Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: HernameisGiuls    01/08/2012    2 recensioni
Poi un giorno si presentò a casa mia con una valigia, un borsone e con i suoi occhi azzurri mi diceva "Sono qui per te, Louis. Prendimi." Era scappata di casa, lasciando il cellulare sopra il comodino affinchè i genitori non la cercassero e un bigliettino, come nei film americani, appeso al frigo.
"Stavolta non mi fermo davanti a nulla. Io amo Louis e lui ama me. Farò del mio destino quel che mi consiglia il cuore. Non cercatemi, non venite a casa nostra con l'intenzione di riportarmi con voi perchè non tornerò. Vi chiedo di rispettare questa mia richiesta. Vi voglio bene. Ari."
Più volte avevo cercato di convincerla che era una pazzia. Non poteva diseredare i suoi genitori per me. Però, trovarla davanti la soglia di casa mia, con la valigia in mano e con il suo solito sorriso splendente è stata la sensazione più bella mai provata prima.
La prima vera notte passata insieme, la prima colazione insieme.
Niente scuola. Solo sesso, divertimento e amore.
Solo io e lei.
Era tutto perfetto.
Fino al 18 Novembre del 2012.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I can wait forever.






Ad Arianna.
Spero ti piaccia e che tu non mi uccida :')



Avevamo rispettivamente venti e diciassette anni quando andammo a vivere insieme. 
All'inizio, quando tutto era solo un gioco, una semplice idea, rammento alcune sere in cui arrivava da me col fiatone, con gli occhi rossi, pieni di lacrime. "Sei troppo piccola per la convivenza con quel ragazzo!" le urlavano i suoi durante le solite litigate. E lei, prima di lasciare in sospeso il discorso, prendeva la qualsiasi cosa le capitasse sotto mano e la scaraventava contro il muro, sparendo poi per giorni da casa. 
A loro io non piacevo. "Quel ragazzo è troppo grande per te." Disprezzavano così tanto il fatto che avessi solamente tre anni in più della loro bambina che memorizzare il mio nome era irrilevante. Per due anni sono stato quel ragazzo, quello troppo grande. 
"Non accettano il fatto che noi due ci amiamo." ripeteva lei, singhiozzando, e io non potevo far altro che abbracciarla e consolarla. Cosa potevo fare io contro la sua famiglia? Suo padre mi minacciò molte volte. Dovevo troncare qualsiasi legame ci fosse tra me e Arianna. E a malincuore io lo facevo. Le dicevo che era finita, che non ci sarebbe mai stato nulla tra di noi, che doveva trovarsene un altro. E cosa faceva lei? Usava quelle tre parole, quelle tre parole tanto importanti in una relazione, parole che non avevo detto a nessuno all'infuori di lei. 
"Io ti amo, Louis." mi prendeva il viso tra le mani e, con gli occhi lucidi, ero io stesso a baciarla. 
Come se fossimo due calamite, io non potevo stare lontano da lei.  
Poi un giorno si presentò a casa mia con una valigia, un borsone e con i suoi occhi azzurri mi diceva "Sono qui per te, Louis. Prendimi." Era scappata di casa, lasciando il cellulare sopra il comodino affinchè i genitori non la cercassero e un bigliettino, come nei film americani, appeso al frigo. 
"Stavolta non mi fermo davanti a nulla. Io amo Louis e lui ama me. Farò del mio destino quel che mi consiglia il cuore. Non cercatemi, non venite 
a casa nostra con l'intenzione di riportarmi con voi perchè non tornerò. Vi chiedo di rispettare questa mia richiesta. Vi voglio bene. Ari." 
Più volte avevo cercato di convincerla che era una pazzia. Non poteva diseredare i suoi genitori per me. Però, trovarla davanti la soglia di casa mia, con la valigia in mano e con il suo solito sorriso splendente è stata la sensazione più bella mai provata prima.  
La prima vera notte passata insieme, la prima colazione insieme. 
Niente scuola. Solo sesso, divertimento e amore. 
Solo io e lei.
Era tutto perfetto.
Fino al 18 Novembre del 2012.

"Louis!" amavo il modo in cui le sue labbra si muovevano nel pronunciare il mio nome, mi faceva accellerare incoscientemente il battito del cuore tanto da farlo scoppiare, ma quella volta il suono fu più rude, più graffiante. Io ero al telefono con i miei amici per organizzare una festa e lei continuava ad urlare. Cercavo di ignorarla ma la sua voce si faceva sempre più forte, fino a che non tirò un urlo e si sentì un forte tonfo. Solo in quel momento scattai su per le scale per capire cosa fosse successo e non appena la vidi sdraiata a terra non riuscii a capire più nulla. Tra le mani aveva un fazzoletto sporco di sangue, così come la sua bocca, e la sua testa era in una pozza di sangue. 
Mi precipitai da lei cercando di rianimarla. "Arianna! Ari, rispondimi! Ti prego, svegliati!" urlavo in preda alle lacrime, ma sembrava pietrificata. Dovevo chiamare un'ambulanza.
Componendo il numero sentivo il telefono scivolarmi come una saponetta e la mia voce era indecifrabile.
I soccorsi arrivarono dopo una mezzora abbondante.
Durante il tragitto riprese i sensi e quasi sembrava un miracolo sentire la sua voce.
"Louis.. che è successo?" Come potevo risponderle se nemmeno io sapevo bene cosa fosse accaduto?
"Hai solo battuto forte la testa" rispose al posto mio l'infiermera che intanto le sistemava la flebo. Io ero paralizzato, con gli occhi sbarrati mentre le tenevo forte la mano. Volevo soltando svegliarmi da quell'incubo e trovare la mia Arianna accanto a me, con i suoi capelli biondi arruffati. Ma niente, richiuse gli occhi, perdendo i sensi un'altra volta. Stava perdendo molto sangue.

Sono passati quattro anni da allora. 
I suoi genitori mi fecero causa, perchè io ero il solo con lei e chiamando l'ambulanza tardi sprecai secondi preziosi per la sua vita. 
Non era morta, era entrata in coma quella stessa notte. 
La sua perdita di sangue era dovuta ad una tubercolosi di cui non mi aveva mai parlato. 
E da lì capii perchè i suoi genitori non volessero lasciarla.
Provando a scendere le scale per chiamarmi scivolò proprio davanti alla porta, sbattendo la testa contro la mia scrivania. 
E da lì capii perchè si trovasse in una pozza di sangue.
Stava urlando perchè sentiva, inspiegabilmente, i polmoni contrarsi.
E da lì capii perchè urlasse tanto forte.
Era rimasta senza voce perchè cercava di attirare la mia attenzione.
E da lì capii che forse non l'amavo abbastanza per attaccare una stupida chiamata. 
Capii molte cose, ma una fu più rilevante: se non era per me, sarebbe ancora viva.
Ne parlai con medici, psichiatri, con tutti, di questa colpa che mi sentivo addosso e nessuno mi dava ragione. 
La tubercolosi si stava mangiando la sua vita lentamente e, probabilmente, sarebbe stata prossima alla morte. Mentre, sbattendo la testa e andando in coma, le si è automaticamente allungata la vita. 
Incredibile, vero?
Non si sapeva per quanto tempo potesse restare in stato vegetativo. 
Si parlava di pochi mesi, di anni o anche per sempre. In realtà non si sa ancora quanto tempo passerà. 
Ma intanto, da quel 18 Novembre, passo giorno e notte in questo ospedale accanto a lei. Passo da casa il tempo di una doccia, di cambiarmi e poi ritorno qui da lei. 
I primi mesi avevo smesso letteralmente di mangiare, campavo solo di caffè per poter restare il più sveglio possibile, per lei. Poi, persino i suoi genitori, che dopo aver visto in quale stato mi stessi riducendo avevano annullato la denuncia, mi dicevano di mangiare, di distrarmi e pensare ad altro. Ma come potevo se la donna della mia vita non mi rivolgeva più i suoi occhi cristallini, se la sua voce non mi rallegrava più le giornate, se le sue labbra non mi facevano più sfiorare il paradiso?
Col tempo però, sono migliorato.
I primi due anni sono andato ad abitare con Harry, il mio migliore amico; non riuscivo a mettere piede in quella casa, con tutto in disordine come allora, con la macchia di sangue sulla soglia della porta. Non ce l'avrei mai fatta da solo. Poi con il suo aiuto riuscii ad entrare in quella casa, nella nostra casa, e sistemare tutto. 
Oggi, dopo quattro anni, sono seduto qui, accanto a lei, ad aspettare che riapra gli occhi. 
Ogni giorno è più distruttivo dell'altro. Ma non voglio abbandonarla, non lo farò mai. 

"Buongiorno amore!" dico sedendomi nella solita sedia, accanto al suo letto. "Sei così bella oggi. - le sorrido come se potesse vedermi - Ma.. sai che giorno è oggi?" Mi è impossibile non guardarla e non pensare che sia la ragazza più bella del mondo. Me la immagino con i suoi occhi azzurri guardarmi e sorridermi dolcemente, come faceva sempre. "Oggi sono esattamente sei anni e che ci conosciamo." continuo entusiasta. "Ma ti ricordi come è accaduto?" rido al solo pensiero di quel lontano ricordo. "Eri al parco con una delle tue amiche ed eravate tranquille sull'altalena ed io ero con Morris, il mio beagle, a fare una passeggiata. Non appena Morris ti vide, mi scappò dalle mani fino ad arrivare ai tuoi piedi. Lo prendesti in braccio intenerita e, mentre ti leccava teneramente il naso, ti faceva la pipì sul tuo vestitino bianco." scoppio a ridere "Arrivai da te col fiatone rimproverando Morris, mortificato. Tu eri furiosa ma non appena alzai lo sguardo per scusarmi ci ammutolimmo entrambi. Inutile negarlo, è stato amore a prima vista il nostro. Restammo qualche minuto in silenzio a fissarci e solo quando Bettany ci richiamò, ritornammo con i piedi per terra. Eravamo piccolini, allora.. tu avevi quindici anni e io quasi diciotto. A quei tempi era tutto così.. surreale. Parlavo continuamente di te ai miei amici e quando uscivamo insieme le prime volte, cercavo di non fare brutte figure, pensando sempre prima a cosa dicessi. Poi quando mi baciasti la prima volta avrei voluto bloccare quel momento nel tempo e rivederlo ogni volta che litigavamo. Ma forse così è stato. Durante la convivenza litigavamo anche per quale film vedere e finivamo la serata con tu in camera e io seduto sul divano. Poi, nel momento in cui decidevo di chiederti scusa ci incontravamo nella scale perchè tu eri intenzionata a fare lo stesso. E come finiva? Ci baciavamo come due cretini tra un gradino e l'altro e anzichè guardare un film facevamo l'amore tutta la notte." sorrido incosciamente. Improvvisamente sento una morsa nello stomaco. "Rendi tutto più difficile, però.. - ricomincio a mezza voce - Se solo ti svegliassi, mi impediresti di stare così male.. Un altro giorno senza te con me è come una lama che mi trafigge. E non riesco a mentire, ma ogni volta che vado via, il mio cuore si incupisce e voglio tornare a casa per vedere il tuo viso e semplicemente perchè non riesco a prenderlo. Mi manca ricorrerti per casa spruzzandoti la panna montata mentre tu mi infarinavi con il cacao. Quelli erano i momenti che preferivo. E dopo tutti questi anni, mentre sono seduto in cucina con un piatto di pasta, mi tornano alla mente tutti quei momenti e rivedo me e te scorrazzare per la casa come due eterni bambini e.. quando vado a letto ti vedo sulla soglia del bagno mentre ti lavi i denti con solo indosso una canottiera e culotte, sia in estate che in inverno; ma poi, una volta sotto le coperte tu non ci sei e sai che faccio io? Inizio ad urlare come un pazzo, a buttare tutto all'aria, perchè la cosa che mi manca di più è svegliarmi accanto a te. Non riesco a mentirti su questo. Come non posso arrivare qui e dirti che tutto va bene, perchè così non è. Ma io posso aspettare, posso aspettare per sempre. Ti risveglierai, un giorno, e lo so che sembra un tempo infinito, ma suppongo sia il prezzo che dobbiamo pagare per il nostro amore. Tornerò a casa e sentirò di nuovo il tuo tocco che migliora ogni cosa, ma fino a quel giorno non c'è altro che io possa fare. Ma non posso averlo quel giorno, non presto almeno." sento gli occhi pizzicare forte e ormai le mie guance sono completamente bagnate. Odierebbe vedermi così. 
Sento bussare. Alzo lo sguardo e trovo Harry che, come tante altre volte, non ha il coraggio di vedere Arianna in questo stato.
"Adesso devo andare, piccola. Harry mi deve presentare la sua nuova ragazza, suppongo sia una cosa seria questa volta." sussurro scherzando. Le prendo una mano. "Ma ci vediamo domani e.. - un singhiozzo - per rallegrare un po' questa stanza ti porterò un mazzo di fiori, che ne dici?" mi alzo dalla sedia e mi sistemo i pantaloni prima di tirare un respiro profondo. "Devo andare.. Ma.. ricordati due cose, una più importante dell'altra: ti amo e.. pregherò ogni giorno che tu ti risvegli, perchè per te posso aspettare per sempre." mi avvicino e le do un bacio sulle sue fredde e increspate labbra. Quando mi chiudo la porta alle spalle si porta una mano sul punto in cui le nostre labbra si incatenarono e la vedo arrossire, come faceva sempre.    


 ***


Potrei piangere.
Anzi, l'ho già fatto mentre avevo 'I can wait forever' dei Simple Plan a palla e scrivevo questa.. cosa che non so da dove sia uscita. Ho ascoltato la canzone una prima volta, una seconda, poi sono andata a leggermi la traduzione e.. potevo morire. Come una cretina ho cominciato a piangere perchè son venuti a galla vecchi ricordi e infine BOOM!
'Ari, posso dedicarti una shot?' le chiesi e lei accettò entusiasta.
Ed ecco spiegata la nascita di questa one shot deprimente con Louis :')
Ed ecco come tutti pensarono 'Ma chissene frega'. Giusto, avete ragione çç
Spero soltanto che almeno un pochino vi sia piaciuta, ecco :)
E se non l'avete mai sentita, vi consiglio di andarvi ad ascoltare la canzone perchè merita veramente C:
Ma che ne dite del banner? Non è la fine del mondo? :D
Devo assolutamente dire grazie a quella figona di Mary (cliccate il nome) per aver perso tempo e reso me felice :')
Grazie Cucchi **
Beh, adesso vado. Spero che recensiate e.. ciao :)


   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: HernameisGiuls