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Autore: alegargano1    02/08/2012    1 recensioni
salve allora questa oltre a essere la seconda storia che scrivo in assoluto, è anche la mia prima storia originale ci tengo in modo particolare quindi, vi chiedo di dirmi cosa ne pensate anche solo per dire che è orribile e che solo un pazzo potrebbe leggerla.
Ora passiamo alla storia vi propongo un avventura che ha dello straordinario, fra: esseri malvagi, destini non voluti, combattimenti epici, creature straordinarie e bizzarre, teneri amori , e amicizie inscindibili io vi propongo questo strano strano racconto
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 4
UNA LUCE NELLE TENEBRE

Albert si era appena svegliato in mezzo a un prato immenso, era confuso, disorientato, e aveva un gran male alla testa, e proprio quel dolore gli diede la certezza di non stare sognando, e che per quanto incredibile, ciò che vedeva era reale, si alzò a fatica da terra, rimettendosi in piedi per quanto gli era concesso, quando si fu accertato, che le gambe avevano ancora la facoltà di sostenerlo,  prese a camminare, nel tentativo di riprendersi da quell’orribile sensazione di stordimento, e quando ebbe recuperato un minimo di lucidità, cercò di capire dove fosse finito, ma senza successo, non c’era nulla del genere sulla Terra, a cominciare dal cielo, con quelle strane sfumature di rosa e arancio, che si mescolavano tra loro quasi a formare un quadro astrattista, sotto quel cielo così luminoso, quel posto, sembrava essere immerso in un atmosfera tutta sua, ma una cosa sconvolse Albert, ovunque facesse spaziare lo sguardo, su quel cielo così bello, non riusciva a vedere il sole, e quel pensiero lo scosse, – Com’è possibile tutto questo? – si chiese, e l’agghiacciante risposta, lo colpì come un fulmine a ciel sereno, il sole non si vedeva, perche non c’era, questa era la prova definitiva, ora ne era certo, era finito in un altro mondo – Ma che cosa vado a pensare questa si che è un idea assurda – già ma che altra spiegazione poteva esserci, distolse lo sguardo, sapendo che se avesse continuato a pensarci, sarebbe impazzito più in fratta di quanto già non stesse facendo, cerco di capire dove fosse guardando il territorio, nella speranza di comprendere anche tutti gli altri inspiegabili fenomeni, ma fu inutile, non c’era alcun punto di riferimento, nient’altro che un mare d’erba che si estendeva per miglia e miglia, interrotto solo da qualche roccia che faceva capolino in quel prato, Albert non sapeva cosa pensare, credeva di stare impazzendo, una miriade di pensieri presero a sciamargli in testa, aumentando la sua confusione, ma tutto venne cancellato da una visione che lo lasciò impietrito ed incredulo, un ombra gigantesca gli era passata sopra la testa, e quando alzò lo sguardo per capire cosa fosse, il fiato gli si mozzo in gola, alla vista di una fenice, era una creatura meravigliosa, l’aspetto e la fierezza di una gigantesca aquila, dalle penne color dell’oro, che sprigionavano fiamme ardenti, che lambivano per intero il corpo del mistico volatile, Albert a quella vista si lasciò sfuggire un grido di stupore, e un nuovo pensiero gli attraversò la mente, -Questo e davvero incredibile –, prese a camminare seguendo la direzione del volatile, certo che così facendo, sarebbe arrivato in un luogo straordinario, ma si rese conto di aver fatto un errore madornale, la creatura era troppo veloce per lui, e dopo averla inseguita per ore, era stremato, e il mal di testa stava per fargli perdere i sensi, mentre la fenice aveva cominciato a volare sempre più in alto, fino a sparire fra le nuvole, come fosse spaventata da qualcosa, ma cosa poteva spaventare una creatura come quella, la risposta non tardò ad arrivare, una freccia trapasso l’aria, facendo risuonare il fischio violento del vento, seguita da una seconda, e poi una terza, e una quarta freccia, Albert fece appena in tempo a trovare riparo dietro una roccia poco distante, che vide centinaia, forse migliaia di frecce piombare al suolo, durò pochi istanti, ma fu terribile, e il mal di testa che non faceva che aumentare, non faceva che peggiorare la situazione, rimase fermo ancora qualche minuto, per accertarsi di essere al sicuro, ma quando fece per muoversi, una nuova fitta alla testa, più forte delle altre, lo privò delle ultime energie rimastegli, fece per muoversi, per chiedere aiuto, ma era troppo debole, lo stress, la stanchezza, e il cerchio di dolore che gli aveva stretto la testa in una morsa, stavano avendo la meglio, e alla fine prevalsero, l’ultimo suono che udì prima di perdere i sensi, fu il rumore degli zoccoli dei cavalli al trotto.


Una ragazza stava camminando per i corridoi del suo castello, aveva appena finito i suoi studi per quel giorno, e ora stava andando nelle sue stanze a riposare, ma qualcosa attirò la sua attenzione, una luce che filtrava prepotente da una finestra, presa da un improvvisa curiosità, la ragazza volle vedere di cosa si trattasse, e spalancata la finestra, si ritrovò ad ammirare una bellissima fenice, la ragazza era rimasta incantata a guardare quella creatura, era molto raro, che quei volatili si spingessero così a ovest, rispetto ai loro territori abituali, mentre guardava rapita la creatura, un suono la riscosse dai suoi pensieri, il suono delle frecce che trapassavano l’aria, come era prevedibile il volatile fuggi spaventato, rifugiandosi oltre le nuvole, mentre le frecce cadevano come pioggia, la ragazza rimase a guardare quello scenario, contrariata, infastidita, e delusa dal comportamento della sua gente, nei confronti delle “creature inferiori” come le definivano quei pomposi e boriosi vecchiacci che costituivano la classe nobiliare, rimase ancora un istante a scrutare il paesaggio fuori dalla finestra, e in quel momento vide qualcosa che la pietrifico, a circa seicento metri dal castello, c’era qualcuno accasciato a terra, doveva essere rimasto coinvolto in quella pioggia di frecce, la ragazza non ci penso due volte, doveva fare qualcosa, forse era ancora vivo, corse subito nelle scuderie, e prese il cavallo più veloce che ci fosse, lo preparò in pochi istanti, e partì a tutta velocità, quando fu sul posto, vide subito che quello riverso a terra era un ragazzo, gli si avvicinò per controllare come stesse, non sembrava essere ferito, ma era terribilmente pallido, ed aveva un evidente bisogno di cure, fece per sollevarlo, ma si rese subito conto, che era un impresa tutt’altro che facile, il ragazzo era decisamente più alto di lei, e aveva almeno il doppio della sua stazza, ma alla fine, riuscì a caricarlo sul cavallo, e a portarlo al castello, quando varcò il portone principale chiamo subito dei servi dicendo, “Venite presto questo ragazzo ha bisogno di aiuto”, i servi accorsero subito, e con loro il medico di corte, quest’ultimo, si avvicinò al ragazzo, e dopo un attenta analisi, si rivolse alla ragazza e disse con fare rassicurante, “Non si preoccupi vostra altezza, non è nulla di grave, ha solo subito un cambio troppo repentino della pressione, ed evidentemente, non essendoci abituato, e non essendo riuscito ad adattarsi alla pari con esso, il suo organismo ha ceduto, in più, la nostra montagna è molto alta, e l’aria rarefatta di queste cime non gli è di certo stata d’aiuto, ma non è nulla, che non si possa guarire con un po’ di riposo e un piccolo ricostituente”, il medico prese un sacchetto, da cui estrasse una pastiglia di forma sferica, che fece ingerire ad Albert, questi lentamente cominciò a riacquistare un colorito più salutare, senza pero dare alcun segno, di riprendere i sensi, il medico parve non dare peso alla cosa, e rivolgendosi nuovamente alla ragazza, disse “Mi raccomando ora ha bisogno di riposo, informatemi non appena si sveglia”, dopo che il medico se ne fu andato, la ragazza si rivolse alla servitù, dando disposizioni, sulla sistemazione da assegnare al ragazzo ancora incosciente, ma il rumore del pesante portone del castello, che si apriva con un tonfo sordo, la distolse dal suo intento, attirando la sua attenzione su un corteo, che in quel momento stava facendo il suo ingresso nella piazza, otto cavalli dal manto nero lucente, che trainavano una carrozza di alabastro, così bianca da accecare, seguita da due cavalieri, che portavano ognuno una grande bandiera con il vessillo della sua casata, e al seguito di questi, una piccola guarnigione di soldati, disposti a proteggere la carrozza, la ragazza era nervosa, sapeva già di chi si trattava, e sapeva che non avrebbe preso bene la presenza di uno straniero al castello, si avvicinò con cautela alla carrozza, attorno alla quale un gruppo di servi si stava affaccendando per accogliere il suo occupante, e quando il cocchiere aprì la porta del mezzo, da questo uscì un ragazzo, vestito con abiti di un eleganza sopraffina, che mettevano in mostra tutta la sua regalità, fierezza e raffinatezza, era alto, e il suo fisico snello e atletico faceva risaltare in modo ancora maggiore la sua nobiltà, aveva gli occhi di un profondo color ruggine, e dei folti capelli neri come il carbone, questi si avvicinò alla ragazza, e le rivolse un sorriso appena accennato, per poi dire “Ciao sorellina, e bello rivederti, mi sei mancata, allora come te la sei cavata in mia assenza?” la ragazza si soffermò un istante a pensare ad una risposta, erano passati quattro giorni da quando era partito, e lei li aveva passati da sola, ad annoiarsi, dovendo amministrare il castello e il regno, l’unica cosa interessante che le era capitata, era stato il passaggio di quella fenice, e il ritrovamento di quel ragazzo, sospirò impercettibilmente, per poi accennare un sorriso e dire “Non è stato così male, credo di essere stata piuttosto brava a gestire le cose qui” non le piaceva mentire, ma cos’altro poteva fare, non poteva certo dire a suo fratello, che avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile da li, che si sentiva soffocare da quella vita fin troppo piena di regole e divieti, o che lo stesso castello, ormai le sembrava più una prigione che un abitazione, scosse la testa, come a scacciare quei pensieri, ora aveva altre priorità, doveva trovare il modo di distrarre suo fratello, per non fargli scoprire il ragazzo, o sarebbe stato un disastro, fece un altro sospiro, per poi rivolgersi al fratello e dire “Che cosa ti va di fare ora che sei tornato” quello la guardo un istante, notando subito che c’era qualcosa che non andava, ma non stette a indagare, non volendo rovinare quello che doveva essere un momento di pace, così fece semplicemente un sorriso e disse “Che ne pensi di prendere i grifoni e fare un giro intorno alle torri sarà divertente” la ragazza rimase colpita da quella frase, suo fratello, Eduard 3°, detto “il grande fulmine blu”, l’uomo più bacchettone e attaccato alle regole dell’universo, aveva appena proposto un attività divertente, non volle fare domande su un evento così prodigioso, decise quindi di assecondarlo e basta, così i due si allontanarono, in piena tranquillità, scherzando come in quel castello non succedeva da fin troppo tempo.

Eduard si era sempre considerato un tipo paziente, anzi era convinto di esserlo, ma in quel momento, quella sua convinzione stava per crollare, era appena tornato da una missione diplomatica in regno vicino, dove un branco di vecchi matusa lo aveva tediato fino allo sfinimento,  e  non gli avevano dato nemmeno il tempo di distendere i nervi, che i suoi consiglieri lo avevano praticamente sequestrato, e ora lo stavano facendo ammattire con i protocolli, per le rotte commerciali con i giganti, per la miseria, li aveva scritti lui quei protocolli, li conosceva a memoria, non potevano lasciarlo in pace per un giorno, sapeva che era importante mantenere l’ordine, ma avrebbe almeno voluto poter stare in pace, anche solo per poco, e proprio in quel momento, uno dei consiglieri richiamò la sua attenzione dicendo, “Mi scusi signore ma e necessario rivedere questo passaggio, del documento questa non è una buona zona per gli scambi, il territorio e sotto la giurisdizione dei veggenti delle nubi e loro non vedono di buon occhio le intrusioni nei loro territori” sentendo quelle parole Eduard dovette usare tutto il suo autocontrollo per non avventarsi su quell’idiota, e sbraitargli contro, proprio sotto richiesta dei consiglieri, era partito verso la più vicina città dei veggenti, proprio per stabilire un accordo con loro, sulla libertà di transito, e ora venivano a dirgli che i veggenti non vedevano di buon occhio gli stranieri, Eduard si alzò dalla sua poltrona e dopo aver rivolto uno sguardo ben poco rassicurante ai consiglieri disse “La riunione e aggiornata signori, riprenderemo domani, quando avrò recuperato le energie perdute in viaggio, ora vi ordino di congedarvi” detto questo, attese che tutti i consiglieri se ne fossero andati, per poi uscire dallo studio, e cominciare a vagare per il castello, senza una meta precisa, continuò a camminare per diversi minuti, nel tentativo di distendere i nervi, finché, non vide sua sorella, uscire da una delle stanze per gli ospiti, evidentemente preoccupata per qualcosa, questo lo insospettì, e decise di indagare, si avvicinò di soppiatto, arrivandole alle spalle, per poi attirare la sua attenzione dicendo “Dimmi sorella, cosa stavi facendo in quella stanza”, la ragazza si sentì gelare il sangue per lo spavento, e per la consapevolezza di essere stata scoperta, mentire sarebbe stato inutile, così si rassegnò alle inevitabili conseguenze, e si preparò alla sicura punizione che sarebbe venuta subito dopo, si avvicinò sommessamente alla porta della stanza dove Albert stava ancora riposando, e dopo averla aperta si scostò per far si che Eduard potesse entrarvi, quest’ultimo, si avvicinò al letto di Albert, e gli scoccò un occhiata di profondo disprezzo, per poi urlare “Guardie, guardie, venite qui immediatamente”, a quell’ appello, subito un manipolo di guardie accorse sul luogo, chiedendo cosa fosse successo, e il giovane signore, indicò il ragazzo incosciente dicendo, “Gettatelo nelle segrete e avvisatemi non appena si sveglia” quando le guardie se ne furono andate, si volto verso la ragazza e guardandola con astio disse “E per quanto riguarda te, … dato che ti sei prodigata tanto per aiutarlo, sarai tu a portargli pane e acqua quando si sarà svegliato” e con queste parole se ne andò lasciando da sola la ragazza con il morale sotto i piedi.

La prima cosa che Albert notò una volta sveglio, fu che il luogo dove si trovava era incredibilmente freddo e buio, ovunque volgesse lo sguardo non vedeva altro che tenebre, e ogni minuto che passava sentiva il freddo che gli si infilava fin dentro le ossa, si stava sentendo male di nuovo, e quel tipo che era venuto a rompergli le scatole, accusandolo di essere una spia ho peggio ancora un invasore gli dava davvero su i nervi, ma nella situazione in cui si trovava, poteva fare ben poco, era incatenato alla parete, i bracciali delle manette gli stavano segando i polsi, e il suo stomaco non faceva che brontolare da un ora a quella parte, attese a lungo che venisse qualcuno con cui avere un minimo di conversazione, anche solo per farsi dire “zitto prigioniero”, ma a quanto pare si erano del tutto dimenticati di lui, e come aveva già fatto più e più volte in quelle ore, lanciò un urlo frustrato al vuoto, ricevendo in cambio solo il gelido e tetro silenzio del nulla, ma d’un tratto, il silenzio venne rotto da una voce, una voce femminile per giunta, dal tono armonico e cristallino, che disse, “Eccomi sto arrivando”, Albert si rimise subito in piedi, dopotutto se stava per ricevere la visita di una ragazza, doveva darsi un contegno, per quanto si potesse avere del contegno in una segreta, ma quando la porta si aprì, desiderò ardentemente non averlo fatto, era come se sulle sue gambe si fosse abbattuta un ascia, non riusciva più a sentirle, anzi in quel momento non riusciva più a sentire niente, aveva perso del tutto la cognizione di se stesso, e del mondo circostante, il respiro gli si era fermato in gola, e i suoi pensieri avevano perso qualunque senso logico, la creatura che aveva di fronte, era … era … a dir poco meravigliosa, era una ragazza graziosamente minuta, dalla corporatura esile, anche se evidentemente atletica, anche le sue forme erano delicate, ma non toglievano nulla alla sua grazia e bellezza, la carnagione rosea ne faceva risaltare i capelli, di un rosso estremamente scuro, quasi innaturale, corti fino alle spalle, e appena un po mossi, quella piccola cascata scarlatta, faceva da cornice a un viso anglico, decorato da due gemme indaco, occhi stupendi, di un blu unico nel suo genere, nel guardarli, sembrava di immergersi in un oceano senza fondo, che ti cullava dolcemente, invogliandoti a sprofondare per l’eternità, Albert si riscosse dai suoi pensieri, dopo essere rimasto fermo per un tempo indefinito, si rivolse alla ragazza, riuscendo a biascicare solo un salve, per poi sedersi su richiesta di lei, questa lo guardo un istante, sconcertata da quello strano comportamento, quando era entrata lo aveva trovato in  piedi, questo era un buon segno, voleva dire che si era ripreso perfettamente, ma la preoccupava quell’ espressione con cui la stava fissando, sembrava fosse rimasto pietrificato, ma si rilassò subito quando lo sentì parlare, gli chiese di sedersi, per poi porgergli un piatto di minestra fumante, era riuscita a portarla fin li di nascosto, senza farsi notare da nessuno, ma quando gliela diede, non seppe se sorridere o rimanere sconcertata, il ragazzo si era avventato su quel piattino, come un lupo famelico, a digiuno da giorni e in meno di un minuto de aveva divorata più di metà, Albert, alzo solo un istante lo sguardo dal piatto, e vedendo l’espressione della ragazza una voce gli scatto in testa dicendo -ABBI UN PO DI CONTEGNO DEFICIENTE TI RICORDO CHE SEI IN PRESENZA DI UNA FANCIULLA- preso dall’imbarazzo, Albert continuo a mangiare in modo più normale, e quando ebbe finito, si rivolse alla ragazza dicendo “Ti ringrazio, sei stata gentile a portarmi da mangiare ... hem piacere di conoscerti, il mio nome è Albert e tu sei?” la ragazza fece un sorriso, e a quella vista Albert si sentì mancare, per poi riprendersi, quando la ragazza disse “Il piacere è mio Albert il mio nome è Irene” Albert era rimasto incantato, ma grazie a chi sa quale forza, riuscì a riprendere il controllo di se, e a usufruire di un minimo di lucidità, per capire che non era il momento, si fece più serio, e poi chiese, “Dimmi Irene dove mi trovo esattamente che posto è questo” Irene si rattristò un po’ ma aveva il diritto di sapere lo guardò e disse “Ti trovi nelle segrete del mio castello, … per ordine di mio fratello, lui ritiene che la presenza di estranei al castello sia dannosa, a meno che non sia strettamente necessaria” Albert fece un sorriso, a meta fra l’infastidito e il divertito, per poi dire “Quindi quel damerino impomatato che mi ha praticamente dato il buon giorno condannandomi all’ergastolo era tuo fratello … però, devo dire che  tu hai un concetto migliore di ospitalità”, non che Albert non fosse arrabbiato, ma certo non poteva prendersela con lei che non centrava niente, fece un grande sorriso, caldo, solare che ti faceva star bene, irradiando un allegria contagiosa, e Irene ne rimase colpita, tanto che anche lei si lasciò sfuggire un sorriso, per poi dire, “Albert, ti prometto che ti farò uscire da qui, farò cambiare idea a mio fratello e tu sarai libero” e con queste parole, se ne andò, lasciando un Albert ancora sorpreso da quelle ultime parole, era davvero una ragazza incredibile, aveva letteralmente portato una luce in quel luogo di tenebre, e ora si stava prodigando per restituirgli anche la libertà, era ufficiale si era perdutamente innamorato della bella Irene.                                                                                                                                              
                   

  
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