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Autore: federicasusanna    30/07/2012    7 recensioni
Nei giorni di dolore ti terrò stretta e ti cullerò.
Prenderò il tuo dolore e lo farò mio. Piangerò quando piangerai e soffrirò quando soffrirai. Cercheremo insieme di arginare il fiume di lacrime e disperazione, proseguendo il nostro cammino per le strade dissestate della vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Amare è in ogni caso essere vulnerabili. Ama qualcosa e il tuo cuore certamente sarà diviso e rotto."



Era una calda e cocente giornata di fine Agosto e l'unica cosa che avrei potuto fare era andare a casa del mio migliore amico, stando al fresco, e giocare alla Play Station.. come facevamo quand'eravamo solo dei piccoli pargoletti.

Ah, giusto, non mi sono presentata! Sono Rosemary Wimbledon, ho 17 anni, frequento il liceo artistico, ho i capelli rossi e gli occhi verdi e l'unico amico che ho è Justin Bieber. Un ragazzo alto, con i capelli castani e i riflessi biondo cenere, gli occhi color caramello, dai lineamenti perfetti. Dimenticavo! Sono un maschiaccio.

Presi l'occorrente, ricaricai il mio Gatorade e saltai in sella alla mia bicicletta modello Marlin Singlespeed. Adoravo percorrere chilometri e chilometri su quel veicolo, con le cuffiette all'orecchio. Mi sentivo libera, come una fenice che spicca il suo privo volo alla scoperta dei cieli. Inforno, potevo andare per ogni quartiere di Manhattan quando volevo.
In pochi minuti mi trovai all'arco della porta di casa di Justin, non feci in tempo a posare il dito sul campanello che sentii la maniglia della porta girare. Pochi istanti dopo mi trovai davanti a quel coglione del mio migliore amico.
Entra su! Qui c'è un bel freschetto, non vorrai restare qui sull'uscio a far la sauna?” mi disse sorridendo maliziosamente.
Adoravo la sua risata, trasmetteva sicurezza e allegria. Riflettei pochi secondi e le mie labbra si aprirono leggermente mostrano un sorriso che cercavo di nascondere. “A cosa giochiamo oggi?” gli chiesi, anche se sapevo già che avremmo giocato a Fifa 13. “Non so, io pensavo a Fif...” non fece in tempo a rispondere che lo anticipai, come se non fosse papale che avremmo giocato a quel gioco. “Fammi scommette, Fifa 13?” provai a dire in modo ironico, ma non credo che lui l'abbia capito. “Mi conosci troppo bene!” disse dandomi un colpetto sulla spalla destra.
Sai cosa? Oggi non ho proprio voglia di giocare, sono settimane che non facciamo altro che stare davanti uno stupido televisore. Andiamo in spiaggia!” ciò che dice è stupido, lui amava giocare alla Play Station. “Oh no caro, sai che io in spiaggia non vengo. Mettermi in costume davanti ragazzi che indossano solo un paio di slip nascondendo il coso? Come lo chiami tu?” ride e mi rispose grattandosi delicatamente l'anca destra. “Jerry, lo chiamo Jerry! Hahaha.” mi chiesi per giorni e giorni tra me e me da dove fosse uscito quel nome. Ma poi il solo pensiero dei suoi testicoli mi faceva rabbrividire ed esso scompariva dalla mia testa.
Avanti, è una bellissima giornata, non stiamo chiusi in casa a non far nulla. Andiamo in spiaggia ci facciamo un bagno e ci rinfreschiamo un po'.” insisteva e sapevo che non avrebbe smesso neppure se fossi tornata a casa mia. “E va bene, ma solo qualche ora, poi torniamo a casa.” il suo volto si illuminò e mise le mani sulle spalle spingendomi in direzione della porta. “Avanti, andiamo con la mia macchina, passi a prende la bici più tardi.
Sai che ti odio, vero?” dissi sbuffando, non so come ci riusciva, ma ogni volta mi convinceva di far tutto. Lui mi controllava, ogni sua parola arrivava diretta al cuore e per me diventava come una droga.
Salimmo velocemente in macchina, una Range Rover color nero cupo e sfrecciammo verso il lido. Parcheggiammo e scendemmo dall'auto.
Justin io non so nuotare.” si girò di scatto e si mise a ridere. “Sono seria, non so nuotare. Anche solo stare in acqua con un salvagente dove non tocco mi dà la nausea.” mi guardava come si guarda un bimbo quando ti regala un disegno bruttino, anche se non puoi dirgli che ti fa altamente schifo. Uno sguardo come se gli facessi pena. “Fanculo Justin!” feci per andarmene ma lui mi fermò prendendomi per mano. Erano poche le volte in cui io e lui avevamo contatti fisici. La nostra amicizia era basata su giochi, film, cibo e musica. Non eravamo la solita coppia di amici che si sbaciucchia e si stritola di abbracci. Credo di non averlo mai abbracciato, forse solo quando avevamo 5 anni circa. Anche solo il pensiero di potermi trovare tra le sue braccia mi metteva a disagio.
Lo guardai negli occhi, lui contemporaneamente fece lo stesso. Non avevo mai notato che i suoi occhi erano così dannatamente brillanti. Rimanemmo così per pochi istanti, poi lasciò la presa dal mio polso e sbatté gli occhi. “Credo di avere qualcosa nell'occhio, forse un granello si sabbia. Vado al bagno del bar, ci vediamo in spiaggia.” Corse via, senza dire un'altra parola. Rimasi a guardarlo scomparire tra le macchine, quando un pensiero mi distrasse. Cos'era appena accaduto? Cos'era quella sensazione nello stomaco? Perché il mio cuore ora faceva tre battiti al secondo? Perché le mie gambe non reggono il mio corpo? Perché sento quella sensazione di cui parlano tutti i libri? Perché mi sento come se il mio cuore fosse fuggito dal mio petto?
Non mi ero mai sentita così, mai in 17 anni avevo guardato un ragazzo negli occhi e poi avevo avuto tutti questi interrogativi sul perché mi sentivo come in un film. Ecco, sembrava tutto così schifosamente bello.. e surreale. “Non devo pensarci.” sussurrai in modo che solo io potessi sentirmi.
Mi diressi verso la spiaggia dov'ero circondata da ragazze in bikini che sembravano uscite da Teen Vogue. Rimasi pochi secondi a fissare i loro corpi scolpiti come statue di terracotta pensando a come sarei stata io con uno di quelli. Forse non mi sarei sentita mai a disagio pensando che pochi istanti dopo avrei dovuto togliermi gli abiti e lasciare che il sole scurisca la mia carnagione bianca come il latte.
Sfilai la maglietta, le Supra e subito dopo i pantaloncini jeans. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me. “Perché sono nata così? Cos'ho che non va?” pensai. Pochi minuti dopo arrivò Justin continuando a grattarsi l'occhio. “Avevo un granello di sabbia, niente di che.” disse guardando fissa il mio corpo quasi nudo. “Ti prego, non farlo anche tu.” dissi lagnandomi. “Fare cosa?” continuava a fissarmi, la cosa stava diventando alquanto fastidiosa. “Fissarmi, non fissarmi! Dio mio, sapevo che non dovevo venire, mi sono lasciata convincer...” dissi mentre raccoglievo i miei vestiti affannosamente. “Andiamo, ti insegno a nuotare.” alzai il capo e lo vidi, era proprio sopra di me a pochissimi centimetri che mi porgeva la mano.. io avrei dovuto stringerla, volevo stringerla! L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era la sua bellezza. Non ci avevo mai fatto caso, l'avevo sempre visto solo come un ragazzino, solo come il mio amico del cuore. Ma ora era lì, che mi porgeva la mano e la sua bellezza era senza limiti.. mi resi conto che era l'essere vivente con le forme più perfette sulla faccia della Terra.
Lo desideravo.
Presi la sua mano, fu un gesto istintivo il mio.. non me ne resi conto. Le nostre dita erano intrecciate ed alternate. Credevo di aver toccato un'enorme palla di fuoco. Bruciava. O forse era il mio cuore a farlo.
Mi trascinò verso la riva, l'acqua dell'oceano mi bagnava fino alle caviglie. Tremavo. Solo l'idea che avrei nuotato senza un salvagente nell'acqua alta qualche metro mi terrorizzava. Mi fidavo ciecamente di lui all'improvviso. Ecco, mi aveva colta all'improvviso. “Stà tranquilla, ci sono io e con me sei al sicuro.” le sue parole. Mi rimbombavano nella testa, una dopo l'altra. Mi Prese per mano e entrammo in acqua. Ogni secondo il livello del mare si alzava, o meglio, ogni secondo andavamo sempre più a largo. Mi trovai sospesa in mare, con il mio migliore amico. Solo io e lui. Mi teneva per i fianchi. “Ora prova a muovere le mani e le gambe insieme per tenerti a galla. Su, sono sicuro che ce la fai.” ogni sua parola mi trasmetteva sicurezza, la sua voce faceva accadere cose strane al mio stomaco. Dovevo scoprire cosa stava accadendo dentro di me. Perché mi sentivo d'un tratto così vulnerabile? Come se anche solo una sua parola avrebbe potuto distruggermi. Ero sempre stata una persona forte, senza emozioni. Cosa si può pretendere da una ragazza orfana che vive con la nonna?

Quando morirono i miei genitori la voglia di vivere sparì. Era tradizione fare viaggi, andare alla scoperta del mondo intero in una barca a vela. Questo facevano i miei genitori, vivevano. Sono morti in barca, il motore si ruppe e andò a fuoco.. ritrovarono la piccola nave poche settimane dopo accostata ad un porticciolo nei paraggi di Los Angeles. Così è nata il mio terrore del mare aperto. Una volta portammo Justin con noi, andammo alle Hawaii.. ricordo vagamente che avevamo 7 anni e dormivamo nello stesso letto, l'uno abbracciato all'altro. Quella è stata la prima e l'ultima volta che ho abbracciato Justin Bieber. Quando morirono la famiglia di Justin si prese cura di me per mesi, costringendomi così a vivere sotto il suo stesso tetto. Quello che ci legava era il tipico rapporto fratello-sorella. Si gioca, si litiga, si gioca, si litiga. Eravamo così, niente di più.

Mi abbandonai alla melodia che le sue parole componevano, sentivo le sue dita muoversi sui miei fianchi, sentivo i suoi capelli che mi accarezzavano il volto che appoggiato sulla sua spalla. Sembrava il paradiso.
Mi lasciò, andai per qualche secondo sott'acqua, mi sentii morire per poco. Poi delle mani, le sue mani, mi afferrarono e mi tirarono fuori dall'incubo che mi accompagnava da anni ormai.
Aprii gli occhi e mi trovai a pochi centimetri dal suo volto. Era dannatamente perfetto. I nostri sguardi si incontrarono, sembrava parlassero tra loro. I nostri nasi si sfioravano. I nostri cuori battevano. Mancava solo una cosa..


Ciao bellezze, so che come primo capitolo è un po' banale e forse avrei dovuto dividerlo e scrivere una seconda parte in un capitolo che veniva a seguire.. ma non resistevo. Comunque, è la mia prima storia e so che ho molto da imparare e scusatemi, ho fatto un pasticcio con i verbi e me ne rendo conto. ç___ç
fatemi sapere se come primo capitolo è okay e come vorreste il continuo. Recensite eh.
Un bacio, Effy.
   
 
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