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Autore: Sigyn    30/07/2012    1 recensioni
Un mondo immaginario dalla geografia oscura e misteriosa pieno di eroi vanagloriosi, giovani Signori Oscuri pieni di problemi famigliari, Mary Sue inette, cameriere straniere sottopagate e tutto ciò che può capitare di voler scrivere dopo aver passato troppo tempo a lurkare su TV Tropes.
Ah, e ovviamente "They All Meet in a Inn".
Genere: Comico, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tre: L’Eroe

 

Zendrom Kadrim era, in tutto e per tutto, un eroe.

Aveva profondi e misteriosi occhi azzurri, soffici capelli ricciuti e dorati e diverse cicatrici dovute tanto ad epiche battaglie contro creature mostruose e spietate quanto alle molte volte in cui qualche vecchio saggio dall’aria antica e imperturbabile aveva deciso per qualche oscura ragione di trascinarlo in un bosco ed impartirgli svariati tipi di addestramento che spesso si rivelavano sospettosamente simili l’uno all’altro. Non gli mancava nemmeno la famiglia adottiva, alla quale l’aveva affidato in una notte tenebrosa la bella e caritatevole moglie di un re barbaramente detronizzato da un manipolo di infidi traditori oppressori del popolo.

Beh, in realtà si trattava della cortigiana preferita di un re,che in un pomeriggio come qualsiasi altro l’aveva spinto tra le braccia di sua cugina con un’esclamazione sulla falsariga di toh, prenditelo, io non so che farmene! appena la poveretta si era azzardata a dire che bambino carino ...  ma il vecchio monarca vedeva più lei che sua moglie ogni giorno, in fondo. E il manipolo di traditori era in verità una fazione dagli intenti rivoluzionari capeggiata da alcuni nobili e appoggiata da buona parte del popolo che aveva tentato per anni di trasformare il regno in una repubblica e si era infine dovuta accontentare di una monarchia regolata dalle leggi di una costituzione e in cui il re veniva tenuto costantemente sotto controllo da un parlamento di aristocratici.

Le ragazze, comunque, preferivano la prima versione della storia. Zendrom le accontentava.

Era proprio per via di una ragazza che quella sera era stato costretto ad avventurarsi coraggiosamente e con fiero sprezzo del pericolo nelle buie profondità dei Quartieri Interraziali, fino all’ancora più buia e più profonda locanda chiamata Al Paletto D’Argento.

Non che lei glielo avesse espressamente chiesto. E, in effetti, non sembrava molto in pericolo, o perlomeno spaventata.

Ma Lucy Hirnadim per quanto carina era sempre stata una ragazza un po’ strana, in fin dei conti, ed aveva comunque lunghi capelli biondi e grandi occhi blu. Ergo, era in pericolo ed era spaventata, solo che probabilmente non se ne rendeva ancora conto. E poi, nel tragitto fino alla locanda, Zendrom aveva avuto modo di sconfiggere un feroce e selvaggio orco ed un ancora più agguerrito venditore ambulante: un ottimo allenamento e una doppia vittoria, considerando che i due nemici erano la stessa detestabile persona. Era stata una battaglia lunga e terribile, soprattutto quando l’infido avversario aveva sfoderato armi temibili come le riproduzioni sottovetro della Capitale e i bracciali a prezzi stracciati al posto di normalissime e rassicuranti asce e mazze chiodate.

Per fortuna – nonché per la sua ineguagliabile abilità nel lanciare piazze e palazzi in miniatura -, ora il pericolo era passato. Ma Zendrom, seduto al tavolo più vicino all’entrata, vigilava ancora, i sensi all’erta e ogni fibra del suo corpo pronta a scattare al primo segnale di pericolo.

Quel posto non gli piaceva, pensò. Era vecchio, e sporco, e buio, e frequentato da gente strana. Lanciò uno sguardo diffidente ad un uomo – o. almeno, Zendrom supponeva fosse un normale uomo – incappucciato in un angolo particolarmente oscuro del locale e una rapida occhiata ad un gruppetto di folletti vicino alle scale che portavano alle camere per i clienti, e non guardò nemmeno l’uomo robusto e pieno di capelli qualche tavolo alla sua destra – probabilmente un lupo mannaro, o qualcosa del genere.

Il suo sguardo si posò ancora una volta sulla figura minuta della ragazza a qualche passo da lui. Lucy non sembrava notare niente che avrebbe innervosito qualsiasi altra persona normale, dall’aspetto sgradevole degli avventori agli aloni scuri delle vecchie macchie sui tavoli al vetro opaco e la ceramica crepata dei boccali. Invece, sembrava perfino eccitata.

Zendrom si sporse un po’ oltre il tavolo per osservarla, e notò che anche qualche altro avventore stava facendo la stessa cosa. La sua mano destra corse rapida al pugnale che teneva sempre in una tasca, mentre un’espressione sospettosa si dipingeva sul suo volto.

Si preparò a scattare dalla sedia appena avesse visto uno sguardo troppo intenso o un gesto minaccioso, pronto a difendere l’onore di Lucy. Gli sembrava che ogni suo muscolo fosse teso come una corda di violino.

Forse sta finalmente per succedere qualcosa!, si disse speranzoso. Si sentiva ribollire di eccitazione. Un litigio, o una rissa, o un duello, o ...

- Avete deciso cosa prendere? – giunse una voce seccata alle sue spalle, facendolo sobbalzare. In un attimo, Zendrom estrasse il pugnale e si voltò con un gesto fulmineo, pronto a colpire.

La cameriera alzò gli occhi al cielo, ma non sembrò particolarmente turbata, come se fosse abituata a certi gesti violenti e li considerasse solo una banale seccatura. Ripeté la domanda, impassibile. Zendrom quasi si ritrovò ad arrossire, mentre si rilassava e riponeva lentamente nella tasca il coltello.

Poi si ricordò che non aveva motivo di sentirsi in imbarazzo per il giudizio di un essere inferiore – una cameriera troll, per di più: la corporatura massiccia e il malsano colorito verdastro erano indizi sufficienti per stabilirlo.

- Un birra, sguattera – borbottò, tornando subito a rivolgere la sua attenzione a Lucy. Avrebbe potuto giurare di aver sentito la troll mormorare qualche parola dall’aria non molto lusinghiera nella sua lingua barbara, ma non vi badò. Era lì per qualcosa di più importante della maleducazione di una straniera ignorante che probabilmente non l’aveva nemmeno riconosciuto per il guerriero valoroso ed eroico che era.

Fu proprio in quel momento che quel qualcosa di più importante decise di voltarsi verso di lui e prestargli attenzione per la prima volta in tutta la serata.

Il grazioso viso candido della ragazza parve illuminarsi, risplendere di una luce abbagliante nell’insopportabile penombra del locale, e i suoi limpidi occhi blu divennero, se possibile, ancora più grandi. Zendrom fu quasi certo di averla vista sbattere le lunghe ciglia dorate in un gesto che avevo un che di ingenuo e di civettuolo allo stesso tempo. L’eroe gonfiò il petto e le regalò il più smagliante dei suoi sorrisi – il Numero Quarantatre, per la precisione, quello che faceva arrossire come mele mature le locandaie e sospirare le fanciulle di buona famiglia.

- Gernann! – esclamò Lucy, entusiasta, lo sguardo fisso sull’imponente donnone troll.

- Cosa? – riuscì a dire Zendrom, dopo un attimo di completo disorientamento, il sorriso svanito dalla sue labbra senza aver provocato nemmeno uno svenimento.

Gernann, da parte sua, rimase in silenzio e fece un cenno con la testa verso la ragazza, prima di avvicinarsi al suo tavolo. – Stavolta mi lascerai prendere le ordinazioni in pace? – chiese, inarcando un sopracciglio con aria severa. Lucy rise – una risata spontanea, argentina, come una tra buoni amici – e perfino la serva troll si concesse un breve sorriso, qualcosa simile a un misto di rassegnazione e riluttante affetto nell’espressione ad addolcire i lineamenti di pietra del suo viso.

- Cosa? – ripeté Zendrom. Entrambe lo ignorarono.

C’era decisamente qualcosa di anormale in Lucy Hirnadim, Zendrom l’aveva sempre detto. Magari dipendeva dal frequentare troppo quel locale – chissà quante tempo aveva passato con vampiri e licantropi e gente del genere, per avere una simile confidenza con una selvaggia troll!

Sì, dovevano aver sfruttato la sua ingenuità, il suo buon cuore, il suo ostinarsi a vedere qualcosa di buono in tutti ... beh, anche se in questo caso qualcosa di buono doveva essere stato difficile da trovare anche per lei.

Lucy, ignara del suo sguardo, salutò candidamente la troll agitando una mano mentre la cameriera riprendeva a fare il suo lavoro.

O forse Lucy era solo strana.

Ma questo non significava che Zendrom non avesse il dovere o almeno il diritto di proteggerla – almeno fino a quando non fosse arrivata in città un’orda di orchi o una vecchia megera piena di decotti di erbe e amuleti dall’aria inquietante. Qualcosa di interessante, insomma.

Sarebbe tornato, si disse l’eroe, frastornato ma deciso, prima di affrettarsi ad uscire dalla locanda.

 

 

 

 

 

  
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