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Autore: La Sarus    01/08/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction, quindi non so proprio come sarà il risultato finale...
Ho voluto semplicemente narrare come Roy arriva a scoprire e ad utilizzare la sua Alchimia di Fuoco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“La tua Leggenda Personale è quello che hai sempre desiderato fare

 

 

 

“La tua Leggenda Personale è quello che hai sempre desiderato fare. Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria Leggenda Personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi, a mano a mano che il tempo passa, una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la Leggenda Personale. Sono le forze che sembrano negative, ma che in realtà ti insegnano a realizzare la tua Leggenda Personale. Preparano il tuo spirito e la tua volontà. Perché esiste una grande Verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché questo desiderio è nato nell'anima dell'Universo. Quella cosa rappresenta la tua missione sulla terra.
l'Anima del Mondo è alimentata dalla felicità degli uomini. O dall'infelicità, dall'invidia, dalla gelosia. Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una sola cosa. E quando desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.

Paulo Coelho _ L’alchimista

 

 

 

 

 

Un temporale

 

“Prima viene la pietra che non beve e non mangia, 
poi viene il cielo, il cielo che non ha la forma, 
poi viene l'albero che non teme l'inverno, 
poi viene il sole, il sole che mai si spegne, 
poi una lucertola che sta su un muro in campagna 

In quel piccolo paesino dell’est, la villa Hawkeye era forse l’abitazione più grande. Peccato che la famiglia che ci abitava era parecchio strana: la madre e la figlia sembravano solari ma il padre, “l’Alchimista”, non si faceva quasi mai vedere in paese e le finestre del suo laboratorio al primo piano erano perennemente accese anche nella notte.

 

Riza era una bambina educata e graziosa con tutti ma comunque abbastanza solitaria. Viveva da sola col padre in una grande casa con un grande giardino. Eppure, da quando sua madre era morta, quella casa era un po’ vuota e il padre, alchimista, sempre rinchiuso nel suo studio, dava poche attenzioni alla piccola. La mattina la piccola andava a scuola e passava i pomeriggi girovagando nei prati dietro casa. Pensava tanto alla mamma e proprio per quello preferiva uscire a giocare da sola piuttosto che restare nella grande dimora che le ricordava la madre in ogni sua caratteristica.

Un giorno di primavera arrivò un ragazzino al cancello della proprietà ed entrò raggiungendo la porta di casa; bussò. Naturalmente Riza andò ad aprire perché suo padre era nel suo studio. Si chiamava Roy ed era lì per l’apprendistato. Nel mentre il padre di Riza si era materializzato alle spalle della piccola per accogliere il nuovo arrivato. Riza non sapeva nulla di questo Roy ma il padre, quella sera, le spiegò che sarebbe rimasto lì con loro per qualche tempo perché voleva imparare ad usare l’alchimia e lui gli avrebbe fatto da maestro. Gli occhietti ambrati di Riza si illuminarono subito a quella notizia e si sentì felice, quella felicità improvvisa dei bambini che compare senza un perché. Il padre capì perfettamente che lei si sarebbe sentita meno sola e avrebbe pensato un po’ meno alla madre scomparsa; in fondo anche se lui non si occupava molto della bambina, intuiva che Riza soffriva un po’ di solitudine.

Da quel giorno Riza si divertì molto ad osservare da lontano il padre e Roy che si esercitavano nell’alchimia, ma lei non si avvicinava mai perché non voleva interrompere le lezioni. Quando Roy arrivò, Riza aveva più o meno otto anni e non le importava più di tanto dell’alchimia, anzi non gliene era mai importato un granchè per il semplice motivo che il padre non aveva mai fatto nascere nella piccola alcun interesse per la disciplina: il suo studio era sempre chiuso a chiave come a significare che l’alchimia dimorava lì e lì doveva restare. Roy era di qualche anno più grande di Roy ed era anche uno studente modello: leggeva sempre i suoi libri di alchimia e si esercitava spesso. I due andavano d’accordo: quando c’era bisogno di qualcosa in casa, andavano insieme al mercato a fare compere; d’estate, la sera quando faceva più fresco, andavano dietro la villa, nei campi, a cercare le lucciole. Berthold era felice perché Roy era l’unico amico della figlia: potevano sembrare due fratelli.

Gli anni passarono e quando Roy, all’età di quindici anni, terminò l’apprendistato, se ne andò da casa Hawkeye. Mentre preparava le valigie nella sua stanza, penso che quegli anni passati lì erano stati piacevoli; a volte aveva sentito la mancanza della sua matrigna ma quella casa era sempre stata molto accogliente. Era felice di saper padroneggiare l’alchimia e di essere entrato in una nuova famiglia perché in fondo lui non ne aveva mai avuto una. I suoi genitori erano morti quando lui aveva dieci anni: ricordava che gli erano mancati moltissimo nei mesi successivi. Però la sua matrigna gli voleva bene e il bambino si era presto abituato alla nuova vita. Da quando poi era arrivato a casa Hawkeye si sentiva sempre meno solo e sempre più circondato da persone che gli volevano bene.

            La notte prima della sua partenza ci fu un temporale; i tuoni e i fulmini riportarono alla mente di Roy una delle prime notti che aveva passato lì. Da piccolo aveva paura dei temporali e una delle prime notti che dormiva nel suo nuovo letto proprio non riusciva a prendere sonno. Allora era sceso in cucina a bere un thè accendendo una candela per non restare al buio. Dopo poco Roy vide sbucare nel buio corridoio la figura minuta di Riza che lo aveva sentiti scendere:

-Che cosa succede?

-Ho paura dei temporali.

Non era proprio una cosa da dire davanti ad una ragazzina: che “uomo” stava dimostrando di essere?Si vergognò un po’. Ma lei non lo aveva giudicato. Aveva spento la candela e lo aveva portato nel grande salotto al buio. Si erano seduti in terra e si erano avvolti in una coperta calda davanti alla grande finestra osservando il temporale che imperversava sulla campagna. Eppure là fuori la natura non sembrava opporsi a quella violenta tempesta: sembrava che fosse qualcosa di normale, qualcosa che faceva parte della natura stessa.

-Se vuoi diventare un alchimista non devi avere paura di nulla. Stanotte starai qui, sveglio, con me, finchè non ti sarà passata la paura del temporale.

In fondo, forse, quella di Riza era stata un’iniziativa molto infantile eppure quella sera a Roy passò la paura per il temporale, a forza di guardarlo. Era solo una faccia della natura, quella che lui avrebbe imparato a scomporre e ricomporre attraverso lo Scambio Equivalente; era vero: un alchimista non poteva avere paura della natura stessa! Quella notte era stata la prima occasione in cui Riza aveva aiutato Roy e mai lui si sarebbe immaginato che i loro destini, in futuro, si sarebbero di nuovo intrecciati a causa dell’Alchimia.

 

 

 

  
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