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Autore: Something Rotten    01/08/2012    2 recensioni
'Sette qualità che bisogna possedere per essere un chitarrista degno di tale nome;
Sette racconti per fargli capire che non ne possiede neanche una.'
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Slow Hands;

Frank sgranò gli occhi, boccheggiando in preda alla sorpresa; sicuramente le sue orecchie avevano capito male, Gerard non gli aveva appena dato del 'lento', non a lui che era l'uomo più veloce al mondo, lui che riusciva ad eseguire 'Starway to heaven' così veloce da dar del filo da torcere persino ad Angus Young. No. Sicuramente aveva sentito male.
« Puoi ripetere? » chiese, giocherellando inconsciamente con il coltello affilato, che aveva precedentemente usato per tagliare la pizza.
Gerard schioccò le labbra, umettandole con la punta della lingua; Frank ebbe il forte sospetto che le sue orecchie non si erano sbagliate, Gerard aveva realmente detto quella cosa.
« Vedi? Ho ragione io! Sei lento, Frank, e purtroppo non solo le tue dita sono lente, ma anche tutto il resto! » chiocciò.
Il volto di Frank assunse il colore di un pomodoro maturo, mentre le sue mani vennero scosse da fremiti rabbiosi; la cameriera, che era tornata alla carica con il conto, fece dietro-front, barricandosi dietro al bancone, e maledicendo il giorno nel quale aveva accettato quel lavoro, che si era rivelato essere persino più pericoloso che l'arruolamento nelle truppe speciali Americane.
« Io? » sbraitò, gesticolando pericolosamente con la mano che ancora stringeva saldamente il coltello affilato. « Io non sono lento, Gerard! Le mie dita scorrono velocemente sulle corde, passando fluidamente da un tasto a quello successivo senza il minimo errore! Io sono il chitarrista più veloce che il mondo abbia mai avuto il piacere di conoscere, e di ascoltare! »
Gerard gli diede una pacca consolatoria sulla spalla, cosa che se possibile lo fece imbestialire ancor di più; odiava le 'pacche consolatorie' del ragazzo quasi quanto odiava il suo sguardo da mancato psicoterapeuta, che pareva dirgli: ' Non ti preoccupare, Frank, un giorno lo capirai. Sei ancora nella fase della negazione, ed è normale. Un giorno passerai all'accettazione, e capirai che quello è il primo passo nella via della guarigione...'
« Non fare quella faccia, Way! » berciò, assottigliando gli occhi con aria minacciosa. « Non provare a biasimarmi! »
Gerard gli diede l'ennesima pacca consolatoria, passandogli per giunta la sua birra con l'invito di ' affogare i suoi problemi nell'alcol'; Frank si chiese cosa ci faceva ancora lì, e perché non aveva lasciato l'altro quando ne aveva avuto l'occasione. 'Perché gli vuoi bene, Frankie!' pigolò una voce saccente e urticante nella sua testa, una voce che somigliava vagamente a quella di Mikey-saputello-Way.
« E comunque dovresti motivare la tua tesi! Non puoi formulare una teoria senza delle forti basi empiriche! »
Gerard ci mise qualche secondo per capire che l'altro gli chiedeva degli esempi; il suo criceto interiore aveva corso parecchio per arrivare a quella conclusione, e necessitava di una sana dose di birra per riprendersi. Quindi il ragazzo si scolò il boccale stracolmo di birra prima di snocciolare i suoi esempi con una facilità assurda.
« Il primo esempio Frank è banale, e sicuramente riderai quando lo sentirai, ma sappi che è di fondamentale importanza. » spiegò, togliendosi una ciocca immaginaria dal volto. Frank impaziente com'era, gli fece cenno di continuare nel suo monologo e di arrivare dritto al punto, senza fare voli pindarici inutili. « Quando fai colazione, Frank, sei lento! Prendi quel dannato cucchiaino e lo immergi lentamente nella tazza, catturando un solo cereale alla volta, e portandotelo in bocca con dei movimenti altrettanto cadenzati... mi fai venire il latte alle ginocchia, dannazione! E' frustrante vedere quel fottuto cucchiaino entrare nella tua bocca, e venire fuori lentamente. Dannatamente frustrante. » esplicò con fare concitato. Frank per la terza o quarta volta consecutiva si chiese qualcosa, e per esattezza si chiese da quando fare colazione lentamente, e portarsi un solo cereale alla volta in bocca facesse di lui un pessimo chitarrista. Ma volle dare il beneficio del dubbio all'amico, e così lo esortò a continuare.
« Poi, Frank, vogliamo parlare di quando ti fai la doccia? » chiese, diventando rosso in volto. « E non provare a darmi del pervertito! Quando sei ubriaco hai la brutta abitudine di farti la doccia di fronte a tutti, e non chiedermi né come, né dove! Non te lo dirò mai! »
Frank cercò di trattenere le risate; era successo una sola volta durante uno dei primi Warped Tour, e non era ubriaco, solo leggermente brillo.
« Sei lento anche mentre ti fai la doccia, dannazione! Strofini ogni singolo centimetro del tuo corpo per ore, ed è una  tortura osservare quelle dita perfette indugiare per minuti intensi su quella parte del corpo, Frank! Una delle torture peggiori al cui confronto persino la Vergine di Norimberga sembra una tranquilla passeggiata in campagna! »
Frank rise di gusto.
« E non ridere, sono serio! Sei l'essere più lento del mondo, sei lento persino di comprendonio! »
Frank scosse la testa, posando il coltello sul tavolo; non ne aveva più bisogno ora che sapeva che l'altro non era serio, o che almeno le sue parole non erano dette con cattiveria.
« Sono finiti gli esempi? » chiese.
« No, certo che no! » gli rispose. « Ne ho quanti ne vuoi. »
« Perché non li dici, allora? »
Gerard prese un altro lungo sorso di birra; il povero criceto interiore era tutto un bollore dopo la storia della doccia e dei movimenti cadenzati, doveva bagnarlo con qualcosa se non voleva che andasse in combustione spontanea.
« Trovo che sia lento anche il modo in cui pronunci il mio nome! Il cuore che formano le tue labbra quando dici ' Ge', il modo in cui si ritraggono quando pronunci ' rar', ed i tuoi denti che si stringono feroci quando pronunci quella maledetta 'd', il tutto eseguito con una flemma da far invidia ad un bradipo! » urlò. « Ed ogni volta che pronunci quella maledetta 'Ge', che metti quelle dannate labbra a cuore, io penso erroneamente che tu voglia fare qualcosa di diverso dal pronunciare il mio nome. Ma sei un'idiota, quindi non mi faccio troppe speranze. »
« Questo è l'ultimo esempio? »
« No, » asserì. « Le tue mani sono lente anche quando ti metti a giocherellare con i miei capelli; lente nel lisciarli, lente nell'accarezzarli, lente nell'impicciarli. Tu hai un grosso problema, Frank. »
« Perché ho le mani lente? » chiese ironico.
« Dannazione, sì! » sbraitò. « Perché io odio quando mi si tocca con lentezza. »
Frank sorvolò volutamente sull'ultima affermazione; forse aveva capito il perché di tutta quella scenata, ma era più che intenzionato a giocare con lui, a farlo 'friggere nel suo stesso olio'. Avrebbe giocato la parte del 'cretino' ancora per un po'.
« E dimmi, Gerard, quale altra qualità mi manca secondo te? »
 Gerard alzò un sopracciglio basito; in cuor suo sperava bastasse la prima spiegazione per far capire all'altro ciò che intendeva.
« Ehm... » balbettò. « Vedi, Frank... un ottimo chitarrista deve saper mantenere il ritmo, e tu chiaramente non sai farlo... »
   
 
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