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Autore: GiuliaFray    31/07/2012    3 recensioni
Ho scritto questa storia alcuni mesi fa per una mia carissima amica, appassionata come la sottoscritta del personaggio Cam di questa saga. Inizio col pubblicare il prologo. Spero di poter fare il resto anche con gli altri capitoli!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella prigione della città di Reading

c'è una fossa della vergogna,

dove giace un uomo sventurato,

divorato dai denti del fuoco,

giace avvolto in un rovente sudario,

e la sua tomba non ha nome.

E lì, finché Cristo chiamerà a sé i morti,

in silenzio lo lasceremo riposare:

senza sprecare l'insensata lacrima,

o emettere il vuoto sospiro,

l'uomo che aveva ucciso ciò che amava

e per questo è dovuto morire.

Ogni uomo uccide quel che ama,

che ognuno ascolti questo,

alcuni lo fanno con sguardo amaro,

altri con una parola mielosa,

il codardo uccide con un bacio,

l'audace con la spada!

Oscar Wilde, La Ballata del Carcere di Reading.

Prologo

-Allora, quando ti deciderai a chiederglielo?-

Cam estrasse il pugnale lungo e affilato dal ventre dell'umano con un sospiro, come se gli eventi che lo circondavano non lo toccassero minimamente. L'uomo cadde all'indietro a terra con un colpo sordo, gli occhi spalancati per il terrore e il petto sanguinante. Cam si voltò verso Alan. La luce della luna che brillava alle sue spalle oscurava il suo viso e gli occhi blu come il mare.

-Quando tu chiamerai Aileen.-

Il volto dell'amico si rabbuiò ulteriormente. Cam sapeva di aver toccato un tasto sbagliato, ma era l'unico modo per zittirlo su certi fatti imbarazzanti anche per un demone come lui.

-Cioè... mai?- Cam sorrise e prese l'umano steso sul ponticello nel porto di New York per le spalle.
Alan si avvicinò a lui e afferrò le gambe dell'assassino a cui legò una pesante ancora con una spessa corda, il viso distorto in una smorfia di disgusto.

Tra loro calò il silenzio e ne approfittarono per sollevare il tizio, farlo dondolare un po' e gettarlo con una spinta nelle acque fredde. Il cadavere fece un tonfo e il mare attorno a lui si increspò formando delle onde. Poi sparì sotto la superficie per non ritornare fuori mai più.

-Ben fatto, fratellino.- Cam era proprio soddisfatto. Un predatore in meno, anche se così giovane e privo di scrupoli, significava meno pericolo per Sara e questo bastava a renderlo felice. Alan incrociò le braccia sul petto con aria corrucciata.

-Non dirmi che ti sei offeso.-
Cam sapeva riconoscere quando il suo migliore amico era infuriato con lui e quello era uno dei momenti in cui non ci si poteva avvicinare. Quella regola però valeva per tutti escluso lui. Si erano sempre capiti a vicenda, tra loro esisteva un magnetismo che non si sarebbe mai estinto. Era molto più forte di un semplice legame tra fratelli, era quasi un giuramento di sangue che non sarebbe mai potuto essere tradito, a nessuna condizione.

Alan non si voltò nemmeno quando Cam gli appoggiò una mano sulla spalla e la strinse leggermente per fargli capire di avere buone intenzioni, dopotutto.

-E va bene, sarò io a fare il primo passo.-
Gli occhi di Alan si illuminarono e sorrise mettendo in mostra i denti perfetti e lucenti.

-Davvero?-

Cam annuì, rassegnato. Era uno dei migliaia di sacrifici che aveva fatto durante la sua esistenza e sarebbe stato disposto a farne molti altri per lui.

-Grazie, Cam. So quanto sia difficile per te.-

Cam lo guardò. -Ah, sì?-

Alan gli lanciò un'occhiataccia. -C'ero anch'io quando...-

Cam trasse un respiro profondo e Alan s'interruppe.

Era stato sempre chiaro con lui e gli altri: nessuno doveva permettersi di parlare di Lilith in sua presenza. Non riusciva a sopportare quel nome, figurarsi le critiche sulle sue scelte o sulla cotta che si era preso per la donna che gli aveva rovinato la vita.

Alan scosse il capo e i capelli gli svolazzarono attorno al capo, agitati anche dalla brezza marina di quella sera. -Scusami, Cam.-

Erano passati tre millenni da quell'episodio e non aveva ancora imparato ad essere più forte. Si sentì infuriato con sé stesso per un motivo particolare: non dimenticarla significava far del male a Sara e non poteva permetterselo, non ora che lei aveva più bisogno di lui. Fece una smorfia e diede una pacca sulla spalla di Alan. -Non importa, davvero.-

Ma dall'espressione di Alan, notò che non era ancora del tutto convinto. Così, decise di cambiare argomento.

-Che mi dici di Jessamine? Non vi sentite più?- Un brivido di freddo lo scosse e strinse le braccia al petto.

Alan sorrise. Era così facile cambiare il suo umore e Cam ne era immensamente lieto. -Mi ha sbattuto fuori da casa sua quando ha scoperto la mia passione per i manga vampireschi. A quanto pare odia ogni genere di fantasy. Dunque non è la ragazza giusta per me.-

Cam scoppiò a ridere. Spesso i racconti dell'amico erano una consolazione al suo cuore infranto. Sotto quella facciata da duro si nascondeva un'anima in pena e in cerca dell'amore eterno, cosa che non era sicuro di aver davvero trovato.

-Sei sempre il solito, Alan. Era una delle ragazze più carine che tu avessi mai conquistato.-

Alan fece spallucce e si chinò per raccogliere le stellesaette abbandonate per terra usate invano dall'umano per colpire i due demoni. -Non preoccuparti per me, Cam. Il mio fascino angelico è sempre pronto per essere sfruttato.-

Cam lo aiutò, non prima di essersi infilato un paio di guanti di pelle per il freddo che gli martoriava la pelle bianca. -Secondo me, però, dovresti chiamarla.-

Alan si raddrizzò e lo guardò con curiosità. -Tu dici?-

Cam annuì e si passò una mano guantata tra i capelli scuri. -È la donna perfetta per te. Se lo è davvero ti capirà.- Fissò il viso del compagno con intensità, sperando che capisse ciò che intendeva.

Alan sostenne la sua occhiata per un po' e infine disse: -Sara lo è per te, però. Quanto pensi di aspettare?-

Cam arricciò il naso e cominciò a camminare in direzione di casa sua, con Alan alle calcagna. -Glielo chiederò solo quando tutto questo sarà risolto- e con un ampio gesto della mano indicò il mare attorno al porto, alludendo al cadavere.

-Cioè, fino a quando non riuscirai a trovare Ian.-

-Esatto.- Calò il silenzio e Cam accelerò il passo quando una macchina da cui proveniva musica a palla passò loro di fianco, schizzandoli dell'acqua nelle pozzanghere accanto al marciapiede su cui camminavano. Meglio se non li avessero visti con armi luccicanti che fuoriuscivano dalle borse a tracolla o avrebbero sospettato qualcosa.

-Ti aiuterò, Cam, e con me ci sarà anche Roland, te lo prometto.- Cam passò un braccio attorno alle spalle di Alan accostando il viso al suo.

-Grazie per essermi sempre vicino.-

Alan sorrise e gli strinse una mano.

-È quello che si fa tra fratelli, no?-

Per il resto del tragitto chiaccherarono del più e del meno come veri amici e Cam si sentì immensamente grato per aver trovato Alan, un angelo su cui poter contare in qualunque momento. Era quel genere di persona sempre sorridente e incoraggiante, pronto a sorreggerti ed amarti. Il legame tra loro era sbocciato come un fiore in primavera in Paradiso, come tra tutti le creature divine dopotutto, ma si era rafforzato dopo la Caduta e consolidato quando Alan aveva seguito Cam senza indugio dopo che lui passò dalla parte di Satana. La sua natura era pura e sbarazzina ma aveva cambiato la sua anima e ogni aspetto della sua esistenza per lui e questo rendeva Cam pieno di fiducia nei suoi confronti.

Giunti davanti al viale che portava a casa di Cam si abbracciarono a lungo e Alan gli sussurrò che lo avrebbe aiutato se fosse stato necessario.

Cam si staccò e appoggiò le mani sulle sue spalle. -Saresti disposto a chiederle di sposarmi da parte mia?-

Alan annuì con impeto. -Certo. Però mi devi lasciare una parte del bottino.-

Cam aggrottò la fronte, pronto, nonostante tutto, a sferrargli un pugno in faccia se si fosse spinto troppo oltre i limiti. -Cioè?-

Alan indietreggiò di un passo, probabilmente prevenendo la sua reazione. -La partecipazione al viaggio di nozze. Non deve esser male vederla... -

Non fece in tempo a finire la frase che Cam gli si gettò addosso e lo buttò a terra con forza. Alan scoppiò a ridere quando lui gli strizzò il fianco più e più volte. Entrambi soffrivano il solletico ma per ora era Alan la vittima e lo sarebbe stata fino a quando Cam non avesse saziato la sua sete di vendetta. Continuarono a ridere e Cam gli serrò il corpo con le ginocchia strette attorno alla sua vita, stringendo forte.

Un rumore alle sue spalle lo riscosse da quella gioia momentanea e improvvisa. Si voltò, le guance arrossate per l'eccitazione e la bocca distesa in un sorriso. Scese dal corpo di Alan che non approfittò della distrazione per colpire Cam, non in quel momento.

Un gruppo di cinque Esclusi dall'anonimo trench marrone avanzavano verso di loro con passi uguali e cadenzati, un sorrisino beffardo dipinto in volto e le teste rasate illuminate dalla luce lunare. Cam era sempre stato irritato dalla loro presenza e al contempo incitato a battersi contro quelle orribili creature.

Così balzò in piedi, seguito da Alan.

-Pronto?-

Cam annuì e senza pensarci due volte atterrò un Escluso.

  
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