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Autore: Marika Repent    31/07/2012    0 recensioni
Hawke non ce l'ha fatta. Ora tocca a te, ragazza dai capelli rossi, vai e stravolgi il Thedas, fa sì che il mondo rinasca. Chissà se i sentimenti giocheranno a tuo favore.
[FPGxFenris][BUT storie contorte xD ]
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Amici

Quelle erano le parole di chi aveva appena trapassato il corpo del mio aggressore, e l'aveva fatto con una rapidità inaudita. Nessuno batteva ciglio, le grida degli ubriachi erano mutate in un silenzio tombale, mentre i loro sguardi attoniti e alticci si rivolgevano a me. Rimasi immobile e non so per quanto tempo, a fissare quell'elfo, con la faccia sporca di sangue e con un cadavere ai piedi. Il gestore della taverna ruppe il ghiaccio con una fragorosa risata e invitò i presenti a brindare all'uccisione di quel “criminale”.
 
«Forza gente, non facciamone un dramma!»
 
Cominciò ancora il trambusto di pochi minuti prima, come se nulla fosse accaduto. Mentre l'elfo non aveva mosso un muscolo, rimaneva a fissarmi, come io fissavo lui. Era più alto di me di un bel pezzo, con la carnagione olivastra e capelli biondi che arrivavano alle spalle, il tutto incorniciato da un corpo da brivido e occhi d'ambra. Era un mix perfetto di bellezza e cattiveria, fantastico, quello era l'inizio di qualcosa di straordinariamente strano nei miei pensieri. Penso che se non si fosse avvicinato a me sarei rimasta immobile come una statuina per qualche secolo o anche più.
 
«Ti senti bene?» La sua voce squillò nella mia testa facendomi cadere dalle nuvole, e mi sentii una vera idiota.
 
«Si, penso di si. Grazie per...» Mi bloccai non appena mi resi conto di essere a pochi centimetri da lui. Oh, per Andraste, quella era la visione più bella dei miei ultimi dieci anni di vita! Mi accorsi inoltre di un tatuaggio sul lato sinistro del suo viso, delle linee curve, quasi tribali. Che spettacolo. Stavo per delirare, e distolsi lo sguardo.
 
«Oh di nulla, è il mio lavoro. Come ti chiami?» chiese gentilmente.
 
«Sono Melissa piacere. E tu sei?» Bello, pensai tra me e me, poi mi resi conto di quanto il mio cervello non stesse più funzionando come avrebbe dovuto, e mi sforzai di tornare in me.
 
«Penso che tu abbia già sentito parlare di me. Sono Zevran Arainai di Antiva.» A quelle parole sobbalzai e cercai di trattenere lo stupore.
 
«Vorresti dire che tu sei QUEL Zevran? Quindi tu sei un...»
«Un Corvo di Antiva, un assassino, e chi più ne ha più ne metta.» aggiunse ridendo, ma notai nella sua voce una nota di amarezza.
 
Prima che potessi proferire altre parole l'elfo si voltò e mi diede le spalle, poi pulì il suo pugnale, mi  guardò un'ultima volta, fece un cenno di saluto con la mano e se ne andò, lasciandomi lì in mezzo alla taverna, sporca di sangue, allibita, ancora spaventata e non consapevole del fatto che da quella sera la mia vita sarebbe cambiata in modo drastico, per sempre. Dopo qualche minuto feci ritorno alla mia stanza, lavandomi per bene il viso e curandomi di non lasciar nessuna traccia di sangue, poi  mi tolsi la veste rimanendo con un corsetto intimo e mi sdraiai sul letto. Ovviamente i miei pensieri erano rivolti alla scena alla quale avevo assistito poco prima e a chi mi aveva salvato dall'essere stuprata in mezzo alla taverna. Mi chiesi se quell'elfo potesse essere veramente il temuto Zevran dei Corvi di Antiva. La descrizione corrispondeva alla perfezione: i capelli biondi, i pugnali e quant'altro. Solamente che non trovavo nulla di pericoloso nel suo sguardo, nella sua voce. Eppure doveva proprio essere lui. Da un lato un assassino spietato e dall'altra un elfo dalla bellezza troppo accentuata e l'aria da simpaticone. Guardai il soffitto nella penombra e provai ad addormentarmi.
Mi svegliai prima dell'alba, e non riuscendo più a chiudere occhio, mi alzai dal letto e andai verso lo specchio, mi sedetti su una sedia traballante e cercai di spazzolare quella rossa chioma sulla mia testa. Raccolsi i capelli in una treccia laterale e misi un poco di trucco nero. Non mi convinceva affatto il mio aspetto fisico, minuto e grazioso come una bambina, la pelle chiarissima e le clavicole un po' troppo sporgenti. Avrei voluto essere più alta, avrei voluto sembrare più una “donna” che una ragazzina, ma a quel tempo non avevo nemmeno vent'anni. Rimasi a fissare la mia immagine riflessa fino a che un rumore non distolse la mia mente dai miei soliti complessi. Inizialmente pensai che fosse un animale notturno, una civetta, o un qualche ubriaco che si era schiantato contro una cassa di legno facendola cadere. Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi che una mano mi tappò la bocca impedendomi di gridare, mentre un'altra era all'altezza del mio bacino e mi premeva contro un corpo. Ero convinta fosse un qualche amico dell'uomo che tentò di stuprarmi la sera precedente, e mi rassegnai all'idea che a quell'ora nessuno avrebbe potuto salvarmi.
 
«Lo sai che non si dorme con le finestre aperte, vero? Qualcuno potrebbe salire e abusare di te. Dovresti stare attenta.»
 
Riconobbi quella voce squillante e provai a dire qualcosa, ma impossibilitata dalla mano, gli unici suoni che produssi erano delle mugugnose lamentele.
 
«Se tolgo la mia mano dalla tua bocca non urlerai, vero?»
 
Feci cenno di no con la testa e sentii il mio volto ed il mio corpo liberarsi da quella presa sicura e forte che mi intrappolava.
 
«Zevran? Cosa ci fai qui?»
 
Nel momento in cui mi rivolsi a lui, mi resi conto di essere seminuda e scalza, e il mio viso divenne dello stesso colore dei miei capelli. Cercai di coprirmi strappando la coperta dal letto e avvinghiandomela sulle spalle. Gli occhi dell'elfo seguivano ogni mio movimento e tutto ciò mi fece sprofondare in un abisso di imbarazzo. Vorrei non aver mai vissuto quella scena.
 
«Non preoccuparti, non intendo saltarti addosso, a meno che tu sia consenziente.» sorrise, e ciò non aiutò il mio rossore a svanire.
 
«Ehm, no grazie. Potevi almeno bussare.» dissi distogliendo lo sguardo.
 
«Peccato, avrei potuto renderti felice.» e scoppiò a ridere.
«Aaahn... Comunque vorrei delle spiegazioni del perchè un semi sconosciuto si sia intrufolato nella mia stanza.» con quella frase ripresi il controllo in un qualche modo.
 
«Ti ho salvato la dote, prima, ho ucciso il tuo aggressore, pretendi anche delle spiegazioni?» La sua voce divenne tagliente come una lama, e mi spaventai quanto basta per indietreggiare di qualche passo, dopodichè Zevran mi prese per le spalle e mi riavvicinò a sé. Per qualche istante pensai che mi avesse voluta baciare, ma poi avvicinò solo le labbra sotto al mio orecchio, e il suo respiro caldo mandò in tilt il mio povero martoriato cervello.
 
«Non ti farò del male, non ti devi preoccupare. Non sono così cattivo come la mia reputazione.» Ora la sua voce era ritornata calda con un pizzico di sensualità. Mi mancò l'aria. E non risposi.
 
«So che è da tempo che vivi come una nomade, Melissa. Ho avuto modo di incrociarti durante il tuo vagabondare. Ed una bella donna come te non ha il diritto di vivere in questa maniera.»
 
«Tu non sai nulla di me, e non ho bisogno di essere aiutata, ce la faccio benissimo anche da sola.» A quelle parole si avvicinò ancora di più al mio corpo prendendomi per le spalle, sfilandomi poi il pugnale che presi dal tavolo al quale mi ero appoggiata. Mi guardò intensamente negli occhi mentre     azzerava le distanze tra i nostri toraci. Ero incapace di muovermi e di distogliere lo sguardo da quegli occhi d'ambra. Poi con la mano sinistra scese dalla mia spalla sempre più in basso, graffiandomi, mentre sentivo dei brividi allucinanti sulla schiena. Pochi secondi dopo mi ritrovai il suo pugnale alla gola. Ero spacciata.
 
«Hai visto la facilità con la quale puoi essere sconfitta? Avrei potuto ucciderti, sai?» Aveva ragione. Mi aveva letteralmente sedotta, e resa incapace di agire. Che razza di debole che sono, pensai. E guardai a terra imbronciata e imbarazzata.
 
«Non dovevi farlo, Zevran.» 
 
«Mi stai dicendo che ti ho sedotta solo guardandoti? Sono proprio bello allora.»
 
«Modesto» l'unica cosa che istintivamente risposi.
 
«Ho la fama di essere anche un abile seduttore» sorrise.
 
«Oh complimenti, segna un altro punto alla tua lista» mi stavo irritando.
 
«Suvvia bellezza, sto scherzando.»
 
Non risposi. Mi voltai e lasciai cadere la coperta ai miei piedi e mi infilai l'armatura leggera, si era fatta ormai l'alba.
 
«Ora devo andare»
 
«Dove vai? Potrei proporti un lavoro ed un alloggio.»
 
«Eh? Sul serio? O è solo un altro dei tuoi trucchetti?»
 
L'elfo sghignazzò «Sono serio. Potresti vivere con una mia amica giù all'Enclave Elfica, penso sarà contenta di ospitare qualcuno, soprattutto dopo che Hawke ci ha lasciati. Ha bisogno di compagnia. E qualcuno con cui parlare.»
 
«Perchè lo chiedi proprio a me?» 
 
«Non lo so, qualcosa mi dice che tu e Merril potreste andare molto d'accordo.Osservandoti mi sembri molto intelligente, ed inoltre non capita spesso di trovare una vagabonda così bella»
 
«Oh, non dire fesserie»  arrossii.
 
Zevran mi fece cenno di sedermi sul letto accanto a lui, non ci pensai due volte. Guardava fuori dalla finestra, mentre la brezza del primo mattino faceva si che il suo profumo fresco e speziato mi inebriasse le narici.
 
«Fidati amica mia»
 
“Amica”, che parola strana pronunciata da un perfetto sconosciuto. Non sapevo più il significato della parola “amicizia” da quando il mio cane mabari e la mia famiglia furono sterminati dai prole oscura. Forse questa era davvero l'occasione per cambiare vita, per iniziarne una migliore.
 
«Come posso fidarmi di te? Ti conosco solo da qualche ora.» azzardai.
 
«Hai la mia parola, non ti torcerò nemmeno uno dei tuoi meravigliosi capelli rossi, te lo prometto. Ma se non vuoi accettare sei libera di andare ovunque ti pare, non ti fermerò.» la voce di Zevran si fece più dura.
 
«E non mi ucciderai spero!» e scoppiai a ridere, coinvolgendo anche il biondino.
 
«Se avessi voluto farlo non avrei perso le molteplici occasioni che mi si sono presentate.» sorrise, poi si alzò mentre io lo seguivo con lo sguardo. «Allora al tramonto ti aspetto all'Enclave, nel frattempo fatti un giro, e stai attenta» dicendo ciò mi stampò un bacio sulla guancia e filò dalla finestra, facendomi rimanere immobile a fissare la tenda, allibita quanto felice. Quella giornata passò in fretta, nessuno tentò di stuprarmi e al tramonto, come concordato, mi recai all'Enclave, sedendomi sulle gradinate dell'entrata. Passò più o meno un'ora prima che qualcuno venisse a cercarmi. I figli degli elfi residenti in zona mi scrutarono curiosi e io sorridevo quando qualcuno di loro si avvicinava per guardarmi meglio. Finalmente riuscii a scorgere la figura di Zevran avvicinarsi a me. Mi alzai.
 
«Splendore, sei qui? Lei è Merril.»
 
Dietro Zevran si nascondeva un'elfa con un viso dolcissimo, i capelli scuri raccolti e due occhioni verdi. Era stupenda a parer mio.
 
«Piacere, io sono Melissa»
 
«Lo so, Zevran mi ha parlato di te. Pensava di trovarmi un'amica. Anche se io non sono molto brava con le persone. Sono un po' imbranata, ecco,sì.»
 
«Non ti preoccupare.»
 
Dopo le presentazioni, Merril mi fece accomodare in quella che era la sua casa, e mi fece vedere la mia stanza. Nulla di speciale, solo l'essenziale per vivere, alcuni libri, un tavolo, qualche sedia, alcuni utensili e un tetto. Non si poteva certo dire che all'Enclave le condizioni di vita degli elfi fossero delle migliori, ma cercai di adattarmi e rendermi utile. Sistemai tutti i miei averi, e dopo che  Zevran se ne fu andato “a fare delle commissioni” io e la mia nuova coinquilina decidemmo di fare una passeggiata per conoscerci meglio, e io ne approfittai per chiederle di raccontarmi qualche storia sugli elfi. Uscimmo dalla sua capanna e ci dirigemmo verso i boschi.
   
 
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