Libri > Fallen
Segui la storia  |       
Autore: GiuliaFray    01/08/2012    2 recensioni
Ho scritto questa storia alcuni mesi fa per una mia carissima amica, appassionata come la sottoscritta del personaggio Cam di questa saga. Inizio col pubblicare il prologo. Spero di poter fare il resto anche con gli altri capitoli!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Sono venticinque dollari- latrò il conducente del taxi, senza distogliere lo sguardo dalla collana di Sara, riflessa nel vetro del retrovisore.
La ragazza sussultò. Aveva passato il viaggio in un silenzio di tomba, con un unico pensiero per la testa: Cam, il suo angelo. Pensando a lui il tempo trascorreva più velocemente e le faceva dimenticare ogni sorta di dolore.
La voce roca e profonda del tassista l'aveva distolta dai suoi pensieri, quasi con violenza. Con una smorfia, frugò nella borsa di tela che portava a tracolla e dopo estenuanti ricerche ne ricavò il portafoglio, da cui estrasse una banconota da cinquanta dollari. Aveva soltanto quella e non aveva nessuna intenzione di aspettare che l'uomo le desse il residuo. Era ansiosa di abbracciarlo, stringerlo a sé, così gli disse: -Tenga il resto.-
L'autista le strappò i soldi dalle mani e ingranò la marcia prima ancora che Sara riuscisse a scendere del tutto dal mezzo.
Che tipo maleducato, pensò. Fece spallucce e si guardò intorno.
Quella mattina aveva ricevuto da Cam una lettera che le aveva infilato sotto la porta di casa. C'era scritto:
Ci vediamo nel vicolo di 1th Avenue. Ti aspetto.
Cam
Nient'altro, solo quelle poche e misere parole. Era strano che Cam la invitasse proprio lì: era un quartiere non proprio privilegiato di New York, pieno di gente non del tutto a posto, di quel genere di persone che non fanno altro che passare le giornate nei bar a scolarsi uno dietro l'altro infiniti boccali di birra o fumare sostanze non meglio identificate, per finire accasciati sul tavolino, gemendo o dicendo cose senza senso come: -Vieni qui, bella pollastrella.- Sara odiava quel genere di persone, e non riusciva proprio a capire come mai Cam l'avesse...
Un attimo.
E se non fosse stato Cam a mandarle quel messaggio? Se fosse stato un Escluso armato con l'intento di ucciderla? Per fortuna aveva sempre con sé una stellasaetta, in caso di bisogno, come le aveva raccomandato Cam svariate migliaia di volte. Continuava a ripeterle che quelli non erano i tempi giusti per passeggiare tranquillamente per le strade, sapendo che intere schiere di anime ti danno la caccia. Ciò che il mittente di quel messaggio voleva era la sua vita.
Ma Sara non era certo la persona che si tira indietro davanti alle difficoltà, così sospirò e si incamminò in direzione del vicolo di 1th Avenue, un vicolo cieco nel quale i due avevano passato molto tempo assieme. Fin troppo tempo.
Sara scosse la testa e senza badare a soliloqui degli ubriachi che uscivano dal bar O'Donovans Irish Pub stravolti dall'alcol, si ritrovò nella penombra di quel viottolo che le sembrava tanto familiare.
-Cam- chiamò.
Nessuna risposta. Un tremito la scosse e non per il freddo. Si portò d'istinto la mano alla tasca interna della giacca, sfiorando le spirali contorte della stellasaetta.
Pronunciò ancora il suo nome, questa volta con più convinzione ma non si sentiva proprio nulla. Nessuno si trovava nei paraggi in quel momento e si sentì terribilmente sola e infreddolita. Cominciò a camminare verso il muro che chiudeva il vicolo, a una decina di metri da lei. Sperava almeno che Cam le piombasse addosso, spuntasse da una rientranza nelle pareti, ma a quanto pareva era davvero l'unica a trovarsi lì, alle cinque del pomeriggio. Cam non le avrebbe mai dato buca, o almeno così aveva sempre pensato fino a quel momento. Ma in quel periodo molte certezze si riducevano in cenere come un pezzo di carta sul fuoco, e non era affatto una bella sensazione.

Si sentì strattonare da dietro e soffocò un urlo di terrore. Una mano calda e sicura le serrò la bocca e un braccio muscoloso le circondò il collo. Riconobbe immediatamente l'adorabile profumo di fresco di Cam, lo avrebbe potuto riconoscere tra centinaia di ogni genere. C'era lui accanto a lei, non doveva più aver paura.
La trascinò in una rientranza, davanti alla porta sconquassata di un vecchio negozio di CD musicali in funzione negli anni sessanta. Ora quel magazzino era completamente vuoto e Sara riusciva a stento a ricordare quante volte lei e Cam si erano infiltrati là dentro, godendosi dei momenti assieme. Lei si rilassò sotto la presa di Cam e gli baciò il palmo della mano. Lo sentì sghignazzare, ma non c'era traccia di allegria nella sua risata, piuttosto una certa tensione.
Giunti nel magazzino, Cam la lasciò e Sara si voltò subito verso di lui e gli gettò le braccia al collo. Affondò il viso nella sua pelle, seppellendo le labbra tra i capelli, assaporandosi ogni secondo di quegli attimi come se non si dovessero ma più vedere in futuro. Cam la strinse a sé, ricambiando ogni sua traccia d'amore, sussurrando il suo nome con dolcezza. Sara lo guardò negli occhi smeraldini che scintillavano, nonostante il buio pesto che li circondava. Lo baciò sulle labbra, ma lui non sembrò apprezzare molto il tentativo della ragazza di avvicinarlo e si scostò subito.
Prendendole il viso tra le mani le disse, fronte contro fronte e naso contro naso: -Siamo in pericolo, Sara. Dobbiamo scappare via.- La sua voce si spense con un fremito e Sara capì che era spaventato, come al solito più per lei che per lui.
Annuì, come se avesse capito subito ciò che stava succedendo. Ed era proprio così: tutto quel silenzio, quell'immutabilità le era sembrata fin troppo strana, una faccenda sconosciuta per lei. Ma dopotutto ci erano abituati: erano ormai secoli che venivano perseguitati, non solo dagli Esclusi che volevano ucciderla per spezzare il legame che intercorreva tra lei e Cam da quando la notizia del loro amore aveva fatto il giro delle schiere celesti, ma anche Ian, con il suo drappello di guerrieri, non aveva altro per la testa che rapire Sara, tenerla solo per sé e vendicarsi su Cam una volta per tutte.
Ian.
Sara chiuse gli occhi per scacciare l'immagine della sua chioma luminosa, dei suoi occhi grandi e profondi, del corpo slanciato e snello. I loro due principali nemici le davano la caccia per motivi diversi, ma avevano un punto in comune: volevano che Cam soffrisse, volevano infliggergli la tortura più atroce, la mancanza di lei.
Il flusso di pensieri di Sara venne interrotto da un rumore di schianto al di fuori del negozio malridotto. Spalancò gli occhi e subito, per puro istinto, la sua mano corse a quella di Cam. Lui gliela strinse con calore e l'attirò a sé, stringendola in un lungo abbraccio.
-Resta qui, Sara- le sussurrò tra i capelli castani, -Promettimi che non uscirai fino a quando non verrò a prenderti.-
La ragazza annuì, ma senza convinzione. Se c'era una cosa che proprio odiava era quella di veder Cam rischiare la vita senza che lei potesse far niente. Nonostante tutto, brontolò: -Sì, te lo prometto.-
-Non sei per niente convincente- disse lui. Poi le scoccò un rapido bacio sulla guancia e uscì, senza che lei potesse proferire parola. Cam si guardò intorno e senza esitazione estrasse una stellasaetta dalla borsa di tela blu che portava a tracolla. Assieme alla freccia letale tirò fuori uno splendente arco d'argento.
Il mio angelo vendicatore, pensò lei lasciandosi scappare un sospiro.
Cam fuori dal magazzino liberò le ali che si innalzarono alte nel cielo con uno schiocco, simile a quello di una frusta che viene scagliata addosso a qualcosa di duro, ma molto, molto più forte e assordante. Il ragazzo le restrinse un po', per non attirare troppo l'attenzione degli eventuali umani nei paraggi.
Sara, come le capitava sempre, restò a bocca aperta davanti a tanta magnificenza: le ali di Cam erano alte e sottili, tese, fulgide e auree. Erano frastagliate, attraversate da strisce nere, sopravvissute a centinaia di battaglie aspre e pericolose.
Il ragazzo si sollevò di alcuni metri da terra e salì verso il cielo, impedendo a Sara di seguire i suoi movimenti.
Si rigirò la collana d'oro che le aveva regalato Cam un anno prima. Al centro c'era un ciondolo a forma di C, scritta in un elegante corsivo con intagli dall'aria preziosa e antica. Il ragazzo le aveva detto che l'aveva comprata secoli fa durante l'età vittoriana e si era promesso che l'avrebbe regalata alla donna del suo cuore. Le lacrime le pizzicarono gli occhi.
Si udì un altro schianto, più forte del precedente e Sara sobbalzò. In caso di pericolo avrebbe liberato le sue ali per salvare Cam, avrebbe fatto qualunque cosa. Prese dalla giacca la stellasaetta, pronta all'uso e aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Non si sentì nulla per alcuni minuti, poi un urlo straziante lacerò l'aria. br>Sara non ebbe alcuna esitazione: scrollò le spalle come se si stesse sciogliendo i muscoli poi con un'energia che non provava da tempo buttò la giacca in un angolo della stanza e dal maglione bianco di lana spuntarono le ali, leggiadre e ammalianti, bianche e soffici, come nemmeno il più morbido dei piumoni. Lanciarono dei bagliori luminosi per tutta la stanza, illuminandola di una luce abbagliante e pura. L'angelo uscì a grandi passi dalla stanza e non appena ne fu fuori si librò nell'aria, lasciando una scia fulgente dietro di sé.
Per un attimo il sole impallidì davanti a tanta lucentezza. I suoi occhi scrutarono ogni angolo della strada alla ricerca di Cam, l'anima cercava la sua, ne era attratta come il ferro da una calamita con una determinazione misteriosa e invisibile a chi non conosce i misteri della natura. Per Sara la sua attrazione per Cam era sempre stata un enigma inspiegabile, impossibile da risolvere.
Lo trovò dopo alcune decine di metri. Aveva la maglietta nera chiazzata di sudore e sangue che Sara sperò con tutta sé stessa non appartenesse a lui.
Le sue speranze si avverarono. Cam stringeva per la gola un ragazzo di alcuni centimetri più basso di lui, lo strattonava con forza facendogli sbattere la testa contro il duro muro grigio violentemente. Aveva ancora le ali spiegate e Sara intuì che si trattasse di una creatura angelica. Era molto discreto riguardo alla sua natura e difficilmente avrebbe liberato le ali in presenza di un umano qualunque. Forse per ciò che gli era accaduto con Lilith, pensava Sara, ma non ne era del tutto sicura.
Si avvicinò ai due, atterrò accanto a Cam e gli posò una mano sulla spalla. Il ragazzo allentò la presa sul nemico e si voltò verso di lei, gli occhi fiammeggianti e rabbiosi.
-Ti avevo detto di restare lì dentro- le ringhiò a bassa voce, sputandole le parole con collera.
-Be', io non ti ho ascoltato- gli rispose con sicurezza Sara. La ragazza vide che la furia gli crebbe dentro con forza e per sfogarsi strinse la presa sul ragazzo.
Ora che gli era vicina, Sara notò che si trattava di un Escluso: portava un impermeabile marrone lungo fino ai piedi, gli occhi totalmente bianchi erano inquietanti persino per lei, così abituata a vederli che ormai non ci faceva più caso. La massa di capelli biondo chiaro si muovevano a causa delle scosse trasmesse da Cam.
-Uccidilo- mormorò a Sara senza smettere di fissare gli occhi terrorizzati dell'Escluso.
Quello si voltò verso di lei e i globi bianchi si dilatarono come se avesse riconosciuto il fulgore della sua anima. Sara distolse lo sguardo e lo posò sul viso infuriato di Cam, di certo una vista migliore di quella.
Senza pensarci due volte strinse tra le mani la stellasaetta e l'agitò come per bilanciare la temibile arma. Alzò la mano e avvicinò la freccia all'Escluso. Solitamente non si mostrava violenta nei confronti di nessuno, odiava uccidere, soprattutto chi era obbligato a compiere azioni ingiuriose. Era contro il maltrattamento, contro ogni genere di umiliazione e discrimazione. La sua anima risplendeva proprio perché la sua ultima intenzione in caso di pericolo era quella di spargere sangue. Ma tutto cambiava quando qualcuno minacciava la sicurezza di Cam: appena intravvedeva negli occhi di chiunque il desiderio di ucciderlo, Sara si trasformava in una furia omicida, non esitava ad armarsi di un pugnale o peggio di una stellasaetta.
Si guardò intorno: per terra erano sparse una decina di stellesaette, luminose e pericolose. Come aveva osato quel ridicolo e arrogante Escluso cercare di colpire Cam? Anche lei divenne adirata come il suo amore, forse anche di più.
Calò l'arma sull'Escluso ma prima che la punta smussata toccasse il petto del suo odiato nemico qualcosa la colpì alla testa. Urlò di dolore e si accasciò a terra, lasciando andare l'arma e facendo rientrare le ali. Il dolore la invase saettandole per tutto il corpo.
Sentì Cam urlare il suo nome con voce angosciata e spaventata. Sara avrebbe voluto consolarlo, dirgli che andava tutto bene, ma non era così. Dove si trovava? Cosa stava succedendo? Perché provava dolore?
L'ultima cosa che vide fu il viso di Cam sospeso sopra il suo, gli occhi verdi sbarrati e dietro di lui l'Escluso con la stellasaetta tra le mani, pronto a usarla per uccidere il suo angelo, un sorriso odioso e provocante.
Sara cercò di urlare per avvisare Cam di voltarsi e respingere il nemico, di non pensare a lei per un attimo, ma non le uscì un suono di bocca. La vista si oscurò del tutto e perse i sensi.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Fallen / Vai alla pagina dell'autore: GiuliaFray