The Seventh
PARTE 2: Being.
•
Proposal,
Judgment, Punishment.
Someone
told me love would all save us,
But how can that be,
Look what love gave us,
A World full of killing,
And blood-spilling, that world never came.
“Immagino
che speravate nella pena di morte.” Suggerisce il Re di Asgard, appena le porte
della stanza si sono chiuse e ci troviamo da soli. Anche in questo spazio,
decisamente più piccolo della Sala del Trono, non mancano sfarzo e oro a
profusione.
Del
castello di Asgard non ho ancora visto una superficie che non sia tirata a
lucido, brillante e non dorata.
“Ammetto
che pensavo sarebbe stata questa la sentenza, ma non la auspicavo.” Rispondo.
Il Re di Asgard chiama il coppiere a gran voce facendomi trasalire e questo
arriva con passo svelto, porgendogli un vassoio sul quale sono appoggiati una
brocca di vino e due coppe. Mi invita a bere ed io accetto per non offenderlo,
ringraziandolo.
Il
coppiere ci riempie i calici ed esce con la stessa velocità con cui è entrato.
Bevo solo un piccolo sorso di vino e lo trovo estremamente liquoroso: mi brucia
in gola, è troppo forte per i miei gusti. Approfittando che il Re di Asgard mi
stia dando le spalle, lo vuoto giù dalla balconata.
Qualcuno
nel giardino protesta, ed io mi affretto a spostarmi dalla finestra fingendo
noncuranza.
“Non
potevo condannarlo a morte” dal tono capisco che non è solo questione di leggi
Asgardiane. “Ma Loki va punito severamente: agli occhi dei cittadini di Asgard
deve essere lampante la gravità delle sue azioni.”
“Certamente”
asserisco. “Ho visto con i miei occhi di cosa è capace. Di come il suo rancore
e la sua follia abbiano causato la distruzione di una intera città e la morte
di parecchi innocenti. Ho perso un amico per sua mano e un altro ha subito il
suo controllo mentale. Che Loki sia pericoloso non ne ho nessun dubbio.”
“E
allora perché hai chiesto udienza?”
Appoggio
la coppa vuota sul tavolo. Devo scegliere bene le parole. “Perché, Padre degli
Dei, sono costretta a chiedere di mutare la vostra decisione in merito alla
sentenza.”
“Oseresti
contraddire la mia capacità di giudizio?”
“Mai
mi permetterei, Maestà. Ma… voi avete detto che questa punizione è soggetta al
perdono del Sovrano di Asgard e che le urla di dolore di Loki saranno talmente
grandi da far tremare la terra, giusto?”
“Se
non hai sentito bene, ho anche detto che il perdono non sarà facile.”
Puntalizza piccato.
“Ma
ci sarà, un giorno. Che siate voi a concederlo o chi vi seguirà e che non potrà
più sopportare un tale strazio, a Loki un giorno le catene saranno tolte. Forse
il suo volto sarà completamente sfigurato, ma chi può dire che la sua ira si
sarà calmata?”
“Il
dolore doma.”
“Il
dolore fa impazzire. Il dolore fa impazzire una mente sana, Maestà, figurarsi
quella di Loki. E la sua furia sarebbe di nuovo libera di potersi abbattere su
chi ha causato la sua pena. E questa volta non attaccherà per conquistare un
trono o per sfregio nei confronti del fratello prediletto: lo farà per cruda e
pura vendetta, senza freno alcuno.
Probabilmente
quando ciò accadrà nessuno di noi Vendicatori avrà il privilegio di essere
ancora in vita: eppure la Terra ci sarà ancora, e sarà questa volta indifesa
agli attacchi di Loki.
Come
sua Rappresentante, questo è un rischio che non posso farle correre.”
Odino
sembra pensieroso, domanda la mia proposta.
“Il
carcere, questo si. Il più lungo possibile, in modo che possa aver tempo per
riflettere sulle proprie azioni. Non dico che non debba essere punito, ma non
in un modo che possa solo alimentare il suo odio, o temo ne pagheremo tutti le
conseguenze. Per il resto, mi rimetto alla vostra saggezza. Sire.”
Il
Re mi ha fissato con interesse durante tutto il mio discorso. Soppesa le mie
parole e poi mi volta nuovamente le spalle.
“Ciò
che profetizzi ha buone possibilità di avverarsi, Lady GreyRaven. Sei dotata di
lungimiranza.”
Vorrei
fargli notare che è un semplice ragionamento a cui chiunque potrebbe arrivare,
ma è comunque il Padre degli Dei e faccio un lieve inchino di ringraziamento.
“Vai,
ora. Non posso promettere che cambierò la mia posizione, ma prenderò in seria
considerazione la voce di Midgard.”
Ringrazio
per avermi ascoltata e mi accomiato.
Fuori
dalla porta c’è Thor ad attendere che mi tempesta subito di domande. Gli faccio
segno di allontanarci e ci dirigiamo verso una terrazza immensa e deserta che
domina tutta Asgard, dove gli spiego brevemente il colloquio avuto con suo
padre.
“Non
so come ringraziarti per la tua
intercessione.” Dice prendendo la mia mano tra le sue e sedendosi al mio fianco
su una panca di marmo.
“Ho
fatto quello che ritenevo più giusto. Fury mi ha mandato apposta.”
“Fury
è un comandante saggio.” Afferma sospirando. “Ora non resta che sperare che mio
padre dimostri di ancora una volta di esserlo. Anche io ho provato ad
intercedere per mitigare la pena di Loki, o per lo meno per sapere in anticipo
cosa si prospettava per lui, ma il Re si è rivelato sordo alle mie richieste,
come a quelle di mia madre. La collera di Odino non può sentir ragioni.”
“Non
è detto che ascolti le mie.”
“Permettimi
di essere fiducioso, milady.”
Gli
sorrido e stringo la sua mano forte con la mia. Lo vedo ricambiare il sorriso
con quello stesso, medesimo della sera nel suo alloggio sull’Helicarrier.
“Vuoi
parlare?”
“A
che servirebbe?”
“Suppongo
ti sentiresti meglio, se ti sfogassi un po'."
“Avrei
dovuto essere il suo custode.” Mormora dopo un istante di silenzio “Avrei
dovuto essere la sua guida, non un modello di perfezione per lui inarrivabile.”
“Non
puoi addossarti una colpa del genere."
Thor
si alza con uno scatto nervoso, avvicinandosi alla balaustra. “L’ammirazione
degli altri e l’arroganza con cui mi fregiavo del mio titolo e dei miei
successi mi hanno reso cieco di fronte al malessere del mio stesso fratello più
piccolo. L’ho deriso quando correva meno veloce di noi e quando dimostrava meno
forza, ed invece sarei dovuto essere il primo che lo difendeva dalle angherie
degli altri. Mi piaceva essere il campione di Asgard e non mi davo mai pena di
pensare che potesse ferirlo il mio comportamento.”
“I
bambini sanno essere crudeli, ma non credo sia stato questo a…”
“Ha
contribuito. Loki è sempre stato considerato l’anello debole, e a nulla
valevano i suoi sforzi, la sua conoscenza della magia e la sua furbizia per
cambiare questo. E più gli anni passavano e più l’invidia cresceva, e si
tramutava in astio e in desiderio di rivalsa.”
“Thor,
una persona non diventa un criminale perché ha avuto compagni d’infanzia def…”
“…
non erano solo i nostri compagni di giochi.”
La
voce di Thor non era stata che un sussurro, un pensiero ribellatosi alla
repressione. Si appoggia alla balaustra di marmo della terrazza e restiamo in
silenzio.
Questa
ammissione ha aperto una possibilità che non avevo calcolato, nell'essere rosa
dalla rabbia per quello che Loki aveva fatto alla Terra.
Se
fino a pochi minuti fa pensavo che Loki avesse scelto di sua spontanea volontà
il sentiero dell'odio e della distruzione, ora mi domando se non sia mai
stato impedito veramente di imboccarlo. Invitarlo, addirittura.
Da
quel poco che ho visto la maggior parte degli Asgardiani non brilla per
intelligenza: ho avuto l'impressione che basino la propria superiorità sulla
forza fisica ed ammirino semplicemente chi si dimostra più forte, più alto, più
grosso o più bello. Non chi è il più intelligente. La malizia insita in
Loki deve aver peggiorato la situazione, rendendolo agli occhi degli altri non
solo inferiore ma anche inviso e denigrato.
Quanto
può aver inciso la stoccata di venire a conoscenza delle proprie origini?
Ciò
non fa di lui un martire, né giustifica le sue colpe; ma, per deformazione
professionale, mi fa avere un quadro più chiaro del personaggio.
Come
sempre, la verità sta nel mezzo e non sempre è semplice e piacevole.
"...ora
lui ci odia." sussurra nuovamente Thor.
"E'
pur sempre un sentimento, e non è il peggiore che possa provare." Mi
rivolge uno sguardo confuso, perciò mi alzo e proseguo la mia spiegazione
avvicinandomi. "Se prova odio nei tuoi confronti, allora significa
che prima provava dell'altro. O sbaglio?"
"Diceva
di amare suo fratello. Tanto quanto amava suo padre e sua madre." ammette.
“Ma è sempre stato un bugiardo. Ora a chi e a cosa devo credere?”
"Il
confine tra odio e amore è una linea sottile e valicabile da entrambi i lati:
l'uno non è il contrario dell'altro. L’indifferenza lo è, e ciò vorrebbe
dire dire che non siete significati nulla ai suoi occhi. Rabbia cieca
e odio sono conseguenze, non cause."
"Mi
stai dicendo che dovrei sentirmi sollevato dall'apprendere dell'astio che nutre
nei miei confronti?"
"Beh,
si. Nulla può cancellare ciò che è stato fatto, e le cose non potranno mai
tornare come erano un tempo. Ma è così: la storia si evolve e cambia. Non si
può far altro che affrontare i problemi ed arginare le difficoltà."
Thor
trova incredibile il fatto che io non sia qui a chiedere vendetta. "A che
gioverebbe?" domando. "Riporterebbe i morti in vita? Ricostruirebbe
una città distrutta? Non servirebbe a nulla. Vendetta per cosa, per essersi
rivelato un nemico della Terra? Si stima che le azioni di Loki abbiano portato
alla morte di quasi un migliaio di persone nell'arco di quattro giorni: Ottanta
di suo pugno solo nei primi due. Sai quante persone muoiono sulla Terra per
decisione, mano od ordine di un singolo uomo, al giorno? Basta che qualcuno
schiacci un pulsante ed ecco che esplode una bomba e compie una strage. Loki
non è peggiore dei veri nemici dei mortali, noi terrestri abbiamo una
capacità innata di macellarci a vicenda. E’
stato solo il nemico alieno ed imprevedibile, ma non di
certo il più folle o il più visionario"
"Sono
le stesse parole che lui ha pronunciato, lo sai Lady GreyRaven?"
"Mentirei
se ti dicessi che non sono vere almeno in parte. Lo sappiamo anche noi
stessi, di essere il nostro stesso veleno e la nostra peggiore nemesi,
solo che ammetterlo ci toglierebbe anche l'ultima speranza di poterci
migliorare. Credo che Loki questa speranza volesse strapparcela perché lui
stesso non ne ha più una."
"E
perché allora anche tu ammetti la meschinità della razza umana? Neppure tu hai
più speranza?”
Resto
un secondo in silenzio, poi abbasso gli occhi e sono costretta a spiegare:
"Perché essendo mortale solo per metà ho una visione più ampia e
distaccata." Mi appoggio alla balaustra, inseguendo le minuscole venature
del marmo con l'unghia dell'indice. "Quando l'umanità mi delude, mi cullo
all'idea di non essere completamente come loro. Quando invece sono i demoni a
farlo, e questo ti garantisco è più frequente, faccio appello alla mia umanità.
L’essenza di un ibrido è anche questo: non si è mai completamente né l'uno né
l'altro. Eppure ho abbracciato il mio essere: ciò che poteva divenire la mia
debolezza è invece la mia forza. Prendo il meglio da entrambe le parti. Mi
rifugio in uno stato piuttosto che in un'altro all'occorrenza."
"Non
deve essere facile."
"Esistono
cose facili?"
Thor
sorride, Poi si muove nella mia direzione e mi abbraccia: praticamente mi
solleva da Terra e costringendomi a ricambiare il suo abbraccio: non che
io sia restia, dopotutto è pur sempre Thor e fa sempre piacere avercelo tra le
braccia.
Vorrei
vedere la faccia di Nat in questo momento, e mi pare di sentire la voce della
Hill che commenta che non mi smentisco mai.
Se
ci avesse scoperti a letto insieme, l'espressione di Lady Sif sarebbe stata
meno shockata. Thor mi riappoggia a terra e scioglie l'abbraccio.
La
guerriera si sforza di riprendere il controllo e balbetta che Odino è pronto
per emettere la sentenza definitiva. Thor si affretta a tornare nella Sala del
Trono ed io lo seguo a passo svelto ignorando, non senza un mezzo sorriso, lo
sguardo di fuoco di Lady Sif.
Potersi
coricare su un fianco dopo quasi tre giorni aveva permesso alla schiena di Loki
di provare un minimo sollievo.
Una
cosa momentanea, un attimo di respiro prima del supplizio: quanto tempo sarebbe
passato prima di poter avere un barlume di riposo?
Forse
era stata l'umiliazione della sconfitta o i colpi subiti, forse erano le catene
ai polsi che gli toglievano i poteri o forse era stata la sentenza emessa dal
padre e la prospettiva di una sofferenza lunga e atroce, ma Loki non si era mai
sentito più sopraffatto dalla stanchezza di così. Poteva concedersi
qualche minuto di sonno, tanto ormai cosa importava restare vigili?
La
sua concentrazione era catalizzata nello sforzo di muovere le scapole e le
gambe, cercando quasi di massaggiare gli arti contro il pavimento freddo e duro
della cella in cui era stato gettato.
Voleva
sforzarsi di trovare un piano, di non darsi ancora per vinto, ma il buio della
cella dopo tre giorni di luce incessante sparata negli occhi opprimeva i suoi
pensieri e lo costringeva a sopirsi.
Tanto
ormai era tutto perduto.
Era
inutile che mentisse persino a sé stesso anche in quella situazione: Fosse
scappato il suo ex alleato si sarebbe immediatamente messo sulle sue tracce e
l’avrebbe punito per la mancata consegna del Tesseract. Restando prigioniero di
Asgard avrebbe invece subito il Supplizio del Serpente. Solo a pensarci lo
stomaco si chiudeva in una morsa dolorosa.
Atroce,
barbara, futile pena: avrebbe preferito la morte, ma non gli era stata neppure
concessa la possibilità di chiederla.
Non
gli era stata neppure concessa la possibilità di urlare il proprio odio, di
spiegare le sue motivazioni o solo di invocare pietà.
Nulla.
La prova più lampante di come Odino non lo considerasse più suo figlio.
Un
padre non condannerebbe la sua progenie ad una tale sofferenza.
O
forse si: in fondo il suo vero padre aveva scelto di lasciarlo su un altare a
morire di stenti quando era solo un infante macchiatosi della colpa di essere
nato piccolo in un regno di giganti, in una famiglia di stirpe reale che più di
ogni altra doveva dimostrare perfezione e supremazia.
Nato
e cresciuto in posti diversi ed entrambi errati. Non adatto ad essere il figlio
di Laufey né di Odino.
E
quella che non riusciva a chiamare in un modo diverso che madre si lasciava sorreggere dalle braccia del figlio da lei
generato, anziché tentare di salvare quelle del figlio da lei cresciuto che
sosteneva di amare in egual modo.
L'unica
che aveva mosso un passo fuori dalle schiere degli Asgardiani consenzienti era
quella che più di tutti aveva diritto a richiedere la sua vendetta.
Forse
il mezzo demone aveva giudicato la sua pena troppo mite. Lo manteneva comunque
in vita, quando lui non aveva fatto lo stesso con tanti altri. Gli dava la
possibilità di liberarsi e di attaccare nuovamente, in un futuro in cui un re
di Asgard poteva valutare il perdono.
Probabilmente
ora il Padre degli Dei le aveva già concesso la sua testa. E Loki non si
meraviglierebbe se a vestire i panni del boia fosse stata proprio GreyRaven. Se
gli avessero tolto la museruola, si sarebbe pure preso la briga di
ringraziarla. Così la mezzo demone, meno ottusa e stupida degli altri, ne
sarebbe rimasta colpita. Segnata, se si fosse giocato bene il momento. Avrebbe
messo in discussione ciò in cui credeva e avrebbe passato la vita a rimuginare
su quel momento.
Magari
avrebbe potuto scatenare un putiferio, in quella testolina calcolatrice e piena
di sé.
Peccato
non esserci per vederne il risultato. Beh, gloria postuma, la più indelebile.
Dietro
alla museruola Loki sorride, tenendo chiusi gli occhi che pizzicano e bruciano
più delle ferite.
Un
ulteriore sforzo, quello di ripetere nella mente una frase.
Era
la stessa da tanti anni, ed ogni volta si adattava a qualcosa di diverso: la
spossatezza per magie imparate a padroneggiare, il sapore amaro di una
sconfitta contro Thor, la rabbia sorda per essere stato messo di nuovo in
secondo piano, il dolore per aver conosciuto le proprie origini:
Tutto questo un giorno mi sarà stato
utile.
Tutto questo un giorno mi sarà stato
utile.
Tutto questo dolore un giorno mi sarà
stato utile.
La
porta della cella si apre nuovamente e questa volta entra la tremula luce di
una torcia. Loki si alza a sedere faticosamente ancora prima di aprire gli
occhi: sa che il momento, qualsiasi esso sia, è giunto.
Thor.
Thor
è stato mandato a prenderlo. Il Padre degli Dei deve essere proprio in vena di
scherzi. Fa per alzarsi ma è Thor a sedersi di fronte a lui. Ha qualcosa in una
mano, mentre con l’altra gli fa chinare il capo. Loki sente la serratura della
museruola scattare e poi aprirsi.
D’istinto
si passa il dorso della mano sulla mascella, la massaggia. “Odino vuole proprio
sentire tutte le mie urla, nevvero?”
L’altro
sostiene il suo sguardo beffardo: “Non vi saranno urla, Loki.”
“Beh,
farò del mio meglio.” Ghigna Loki continuando a massaggiarsi la mascella.
L’osso della mandibola fatica a ritrovare la sensibilità. “Non è di certo mia
intenzione tenervi svegli la notte.”
“La
pena è stata commutata.”
“E
la mia testa finirà su una picca a dimostrare a tutta Asgard quale sia il
destino di un traditore?”
Thor
ignora le sue parole di sfida e prosegue: “Resterai in questa cella. Non ti
verranno tolte i ceppi ai polsi e non potrai utilizzare la magia. Avrai modo di
riflettere su ciò che hai fatto e, se lo vorrai, potrai anche chiedere il
perdono.”
“Non
pensavo che Odino si sentisse così generoso… tu e Madre avrete pianto tutte le
vostre lacrime, immagino, per muoverlo così tanto a compassione.”
“Padre
non ci avrebbe ascoltato. E’ stata di qualcun altro la richiesta che è stata
accolta.”
Loki
lo guarda inizialmente senza capire. Poi aggrotta la fronte, incredulo.
Gli
occhi ambrati di Addison brillano nella penombra della cella, osservando Loki
ridere. “Sei patetica.”
Reclina
la testa di lato e si lascia andare ad un sarcastico “Prego, non c’è di che.”
“Sei
patetica perché la sola idea del supplizio che Odino aveva deciso ti
sconvolgeva. Non potevi accettare una simile crudeltà… né avevi il coraggio di
impugnare la scure e staccarmi la testa. Non tu e la tua insulsa umanità. E
così mi hai dato la possibilità di vivere, di restare qua dentro e di… avere la
mia rivincita, un giorno.” Si interrompe e rimane di stucco quando GreyRaven
gli appoggia lieve la mano sul petto e lo fa indietreggiare sino che le
ginocchia toccano il bordo della branda. Una lieve pressione sul collo ancora
dolorante gli fa perdere l’equilibrio all’indietro e lo fa sedere.
“Fury
mi ha mandato qui apposta perché mi reputa l’unica che non si fa vincere dalla
rabbia e dalla sete di vendetta. Sa che sono abbastanza razionale e lungimirante
per capire quanto una pena possa essere utile o meno. Quello che lui non
afferra” Il viso di Addison ora è chino a pochi centimetri da quello di Loki.
“E’ che ti sto consegnando ad un destino peggiore, dando la possibilità a colui
con cui hai contratto il tuo debito di avere la sua vendetta. Pensa: lui vuole
il Tesseract e la tua testa su un piatto d’argento, ed entrambi si trovano
nello stesso regno. Credi che non ti raggiungerà la sua collera? Cosa pensi che
verrà scelto, tra proteggere il Tesseract e quindi il destino di Asgard e della
Terra e proteggere il traditore prigioniero nelle segrete?
Non
provarci nemmeno a fare appello alla compassione e all’amore che i tuoi
famigliari provano per te. Perché quel giorno, quando arriverà, io sarò qui a
combattere al loro fianco, Loki. E farò in modo che la loro attenzione sia
tutta sul Tesseract.” Il suo indice risale la gola e il mento, facendogli
alzare la testa. “E farò in modo che gli invasori - saranno sempre Chitauri? Se
ne vadano però con il premio di consolazione.”
Loki
ride di nuovo, questa volta però la nota nervosa nella sua voce è evidente. “Ne
sei convinta?”
“Tanto
quanto tu ne sei spaventato.” La mano della ragazza si ritrae e lei si rialza.
“Già,
tu sei un corvo. Tu banchetti sui cadaveri, non li uccidi.”
Mentre
mi accomiato da Thor, Morrigan si è tolta una piuma dalla coda e me la porge,
fissandomi insistentemente e dandomi colpetti con il becco alla spalla. Capisco
cosa stia proponendo e le sfilo la piuma dal becco, per poi porgerla a Thor.
"Nel caso ci siano problemi, di
qualsiasi genere, spezza la piuma a metà: Mi comparirà davanti e capirò che
hai bisogno del nostro aiuto." spiego. Il semidio mi ringrazia mentre Sif,
dietro di lui, non riesce a trattenere una leggera smorfia infastidita.
Poi
Morrigan spiega le ali nere, e si posiziona sul mio pugno. Gracchia tre volte,
prima di piantarmi il becco sul dorso della mano.
Un
attimo dopo, mi ritrovo nella sala del trono di Amon.
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Cioè, io, vi giuro, sono preda
dell'esaltazione più pura nel constatare di come la mia storia stia lentamente
prendendo piede e vi piaccia.
Adoro. Giuro. Non so come ringraziarvi.
Spero di essere stata abbastanza in
linea, con questo capitolo e di non fare un 'tonfo' rispetto alle aspettative
che trapelano dai vostri commenti.
Detto ciò, resto in trepidazione per
sapere cosa ne pensiate, negativo o positivo che sia. Purchè costruttivo.
Un Inchino.
EC.
PS: La citazione è 'Hero' dei Nickleback,
colonna sonora di DareDevil che, vi posso assicurare, è stato uno dei più
deludenti film su un eroe Marvel che abbia mai visto. (Battuto solo da
Elektra).
Ma aveva comunque questa bella canzone
come Soundtrack.
Au revoire!