L’allegra
conclusione dell’ultimo agosto
"Di
cosa ti piace parlare?"
Ci rifletto qualche
secondo, poi senza alcuna esitazione rispondo.
"Di
niente."
Forse ho risposto così
perchè me lo voglio levare di torno e non pensare a domani,
ma poi mi accorgo
che, effettivamente, non mi è mai piaciuto parlare di
qualcosa perché potrei sempre
dire qualcosa di improprio o sconveniente.
D’altro canto sono
sempre stati gli altri a
mettermi le parole in bocca.
"Di
niente, eh?" Le
parole prendono
forma nello schermo." Interessante."
Non mi è mai piaciuto
l'hockey, non so nemmeno come si pattina se è per questo. E
poi non è vero che
sono intollerante al glutine, dico così perchè
non voglio polemiche sul fatto
che abbia qualche -piccolo ed innocuo- disturbo alimentare.
E le mie tette sono finte,
-questa terza è silicone colato-,la fatina dei denti me le
ha regalate appena
compiuti i sedici anni. Per non parlare del cibo messicano, bleah! Ho
sempre
detestato mangiare i tacos, l' ho detto a Finn solo
per fare colpo su sua madre che ha
origini messicane.
Il telefono mi vibra tra le
mani. Abbasso lo sguardo, sconfitta.
"Ci
sei?"
"Sì."
"Be'?
Non mi fai nessuna domanda?"
Perchè dovrei?
Le domande
comportano risposte, le risposte portano a verità, le
verità a menzogne ben
celate. E' una legge matematica.
Matematica -lo ammetto-
forse no, ma che sia universale è alquanto probabile.
Vorrei rispondergli che non
mi interessa sapere niente di lui, che è un grande
scassapalle o che non deve
per forza cercare di starmi simpatico, ma mi limito ad un semplice:
"Che
dovrei chiederti?"
Non faccio in tempo a
proseguire con la passeggiata che mi risponde subito.
"Non
saprei... Cose che potrebbero incuriosirti, immagino”.
Niente, di te non mi potrebbe proprio incuriosire niente. “Tipo che sport
faccio o che colore ho gli
occhi. Di solito a voi ragazze piace sapere queste cose."
Mi generalizza così? Che
grande stronzo.
E comunque perchè cavolo gli
dovrei chiedere che sport gli piace? Che me ne potrebbe fregare a me?
Odio sudare o fare fatica,
figurarsi fare sport, quindi perché delle
attività che fa lui dovrebbe
interessarmi qualcosa?
E il colore del sui
occhi...
Anche se ce li avesse del
colore più bello del mondo non me ne potrebbe importare un
fico secco.
E comunque, in un caso o
nell'altro, glieli avrei visti presto o tardi, se
sarei stata scelta come Prima o la Seconda.
"Che
sport fai? Che colore hai gli occhi?"
Calcio una lattina con un
colpo ben assestato. La vedo rotolare lungo il fosso, finendo nel
putrido
canale. Il rumore metallico che fa mentre cade finisce non appena tocca
l'acqua.
"Ah-ah.
Sono un grosso pugile, una volta ho ucciso un ragazzo per la potenza di
un mio
pugno. " Ridacchio:
Nonostante
tutto, non è colpa sua se siamo finiti sulle liste dei
candidati reciproche.
"Per quanto riguarda gli
occhi, non per vantarmi, i miei sono bellissimi: Di un verde
assolutamente
magifique."
Non
riesco a trattenermi, con un accenno di sorriso, scrivo.
"Bugiardo."
L'argine anche oggi è
deserto, sembra stupido sorprendere ancora, ma questo posto ha qualcosa
di
magico, di bellissimo. Forse è merito del sole, che come
tutte le sere a
quest'ora, si riflette sul fiume disegnandosi come un'enorme palla
fatta da
fili di lana dorati, o degli alberi verdissimi che incorniciano la
piccola
strada; in qualunque caso, tutto questo mi lascia sempre senza fiato.
Sospiro
pesantemente non appena, con grande disappunto, mi accorgo che domandi
inizierà
il Primo Inverno.
Perchè qui, ormai, le mezze
stagioni, come la profumata primavera o il caldo autunno, non esistono
più. Lo
spostamento dell'asse terrestre durante quel famoso e allo stesso
temuto ‘dicembre
Sarà davvero triste non poter
vedere tutta questa natura estremamente luccicante ed infuocata per sei
lunghi mesi.
Un leggero ‘bip’ mi ricorda
che domani, purtroppo, non è solo il giorno del Primo
d’Inverno, ma anche un
altro; uno che potrebbe avere un’influenza radicale ancora
più corposa di
questa sulla mia vita.
Così abbasso gli occhi sul
piccolo aggeggio che tengo saldamente nella mano destra, sembra una
carta di
credito effettivamente, anche se il peso potrebbe essere nettamente
inferiore
ad essa, paragonabile quasi ad un pezzo di carta da quaderno,
nonostante sia
fatta di qualche materiale inossidabile. Tocco lo schermo touchscreen,
mettendoci forse un po’ troppa enfasi, ed ecco che il
messaggio si apre.
"Touche',
sicuramente non ti interessano queste cose. Sembri una tipa
piuttosto..riservata."
Continuo a camminare, le
suole delle mie scarpe al contatto con la ghiaia fanno un rumore simile
a
quello che fanno i popcorn quando vengono scaldati nel microonde.
Chiudo la
schermata ed ecco che lo schermo torna nero. Effettivamente non ci ho
mai
pensato, a come posso sembrare. A come sono, molto spesso, anche se non sono ancora
giunta a una autentica
conclusione, ma credo di essere sulla buona strada.
Lascio passare pochi
istanti prima di rispondere, non ho intenzione di sprecare il mio
ultimo giorno
estivo in questa maniera, stando attaccata ad un telefono regalatomi
dal
Governo.
Così digito velocemente una
risposta e chiudo subito la schermata, fermandomi a fissare il sole
prima che
scompaia. Non c’è bisogno che mi metta una mano
sopra gli occhi per
oscurarmeli, visto che non appena incontrano i bagliori della palla
infuocata
non bruciano, anzi, corrono su tutta la sua superficie, cercando di
catturare
più dettagli possibili.
"Ah...".
Due sillabe, gli ho scritto due semplici sillabe. Se mamma lo venisse a
sapere mi
scuoierebbe come minimo. Forse tra le due, quella che ha più
paura del Governo,
delle Leggi e di tutto ciò che riguarda ‘La
Clausola della Vita’ è lei. Cosa alquanto
buffa, visto che sono io quella che finirebbe nel CNC, ovvero il Centro
Non Corrisposti.
Ma comunque, stranamente –visto
il mio approccio scorbutico- il
suo
messaggio non si fa attendere. "Ah?
Cavolo, non pensavo fosse così difficile conversare con te.
Chissa come mai mi
è arrivato..."
So come si conclude il
messaggio senza che ci sia bisogno che continui a leggere. Se fosse
stato
qualche tempo fa probabilmente avrei lanciato il telefono lungo il
fosso, in
questo preciso istante. Ma adesso mi sono arresa, assopita. D'altronde
non
avrebbe senso continuare a lottare per qualcosa che va avanti in questa
Società
da più di duecento anni.
'Già,
domani dovrebbe arrivarmi il protocollo. Tu l'hai giù
ricapitolato?'
Il questionario mi dovrebbe
arrivare domani mattina, verso le dieci, mamma me l'ha ricordato -ogni
istante
che poteva- a partire dall'inizio del secondo agosto.
E quindi, domani sarà il
giorno in cui si deciderà la mia sorte, dopo
l’ultimo di sei test non
abbastanza apprezzati.
"Sì,
l'ha preso mio padre, abbiamo già inserito i vari dati. A
proposito, mi piace
il tuo nome."
Il cielo si sta incupendo.
Mi accorgo con dispiacere che del sole ormai si vedono pochi e tristi
raggi che
non bastano ad illuminare pienamente il cielo.
Fisso i nuvoloni di un
grigio molto sporco scontrarsi tra di loro, una folata di vento mi
investe le
spalle,facendomi aderire i capelli già spettinati di loro
alla faccia. Alzo lo
sguardo al cielo, una goccia d’acqua mi abbraccia la punta
del naso. Merda.
Quanto tempo mi rimarrà prima che scoppi il finimondo?
"Invece
a me fa schifo il numero sette".
Velocizzo il passo, devo arrivare
a casa prima che inizi a diluviare. Chi la sente altrimenti la mamma se
i
capelli mi dovessero diventare un cespuglio come il manto di un
caprone. Ho
paura che mi vieti di uscire ancora,e se dovesse farlo un'altra volta
non credo
che riuscirei a non scappare. A costo di essere messa in punizione a
vita,
nessuno mi avrebbe permesso di camminare tra il mio ormai, argine;
tanto meno
quella squilibrata di mia madre.
Getto una veloce occhiata
alle mie spalle, il sentiero di sassolini e ghiaia ormai è
sommerso da leggere
goccioline salate. Successivamente scruto di nuovo il cielo -come se
stesse per
cadermi addosso-, cercando di capire quanto possa reggere quel tempo
incerto,
ma e' un attimo: Un lampo mi abbaglia, subito seguito da un gorgoglio
di un tuono.
Sussulto e con il cuore in gola
cerco di aumentare velocità, mi mancano pochi chilometri
all'inizio dei
quartieri.
Il telefono trema sulla mia
mano, sarebbe nelle norme che rispondessi subito, ma credo che mettere
in salvo
la mia persona sia meglio di un lieve ritardo. La Legge qui mi sembra
abbastanza flessibile, almeno secondo questo punto di vista.
Passano istanti dove sono
impegnata a combattere la mia estrema goffaggine, stando attenta a non
inciampare tra i sassi e i ramoscelli nella ghiaia, che mi accorgo con
sollievo
di essere arrivata alla fine dell’argine.
Normalmente attraverso il
Quartiere A, conosciuto per i suoi caratteristi prati fioriti, ma oggi
ho
bisogno di arrivare a casa il prima possibile, così decido
di attraversare
quello D, che nonostante non sia curato e pieno di vita come quello A,
è
comunque più bello e vicino al mio.
Non appena imbocco il
Quartiere D, mi concedo il lusso di rallentare un minimo -per non
finire
accasciata a terra senza riserve d'aria nei polmoni-, e di sbirciare il
messaggio.
"Non
credo tu stia andando nella direzione giusta, Shalby."
Non so se sia peggio
l'Individuo Sette che mi tormenta con le sue stupide domande o
l'imminente
temporale che si sta per abbattere nella cittadina di Palemouth.
E' una battaglia ad armi
pari, anche se il secondo sembra vincere, considerate le conseguenze
che mi
porterebbe se non tornassi a casa intatta
come sono uscita.
Inizio a digitare
velocemente una risposta. "Sai
che me ne importa."
Probabilmente mi sto
davvero comportando come un'idiota di prima categoria, ma
sarà colpa che lui è
già il settimo, o sarà colpa di questo tempo di
merda, che sono davvero priva
di forze e estremamente stanca.
Stanca di 'sta farsa,
stanca di questa Società Perfetta, stanca di vedere la mia
vita in mano a
persone che usano Shalby Parker come una pedina per i loro interessi
più
inconvenienti.
Un trillo. Un messaggio. Una
sua forse ultima attenzione riservata esclusivamente a me.
"Sono
il Settimo”.Trattengo il fiato.
“Ti resto solo io."
Le parole iniziano a
vorticarmi davanti agli occhi, quasi come se ballassero una sorta di
ballo bislacco
e mellifluo, finendo per fondersi assieme.
La realtà mi arriva come
uno schiaffo in faccia.
Ha ragione, lui è l'ultimo.
Sono passati già sei
mesi, cent'ottanta
giorni di caldo
torrido e atroci speranze. Ma questa volta, in quest'ultimo mese che
sta per
compiersi -quello decisivo-, c'è una cosa lampante che
è diversa dalle altre:
Ho perso le speranze. A differenza dei mesi scorsi, questa volta non
sono
sicura di arrivare agli altri tre che mi dovrebbero aspettare.
Anche il Settimo, come del
resto tutti gli altri, indugerà con la penna sopra la mia
casella, ci penserà
quel poco che basta, cercherebbe un valido motivo per tenermi e altri
cento per
scartarmi, così passerà al nome al di sotto del
mio, scegliendolo come sempre.
E a lui, al Numero Sette,
non gliene darò nessuna colpa, perchè
è stata mia -questa volta- la scelta di
non piacergli, di comportarmi male, di essere chi voglio essere non per
diventare una delle due Favorite, ma perchè mi va di
esserlo, per sentirmi -per
la prima volta in assoluto- capace di fare ciò che voglio
io, padrona di me
stessa come troppe poche volte sono stata.
Così, con la testa tra le
ginocchia per la corsa mozzafiato che ho appena fatto,sono sotto il
portico di
casa. La pioggia picchietta sui ciottoli bianchi sparsi nel giardino
curato,
estremamente verde, dove mamma passa la maggior parte del tempo a
piantare
stupidissime rose dai colori tristi.
Ansimo qualche istante,
l'odore dell'acqua stagnante intanto mi manda in palla ulteriormente lo
stomaco, facendomi venir voglia di vomitare.
Mi sollevo lentamente
strofinandomi il viso tra le mani,
qualche istante dopo e qualche respiro profondo ulteriore, finalmente gli oggetti
sembrano restare al
loro posto e non ballarmi intorno come impazziti.
Abbasso lo sguardo sul
cellulare che solo ora mi accorgo tenere stretto al petto, e fisso lo
schermo,
il messaggio del Settimo mi fa bruciare gli occhi.
Sospiro, e prima di gettare
il telefono dentro il portaombrelli di ferro
-ormai arrugginito-, gli rispondo per l'ultima volta.
"Lo
so".
Grè’s
corner:
Sera dolci
creaturine della foresta, qui che vi parla sono io, la
vostra rovina personale. Ahaha, no lasciamo perdere. lol
Allora, che dire? Questa è una delle mie tante malsane idee
che sto
partorendo ultimamente.
Ho preso spunto da un libro che ho letto (Matched) per quanto riguarda
gli
aspetti della ‘Società’, ma visto che il
proseguirsi non mi è piaciuto nemmeno
un po,’ tutto il resto è un’idea mia.
So che in questo prologo non si capisce niente, ma mi giustifico
dicendo che è il
compito dei prologhi non far capire una
mazza ai lettori, per farli almeno un pochetto incuriosirli. (?)
Quindi ora non farò alcuno spoiler, ma prometto che dal
prossimo capitolo si
inizieranno a capire molte cose.(:
E per finire, un grazie in particolare va a anns, per il super
meraviglioso
banner che mi ha fatto e la sua enorme gentilezza; e anche a tutte voi, che se siete
arrivate fin qui,
siete state dolcissimee.
Non ho altro da aggiungere se non che spero vi intrighi
quest’ideuccia
e niente, se magari lasciaste un commentino anche di appena 10 parole
nei sarei
davvero felice.
Con
tantissimo amore <3
Shalby
<3