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Autore: SlytherinsQueen    01/08/2012    2 recensioni
Una ragazza è riversa sul pavimento del bagno, in posizione supina.
Suda freddo.Trema.Ha sballato ancora.Ha vomitato tutta l’anima insista in se stessa. Il trucco le scivola via dagli occhi rigandole di nero le guance arrossate. Sembra una bambola gotica.Non vede niente.Non sente niente.Tutto gira.Tutto è bianco.Tutto la soffoca.
- Hermione! -Una voce femminile ha parlato, lontana.Si sente sollevare.“ Volo!”
... curiosi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Pansy/Theodore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Si guardò allo specchio e si vide più bello che mai.I lisci capelli biondi ricadevano con una eleganza disordinata sugli occhi grigio tempesta. La camicia bianca, rigorosamente fuori dai pantaloni, era sbottonata al punto giusto; il Dodo si intravedeva quel tanto che era necessario. La giacca blu scendeva morbida sulle spalle della giusta misura. Il jeans scuro si ripiegava con eleganza sulle Adidas bianche.
Perfetto!
Si avvicinò al comodino ed estrasse una boccetta di profumo: Chanel Egoiste Platinum.
Due gocce sul collo una sul polso.
Tre minutissime gocce di un profumo dalla fragranza svenevole.
Si guardò ancora una volta allo specchio.
In quel momento la porta della sua stanza di Prefetto si aprì.
- Allora Narciso, chi porti al Ballo?
Blaise Zabini in tutta la sua maestosa alterigia, si era lanciato sul letto, appena rifatto, del ragazzo che ora lo fissava truce.
- Perché me lo chiedi?- soffiò tagliente
- Curiosità.- rispose quello ghignando.
Il biondo non rispose subito:
- Nessuno!- disse secco prima di continuare a impilare con cura i libri di scuola sulla scrivania
L’altro assunse un’ aria stupefatta. Poi scoppiò a ridere:
- Non ci posso credere! Tu…da solo…ad un ballo! Stai scherzando Malfoy?
-No!
Il tono del ragazzo fece capire all’amico che probabilmente era meglio chiuderla lì.
- Bene! Per te allora non sarà un problema nel caso in cui dovessi portarmi Dafne?!
- No, non mi sfiora minimamente!
Blaise avrebbe sicuramente risposto se non fosse che qualcosa nel tono di voce dell’amico gli aveva intimato di restare in silenzio.
L’aveva sentita, quella semplice nota malinconica e triste che solo lui era capace di sentire in Draco.
Lui.
Nessun altro.
Lo squadrò da capo a piedi. Si mise a sedere composto.
- Dra’?
Il biondo capì ma fece finta di niente continuando a sistemare le sue cose anche se ormai tutto era in ordine. Amava l’ordine. A volte si rendeva conto lui stesso di esser quasi maniacale.
Il bruno continuò:
- Che ti prende amico?
Draco non rispose.
- Avanti Dray!
Il biondo sbuffò:
- Che vuoi che ti dica Blaise?!- ribattè scocciato- Avrò anche io i miei giorni no!
- Si, certo! Ma è dovuto a qualcosa…- lo guardò meglio, negli occhi- … e qualcosa mi dice che si tratta di una ragazza. Sfuggente! Attraente! Che non ti fila. Punto focale della questione. Un consiglio: non pensarci troppo su. Ce ne sono a migliaia!!.- detto questo uscì dalla stanza.
Blaise riusciva sempre a stupirlo.
Non c’era bisogno di tante parole.
Gli bastava un semplice sguardo per centrare l’obiettivo.
Esprimeva il suo pensiero e andava via. L’altro lo raggiungeva poco dopo.
Ce ne sono a migliaia!”
Ma nessuna nascondeva un segreto.
Ma nessuna si era trasformata così tanto in così poco tempo.
Ma nessuna aveva così bisogno di aiuto.
Ecco cos’era tutto quel suo improvviso interessamento: curiosità!
Ancora indeciso sul da farsi,scese in Sala Comune. La stanza era poco affollata: la maggior parte era in preda ai preparativi.
In un angolo, già vestita impeccabilmente e con un libro, cosa insolita, tra le mani , c’era Pansy. Draco la guardò un po’ sbalordito, prima di avvicinarsi:
- Pansy, che stai facendo?- chiese con l’intento di sbeffeggiarla.
- Leggo, Malfoy! Non lo vedi?!
L’uso del cognome non sfuggì al ragazzo che rimase perplesso:
- Ma tu non leggi, Pansy!- sottolineò il nome.
La ragazza si irritò:
- Ora lo faccio!E’ per caso vietato?- lo fulminò
Draco era stralunato:
- No affatto!
- Bene!- ripose, gli occhi neri di fuoco, riprendendo a leggere.
Il biondo ghignò:
- Tzè! Sei strana Pan’!- disse sedendosi accanto a lei.
- Non puoi capire!- sussurrò lei.
- Spiegamelo allora…- disse lui allargando le braccia.
La mora si girò a guardarlo per bene, pronta a rispondergli per le rime. Poi alzò un sopracciglio perplessa:
- Ma…tu non sei vestito!
- Mi vedi per caso in mutande?- le chiese sarcastico il ragazzo guardandosi.
- Stupido, intendevo… per il ballo. Non sei vestito per il ballo!!
- Acuta osservazione!- rispose lui sarcastico, alzando un pugno in aria La ragazza si limitò a guardarlo infastidita.
Il ragazzo curioso si piegò per leggere la copertina:
- Romeo e Giulietta! Roba babbana, dunque!
La ragazza roteò gli occhi:
- Decisamente molto, ma molto interessante! Te lo assicuro.- proferì quella seccata.
Draco ci pensò su:
- E’ della Mezzosangue, immagino…-
- Hermione, Draco! Si chiama Her-mio-ne!- rispose spazientita
Il ragazzo mise il broncio:
-So come si chiama!
- Mi fa piacere!- rispose lei acida.
Stettero per un po’ in silenzio.
Pansy divorava pagine dopo pagine.
Draco giocherellava con i bottoni della giacca.
Poi proferì cattivo, per stuzzicarla:
- Sai che Theo va al ballo con una delle gemelle Patìl!?
- E…quindi?- chiese,alzando un sopracciglio
Non era quella la reazione che si aspettava: fredda, controllata. Indifferente.
- No. Nulla. Puro scopo informativo. Rispose continuando a sfotterla
- Bhe tienile per te, queste informazioni gratuite. E comunque almeno lui ci va con qualcuno.
Fu un piccolo schiaffo per l’orgoglio della Serpe:
- Ma io sicuramente rimorchierò qualcuno!- disse alludendo alla ragazza.
- Quindi hai deciso di andarci…improvvisamente!!- disse lei
- Bhe che alternative ho…qui mi annoio!!- disse lui allusivo
Fu il turno della ragazza ad offendersi.
- Bhe…divertiti!- rispose acida
- Sicuramente!- ghignò divertito lui
Lei distolse lo sguardo dal suo libro per fissarlo, lì, spaparanzato sulla poltrona, gambe all’aria. Assottigliò lo sguardo:
- Bene! Io me ne vado!- fece per alzarsi, ma lui le bloccò il braccio:
- Hai qualche problema Pansy?- chiese duro
- Non so, Malfoy! Tu credi?- soffiò irata prima di liberare il suo braccio dalla stretta di lui e andare via a passo spedito nel suo dormitorio.
Mentre saliva le scale con un diavolo per capello, non fece caso su chi finì addosso. Fissò il malcapitato quasi a volerlo trucidare, ma le si gelò il respiro. Il cuore si fermò. Due occhi nero pece la fissavano imperturbabili, prima che il proprietario proferisse cattivo:
- Guarda dove vai, stupida!
La ragazza trattenne a stento le lacrime:
- Fottiti Theodor!- e corse via ma sentì la risposta del ragazzo, suo malgrado:
- Con te non di certo, sfigata!- prima di scoppiare in una risata amara.
Le parole giunsero taglienti come lame.
Scalfirono il petto.
Arrivarono al cuore.
Lo distrussero definitivamente.
Era rimasta per qualche secondo ferma sul passamano al quale era si era retta per farsi forza.
Cominciò a tremare.
Entrò nella sua stanza. Dafne fortunatamente si era dileguata. Si gettò sul letto e chiuse attorno a sé le tende.
Invisibile.
Era così che Pansy voleva sentirsi.
Invisibile.
 
Se ne stava seduta sul letto ad osservare una enorme scatola argentata. Pansy le aveva regalato il vestito. Quel vestito!
“ Testarda!”
Le era costato sicuramente un occhio della testa. La ragazza aveva mantenuto la promessa: era un regalo, doveva accettarlo.
Non avrebbe mai immaginato di doverne indossare un altro così bello. Forse in altri tempi avrebbe dato qualsiasi cosa per ripetere l’esperienza del Ballo del Ceppo.
Non c’erano stati occhi che per lei.
Perfino le Serpi avevano ammesso la sua elegante bellezza, quella notte. Mezzosangue o no, era decisamente bella.
Ma quelli, appunto,erano altri tempi, si disse scacciando via il ricordo con la mano.
Cos’era in fondo un ballo?
Gente che si scatena, che canta, ride, scherza. Si diverte, insomma.
Lei non era pronta ad affrontare una situazione del genere.
Troppe emozioni nell’aria.
Troppe sensazioni.
Non avrebbe potuto sopportare a lungo, quel gran vociare. Quel turbinio immenso di sensi nell’aria attorno a sé.
Era ancora troppo vulnerabile.
E finchè non fosse stata capace di controllare le sue reazioni, se ne sarebbe dovuta stare in isolamento.
Una situazione del genere avrebbe fatto impazzire chiunque e a lei stava tutto dannatamente bene così com’era.
La sua solitudine era una degna amica, confortante.
La riservatezza ormai faceva parte di se stessa.
Lei, i suoi pensieri, le sue paure, la sua angoscia, il suo immenso ed eterno dolore, erano ormai una unica entità.
Inavvicinabile.
Invicibile.
Indivisibile.
Non sarebbe andata a quel ballo. Tutta quell’euforia le avrebbe solo fatto dell’altro male.
Uscì sul suo terrazzino.
L’aria era frizzante, degna per una notte di Halloween.
Una perfetta mezzaluna era alta nel cielo stellato, attraversato qui e là da piccole nuvole, simili a sbuffi di vapore violacei. Si accese una sigaretta e osservò il fumo salire in una contorta spirale verso l’alto e dissolversi nell’aria. Alcune lanterne erano state accese nel parco: enormi zucche arancio riempivano gli sprazzi di ombra con le loro facce buffe. L’acqua del lago era ferma, immobile pozza di petrolio. I monti erano punteggiati qua e là dalle luci dei paeselli aggrappati alle pendici degli aspri monti. Alcuni gruppetti di ragazzi e ragazze schiamazzavano da qualche parte di sotto, in attesa dell’inizio della festa.
Immaginò che ci dovessero essere anche Harry, Ron e Ginny.
Il solo pensiero le fece ulteriormente male.
Codardi, ecco cos’erano.
“Hanno paura di me!”
Un’ondata di delusione la travolse.
E, ancora una volta, non seppe spiegarsi come fosse stata abbandonata dai suoi migliori amici, in un momento come quello.
E non seppe spiegarsi nemmeno come, una persona che per anni era stata il suo incubo, ora stava cercando di offrirle il suo aiuto.
“Già, Pansy!”
La constatazione la fece sobbalzare: doveva avvisarla.
Buttò giù la cicca ormai spenta e si tirò su il cappuccio della felpa. Rientrò in camera, chiuse le tende e andò alla ricerca dell’amica.
I corridoi del castello erano deserti, tutti erano probabilmente già scesi al ballo.
Si diresse in quella direzione e nello svoltare un angolo incontrò Blaise Zabini che si specchiava in una vetrata cercando di sistemarsi la cravatta verde e argento.
La ragazza ghigno: “Incapace!” e tirò avanti.
- Granger! Ei Granger?
- Mh..?
-Mi daresti una mano con questa…cosa…maledetta?-disse tra uno sforzo e l’altro.
La ragazza lo guardò stupita:
- Ti senti bene, Zabini?
- Sto per strozzarmi!- rispose lui impaziente
- Non sono affari miei!- e se ne andò- Anzi già che ci sei…dov’è Pansy?
- Cosa vuoi che ne sappia io di quella folle della tua amica!- disse quello quasi soffocandosi
-Complimenti. E tu saresti un buon amico!?
Il ragazzo si risentì:
- Sarà nella sua stanza, cosa vuoi che ne sappia io! A quanto pare non è uscita per niente da lì. E comunque, Mezzosangue, sono un persona molto migliore di quello che tu dica.- riuscì a soffiare strozzandosi ulteriormente.
- Si ok! Grazie per l’informazione, ciao!-disse lei scostante
Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva, importava solo sapere dove fosse Pansy.
Lasciò lì il ragazzo e andò via, senza prestargli il benché minimo soccorso.
La faccia tosta delle serpi era davvero incredibile.
Meschini.
Schifosi.
Luridi.
Vermi.
Era giunta a destinazione. L’accesso alla Sala Comune degli Slytherin era lì davanti a se.
Ripensò a quello che aveva appena detto. Sbuffò.
- Ok! Non tutti..- mormorò
-Ma bene…- una voce femminile a dir poco strisciante aveva catturato l’attenzione-… parli anche da sola Granger, oltre che essere stranamente stramba?- rise sgradevolmente.
Hermione finse un sorrido agghiacciante:
- Greengrass so fare talmente tante di quelle cose che il tuo cervello non potrebbe mai fare! – ghignò - Merlino! – sbattè un piede a terra - Mi chiedo perché sto qui a darti spiegazioni! Sei una tale noce!
La biondina assottigliò lo sguardo:
- Lo sai che in territorio nemico nessuno presta aiuto, Granger? E tu sei qui- e si avvicinò- tutta sola… potrei farti anche del male sai? E nessuno ne saprebbe niente.- soffiava folle.
- Mi faresti solo un favore Dafne, uccidendomi!- rispose l’altra in tono amaro.
La Greengrass ne rimase sorpresa e inquieta al tempo stesso. C’era troppo sdegno tra quelle parole, leggibile facilmente tra le righe.
- Che ci fai qui, Granger?- chiese dura
- Faccio quello che avresti dovuto fare tu: mi comporto da amica.
Il risentimento sul volto della ragazza ne incupì i lineamenti angelici, per così dire.
- Che vuoi dire?
Hermione sbuffò:
- Ecco perché sei una noce. - mormorò-…ehmm…cerco Pansy!-concluse non curante.
- Un leone nella tana dei serpenti!Ma prego…- si fece da parte con fare regale e la fece entrare.
La così detta” tana dei serpenti” era completamente deserta.
Era tutto in perfetto ordine, come se nessuno mai ci avesse vissuto. Immacolata.
Nessuna carta in giro. Le sedie, i tavoli, i divani e le poltrone al loro posto. Un silenzio tombale. Sacro, quasi.
E lei si comportò altrettanto: silenziosa salì le scale verso il dormitorio femminile fermandosi sulla rampa ad osservare l’arredamento. Tutto era rigorosamente verde e argento eccetto i divani in pelle nera. I tendaggi, i tappeti, le maniglie, i pomelli, i cestini per la carta, le lanterne. Le pareti di pietra viva trasmettevano la tipica freddezza del luogo. Ovunque balenava il leggendario Basilisco, re indiscusso di qualsiasi rettile. Con i suoi occhi inquietanti: gialle sfere d’ambra. Il fuoco scoppiettava tranquillo nel grande camino in pietra profilato d’argento. Unica presenza confortante in quel mare di serietà e compostezza. Una nuvoletta di fumo si alzò leggera da un divano: qualcuno stava fumando. Ancora più silenziosamente raggiunse la porta del dormitorio. Tra le tante stanze non fu difficile riconoscere quella di Pansy: era quella isolata dalle altre.
Era quella da Prefetto.
Per educazione bussò:
- Pansy?
All’interno la ragazza riconobbe la voce dell’amica.
- Entra!- rispose tetra.
Hermione alzò un sopraciglio dubbiosa e vi entrò curiosa. Un forte odore di alcool la fece indugiare per un istante.
Pansy era distesa sul letto a pancia in su, con le gambe penzoloni dal bordo del letto e un braccio che le copriva gli occhi. Nell’altra mano una bottiglia di Wisky Incendiario. Altre bottiglie vuote erano sul pavimento, un po’ ovunque. Vuote.
- Pansy, ma…che stai facendo?- chiese Hermione stralunata
- Cerco di dimenticare!- rispose brilla
- Ah!- fu tutto quello che Hermione riuscì a dire.
Il suo sguardo si posò sulla bottiglia mezza vuota. Il liquido rossastro al suo interno era un richiamo imperdibile.
Deglutì cercando di resistere.
Pansy parlò:
- Io devo…devo andare…devo andare…andare al ballo!
- Non si può!- rispose distratta l’altra.
La sete aumentava.
La bruna cerco di alzarsi.
- Ma io devo andare!- Barcollò fino alla porta.- Devo…- ansimò e cadde- …andare al ballo!
Hermione non l’ascoltava. Prese la bottiglia tra le mani:
- Posso?
Pansy cercò di mettere a fuoco l’immagine che aveva davanti. La testa le girava in una maniera improponibile.
-Ahi! Si…prego…fai pure! Toglietemi pure la bottiglia di Wisky…!
Mentre la ragazza farfugliava tra sé, Hermione si scolò tutto il contenuto della bottiglia , leccandosi infine le labbra e rabbrividendo: la bevanda era decisamente da urlo.
-…e tu mi hai tolto la bottiglia e quella troia mi ha tolto Theodor!- piagnucolò Pansy da qualche parte nella stanza.
L’alcool cominciava a fare effetto anche sulla riccia. Piccoli giramenti di testa. Si stese sul letto.
- Sto male!- farfugliò Pansy- Sto davvero male. Ora mi metto in piedi…- disse con sforzo- …ecco così! E cerco il bagno. Dov’è il bagno?Ecco il ba..- non fece in tempo a raggiungere lo stipite della porta che vomitò tutta la sua anima sul tappeto, sotto gli occhi dell’amica.
Un forte senso di nausea crebbe in Hermione. Il mal di testa cresceva. Con quel po’ di forza raggiunse Pansy e la rimise in piedi: conducendola al water mentre con un incantesimo ripuliva il tutto.
Si inginocchiò accanto a lei e le tenne ferma la fronte con un panno umido. Il dolore aumentava.
- Su Pansy!- mormorò- Meglio fuori che dentro!
Quante notti aveva lei passato così.
Quante notti era finita in infermeria.
Quante notti sarebbe potuta finire male.
Non fece in tempo a pronunciare queste parole che la ragazza con un ultimo conato di vomito, le svenne tra le braccia.
-Pansy?- la schiaffeggiò- Pansy?Pansy
La chiamò più di una volta.
Il volto della ragazza era completamente pallido e profonde ombre violacee si stavano formando sotto gli occhi. Soffocamento da vomito.
Il panico prese il sopravvento.
La ragazza cominciò a mangiasi le mani.
Tremava.
“ Oh mio Dio. Oh mio Dio. Che faccio?!”
Si guardava attorno. Nulla poteva esserle d’aiuto.
Si riaccostò a Pansy e cominciò a scuoterla e schiaffeggiarla di nuovo.
-Pansy! Per favore…AIUTO!- cominciò ad urlare- AIUTO! AIUTO VI PREGO!- cominciò a piangere isterica.
Il tremore era aumentato.
E questa volta non era paura.
Se si fosse trasformata sarebbe potuto accadere il peggio.
Sentì qualcuno salire le scale.
La testa le pulsava come non mai. Presto sarebbe svenuta anche lei per il dolore. La vista le si annebbiò. Vedeva doppio.
Un ragazzo aveva spalancato la porta con violenza e senza proferir parola aveva sollevato Pansy con la magia mentre prendeva in braccio lei.
Tutto ballava e si muoveva.
Sentì le forze venir meno.
Svenne.
 
 
 
  
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