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Autore: _ki_    01/08/2012    0 recensioni
Liam non lo sopportava. Insomma, solo perché un calice incantato pesca il foglietto con scritto il tuo nome tra altre centinaia di foglietti, non vuol dire che sei un dio sceso in terra. Anzi, Josh Devine era tutto tranne un dio.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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il piacere di arrendersi

Ok ragazze questa è la cosa più... lunga che abbia mai scritto? E lo scritta talmente di fretta che non ho il coraggio di controllarla. La lascio nelle mani della mia Beta, comunque.

Precisazioni necessarie: HogwartsAU, Jiam (LiamxJosh). Ambientata in un possibile Torneo Tremaghi. Le prove, come noterete, sono le stesse di quello della Rowling, e questo è perché non ho fantasia. Gli occhi di Josh, invece, sono azzurri perché sul momento non ricordavo fossero marroni e, come ho già detto, ho fatto le cose in frettissima. Scritta per le Gaylimpiadi indette dal #THEGAYS, spero che a qualcuno possa piacere. Io la pubblico così, manco riletta. Ora scappo.

_ki_


Il piacere di arrendersi


A Liam piaceva stare in biblioteca. Era un luogo rassicurante: scaffali e scaffali alti fino al soffitto che lo coprivano alla vista di personaggi indesiderati; odore di pergamena antica e inchiostro secco a permeare gli abiti, la pelle, la mente; silenzio.

Amava apprezzare con occhio esperto le rilegature dei diversi volumi, complimentarsi tra sé e sé per aver scelto un libro particolarmente antico, particolarmente informativo e adorava riuscir a sentire gli uccellini che si fermavano a cinguettare sui davanzali delle alte finestre d’estate, o il rumore soffice della neve che si schiantava sulle vetrate da cui si poteva ammirare il Lago Nero. Amava il silenzio del luogo che lo circondava.

Per questo, da un paio di giorni a quella parte, aveva smesso di amare così tanto la biblioteca. Il magico silenzio di quel luogo era stato rotto. Era stato rotto da chi? Da niente di meno che Josh Divine Devine, il meraviglioso, fantastico, stupendo, incredibile e altri mille aggettivi male attribuiti Campione di Hogwarts.

Liam non lo sopportava. Insomma, solo perché un calice incantato pesca il foglietto con scritto il tuo nome tra altre centinaia di foglietti, non vuol dire che sei un dio sceso in terra. Anzi, Josh Devine era tutto tranne un dio.

Era prepotente, prima di tutto. Se la prendeva sempre con i ragazzi degli anni inferiori al suo -praticamente tutti, ora che era al settimo. Liam ne era particolarmente a conoscenza perché aveva un compagno di Casa, Niall, il quale era uno delle preferite vittime del neo-diciassettenne. Devine si divertiva ad appenderlo a testa in giù, a slacciare la cinghia dello zaino di scuola per far cadere tutti i libri che conteneva, ad abbassargli i pantaloni davanti a metà scuola e a farlo inciampare per le scale. Devine e quell’altro suo amico, Louis Tomlinson, non sapevano altro che dar fastidio al prossimo. Questo e -nel caso di Louis- flirtare spudoratamente con il ragazzo del quinto di Serpeverde, Harry Styles. Liam ci aveva parlato una volta, con Styles, e non riusciva davvero a capire cosa trovasse Tomlinson in un ragazzino viziato e con la puzza sotto il naso come quel ricciolino del quinto, ma non erano veramente affari suoi, quindi.

Devine, invece, erano evidentemente affari suoi. Questo da quando -maledetto il Torneo Tremaghi- il suddetto Grifondoro era stato scelto come Campione di Hogwarts e tutte le pomposità che ne seguivano.

Gloria eterna. Liam pensava più ad una rottura di scatole, eterna. O almeno, lunga un bell’anno pieno, dato che da qualche giorno a quella parte Devine aveva deciso di appropriarsi della biblioteca come luogo di ritrovo per farsi ammirare in tutta la sua intelligenza da ragazzine arrapate e evidentemente con nient’altro da fare se non fissare uno scimmione ammiccante mentre leggeva un tomo di Storia della Magia.

L’unica materia scolastica assolutamente inutile durante un Torneo, lui è riuscito a sceglierla. Scimmione.

Era autunno inoltrato. Fuori pioveva a dirotto, tanto che le gocce che scivolavano sulle vetrate delle finestre impedivano la vista del paesaggio esterno. Liam non riusciva a concentrarsi. Come avrebbe potuto? Eleanor Calder, Perrie Edwards e tutte quelle ragazze frivole dal quarto anno in su non facevano altro che strillare e squittire e cinguettare con gli occhi brillanti e le mani giunte al petto e lo sguardo fisso su Josh Divine Devine. E Devine? Devine leggeva, leggeva con il suo amichetto Tomlinson che gli sghignazzava di fianco e la testa di Liam stava scoppiando.

In quale momento preciso Josh Devine decise di alzarsi e raggiungere l’angolino un po’ nascosto in cui Liam stava tranquillamente leggendo Guida approfondita alle arti della medimagia avanzata il Tassorosso non riuscì mai a capirlo. Il motivo, invece, gli fu subito incredibilmente chiaro: sfotterlo.

«Questa sedia è libera?»

Liam era del sesto anno. Avevano un solo, misero anno di differenza. E allora perché gli sembrava così grande, da vicino, Devine?

«Lo era».

Il sorriso di Devine era strano. Forse cercava di essere gentile? Non aveva mai visto un sorriso così forzato in vita sua. Allungava gli angoli della bocca come se glieli stessero tirando con un amo. Era inquietante.

Si sedette spostando rumorosamente la sedia e Liam -che prima era troppo concentrato sull’avvicinamento improvviso di uno dei ragazzi più popolari della scuola- si accorse delle occhiate assassine che la Calder, la Edrards e company gli lanciavano da dietro uno scaffale.

Rifoderate gli artigli, non sono interessato.

«Allora tu sei Liam... giusto?»

Liam riportò la sua attenzione sul ragazzo che era seduto di fronte a lui. Aveva ancora quello strano sorriso inquietante e si torturava le dita con le mani appoggiate sul tavolo. Liam avrebbe anche potuto considerarlo dolce.

«Sì. E tu sei Josh».

Josh annuì e Liam si chiese cosa avesse fatto per meritarsi una situazione strana come quella. Strana era l’unico aggettivo plausibile. Josh Divine Devine sembrava quasi... imbarazzato!

Louis Tomlinson apparve da dietro uno scaffale e gli fece un occhiolino -a Liam, fece un occhiolino a Liam- poi sparì di nuovo e Josh si schiarì la voce.

«Sei uno dei più bravi della scuola» continuò Devine, alzando di poco la voce, nascondendo le mani sotto il bordo del tavolo. Liam annuì, perché non vedeva né capo né coda ad una conversazione con quel ragazzo e non sapeva davvero se avrebbe preferito rimaner lì ancora un po’ per vedere dove sarebbero andati a parare o scappare il più velocemente possibile dal ragazzo più antipatico dell’intero castello.

«Quindi potresti... aiutarmi a risolvere l’indovinello per la seconda prova».

E lì, in quel momento, Liam capì dove Devine sarebbe andato a parare. Lui voleva usare Liam. Usarlo per riuscire a superare la seconda prova e farsi bello davanti alla scuola. Liam era un mezzo.

«Perché sai, non ho la più pallida idea di cosa fare. È un uovo, e se lo apro strilla. Ho cercato nei libri di Storia della Magia un oggetto che potesse assomigliargli, ma non ho trovato niente. E manca solo una settimana e non so davvero dove puntare la bacchetta e sembra che nessuno sia in grado di aiutarmi e ho pensato che tu sei uno dei più bravi e dovresti...»

«No».

La parlantina frenetica di Devine, che ad ogni parola sembrava aver di nuovo riacquistato i suoi modi diretti e sgarbati, s’interruppe all’esclamazione del Tassorosso, mostrando un diciassettenne con gli occhi spalancati e la bocca ancora aperta per il discorso interrotto a metà.

«Come-?»

Liam prese fiato. Chiuse il suo tomo di Guida approfondita alle arti della medimagia avanzata e tirò indietro la sedia, pronto a fuggire. Non voleva che Devine gli facesse cadere addosso l’intero reparto di medimagia.

«Non sono disposto ad aiutarti, Devine. Cercati qualcun’altro».

E poi se ne andò.


Josh Devine, c’era da dire, era una persona insistente. Dal giorno stesso in cui Liam rifiutò di aiutarlo per la seconda prova lo perseguitò. Lo seguiva per i corridoi, in biblioteca, lo fissava in Sala Grande durante i pasti e un paio di volte lo seguì perfino in bagno. Liam era stanco. Niall, il suo compagno di Casa, gli consigliò parecchie volte di aiutarlo e basta.

«Se arriverà alla seconda prova impreparato se la prenderà con te. Potrebbe addirittura ucciderti. Sai quanto ci tiene a questo Torneo» continuava a ripetergli, come un mantra, tutte le volte che l’argomento verteva verso il Grifondoro -il che era molto spesso, visto che Liam ce l’aveva sempre intorno.

Ma Liam non avrebbe ceduto. Non avrebbe ceduto perché Devine non era una persona che andava aiutata, non era gentile né cortese, non sapeva come chiedere un favore e non sapeva arrendersi. E non avrebbe ceduto perché, per una volta, non dovevano essere solo i Grifondoro ad essere quelli testardi. E Liam voleva proprio farla, la parte del testardo.

C’è da dire che, però, Liam era comunque un Tassorosso. Il Cappello Parlante non smista i giovani maghi senza un criterio e, se Liam era finito nella casa nero-oro in motivo doveva pur esserci stato.

Il motivo si presentò un mercoledì sera, mentre Liam tornava in Sala Comune dopo una cena particolarmente pesante -Niall aveva un modo tutto suo per convincere le persone accanto a lui a mangiare a più non posso.

Liam stava percorrendo il corridoio che l’avrebbe condotto all’entrata della sua Sala Comune, quando improvvisamente sentì degli strilli. Strilli acuti, incredibilmente acuti, così acuti da ferire le orecchie.

Liam si fermò a metà corridoio. Cosa avrebbe dovuto fare? Correr via e ignorare ciò che sentiva? Non era il tipo.

Decise di avvicinarsi. Gli strilli provenivano dal bagno, e più si avvicinava più Liam desiderava esser ovunque tranne che vicino a quell’incredibile rumore. Poi, proprio quando stava per posare la mano sulla maniglia della porta e tirare, gli strilli si fermarono.

Liam aprì la porta e, seduto per terra con un uovo d’oro in mano, c’era Josh Devine.

Per un po’ rimasero semplicemente a guardarsi negli occhi. Stupiti entrambi di trovare l’altro. Poi, quasi simultaneamente, Liam fece un passo indietro e Josh posò l’uovo per terra, pronto per alzarsi in piedi.

«Aspetta» mormorò Devine, spolverandosi i pantaloni della divisa senza staccargli gli occhi di dosso. Liam rimase immobile dov’era, per un attimo pietrificato dallo sguardo del Grifondoro. Forse voleva ucciderlo. Forse pochi secondi e avrebbe sfoderato la bacchetta, mandandolo con uno Schiantesimo a sbattere contro la parete dell’altra parte del corridoio. Forse avrebbe davvero dovuto ascoltare Niall e aiutarlo subito, senza fargli perdere così tanto tempo e così tanta pazienza. Forse si stava facendo un sacco di paranoie inutili.

«Lo so che non sono stato molto gentile» stava dicendo intanto Josh Divine Devine, mentre a grandi passi si avvicinava a lui. Liam avrebbe voluto fuggire il più lontano possibile, fare lo scatto più impressionante della sua vita e rinchiudersi nella sua intoccabile Sala Comune. Invece, i suoi piedi sembravano esser ben saldati al pavimento da qualche incantesimo Incollante dei più duraturi.

«Però -beh, avrei veramente bisogno del tuo aiuto. Questo coso continua a strillare e a strillare tutte le volte che lo apro, non saprei davvero che fare e tu sei così bravo, così intelligente che magari...»

A quel punto Devine si bloccò. Lo fissò negli occhi, così intensamente da far male. Liam non aveva mai notato che Josh Divine Devine avesse gli occhi azzurri.

Che poi non gli aveva mai fatto veramente niente di male. Se la prendeva con Niall, certo, era antipatico con un sacco di persone, certo, ma Liam non era mai stato uno delle vittime di Devine. Forse avrebbe potuto aiutarlo. Forse non sarebbe stata un’idea così brutta. D’altronde Devine stava solo cercando di vincere una gara, di usare tutti i mezzi a lui disponibile, di rendere la scuola orgogliosa di lui. D’altronde Devine era un Grinfondoro, cosa avrebbe dovuto aspettarsi Liam? E poi questa volta glielo stava chiedendo quasi gentilmente.

Josh lo stava fissando ancora. Liam non ce la faceva, come si faceva a sostenere uno sguardo del genere? Nemmeno gli occhi del suo amico Niall erano così azzurri. Non grigi, non così chiari. Erano più intensi, più colorati, dello stesso colore...

«L’acqua!»

Quasi lo urlò. Era stata un’idea così improvvisa, un’illuminazione così geniale e perfetta che poteva funzionare e poteva davvero fare in modo che Devine riuscisse a superare la seconda prova che...

«Che cosa?»

Josh Divine Devine aveva lo sguardo di chi non ha capito niente. Di un pesce palla, per dirla alla Babbana. Liam sorrise tra sé e sé con sguardo compiaciuto. Per un attimo ponderò l’idea di tenere l’informazione per sé e ricattare il più grande, ma poi... d’altronde non era un Serpeverde.

«Metti l’uovo nell’acqua e immergiti. Poi riaprilo. E ascolta quello che dice».

«E come mai?»

Devine sembrava capirne di meno ad ogni parola. Ma Liam gliel’avrebbe spiegato, perché era un Tassorosso e perché gli piaceva studiare. Glielo avrebbe spiegato con pazienza e avrebbe atteso che Devine facesse quello che gli aveva detto. Poi, il giorno dopo, avrebbe incontrato Devine in Sala Grande con un sorriso che andava ad orecchio a orecchie e forse, dentro di sé, avrebbe sentito un attimo il cuore perdere un battito. Ma non l’avrebbe detto a nessuno, perché Niall l’avrebbe guardato con gli occhi ancora più sconvolti di quelli di Josh Divine Devine e l’avrebbe preso per pazzo. E forse, da quel giorno, Liam avrebbe smesso di chiamare Devine con quel soprannome stupido.

E tutto, sicuramente, l’avrebbe fatto solo per quel misero e quasi insignificante «Grazie» che Josh gli avrebbe sussurrato dopo la seconda prova, con un sorriso che di tirato aveva nulla e le mani lasciate libere lungo i fianchi.


   
 
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