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Autore: xUnbroken    01/08/2012    1 recensioni
Cosa succede quando Scott, Derek e il suo branco hanno a che fare con un nuovo lupo più forte e con caratteristiche di natura diversa?
Fan-fiction con le vicende della nuova serie di Teen Wolf (SPOILER PER CHI NON HA VISTO LE PUNTATE) più l'aggiunta di un nuovo personaggio e una serie di intrecci amorosi inaspettati.
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La lezione sembrava tranquilla, finché i giornali non iniziarono a parlare della morte dei suoi genitori. E gli altri la guardavano come se fosse un’aliena. Sentiva i loro bisbigli rimbombarle nella testa. Nuove lacrime che cercò di fermare subito, invano. La salvò lo Sceriffo che venne a prenderla per portarla a firmare i documenti, e non era mai stato così puntuale. Uscì di corsa dalla classe con ancora le lacrime gli occhi e gli sguardi di tutti addosso a lei. Lo Sceriffo inizialmente non disse nulla.
“Tutto ok?” le chiese poi, quando iniziava a smettere di tremare e di piangere.
Lei annuì, il più convinta possibile. Ma doveva convincere sé stessa prima di chiunque altro. Era passata l’ora di pranzo e Stiles sarebbe tornato a momenti. Lo Sceriffo doveva tornare alla centrale così Jane rimase a casa. Per la prima volta si sentiva al sicuro da sola. Ma piangeva e tremava ancora, sola nella sua nuova stanza. Senza i suoi genitori, e senza Isaac.
Se ne andò a letto. Aveva un terribile bisogno di dormire, ma non ci riusciva. Ripensava a tutto quanto e piangeva. A ora di cena, quando sembrava essersi calmata, Stiles andò nella sua stanza. Era davanti allo specchio a guardarsi come si era ridotta in quegli ultimi tre giorni. Occhiaie più accentuate del normale, mangiava e dormiva poco, e con il costante vuoto che la opprimeva.
Istintivamente l’abbracciò. Sapeva che era quello di cui aveva bisogno. “Tutto ok?”
Lei annuì, poco convincente. “Hai visto Isaac per caso dopo la scuola?” gli chiese. La domanda colse Stiles di sorpresa. Erano tre giorni che non ne parlava, ma sapeva che le mancava da morire.
Scosse la testa.
Al mattino dopo si diresse a scuola malincuore, pensando a quante occhiatacce avrebbe ricevuto ancora. Infatti durante le lezioni ancora alcuni la guardavano. Si sentiva oppressa da quegli sguardi. A pranzo era con Stiles e Scott, ed era l’unica cosa che fino a quel momento era riuscita a tirarla su di morale. Isaac non accennava a parlarle. Nel pomeriggio andò al campo di lacrosse ad assistere agli allenamenti. Gli mancava da morire e aveva un bisogno psicologico di vederlo.
Alla fine degli allenamenti rimase al campo, ma non era da sola. Sentiva la presenza di un altro cuore battere. Più di uno, ma non riusciva a vederli. Corse via ma fu bloccata da qualcosa appena fuori dal campo. Una coda verde, enorme. Jackson. Il suo cuore mancò un battito e Jackson la trascinò via con sé.
Isaac lo sentì. “Jane!” esclamò in un sussurro prima di correre fuori dallo spogliatoio. Scott lo vide e lo seguì poco dopo senza trovarlo.
Jane venne immobilizzata dal collo in giù, sensazione terribile, e lasciata a giacere in uno stato di semi coscienza in mezzo al bosco. C’era qualcun altro nel bosco oltre lui e Isaac, e l’aveva sentito. Cacciatori, piazzavano le trappole. Isaac si affrettò a prenderla e portarla da Derek.
“Ehi, è tutto ok.” le sussurrava.
Corse il più veloce possibile, ma era già svenuta.
“Cos’è successo?” chiese Derek preoccupato.
“Jackson.” Isaac la adagiò a terra e Derek guardò il taglio sul collo. Dovettero svegliarla con la violenza e fare in modo che si trasformasse perché potesse guarire. Quando riprese la sensibilità del corpo si alzò a sedere. Derek se n’era andato e c’era Isaac davanti a lei.
Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli quanto gli era mancato, ma non ce la faceva. Ma di colpo ebbe un’allucinazione: Jackson che attaccava l’auto dei suoi genitori, gli strappava via il cuore, e lei al cimitero davanti alla loro tomba.
Sentì le lacrime scendere e le asciugò in fretta mentre lui la guardava, la scrutava.
“Stai bene?” le chiese.
“Credo di si.”
Isaac annuì e se ne andò, senza darle il tempo di dire qualcos’altro. Jane tornò a casa e trovò Stiles da solo.
“Oh mio dio, dove sei stata? Scott ti ha cercato tutto il pomeriggio.”
“Da Derek. Non so come ci sono arrivata lì. Sono svenuta e mi sono svegliata lì, con Isaac.”
Stiles la guardò, poi girò un braccio attorno alle sue spalle e la trascinò dentro casa per la cena. Quella sera ci sarebbe stata la partita a cui tutti i giocatori di lacrosse avrebbero partecipato, ovviamente. E anche Isaac.
Si recarono alla partita, nonostante il freddo polare. Quando iniziò Stiles era in panchina, come sempre.
“Credi che un giorno anche Stiles sarà in campo?” fece rattristato lo Sceriffo.
Jane rise. “E’ probabile.”
Isaac l’aveva vista. La fissava e poi il suo sguardo si posò su qualcun altro. Jane si voltò, e un tizio coperto da un cappuccio faceva capolino non lontano dalla loro tribuna. Si voltò a guardare Isaac di nuovo, e quando lo cercò di nuovo con lo sguardo l’uomo era già sparito.
La partita procedeva bene. Scott aveva già segnato diversi punti a discapito degli avversari.
Isaac era alto e cercava di bloccarli per permettere a Scott e gli altri di segnare. Erano tutti dei bravi giocatori e facevano del loro meglio, ma lo Sceriffo avrebbe voluto vedere anche suo figlio giocare.
Ne uscirono vincitori, e a fine partita Jane seguiva Stiles negli spogliatoi, quando qualcosa l’attaccò.
Non era un semplice graffio, era qualcosa di più grosso. Qualcosa che le bruciava dietro il braccio. Una freccia.
“Stiles” lo chiamò.
Si voltò e la vide barcollare nel tentativo di togliersela. Era impregnata di veleno e cadde a terra svenuta. Isaac lo percepì e corse da lei, di nuovo. La portarono nel bagno delle ragazze, dove non c’erano telecamere, e ragazze.
“Cos’è successo?”
“Non lo so. Quando mi sono voltato aveva la freccia nel braccio ed è caduta a terra.”
Isaac tirò via la freccia delicatamente per evitare che si rompesse e l’altra metà restasse nel braccio.
“Frecce avvelenate.” Disse, guardandola e buttandola via. “Dobbiamo svegliarla e farla trasformare o morirà.”
“Chiama Derek.” Lo incitò Stiles nel panico.
“Non abbiamo tempo!”
“Isaac ci serve il suo aiuto!”
“Potrebbe morire nel frattempo, Stiles! Non posso permettermi di perderla!” urlò. Stiles lo guardò impaurito mentre faceva il numero di Derek.
“Fa’ qualcosa. Io lo chiamo.”
Isaac si trasformò e le tirò un pugno per svegliarla. Si svegliò ancora incosciente e lui iniziò a fare pressione sul braccio dove prima c’era la freccia, in modo da far uscire il sangue infetto, come aveva visto fare a Derek. Ma Jane non riusciva a stare ferma. Urlava di dolore e cercava di liberarsi dalla presa di Isaac.
Nel frattempo lui arrivò. “Cos’è successo?”
“Non lo so. Aiutami.” Si affrettò a dire Isaac.
Derek la tirò su mentre urlava di dolore cercando di tranquillizzarla e calmarla.
“Ehi, guardami. Resta trasformata.” Le diceva, con gli occhi che erano diventati rossi, mentre lei urlava. Aveva preso il posto di Isaac e adesso era lui a fare pressione sul braccio per far uscire il sangue. Isaac la teneva tra le sue braccia dopo averle salvato la vita ancora una volta.
“Stiles vattene.” Ordinò Derek.
“Non posso andarmene! Cosa dico a mio padre quando non la vedrà tornare insieme a me?”
“Che esce con Isaac.” Si affrettò a dire Derek.
Isaac lo guardò sconvolto, un po’ per quello che stava succedendo e un po’ per quello che aveva detto.
Le luci andavano spegnendosi e dovevano affrettarsi a uscire prima di rimanere chiusi lì dentro.
Stiles spiegò a suo padre che aveva bisogno di divertirsi e di stare un po’ con Isaac, e lo Sceriffo non obiettò.
Derek la portò nella sua auto e la adagiò sul sedile posteriore. Isaac si sedette accanto e lei e le poggiò la testa sulle sue gambe. Si diressero alla vecchia metropolitana. Isaac aveva ancora addosso l’uniforme della squadra che non aveva avuto tempo di togliersi.
Si sedette a terra e la prese tra le sue braccia, e Derek lo raccomandò di riportarla a casa quando si svegliava, poi li lasciò da soli.
Isaac la guardò riprendere colorito lentamente dopo avergli messo addosso una delle sue giacche. Faceva fin troppo freddo per restare lì e sperava che si svegliasse il prima possibile per poterla riportare a casa. Poi il telefono di Jane iniziò a squillare. Isaac lo estrasse e rispose quando vide apparire il nome di Stiles sullo schermo.
“Jane?”
“No, sono Isaac.”
“Ah. Quindi non si è ancora svegliata? Sta bene?”
“No, non si è ancora svegliata. E si, sta bene.”
“Ok. So che avete litigato, ma riportala a casa dopo, per favore.” Concluse Stiles prima di riattaccare.
 
“Mi dispiace.”
“Per cosa esattamente?” farfugliò lei.
“Per tutto.”
“E’ un po’ tardi.” Azzardò lei, ancora spaventata e sull’orlo di un terribile pianto.
“Speravo che non lo fosse.”
Sospirò, esausta. “Dove sei stato, Isaac? Dove sei stato in questi ultimi tre giorni?” gli chiese con le lacrime agli occhi e con la voce spezzata.
“Mi dispiace. Io… non ce la facevo. L’incidente dei tuoi, Derek poi mi ha detto del legame, poi sei andata a stare da Stiles, ti ha attaccato Jackson e oggi il calo emotivo. Non ce la facevo. Volevo urlarti contro e allo stesso tempo volevo abbracciarti. E’ stato impossibile reggere tutto questo.”
“Pensi che per me sia stato facile? Pensi che sia stato facile ritrovarmi da sola nel momento in cui avevo più bisogno di qualcuno? Pensi che sia facile camminare tra la gente ed essere fissata dalla testa ai piedi? Pensi che sia facile riuscire a mantenere la calma e il controllo?” Le lacrime scesero più forti e ricominciò a tremare. Incrociò le braccia per non darlo a vedere troppo. Non sopportava che la vedesse in quello stato. “Pensi che sia facile riuscire a non pensarci e far finta che non sia successo nulla?”
Isaac le si avvicinò lentamente, ma lei indietreggiò. “Mi dispiace. Non credevo che avessi così tanto bisogno di me finché Derek non mi detto del legame.”
“Io ho sempre bisogno di te, Isaac.” Gli disse con la poca voce che le restava. Stavolta si avvicinò a lei più sicuro di sé e le prese le mani, cercando di calmarla.
“Mi dispiace.” Le disse. “E’ che… fin’ora non mi sono mai sentito così. A nessuno è mai importato davvero di me, finché non è arrivato Derek e poi tu.” Fece una pausa e la guardò ancora in lacrime. “Non ha senso senza di te. Qualsiasi cosa faccia ci sei sempre tu. Ma non avevo realizzato quanto mi potessi mancare, fino ad ora. Non credevo di poter resistere ancora a lungo. Voglio soltanto stare con te, sempre. Ti ho promesso che non ti avrei lasciato, e non lo farò. Ti amo Jane, e non avrei potuto desiderare ragazza migliore. E credimi, era così anche prima che ti trasformassi.”
Jane alzò lo sguardo verso di lui. “Davvero?” chiese con un piccolo sorriso che le affiorava sulle labbra e tra le lacrime. Lui annuì felice e l’abbracciò.
Jane si strinse tra le sue braccia per diversi minuti. “Ti amo anch’io e mi sei mancato da morire.” Gli sussurrò.
“Anche tu, non sai quanto.” Rispose. Strinse la presa sul suo corpo, così che smettesse di tremare. Era difficile starle accanto e vederla così, ma era a lei che doveva tutto. Le aveva fatto una promessa, e aveva intenzione di mantenerla.
“Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Si… ti amo.” Le sussurrava all’orecchio senza lasciarla. Jane sorrideva felice. “Dio… vorrei non smettere di dirlo neanche un secondo.”
Jane gli sorrise, totalmente incapace di resistergli. Era così che la faceva sentire. Incapace  di fare e di capire qualsiasi cosa.
“Andiamo, ho promesso a Stiles che ti avrei riportato a casa.”
Una volta a casa sembrava felice, finalmente. Lo Sceriffo non disse nulla vedendola sorridere. Vedendo un sorriso spontaneo sul suo volto.
Stiles prima di andare a dormire la strinse a sé per cinque lunghi minuti.
“Sono felice che sei mia sorella, anche se acquisita, e sono felice che stai bene.” Le disse. Premette dolcemente le labbra sulla sua fronte prima di lasciare la sua stanza e andarsene a dormire.
Jane sorrise senza saper cosa dire. Era felice e basta. E non c’erano parole per descriverlo.
Al mattino dopo quando si recarono a scuola qualcosa di davvero brutto li aspettava.
L’atmosfera era più che tetra e Jane avvertiva qualcosa di diverso dalla paura, dalle pulsazioni di rabbia. Qualcosa di nuovo che non aveva mai sentito prima d’ora. Come se ci fossero due anime in un unico corpo. Percepì quella sensazione anche alla fine delle lezioni. Si recò alla vecchia metropolitana insieme ad Erica e gli altri. Aveva bisogno di trasformarsi per potersi difendere.
“Allora, cos’è successo ieri sera?” le chiese Derek.
“Non ne ho idea. Stavo camminando finché non mi sono trovata una freccia infilzata nel braccio.”
Derek la guardò, perplesso più di lei, e cercando di capirci qualcosa.
“Ma c’è qualcosa di strano.” Continuò poi. “Prima che la partita finisse ho visto un uomo, o forse una donna, non lo so esattamente. Era sugli spalti vestito di nero e il viso coperto da un cappuccio nero, e quando mi sono voltata di nuovo era sparito. E poi la freccia arrivata dal nulla nel corridoio degli spogliatoi.”
“Un cacciatore?” suggerì Erica.
“No. Era veleno sulla freccia. I cacciatori avrebbero usato l’aconito se avessero saputo qualcosa, e in ogni caso non avrebbero ucciso un’umana.”
“Ma lei non è umana.” Intervenne Boyd.
“Lo è, finché non perde il controllo e non è insieme ad altri lupi.” Lo corresse Derek. “Aspetta. Siamo completamente sicuri che i cacciatori non abbiano avuto una soffiata?”
“Si.” Rispose Jane. “E’ impossibile che sappiano qualcosa. Allison non gliel’avrebbe mai detto.”
“Come fai a esserne sicura?” chiese Derek infuriato.
“Senti… lo so e basta.”
“No, Jane. Non lo sai!” urlò. “Non puoi fidarti di loro. Di nessuno di loro!”
Erica e Boyd uscirono fuori, per non assistere alla scena di Derek infuriato. Odiavano vederlo infuriato. Isaac li seguì sotto indicazione di Derek stesso.
“Senti, che motivo avrebbe di dirlo ai suoi? Non ho fatto niente di male e non posso neanche trasformarmi quando voglio.”
“Gerard vuole solo uccidere. Indipendentemente da cosa tu faccia! Lo capisci questo?” le urlava.
“Non c’è bisogno di urlare, ok?” rispose lei di rimando. “L’ho capito, cosa credi? Ma so di potermi fidare. E so come vendicarmi nel caso in cui decida di mettere al corrente suo padre.”
“Bè, non ne avrai il tempo perché ti avranno già ucciso!”
“Mio Dio, Derek. Parlare con te è impossibile. Non solo ogni volta che mi faccio vedere in giro rischio di morire e adesso sento anche delle presenze, ma devo anche subirmi i tuoi urli!” Disse, facendo per andarsene. Derek la guardò, fermandola per un braccio.
“Aspetta, cosa? Senti delle presenze?”
Jane lo guardò, perché conosceva quello sguardo. Era terrore. Puro terrore.
Sospirò. “Si. Stamattina a scuola ho sentito qualcosa di strano, come se due anime fossero in un unico corpo. Non so… come se ci fosse qualcuno dentro qualcun altro. Sembra assurdo, ma l’ho sentito.”
Era qualcosa di assurdamente strano, perché poco dopo sentì quella presenza avvicinarsi a quel vecchio edificio. 
  
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