Film > Biancaneve e il Cacciatore
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Autore: barboncina85    01/08/2012    2 recensioni
come continuare una storia perfetta?
io ci ho provato, spetta a voi giudicare!!
"Come puoi esserne sicura?" la sua espressione sembrava afflitta ma per nulla sorpresa.
"In questi mesi ho svolto il mio compito, ho ridato luce al regno di mio padre. Ora, voglio dare luce al mio cuore"
"Non sai neanche dov'è!"
aveva ragione, ma se la foresta oscura non mi ha presa, l'impresa non era impossibile.
"Vero, ma so dove cercare!"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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«Okay, basta!» William sbuffa togliendomi dalle mani l'arco.
«Che ho fatto?»
Oramai erano giorni che mi allenavo, la mira migliorava, la velocità anche. Cosa vevo sbagliato ora?
«Siediti» mi ordinò.
Sbuffai e mi lasciai cadere sul terreno, l'erba era alta e la primavera oramai stava lasciando spazio alla calda estate, il sudore sulla mia fronte ne era la prova tangibile, nonostante la camiciola leggera, al quale avevo sollevato le maniche oltre i gomiti.
Come se nulla fosse, con un movimento secco del braccio destro, William conficcò nel terreno il mio arco, si sbottonò le asole del gilet di pelle e lo tolse appoggiandolo alla punta opposta dell'arco per poi sedersi davanti a me. 
«Comincia a fare caldo, eh?» commenta sorridento. Si gratta la barbetta incolta con una smorfia.
Che gli prendeva?
«Che hai William?» gli chiesi guardandolo meglio, non sembrava tranquillo, qualcosa lo turbava.
«Ho parlato con mio padre» cominciò non guardandomi, sollevò le ginocchia e vi appoggiò le braccia sopra abbassando la testa.
«Quindi?» continuavo a non capire
Sollevò la testa e la spostò di lato guardandomi, per poi sorridere.
«Mi ha detto che questo regno ha bisogno di un Re, che io avrei tranquillamente saputo gestire un regno e le sue spese e il catasto dei suoi terreni. Sono cresciuto con queste conoscenze - sorride abbassa lo sguardo e continua - questo regno ha bisogno di luce, dell'estate che dopo dieci anni ritorna, di coltivare i propri campi di vivere di nuovo. Ecco di cosa ha bisogno questo regno - solleva di nuovo lo sguardo su di me che lo guardo senza quasi respirare - questo regno ha solo bisogno della sua Regina, la regina che merita.»
il mio cuore galoppò a quelle parole.
Ravenna parlava di mondo corrotto, e che lei sarebbe stata la ragina perfetta, ma non calcolava che il mondo era corrotto dalla sua presenza, non dallo spirito di chi vi viveva.
«Io posso imparare» non seppi che altro dire.
«Si, tu devi imparate» William era serio, poi si alzo con un movimento fluido e mi porse la mano, dovetti piantare bene i piedi per sollevarmi senza barcollare. «Ora però devi far finta che non ti ho mai detto niente»
«Sul discorso di tuo padre?»
«No, sull'arco» si allontanò lasciandomi la mano che ancora teneva tra le sue. Prese il gilet ed estrasse l'arco dal terreno «Ora prendi quest'arco come meglio credi e lancia come meglio credi. Una volta avute le fondamenta un arciere ha un suo metodo un suo respiro un suo ascendente sulla freccia. Quindi dimentica tutto o tieni a mente solo quello che veramente ti serve e cerca di cacciare la cena. Io torno a castello!» cosi dicendo si allontano strappando dei fili d'erba e sollevando la mano li lasciò andare senza voltarsi, questi gli passarono davanti spinti dal vento.
«Resta sotto vento altrimenti digiuniamo» lo sentii gridare a molti metri di distanza. Sorrisi, mi aveva mostrato un altro segreto della caccia. Feci lo stesso strappai delle punte d'erba e le lasciai a mezz'aria, queste fecero una parabola da sinistra a destra passandomi davanti.
Dovevo restare sotto vento.
Mi infilai in spalla la custodia delle frecce, e presi l'arco pronta a portare al castello qualcosa da mangiare. Forse non avevo fatto i conti con la natura.
Mi innoltrai nel bosco, ero calma, almeno credevo di esserlo. Cominciai a vagare, non avevo una meta precisa, anzi non sapevo neanche dove mi stessi dirigendo, il verde e l'umidità del sotto bosco erano quasi soffocanti.
Continuai a camminare per quelle che sembravano ore, anche se il sole non siera mosso più di tanto. Mi fermai di colpo quando sentii dell'acqua scorrere, mi avvicinai a quel rumore superando cespugli e rami.
Quello che mi ritrovai davanti fu una visione.
Rimasi nascosta ad osservarlo, mentre il lago lo accoglieva e la cascata lo bagnava, il suo corpo coperto dalle braghe era qualcosa di spettacolare bellezza.
Quando salì sulle rocce per farsi bagnare dalla cascata il suo fisico era come scolpito, il chiarore della sua pelle, il biondo dei suoi capelli, la sua barba incolta.
Si accorse della mia presenza probabilmente, ma sapevo di poterlo guardare senza essere vista, eppure i suoi occhi puntarono nella mia direzione.
«Chi è la?» gridò spostandosi dal getto dell'acqua.
Si arrampicò su degli scogli per poi arrivare alla riva e alla sua ascia. La sollevò e chiese di nuovo «Chi è la?»
Indietreggiai lentamente, tenendolo d'occhio, non volevo mi vedesse, non volevo mi scoprisse, non seppi perchè ma ero talmente felice di vederlo che non avevo idea di cosa potergli dire.
"Come stai?; Dove sei stato?; Cosa hai fatto?" domanda fatte, senza nervo, non da Regina, Quello che volevo chiedergli realmente era "Perchè sei andato via?; Perchè mi hai lasciato da sola?" ma preferii evitare anche un contatto. 
Lui aveva la sua vita, io la mia. Era giusto cosi.

Lasciandolo alle spalle continuai a cacciare, salii il pendio che portava al ruscello che finiva nella cascata dove vi avevo trovato Eric. Li mentre salivo vi vidi due cervi a lappare l'acqua che gli passava dinnanzi.
rimasi sotto vento, il tempo di prendere la freccia dal contenitore e sistemarla sull'arco, non avevo lo spazio necessario per poter mantenere l'arco il verticale cosi lo spostai il orizontale, trovandomi infinitamente più comoda.
Tesi l'arco e lasciai, la freccia si conficcò nel collo del primo animale nel'esatto momento in cui un'ascia si conficcava nel cranio del secondo.
I due cervi caddero il un tonfo sordo al suolo e dai cespugli a destra usci Eric, con una camicia marrone allentata addosso e le braghe ancora bagnate. Si guardò in torno cercando un ipotetico arciere che aveva colpito il secondo cervo. Fermandosi un attimo a riflettere calcolò la direzione e si voltò a guadare nella mia direzione, mi abbassai per evitare che mi vedesse.
Lo sentii prendere fiato «Non te lo rubo» nel momento che lo sentii parlare il mio cuore accelerò i battiti «Prendo il mio e vado via» continuò senza sapere chi fosse il suo interlocutore.
Sarebbe rimasto a guardare chi fosse? Aveva già capito con gli parlava?
«Ottimo tiro comunque» disse dopo aver fatto un verso strano, forse si era accollato il cervo addosso e ora stava andando via.
Sorrisi «Grazie...» sussurai.
Non sentii nient'altro mi affacciai un attimo, e non lo vidi. Avevo il timore di vederlo sbucare, non so perche ma non volevo sapesse o mi vedesse o capisse che ero io, non mi seppi spiegare il perchè.
Sapevo solo una cosa, io quel cervo non avrei potuto mai tirarlo su.«Accidenti!»
Presi dal contenitore delle freccie un cappello che William usava per ripararsi il viso dal sole, sistemai i capelli all'interno e mi accovacciai sulla bestia cercando di capire come l'avrei presa.
«Hai bisogno di aiuto?» la sua voce alle mie spalle mi fece scattare in piedi, non avevo il coraggio di voltarmi.
Maledizione!
«Posso tagliartelo a pezzi, se vuoi, sarebbe più facile trasportarlo dopo»
Non mi mossi, non parlai, non volevo che capisse chi fossi, sapevo che non l'aveva capito altrimenti me l'avrebbe fatto capire in qualche maniera.
«Hai capito cosa intendo?» lo sentii spostarsi, ne avvertivo la presenza molto vicina.
Annuii e lui sembrò capire 
«Bene, mi vuoi aiutare?» mi sorpassò ed entro nel mio campo visivo, prima che potesse guardarmi mi girai di nuovo dandogli le spalle.
«Non ti mangio» lo sentii soridere e sorrisi a mia volta, mossi un paio di passi, dovevo andare via.
Raccolsi l'arco e il contenitore delle freccie.
«Quell'arco lo conosco» disse e si sollevò, sentii il movimento delle rocce della riva spostarsi.
Cominciai a correre, corsi via da lui e non seppi neanche perchè.
Non volevo che mi vedesse, non volevo che sapesse che stessi facento non volevo che credesse che l'avessi cercato. 
Lui era andato via!
Mi ritrovai a piangere mentre continuavo a correre, il cappello mi volò via dalla testa facendo ricadere i miei capelli sulle spalle poi al vento.

PERDONATEMI E PROPRIO CORTO.
SONO DUE PARTI SE RIESCO LO POSTO DOMATTINA ORA DEVO PROPRIO SCAPPARE.


  
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