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Autore: JulietAndRomeo    31/07/2012    1 recensioni
Io rimasi un attimo interdetta: Nick? Quel Nick? Il figlio di Jeremy? Il tipo che avevo odiato a prescindere?
Come se ci fossimo letti nel pensieroci girammo l'uno verso l'altra: «Cosa?»
«Sta zitto!», «Sta zitta!» urlammo all'unisono e continuammo: «Io?»
«Tu!»
«No!»
«No?»
«Si!»
«Smettila!» concludemmo.
questa è la prima storia che scrivo e l'ho fatto per un concorso letterario a scuola quindi non so neanche come è venuta: la pubblico perché mi piacerebbe avere un vostro parere, non so ancora quanto sarà lunga perché il concorso sarà a settembre quindi devo ancora finirla. E' un giallo/commedia perché non piacciono neanche a me le cose troppo pesanti da leggere quindi l'ho 'alleggerita'. Non vi chiederò un commento, quello deve essere a vostro buon cuore. Adesso vi lascio, buona lettura
Genere: Commedia, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12: C'è qualcosa che non quadra.

«Ragazzi è pronto il pranzo!» esclamò la signora Smith dalla cucina.

Mi riscossi e mormorai: «Non ho fame, glielo dici tu?».

«Dovresti mangiare, ma, se proprio non vuoi, va bene».

Mi alzai e salii le scale dirigendomi verso il bagno: dovevo schiarirmi le idee e dell'acqua gelida in faccia era quello che ci voleva.

Mentre salivo al piano superiore, pensavo alla visita sgradita di poco prima e a come mi fossi comportata: arrivai alla conclusione che non potevo comportarmi meglio e girai il pomello della porta del bagno.

'Perché il bagno è chiuso?' pensai.

Bussai e chiesi: «C'è qualcuno?».

«Macy, sei tu?» disse una vocina fastidiosa proveniente dal bagno.

'Oh cazzo! Mi sono dimenticata della rossa! Devo nascondermi!'.

Mi guardai attorno e non vidi un singolo nascondiglio.

«Esco subito, devo ringraziarti, sei stata un angelo con me!» disse lei.

'Oh, santissimi numi!'.

Cominciai a correre lungo il corridoio e mi infilai nella prima stanza che incontrai.

'Sono braccata da una schizzata. In casa mia!'.

«È assurdo!» borbottai.

Sentii dei passi che si avvicinavano e mi guardai intorno. Il panico mi colse velocemente: ero nella camera della rossa psicopatica!

Come in un film horror, vidi il pomello della porta che ruotava e mi affrettai a cercare un nascondiglio.

L'unico posto degno di nota fu il letto e feci appena in tempo ad infilarvi la testa sotto che lei entrò nella stanza.

Mentre cercavo di infilarmi sempre più giù, il mio piede andò a sbattere contro qualcosa che podusse un rumore sordo.

Per fortuna la psicopatica non se ne accorse e poco dopo uscì dalla stanza per andare a pranzare.

Appena lei si richiuse la porta alle spalle, io uscii dal mio nascondiglio improvvisato e, tanto per curiosità, presi la scatola e ci guardai dentro.

Diversi oggetti vi erano buttati a casaccio, ma alcuni, nonostante il disordine, attirarono la mia attenzione: una telecamera, vecchio modello, che registrava su cassetta, una cartelletta arancione pastello, con su scritto 'TOP SECRET' e, naturalmente, molte altre cassette, probabilmente già usate, per la telecamera sopracitata.

'Chi diavolo usa ancora questi aggeggi preistorici?' pensai incredula.

Per prima cosa presi la cartelletta arancione, piena a giudicare dal peso, e la aprii: vi erano articoli di giornale, ritagli di diverse riviste, foto sbiadite e non, un vecchio rapporto della polizia di NYC e altri documenti vari.

'C'è qualcosa che non quadra: che se ne fa una decerebrata come quella di tutte queste cose?'.

Mettendo da parte la cartella con i documenti, promettendomi che li avrei spulciati per bene in seguito, presi la videocamera.

'È abbastanza vecchia, ha i suoi vent'anni, è stata usata da poco, data l'assenza di polvere, e viene tenuta in perfetto stato: allora perché è stata buttata in questo scatolone come roba vecchia?'.

Aprii lo sportellino che conteneva la cassetta in uso e notai che il nastro non era ancora stato usato del tutto.

«La rossa sta registrando qualcosa» mormorai assorta.

Misi da parte la videocamera e mi concentrai sui restanti nastri: erano 13 in totale e su nessuno vi era scritto il contenuto ma solo una data, probabilmente indicavano i giorni in cui erano stati girati i video .

Le date erano in ordine cronologico: la cassetta più vecchia risaliva al 23 giugno, quella più nuova era del 19 luglio.

'Cinque giorni fa' riflettai.

Mi convinsi che vederci chiaro era l'unica cosa da fare, dovevo (volevo) sapere che cavolo combinava quella tipa.

'È buffo che tu l'abbia nominata, perché, a proposito di quella tipa... sta tornando!' disse una vocina nella mia testa.

Quando sentii un rumore di passi nel corridoio, mi affrettai a rimettere tutto per come lo avevo trovato e mi rimisi sotto il letto, maledicendomi e chiedendomi perché non me ne fossi andata prima.

'Perché dovevi scoprire che sta facendo!' disse la voce di poco prima.

«Perché sono una cretina, ecco perché! Potevo farlo anche un'altra volta» mormorai in preda al panico.

La rossa entrò in camera sua appena io finì di parlare e per fortuna non si accorse di niente: non che sarebbe stata tanto intelligente da farlo, ma non si sa mai.

«Adesso vado al mare con Nick, il mio bellissimo Niiiiick» disse canticchiando: «Mi preparo e mi faccio bellaaa».

Accidenti se era stonata! Non l'avrei augurata a nessuno, peccato che io non fossi nella posizione di parlare. E quando dico 'nella posizione', intendo letteralmente.

Infilata sotto il letto come un calzino vecchio: che schifo!

«Andiamo al mare, andiamo al mare, senza di lei, senza di lei» continuava a dire.

'Quando dice 'lei' che intende?' pensai.

«Oh si, oh si, oh si, solo noi dueeeee!!».

Forse non mi crederete, ma quello è stato l'acuto peggiore della mia intera esistenza!

Sentii bussare alla porta e, dal mio nascondiglio, vidi lei andare ad aprire: «Ciao Nick! Sei pronto?» disse cinguettante la rossa.

«Ehm, si... hai per caso visto Macy? Devo dirle che usciamo».

«No, non l'ho vista. Vuoi chiederle di venire con noi? Io credevo andassimo solo noi due, senza di lei».

'Adessso capisco chi è la famosa 'lei'. Brutta psicopatica' pensai irritata.

«No, devo dirle che rimaniamo fuori per tutta la giornata però. Adesso le lascio un biglietto, magari è uscita».

«Beh, io sono pronta, fammi prendere una maglietta da uno scatolone sotto il letto».

'Sotto il letto?! Ma porca Eva!'.

«Lascia, faccio io, magari è pesante» disse Nick.

'Che Dio sia lodato!'.

Appena Nick si inginocchiò accanto al letto e mise la testa sotto, vedendomi si spaventò e tentando di rialzarsi, sbattè la testa contro il legno del mobile.

Cominciò a borbottare senza ritegno e la rossa gli fu subito accanto.

'Giù le mani da lui, psicopatica!' ruggì una parte di me: 'Mi devo far visitare da un medico competente' disse la parte più razionale di me.

«Non preoccuparti, non è niente. Prendo lo scatolo».

Nick reinfilò la testa sotto il letto: «Che ci fai qui?» sussurrò concitato.

«Te lo spiego dopo, nel frattempo, evita di flirtare con lei davanti a me».

«Perché sei gelosa?» disse ridacchiando.

«Io non sono gelosa! Soltanto, non vorrei vomitare!» sussurrai scocciata.

«Nick, è tutto apposto? Lo hai trovato?».

«Si» disse Nick: «Tesoro» disse guardandomi con un sorrisetto divertente e fastidioso stampato in faccia.

Io feci una smorfia: «Sto per prenderti a sberle, levati dai piedi».

Lui uscì da sotto il letto e io mi affacciai per vedere quello che succedeva.

«Ecco, amore» disse Nick calcando volutamente quella parola: «Lo scatolo».

«Oh, come sei coraggioso! Avventurarti sotto il mio letto con Miki in giro per me».

'Coraggioso?! Ha preso uno scatolone da sotto un letto! E poi chi cazzo è Miki?!'

Ebbi appena il tempo di formulare questo pensiero che sentii qualcosa toccarmi il piede.

Mi voltai lentamente, come se dietro di me avessi potuto vedere la Morte con cappuccio e falce annesse, e quello che vidi fu come una stilettata al cuore: un serpente lungo circa 50 cm si stava avvolgendo lungo la mia gamba e io non riuscivo a fare altro che guardarlo immobile.

'Ecco chi è Miki' pensai in preda al panico.

«Chi è Miki?» chiese Nick.

'Te lo dico io chi è Miki! Porta fuori di qui la psicopatica, idiota!'.

«Il mio serpente».

«Serpente?».

«Si, gli piace stare sotto i letti».

Come se avesse capito che avevo un serpente, potenzialmente pericoloso, attaccato alla gamba, Nick deglutì e si affrettò a dire: «Interessante, perché non approfondiamo il discorso in auto, mentre andiamo a Malibù?».

«Oh, si andiamo!».

Due secondi dopo loro erano usciti e io, appena riuscii a spostare gli scatoloni, mi stavo mordendo la lingua per non urlare: «Via, bestiaccia! Via dalle palle, non sono in vena di scherzare!».

Appena 'Miki' si decise a mollarmi la gamba, gli diedi un calcio e lo spiaccicai contro la finestra, mentre mi affrettavo a richiudermi la porta alle spalle.

«La stanza degli orrori» dissi esausta.

Corsi alla finestra e feci appena in tempo a vedere l'auto di Nick che si allontanava lungo la strada.

Con l'intenzione di esaminare quei fogli adesso che non c'era nessuno in casa, tranne i domestici, mi precipitai in cucina e dal cassetto della cucina tirai fuori il coltello più grande che ci fosse.

«Macy, che stai facendo?» disse la signora Smith, guardando me e il coltello.

«C'è un brutto animale di sopra, non vorrei mi attaccasse».

«Se ti riferisci alla ragazza di Nick...».

«Lei non è la ragazza di Nick» puntualizzai irritata.

«Dicevo, se ti riferisci all'amica di Nick, è appena uscita».

«Non mi riferivo a lei: c'è davvero una brutta bestiaccia di sopra!».

«Peccato, se l'avessi uccisa non sarebbe dispiaciuto».

«Non le sta simpatica, vero, signora Smith?».

La donna fece una smorfia: «Se il suo cervello andasse più lento, andrebbe all'indietro. Con un quoziente intellettivo come quello, mi sorprende riesca a formulare delle frasi di senso compiuto».

«Non le sta simpatica» affermai divertita.

«Non proprio. Buona fortuna con la tua brutta bestiaccia».

«Buona fortuna a lei con le piante del giardino!» dissi notando l'attrezzatura da giardiniere.

Lei mi fece un cenno di ringraziamento e uscì.

'E adesso a noi due, brutta bestiaccia!'.

Armata di coltello e di coraggio (stupidità rende di più l'idea), mi avventurai nella stanza della rossa schizzata.

Entrai guardinga, alla ricerca di Miki: prima di infilarmi sotto il letto presi uno specchietto simile a quello che usano i dentisti, ma più grande e lo usai per guardarci sotto, evitando così un agguato da parte della 'bestia'.

Dopo essermi accertata che sotto il letto non ci fosse niente, sempre con il coltello davanti in posizione di difesa, mi avventurai alla ricerca dello scatolone in questione. Appena riuscii a trovarlo, in mezzo a tutto quel casino di scatoloni identici, lo tirai fuori e quando mi misi seduta per concedermi cinque minuti di pausa con la testa appoggiata al bordo del letto, sentii un sibilo alle mie spalle.

Mi voltai, bianca come un lenzuolo, verso la fonte del rumore e dovetti incrociare gli occhi (come se mi stessi guardando il naso) per mettere a fuoco l'immagine del serpente, tanto era vicino alla mia faccia.

Deglutii rumorosamente e lentamente mi alzai: la bestia fece per mordermi e con una manata ben assestata, lo feci volare contro la porta rimasta semiaperta.

Ripresosi dalla botta uscì dalla stanza velocemente e io maledii per l'ennesima volta in un solo giorno chiunque lassù (o laggiù) ce l'avesse con me in modo così... atroce.

'Devo recuperare la bestiaccia prima che lo veda la signora Smith e soprattutto prima che torni la rossa. Devo anche esaminare questi cosi' pensai guardando nello scatolone.

Andai in camera mia, posai la scatola a terra e, dopo essermi cambiata, mi assicurai che la porta fosse ben chiusa cosicché il serpente non potesse entrare.

«Solo una cretina poteva tenere un serpente come animale domestico!» esclamai in preda alla frustrazione.

Raccattai il coltello dalla stanza della rossa e chiusi, oltre quella, tutte le porte della casa.

Presi il cellulare dalla tasca destra dei pantaloncini e composi il numero di Nick: dovevo sapere quando sarebbero tornati e quindi quanto tempo avrei avuto per fare tutto quello che dovevo prima del loro ritorno.

Al settimo squillo, stavo per rinunciare, ma Nick rispose: «Black».

«Solo i tipi tosti rispondono al telefono con il cognome, quindi tu non farlo. Bando alle ciance, ho combinato un casino, devi tenere la tua ragazza lontana a casa il più a lungo possibile» dissi tutto d'un fiato.

«Ciao, mamma. Com'è l'Italia? Vorrei tanto essere lì con voi. Comunque, credo di potercela fare, ma se hai qualche idea di come fare dimmelo» rispose lui.

«Lei è lì con te, vero?».

«Si mamma, ti voglio bene anche io, ma vorrei spiegato che succede, così posso organizzare meglio tutto».

«Ho fatto scappare la bestiac... Miki, il serpente e devo recuperarlo in fretta, ma devo anche esaminare le cose che ho trovato dentro uno scatolone in camera della tua ragazza».

«Cosa?!» disse lui sorpreso.

«Ti spiego un'altra volta: vicino la spiaggia c'è un motel, passate la notte lì, io ti coprirò con la signora Smith».

«Posto di gran classe, mamma, ma che dovremmo fare per tutta la sera?».

«Niente sesso!».

«Perché?» disse ridacchiando.

«Perché potrei spezzarti le gambe!».

«Per quale motivo lo faresti, mamma?».

«Perché... perché... perché mentre ci date dentro potrebbe sfuggirti qualcosa su quello che sta succedendo e non deve capitare».

«Non ti preoccupare, sarebbe altro quello che mi uscirebbe dalla bocca» rispose.

Dal tono, giurerei stesse ghignando.

«Vaffanculo, Nick! Fai quello che cazzo ti pare, basta che me la tieni lontana!» urlai al telefono chiudendo la chiamata.

Tirai il cellulare (nuovo, visto che l'altro lo avevo distrutto gettandolo in aria) contro la parete e lo feci con tanta violenza che si frantumò.

«Maledetti telefoni!» urlai in preda alla frustrazione.

Imprecai senza pietà sulla stupidità maschile e su quanto fossero maniaci gli uomini: gli metti davanti una rossa tutta tette, ben carrozzata e non capiscono più una mazza.

La mia sequela di insulti contro Nick andò avanti per circa 10 minuti, fin quando non intravidi la coda della bestiaccia strisciante rifugiarsi sotto una poltrona.

«Ti ho beccato brutto rettile schifoso» ghignai soddisfatta.

Avevo un retino in una mano e il coltello nell'altra: stavo per spostare la poltrona e afferrare quel coso strisciante quando Charles piombò nella stanza.

«Macy? Che stai facendo?» chiese vedendomi sul piede di guerra.

Per la caccia, mi ero trasformata: se il serpente voleva la guerra, la guerra avrebbe avuto.

Avevo indossato un paio di scarponcini verde militare, pantaloncini con fantasia mimetica, canottiera bianca e cappellino con la stessa fantasia dei pantaloncini. Aggiungeteci una coda di cavallo alta, due strisce di tempera nera su ogni guancia, il coltello e il retino e sembravo proprio una deficiente.

«Oh, beh... io...» dissi balbettante.

«Aspetta, prima di dirmelo ti faccio un'altra domanda: lo voglio sapere?».

Esaminai la situazione: ero in casa mia, in tenuta mimetica, alla ricerca di un serpente, scappato dalla camera di una rossa deficiente, potenzialmente psicopatica.

«No, non lo vuoi sapere, Charles» affermai.

«Ok. Allora... buon proseguimento» disse allontanandosi.

«Grazie» mormorai quando già lui era andato via.

Presi un respiro profondo e spostai di colpo la poltrona, muovendo il retino con l'intenzione di afferrare il serpente: invece afferrai solo l'aria.

'Ma dove diavolo è finito?' pensai stizzita: 'Credevi davvero sarebbe rimasto lì tutto il giorno aspettando che lo catturassi?' disse una vocina nella mia testa: 'Oh, sta zitta maledetta coscienza!'.

Dovevo davvero farmi controllare da uno specialista.

Ripresi a cercare Miki per tutta la casa, ma senza alcun risultato: la casa era grande e io ero da sola, stremata e avevo anche poco tempo.

Stavo andando il cucina, alla ricerca di un bicchiere d'acqua e lo vidi: la signora Smith stava sfornando i suoi famosi (a livello familiare ovviamente) muffin e Miki era proprio dietro di lei. Adesso immaginatevi la scena a rallentatore: la cretina di turno (che sarei io), lascia cadere le sue uniche armi di difesa (cioè il coltello e il retino), che ha contro il mostro (il serpente) per terra e si lancia a pesce contro il terribile mostro per salvare la povera donzella indifesa (la signora Smith), gridando 'Noooooooooooo'.

A tutt'oggi mi vergogno profondamente di quella scena.

Una volta che mi buttai sopra il serpente, realizzai che non avevo modo di staccargli la testa in caso avesse tentato di attaccarmi (uccidermi).

«Macy, tutto bene?» disse la signora Smith che mi guardava preoccupata dimenarmi sul pavimento.

«Si... tutto apposto» dissi reprimendo una smorfia di fatica: «Ma, ha fatto i muffin? Non vedo l'ora di mangiarli!» continuai nascondendo il serpente dietro la schiena.

Uscii dalla cucina camminando all'indietro e sorridendo come un'ebete. Appena fui fuori portai il rettile davanti ai miei occhi e con tono di sfida gli dissi: «Adesso a noi due, mostro!».

'Tu sei scema!' disse la solita voce: 'Sta zitta anche tu, piccola stronza!'.

Come un razzo mi fiondai in camera della rossa e vi tirai la bestiaccia dentro come fosse un giavellotto. Chiusi la porta a chiave con doppia mandata e tornai in camera mia.

«Non ho il tempo materiale di esaminare tutte cose... devo chiedere un favore» mormorai.

Presi il telefono di casa (visto che il mio telefono giaceva ancora in pezzi in mezzo al corridoio) e digitai il numero di Jackson, il figlio di un vecchio amico di mio padre.

Lui rispose quasi subito: «Hey Jack, sono Macy, la figlia di Theodore, ti ricordi di me?».

«Ma si, certo Macy, come ti posso aiutarti?».

«Hai ancora quell'aggeggio che mi permette di passare i filmati da una cassetta su DVD?».

«Si certo, ti serve?».

«Se passo stasera da te, puoi passarmi circa 13 filmati su DVD?».

«Ovviamente, ti ricordi ancora dove abito, vero?».

«Sicuro, ci vediamo tra cinque minuti».

«Perfetto ti aspetto» disse lui chiudendo il telefono.

Senza neanche cambiarmi, presi i nastri e li infilai in una busta di carta, come quelle della spesa e mi fiondai fuori di casa.

   
 
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