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Autore: EleRigoletto    02/08/2012    2 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il grande giorno era arrivato, mi alzai malvolentieri con la sveglia del cellulare e andai in bagno in punta di piedi, senza fare rumore, per non svegliare mia madre.
Guardai l’ora dall’orologio in bagno che segnava le sei e quaranta,iniziai a vestirmi e truccarmi per poi andarmene sul divano a controllare tutto il necessario per la partenza.
Decisi di non pensare a quei ricordi dolorosi e di concentrarmi solamente sulla partenza e alle tante cose che avrei fatto appena arrivata là, una di quelle, magiare in un ristorante giapponese.
Aspettai fino alle sette e venti, distesa sui cuscini morbidi, fino a che non mi arrivò il messaggio di mio fratello che mi avvisava di scende che sarebbe arrivato il suo amico in meno di un quarto d’ora.
Presi la valigia e uno zaino in mano chiudendo la porta dietro le mie spalle, salutando sottovoce mia madre che dormiva nella sua camera.
Mi sedetti sul muretto vicino al parcheggio del palazzo, ascoltai un po’ di musica, guardando le macchine uscire dal vialetto per andare al lavoro.
Notai una macchina scura parcheggiare vicino all’altro condominio; dalla macchina scese un ragazzo con i capelli scuri, gli occhiali neri e vestito con una maglietta bianca, un gilet nero e dei pantaloni rossi abbinati a delle converse nere.
Venne verso di me con un sorrisetto e mi salutò con un gesto della mano.
“Ciao, io sono David, l’amico di Marc, sei pronta a partire?” indicò le mie valigie.
Io sorrisi “Certo, mi aiuti con la valigia?” gli chiesi, convinta che mi avrebbe aiutato.
“Ti porto lo zaino.” Me lo tolse dalle mani e andò al volante.
Trascinai fino al baule il roller e salii in macchina sbuffando.
“Ora andiamo da tuo fratello … ma da quanto non lo vedi?” La sua domanda mi colpì.
In effetti Marc,non lo vedevo da qualche mese, precisamente dalla metà di Maggio, perché non potevo andare a trovarlo a causa dei problemi con la mia auto.
Aspettai qualche secondo, poi, mi decisi a rispondere.
“Beh. Da un po’ … però ora sono qui e passerò più tempo con lui e con i suoi amici.” Cercai di sembrare più entusiasta di quanto la ero.
Mi scrutò incerto se credermi o no, fin che non decise di lasciare stare.
Il suo sguardo vagava dalla strada a me, questo mi metteva agitazione, così mi decisi a chiedere spiegazioni.
“Che hai tanto da fissare?” gli chiesi un po’ scocciata.
Lui fece un sorriso beffardo “Ma come siamo acidi questa mattina … non ti stavo guardando, se non lo sai, devo controllare le macchine che arrivano da tutti e due i lati.”
Accelerò per parcheggiare l’auto vicino a tre macchine, del quale una mi parve famigliare.
“Siamo arrivati, prego, scenda pure signorina!” Mi invitò a scendere, aprendomi la portiera.
Scesi e lo guardai storto.
Aprì il baule e mi porse lo zaino, mentre lui prese la mia valigia più la sua.
Camminammo fino a dentro la sala d’aspetto, cercando gli altri per fare il check in.
Mi fermai di colpo, con le braccia incrociate.
“Non c’è bisogno che fai tanto il gentile, non sono una bambina.”
Una risposta degna di una quindicenne.
Lui alzò le spalle “Non cerco di fare il gentile, solamente che mi hanno insegnato a fare il gentil’uomo.”
Continuò a camminare nel lungo corridoio pieno di persone che arrivavano o che partivano.
Alla fine, dopo tanta strada, li trovammo seduti su delle sedie ad aspettare il volo.
Ci sedemmo vicino a loro.
“Hey sorellina, fatti abbracciare!” mi saltò a dosso senza darmi il tempo di reagire.
Lo strinsi forte, mi era mancato molto.
Ad interrompere i nostri saluti, fu quell’antipatico del suo amico David.
“Ragazzi, tra un po’ si parte, andiamo a fare il check in.” Si alzò e prese le valigie.
Mio fratello si staccò dalla mia presa e ci incamminammo verso gli uomini in divisa.
“Dave, noi lo abbiamo già fatto prima che arrivaste.
Tocca a voi.”
Posammo i vari oggetti nelle scatoline e i bagagli sul nastro, passando avanti per controllare se avevamo “qualcosa” che non andava.
Dopo i vari controlli, ci lasciarono riprendere le nostre cose e andammo ad aspettare l’arrivo del  volo.
“Bene, ora posso partire con le presentazioni.” Iniziò mio fratello, mettendomi a lato ed indicandomi i suoi tre amici.
“… Lui lo conosci già, è quello che ci ospiterà nella sua villa; questo qui è Mike … e lui  è David ,ma noi lo chiamiamo Dave.
Vi siete già presentati perché è quello che ti ha portata qui.”
Indicò il ragazzo.
“Lei, invece, è mia sorella Avril, è più piccola di voi per cui trattatela bene.” Scherzò strizzando l’occhio verso di me.
“Ciao Ragazzi!” li salutai sorridente, loro ricambiarono il saluto.
“Adesso mettiamoci le nostre cose in spalla e aspettiamo, tra pochi minuti saliremo su quell’aereo!” ci incitò Marc.
Quasi tutti i ragazzi erano euforici ed agitati, parlarono sempre, tutti tranne quel David che se ne stava lì, fermo, senza emettere un suono, magari annuiva alle espressioni in cui era citato.
Lo guardai attentamente, fino a che non si girò verso di me e, perciò distolsi lo sguardo.
Finalmente annunciarono agli auto parlanti il numero del nostro volo, così le signorine ci aprirono le porte e andammo a prendere i posti.
Visto che i sedili erano da  due, ognuno si sedette al proprio posto; rimanemmo in piedi io e David.
Non mi andava di mettermi seduta accanto a lui per tutto il viaggio,ma non avevo altra scelta.
Non potevo rifiutarmi, se no gli avrei dato ragione sul fatto della bambina; Decisi di sedermi accanto a lui, cercando di ignorarlo il più possibile con la musica.
Non mi disturbò,non successe niente, anzi, si addormentò su un lato del sedile  con il  suo ciuffo ricadente sugli occhi.
Stanca di ascoltare la musica, spensi l’ I pod e mi concentrai su quell’orso che avevo di fianco.
Era quasi adorabile, tranne per il fatto che aveva un caratterino al quanto insopportabile.
Mio fratello mi aveva parlato di lui come di un tipo “forte”, sempre attento al proprio carattere, dolce e molto sexy; questo lo diceva scherzando, ovviamente!
Più lo guardavo e più non riuscivo a non notare il sorriso che aveva nonostante stesse dormendo.
Scacciai dalla mente quei pensieri oscuri e trovai un punto comodo su cui appoggiare la testa e riposarmi.
Mi addormentai su qualcosa di morbido, indefinito; sapeva di profumo ed era ricoperto da piccoli filtri.
 
Mi svegliai con uno strattone di David che mi ritrovai così vicino da poter notare le sue paiuzze castane.
“Se non ti dispiace dovrei prendere le valigie …” mi disse lui.
Spostai, imbarazzata, la mia testa dalla sua spalla per aiutarlo.
Quando tutti scendemmo dall’aereo, ci precipitammo subito su un taxi, chiedendo indicazioni sulla via del ragazzo.
“Deve essere una bella villa … ci divertiremo un mondo!” Mike si mise a parlare per tutto il viaggio, dava così tanto fastidio che il taxista lo fece smettere, mettendogli una caramella in bocca.
“Ecco a voi via Splings” pagammo il taxista e ci avviammo verso le scalette della porta.
Era magnifica, molto spaziosa, aveva un colore sul tono del marrone, le vetrate ricoperte di tende di vari colori, con un terrazzo grande quando un intera piazza cittadina.
“Accomodatevi … mio padre ci ha detto di andare in comune a dichiarare il gas e la luce per un intero mese.
Io devo restare qui a riordinare la casa, chi può andarci per me?” si fermò a guardare tutti.
Mi sentii osservata, così decisi di propormi io.
“Vado io!” gli sorrisi spensierata.
“Grazie, però ci vuole qualcuno che venga con te.
Marc non può perché si è già proposto di aiutarmi.”
Rimasero solamente Mike e David.
Non sapevo chi scegliere, così decisi di chiamare il ragazzo che mi incuriosiva.
“David o Dave, come preferisci tu, mi accompagni?” mi grattai il braccio, mi sentivo a disagio.
Lui fece un cenno con il capo ed iniziammo a camminare per le vie del centro.
Mi stupii di quanta gente potesse esserci; persone che andavano a lavoro, ragazzi che erano in costume e giravano per le vie a raggiungere le spiagge, ogni angolo che giravi, trovavi persone.
Un paio di volte, persi David, però lo ritrovai subito ad un passo da me.
Arrivammo davanti alla facciata di questa palazzina.
“Entro io, tu stai fuori ok?” cominciò a guardarmi con una faccia da superiore, io sbuffai rumorosamente, ma entrò senza darmi importanza.
“E va bene, vai … IO TI ASPETTO QUI.” Urlai senza imbarazzo, sedendomi su una panchina lì vicino.
Passarono diversi minuti, poi, uscì con un foglio in mano ed uno dei suoi due soliti sorrisi.
“Che ti hanno detto, cos’è quel foglio? È  tutto in regola?” gli domandai senza fiato.
Alzò le braccia mettendosele attorno alla nuca, camminando a passo veloce.
“Piano, non sono mica un computer, comunque, è tutto in regola, ora puoi rilassarti.”
Non risposi a quell’affermazione, qualcosa mi impedì di continuare, forse il suo sguardo buio o forse il mio mancato senso di interesse, fatto sta che ritornammo a casa e se ne andò in un angolo della stanza.
I ragazzi prepararono il pranzo con degli avanti della spesa.
Eravamo a tavola, i ragazzi parlarono tra di loro, io me ne stetti buona a pensare a che ristorante sarei potuta andare nei seguenti giorni.
“ Allora, vieni?” Marc mi strinse per la manica chiamandomi.
Non avevo ascoltato nulla di quello che avevano detto, cercai di capire dalle loro facce quello che potevano avermi proposto,ma ci rinunciai senza trovare nessun risultato.
“Scusate, mi ero distratta … potete ripetere?”
David si alzò sbattendo la sedia contro il tavolo, alzando lo sguardo verso di me.
“Hanno chiesto se oggi pomeriggio vai con loro a girare la città … Te lo devo ripetere un’altra volta per caso?” Se ne andò lasciandoci tutti stupiti della sua reazione nervosa.
Iniziava davvero a stufarmi quel ragazzo, sembrava che mi odiasse.
“Lascialo stare,sarà nervoso per le sue cose … pensa, invece, alla nostra proposta, ti và di venire?” Mike mi passò un catalogo del posto, della spiaggia e mi sentii un po’ male.
Tutti i soliti ricordi, i soliti pensieri, mi ritornarono alla mente; cercai di rimuoverli e risposi di no con la testa.
Marc mi venne accanto “Ragazzi è meglio per oggi di no.
Andiamo noi, David e mia sorella se la caveranno da soli.”
Prese dalle mie mani il volantino e se lo mise in tasca.
Uscirono salutandoci, andando per chissà quali vie della California.
Visto che avevamo scelto le nostre stanza, andai nella mia, aprii la valigia e misi a posto le mie cose.
Restai davanti alla finestra per più di un’ora a guardare i bambini di fianco schizzarsi con delle pistole ad acqua, mentre ascoltato la musica.
Non sentendo nessun rumore, andai a controllare come stesse David.
Lo trovai nella sua camera sdraiato con gli occhi chiusi, restai davanti alla porta senza fare nessun tipo di rumore.
Notai una piccola foto ed un foglietto accanto, andai più  vicino per guardarla meglio.
Era lui con Marc in Giappone, quando ci erano stati tre anni fa.
Il suo volto era molto più felice di quello di adesso, sembrava quasi diverso.
Ad un tratto mi sentii tirare il braccio, stringendomi sempre di più.
Talmente era forte la stretta, che inciampai e caddi sul materasso, finalmente mi liberai e restai immobile senza dire una parola, senza emettere un suono.
Ciao, questo è il secondo capitolo …
Non credo sia piaciuto il primo, perché non lo ha commentato nessuno, ma credo continuerò perché significa molto per me questa storia.
Beh, grazie in anticipo a chi leggerà e mi scuso per gli eventuali errori (Non ho riletto!)
Un bacio Ele! ;)
  
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