoggiò il suo viso sulla spalla della nipote che a sua volta appoggiò la testa su quella della nonna. “pensavo di essere speciale sai nonna?” sussurrò lei.

Lo sei piccola mia, più di quanto tu pensi” la nonna continuò ad accarezzarle la mano. “non porti l'anello di tua madre, come mai?” chiese la nonna tutto d'un tratto.

cosa? Ah l'anello... mmh non lo so.” disse la nipote stringendosi nelle spalle. “non lo so, mi fa sentire di più la mancanza di mamma a volte, mi ricorda di quando c'era ancora” continuò.

Lei c'è Elisa, è qui” e le toccò il petto all'altezza del cuore. “dentro il tuo cuore, sempre”

Elisa sorrise grata alla nonna e in quell'istante tutta la magia di quel momento fu spezzata dall'entrata di un'infermiera nella stanza.

Signora Craig le sue medicine. Signorina, l'orario delle visite è scaduto mi dispiace” la ragazza sorrise all'infermiera poi si chinò sulla nonna e l'abbracciò forte prima di lasciarle un bacio sulla fronte.

ciao nonna, a presto” e le strinse la mano e uscì, la nonna rimase alla finestra ad ammirare la sua bellissima e fragile nipote scendere le scale dell'isituto e salire sulla sua moto. Era così simile a sua madre.


Elisa si abbandonò sul letto. Prese tra le mani il suo album di fotografie sepolto sotto centinaia di libri letti e riletti mille volte e ormai imparati a memoria. Accarezzò la copertina dell'album ed aprì la prima pagina. La prima foto: il matrimonio dei suoi genitori secoli fa; la seconda foto: suo fratello vicino alla sua culla; poi la foto in cui la madre la stringe ancora in fasce in ospedale; le foto dei suoi primi passi, di lei abbracciata a suo padre, la foto di loro quattro al mare, la foto di lei e suo fratello a carnevale vestiti da superman e catwoman e infine l'ultima foto, quel natale di quattordici anni prima, tutti e quattro insieme, l'ultima foto della sua famiglia unita, l'ultimo natale della sua famiglia, prima che suo padre se ne andasse di casa senza tornare mai più.

La foto del suo settimo compleanno abbracciata alle sue amiche e a suo fratello, altre foto con le amiche o con suo fratello, ma neanche una di sua madre. Elisa ricordò con dolore quanto la madre fosse stata male per l'abbandono del marito, fino ad ammalarsi di depressione e trascinarsi fino alla fine dei suoi giorni come uno scheletro. E poi la partenza di suo fratello a sedici anni, dopo la morte della madre, mentre lei appena tredicenne era rimasta a vivere con la nonna in quella casa. Il fratello era andato dal padre, senza più far ritorno neanche lui. Le lacrime iniziarono a scivolare sulle guance di Elisa, ormai dovevano aver scavato dei solchi per tutte le volte che avevano rigato le sue guance, l'ultima foto fu il colpo di grazia per Elisa. La foto di lei e Harry che si baciavano al ballo della scuola. Bei vecchi tempi ormai passati. I tempi dei ritardi a scuola, dei brutti voti, delle amicizie infrante, delle prime sbornie, dei venerdì sera passati con gli amici in giro per la città, le prime canne, il nascondere le sigarette dai genitori, i primi amori e le prime delusioni, la prima volta a letto. Tutte quelle cose vissute e condivise con Harry. Era proprio vero quello che diceva la sua amica Giselle, 'i grandi amori non sono grandi per sempre'.




Louis era taciturno. Seduto in qualche stupido pub di Londra, restava lì a sorseggiare uno stupido drink al gusto di nulla.

Ormai doveva essere tardi, il locale era semivuoto, guardò distrattamente il rolex che portava al polso che segnava le tre passate. Finì con un ultimo sorso il drink e si alzò dai divanetti, proprio in quel momento vide andargli incontro una ragazzina bionda.

Ehy Louis!” esclamò la ragazzina con voce forse troppo acuta, Louis si sentì parecchio infastidito.

Ehy Camille” rispose senza entusiasmo.

Wow ti ricordi come mi chiamo!” sembrava davvero sorpresa “sai pensavo che l'altra sera per te, non fosse stato nulla, non mi hai più richiamato” continuò.

Si, ecco, vedi sono stato molto impegnato” cercò di inventarsi una scusa migliore ma proprio non ne aveva le forze.

Oh certo, ti volevo solo dire che per me è stato solo del buon sesso e che mi stai simpatico, quindi, amici come prima?” chissà perchè ma la voce che stava usando non sembrava corrispondere perfettamente a quello che stava dicendo. Ma Louis non volle indagare, si limitò a sorriderle e a dire “certo amici come prima” e detto questo, sparì dall'uscita di emergenza del locale.

Mentre si avviava alla macchina sportiva parcheggiata nella stradina buia un dolore atroce lo fece piegare in due, lasciandolo accasciato sull'asfalto bagnato mentre urlava di dolore, nessuno lì però poteva sentirlo.



A parecchi kilometri di distanza Elisa si trovava nel bagno, aveva appena fatto la doccia, e si era lentamente lasciata scivolare con la schiena lungo le fredde mattonelle del bagno, senza accorgesene iniziò a piangere e più piangeva meglio stava. Abbracciò le ginocchia con le mani e appoggiò la nuca contro la parete. Chiuse gli occhi cercando di calmarsi e respirò profondamente, stava funzionando. Si alzò dal pavimento e si avvicinò al mobiletto sopra il lavandino e lo aprì guardando tutti flaconi arancioni dentro. Erano ansiolitici, antidepressivi, sonniferi e altra robaccia che aveva distrutto la madre anni prima. E ora, pensò, stava lentamente distruggendo lei.

Richiuse l'armadietto vedendo la sua immagine riflesse nello specchio. Avvolta in un'accappatoio blu notte, la sua pelle sembrava ancora più bianca e da struccata le sue occhiaia erano ancora più accentuate.

I capelli sembravano neri, così bagnati, e le cadevano mosci sulle spalle, spenti, privi di vita. Proprio come lei. Era inoltre dimagrita ancora e le spalle stavano diventando pericolosamente scheletriche.

Era stata una settimana di merda, prima quel senso di angoscia, poi quello stronzo di Niall e infine il primo ladro della storia che non ruba.

Poteva andare peggio? La sua risposta fu si.

Può sempre andare peggio e quella sensazione le fece venire voglia di ingoiare un'intero flacone di pillole.

Ma non lo fece.

E non lo avrebbe mai fatto. Non ne aveva le palle. Proprio come sua madre.

Si sarebbe lasciata morire lentamente, di fame e tristezza.

Appoggiò la fronte allo specchio e poi ingoiò due pillole di valium.

Sarebbe stata così rincoglionita che avrebbe pure potuto cascare il mondo, che lei tanto avrebbe continuato a dormire tranquillamente come una bambina. Meglio così.

Si sdraiò come una mummia sul letto. Senza coprirsi, restando così, bagnata e solo con l'accappatoio, chiuse gli occhi e una lacrima timida scese dal suo occhio.



Ragazuole..

ecco il sesto capitolo, si lo so, non si capisce ancora tutto, anzi quasi nulla,

ma tranquille ogni cosa a suo tempo!
Xx cla_

  
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