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Autore: JulietStarLight96    02/08/2012    1 recensioni
I protagonisti sono Andrew e Maggie, due coinquilini nella Londra moderna. Lei cacciata di casa perchè era troppo sfaticata per l'università, lui troppo squattrinato per averne una, si fanno compagnia a vicenda, si comportano come una coppia sposata senza neppure stare insieme. Hanno una loro routine, una loro combriccola di amici, si aiutano nel momento del bisogno, vanno a letto insieme, ma non si sono mai baciati. E se un giorno si svegliassero e si accorgessero che quello che hanno è più della trama di uno stupido film da quattro soldi? E se lui si trovasse una ragazza e lei iniziasse ad innamorarsi di lei?
Quando ero alle superiori volevo essere una scrittrice, avere la licenza di stare chiusa in casa con il mio gatto e una bottiglia di Vodka, senza uscire o farmi la doccia, mangiando solo pasti pronti perché la mia creatività non poteva essere fermata; solo crescendo ho capito che non avevo un futuro, non ero abbastanza simile alla massa per diventare una foto sul retro di un libro. Tutti i protagonisti delle mie storie, rimaste su una chiavetta abbandonata sul fondo di chissà quale borsetta, si chiamavano Andrew. E avevano i capelli scuri, i ricci, gli occhi verdi e la battuta pronta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Per la mia stellina.


Non avevo un’amica da quando ero alle superiori: avevo conosciuto una ragazza che sembrava come me, un po’ sciatta e trasandata e menefreghista, che aveva lentamente iniziato a trasformarsi in una di quelle fighette che girano per i corridoi sui tacchi alti. L’ultimo anno era persino entrata nelle cheerleader della scuola! Per questo preferisco l’amicizia dei ragazzi, non ti tradiscono indossando tacchi o minigonne cortissime, e puoi farteli quando vuoi senza troppo impegno. Per questo tutt’ora non ho migliori amiche con cui passare le serate a vedere film stupidi e a darci lo smalto (non che io abbia le unghie abbastanza lunghe per farlo). Ed era per questo che ero fermamente convinta che, anche se avessi conosciuto quella Brittany, di certo non saremmo diventate amiche; però mi ero calmata, avevo indossato i miei pantaloncini migliori e una canotta carina, e mi ero persino sforzata di truccarmi un po’. Mi misi anche i miei orecchini preferiti, e le scarpe più basse che trovai in casa: a quanto mi aveva raccontato, non era esattamente alta e non volevo farla sentire ancora più inferiore.
Lei era nell’altra stanza, seduta sul divano di fianco al mio Drew, una coda alta di capelli biondi che sventolava ogni volta che lei rideva (e lo faceva molto spesso); sembrava una di quelle ochette che sfoggiano il loro sorriso perfetto ogni minuto solo per far vedere che non fumano/non mangiano troppi dolci/vanno spesso dal dentista. Le loro mani si sfioravano in continuazione, e i loro sguardi si intrecciavano come se non si dovessero vedere per giorni. Oh, lei era davvero innamorata, si vedeva dai suoi movimenti, e anche lui mi pareva abbastanza preso: attirai l’attenzione con un colpo di tosse e entrambi si girano verso di me sorridendo, come fossi un angelo caduto dal cielo. Ancora qualche ora di tutta quella dolcezza e mi sarebbe venuto il diabete. «Ciao! Tu devi essere Maggie, giusto? Ho sentito tanto parlare di te!» esclamò lei alzandosi e venendo ad abbracciarmi. Dovete capire che io odio gli abbracci, sono una cosa che proprio non compatisco, sono... privati. Tra amici. Non si abbraccia qualcuno che conosci appena. Per questo provai a ricambiare senza stringerla troppo, aspettavo che il mio migliore amico dicesse qualcosa, ma lui era troppo impegnato a fissare senza contegno i suoi pantaloncini azzurro cielo.
Alzai gli occhi al soffitto e mi andai a sedere sull’altro divano, mentre studiavo meglio quella biondina: aveva un bel profilo, un po’ di lentiggini spruzzate sugli zigomi, gli occhi blu come il mare e troppo grandi per i miei gusti. Indossava una canotta bianca semi-trasparente che lasciava vedere il reggiseno fucsia sotto; quella era una moda che proprio non capivo, odiavo le ragazze che se ne andavano in giro con top dai colori sgargianti e magliette chiarissime per mostrare a tutti... che cosa poi, non si sa. Sembrava quasi struccata, a parte un po’ di mascara e un rossetto di un rosso acceso che la faceva sembrare più grande: doveva avere vent’anni ma ne dimostrava a malapena diciassette. Non sapevo che Andrew avesse istinti pedofili, ma capivo perché gli piaceva tanto: aveva quell’aria da ragazzina bisognosa di protezione, quel genere di viso acqua e sapone che vedresti bene sopra ad un’uniforme scolastica e con due trecce alla indiana. Perfino la sua voce sembrava ancora da bambina, acuta e un po’ altalenante, con un accento americano che stonava su quel bel faccino. Stavo per chiederle se veniva dagli States, ma mi bloccai, non volevo certo dare l’impressione che mi interessasse qualcosa di lei.
«Allora, cosa vogliamo fare oggi?» chiesi accoccolandomi su un lato del sofà e aspettando una risposta. Lui non aveva ancora detto una parola, si passava la mano nei capelli nervosamente, era un po’ come se stesse presentando la sua ragazza alla famiglia e lo sapeva bene. Ero tutto ciò che gli era rimasto. «Vi va un film?» propose lei sorridendo. Come se ci fosse qualcosa da vedere che non fosse incredibilmente commerciale e ignorante; stavo per dirle quanto odiavamo i film che c’erano ultimamente al cinema, quando quello che pensavo essere il mio migliore amico disse che ci andava. Ci andava. Che diritto aveva di parlare anche per me? Non eravamo (ancora) sposati o altro, anzi, lui stava con un’altra. Annuii senza troppa convinzione, quando quella bimbetta se ne sarebbe andata avrei fatto quattro chiacchiere con lui, come ai vecchi tempi. «Ora chiamo il cinema e prenoto qualcosa a caso, va bene?» Drew si alzò e andò a recuperare il telefono nella sua stanza, lasciandoci sole per una decina di minuti; si vedeva che lei voleva dire qualcosa per rompere il silenzio e fare amicizia, ma proprio non mi andava di compiacerla. Almeno finché non si mise a parlare, e mi confuse totalmente. «Ascoltami bene, so che non ti sto esattamente simpatica, si vede dal modo in cui mi guardi, per cui non voglio forzarti ad apprezzarmi, anche se è un peccato perché sembravi carina e dolce. Comunque non sono quel genere di persona che si vuole far piacere a tutti i costi, per cui per quanto mi riguarda possiamo anche non parlarci ma almeno fingiamo di piacerci davanti a lui. Non voglio farlo stare male e, lo sai anche tu, lui vorrebbe che noi due diventassimo amiche.» non so bene perché ma quelle parole mi colpirono profondamente. Forse furono gli occhi tristi che aveva mentre le diceva, oppure fu quell’aria compassionevole che aveva nei miei confronti. Sembrava sinceramente dispiaciuta di non poter essere mia amica e mi faceva venire voglia di andare lì ed abbracciarla, proprio io che odio le dimostrazioni di affetto. Sapevo che aveva ragione, sapevo che dovevamo per lo meno fare finta, e se davvero gli volevo bene glielo dovevo. Sentii finalmente quello che aveva provato a spiegarmi il mio migliore amico, che lei era diversa dalle altre, che era speciale e che lo aveva cambiato. Dieci minuti che la conoscevo e stava cambiando anche me. 



Ciao a tutti (?) Non so neanche perchè dico ancora 'a tutti' dato che questa storia non se la caga nessuno ma vabbè e.e Sarò breve. Come al solito uu So che avrei dovuto postare ieri ma sono stata impegnata, a quanto pare esiste una cosa chiamata 'vita sociale' che me l'ha impedito cwc A scrivere questo capitolo ho pianto un sacco, perchè è stato molto molto simile ad un vero primo incontro che ho fatto con una ragazza più o meno nelle stesse circostanze :')
Ma ora la chiudo qui che tanto mi legge solo la mia Sweetie uu Buon Natale!
   
 
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