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Autore: sparkly    03/08/2012    3 recensioni
 
Tratto dal prologo:
"Sono il Settimo”. Trattengo il fiato. “Ti resto solo io."
Le parole iniziano a vorticarmi davanti agli occhi, quasi come se ballassero una sorta di ballo bislacco e mellifluo, finendo per fondersi assieme.
La realtà mi arriva come uno schiaffo in faccia.
Ha ragione, lui è l'ultimo.
Sono passati già sei mesi, cent'ottanta giorni di caldo torrido e atroci speranze. Ma questa volta, in quest'ultimo mese che sta per compiersi -quello decisivo-, c'è una cosa lampante che è diversa dalle altre: Ho perso le speranze. A differenza dei mesi scorsi, questa volta non sono sicura di arrivare agli altri tre che mi dovrebbero aspettare. [...] 
Mi sollevo lentamente strofinandomi il viso tra le mani, qualche istante dopo e qualche respiro profondo ulteriore, finalmente gli oggetti sembrano restare al loro posto e non ballarmi intorno come impazziti.
Abbasso lo sguardo sul cellulare che solo ora mi accorgo tenere stretto al petto, e fisso lo schermo, il messaggio del Settimo mi fa bruciare gli occhi.
Sospiro, e prima di gettare il telefono dentro il portaombrelli di ferro -ormai arrugginito-, gli rispondo per l'ultima volta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’allegra conclusione dell’ultimo agosto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Di cosa ti piace parlare?"
Ci rifletto qualche secondo, poi senza alcuna esitazione rispondo.
"Di niente."
Forse ho risposto così perchè me lo voglio levare di torno e non pensare a domani, ma poi mi accorgo che, effettivamente, non mi è mai piaciuto parlare di qualcosa perché potrei sempre dire qualcosa di improprio o sconveniente.
D’altro canto sono sempre stati gli altri a mettermi le parole in bocca.

"Di niente, eh?" Le parole prendono forma nello schermo." Interessante."
Non mi è mai piaciuto l'hockey, non so nemmeno come si pattina se è per questo. E poi non è vero che sono intollerante al glutine, dico così perchè non voglio polemiche sul fatto che abbia qualche -piccolo ed innocuo- disturbo alimentare.
E le mie tette sono finte, -questa terza è silicone colato-,la fatina dei denti me le ha regalate appena compiuti i sedici anni. Per non parlare del cibo messicano, bleah! Ho sempre detestato mangiare i tacos, l' ho detto a Finn  solo per fare colpo su sua madre che ha origini messicane.
Il telefono mi vibra tra le mani. Abbasso lo sguardo, sconfitta.

"Ci sei?"
"Sì."
"Be'? Non mi fai nessuna domanda?"
Perchè dovrei? Le domande comportano risposte, le risposte portano a verità, le verità a menzogne ben celate. E' una legge matematica.
Matematica -lo ammetto- forse no, ma che sia universale è alquanto probabile.
Vorrei rispondergli che non mi interessa sapere niente di lui, che è un grande scassapalle o che non deve per forza cercare di starmi simpatico, ma mi limito ad un semplice:
"Che dovrei chiederti?"
Non faccio in tempo a proseguire con la passeggiata che mi risponde subito.

"Non saprei... Cose che potrebbero incuriosirti, immagino”. Niente, di te non mi potrebbe proprio incuriosire niente.  “Tipo che sport faccio o che colore ho gli occhi. Di solito a voi ragazze piace sapere queste cose."
Mi generalizza così? Che grande stronzo.
E comunque perchè cavolo gli dovrei chiedere che sport gli piace? Che me ne potrebbe fregare a me?
Odio sudare o fare fatica, figurarsi fare sport, quindi perché delle attività che fa lui dovrebbe interessarmi qualcosa?
E il colore del sui occhi...
Anche se ce li avesse del colore più bello del mondo non me ne potrebbe importare un fico secco.
E comunque, in un caso o nell'altro, glieli avrei visti presto o tardi, se sarei stata scelta come Prima o la Seconda.
"Che sport fai? Che colore hai gli occhi?"
Calcio una lattina con un colpo ben assestato. La vedo rotolare lungo il fosso, finendo nel putrido canale. Il rumore metallico che fa mentre cade finisce non appena tocca l'acqua.

"Ah-ah. Sono un grosso pugile, una volta ho ucciso un ragazzo per la potenza di un mio pugno. " Ridacchio: Nonostante tutto, non è colpa sua se siamo finiti sulle liste dei candidati reciproche. "Per quanto riguarda gli occhi, non per vantarmi, i miei sono bellissimi: Di un verde assolutamente magifique."
Non riesco a trattenermi, con un accenno di sorriso, scrivo.
"Bugiardo."
L'argine anche oggi è deserto, sembra stupido sorprendere ancora, ma questo posto ha qualcosa di magico, di bellissimo. Forse è merito del sole, che come tutte le sere a quest'ora, si riflette sul fiume disegnandosi come un'enorme palla fatta da fili di lana dorati, o degli alberi verdissimi che incorniciano la piccola strada; in qualunque caso, tutto questo mi lascia sempre senza fiato. Sospiro pesantemente non appena, con grande disappunto, mi accorgo che domandi inizierà il Primo Inverno.
Perchè qui, ormai, le mezze stagioni, come la profumata primavera o il caldo autunno, non esistono più. Lo spostamento dell'asse terrestre durante quel famoso e allo stesso temuto ‘dicembre 2012’  ha causato parecchi problemi anni fa, soprattutto qui, nelle zone dell'Equatore. Ed ora ci sono semplicemente sei mesi di caldo torrido e afoso e i restanti di un inverno crudo e affilato.
Sarà davvero triste non poter vedere tutta questa natura estremamente luccicante ed infuocata per sei lunghi mesi.
Un leggero ‘bip’ mi ricorda che domani, purtroppo, non è solo il giorno del Primo d’Inverno, ma anche un altro; uno che potrebbe avere un’influenza radicale ancora più corposa di questa sulla mia vita.
Così abbasso gli occhi sul piccolo aggeggio che tengo saldamente nella mano destra, sembra una carta di credito effettivamente, anche se il peso potrebbe essere nettamente inferiore ad essa, paragonabile quasi ad un pezzo di carta da quaderno, nonostante sia fatta di qualche materiale inossidabile. Tocco lo schermo touchscreen, mettendoci forse un po’ troppa enfasi, ed ecco che il messaggio si apre.

"Touche', sicuramente non ti interessano queste cose. Sembri una tipa piuttosto..riservata."
Continuo a camminare, le suole delle mie scarpe al contatto con la ghiaia fanno un rumore simile a quello che fanno i popcorn quando vengono scaldati nel microonde. Chiudo la schermata ed ecco che lo schermo torna nero. Effettivamente non ci ho mai pensato, a come posso sembrare. A come sono, molto spesso,  anche se non sono ancora giunta a una autentica conclusione, ma credo di essere sulla buona strada.
Lascio passare pochi istanti prima di rispondere, non ho intenzione di sprecare il mio ultimo giorno estivo in questa maniera, stando attaccata ad un telefono regalatomi dal Governo.
Così digito velocemente una risposta e chiudo subito la schermata, fermandomi a fissare il sole prima che scompaia. Non c’è bisogno che mi metta una mano sopra gli occhi per oscurarmeli, visto che non appena incontrano i bagliori della palla infuocata non bruciano, anzi, corrono su tutta la sua superficie, cercando di catturare più dettagli possibili.
"Ah...". Due sillabe, gli ho scritto due semplici sillabe. Se mamma lo venisse a sapere mi scuoierebbe come minimo. Forse tra le due, quella che ha più paura del Governo, delle Leggi e di tutto ciò che riguarda ‘La Clausola della Vita’ è lei. Cosa alquanto buffa, visto che sono io quella che finirebbe nel CNC, ovvero il Centro Non Corrisposti.
Ma comunque, stranamente –visto il mio approccio scorbutico-  il suo messaggio non si fa attendere. "Ah? Cavolo, non pensavo fosse così difficile conversare con te. Chissa come mai mi è arrivato..."
So come si conclude il messaggio senza che ci sia bisogno che continui a leggere. Se fosse stato qualche tempo fa probabilmente avrei lanciato il telefono lungo il fosso, in questo preciso istante. Ma adesso mi sono arresa, assopita. D'altronde non avrebbe senso continuare a lottare per qualcosa che va avanti in questa Società da più di duecento anni.
'Già, domani dovrebbe arrivarmi il protocollo. Tu l'hai giù ricapitolato?'
Il questionario mi dovrebbe arrivare domani mattina, verso le dieci, mamma me l'ha ricordato -ogni istante che poteva- a partire dall'inizio del secondo agosto.
E quindi, domani sarà il giorno in cui si deciderà la mia sorte, dopo l’ultimo di sei test non abbastanza apprezzati.
"Sì, l'ha preso mio padre, abbiamo già inserito i vari dati. A proposito, mi piace il tuo nome."
Il cielo si sta incupendo. Mi accorgo con dispiacere che del sole ormai si vedono pochi e tristi raggi che non bastano ad illuminare pienamente il cielo.
Fisso i nuvoloni di un grigio molto sporco scontrarsi tra di loro, una folata di vento mi investe le spalle,facendomi aderire i capelli già spettinati di loro alla faccia. Alzo lo sguardo al cielo, una goccia d’acqua mi abbraccia la punta del naso. Merda. Quanto tempo mi rimarrà prima che scoppi il finimondo?
"Invece a me fa schifo il numero sette".
Velocizzo il passo, devo arrivare a casa prima che inizi a diluviare. Chi la sente altrimenti la mamma se i capelli mi dovessero diventare un cespuglio come il manto di un caprone. Ho paura che mi vieti di uscire ancora,e se dovesse farlo un'altra volta non credo che riuscirei a non scappare. A costo di essere messa in punizione a vita, nessuno mi avrebbe permesso di camminare tra il mio ormai, argine; tanto meno quella squilibrata di mia madre.
Getto una veloce occhiata alle mie spalle, il sentiero di sassolini e ghiaia ormai è sommerso da leggere goccioline salate. Successivamente scruto di nuovo il cielo -come se stesse per cadermi addosso-, cercando di capire quanto possa reggere quel tempo incerto, ma e' un attimo: Un lampo mi abbaglia, subito seguito da un gorgoglio di  un tuono. Sussulto e con il cuore in gola cerco di aumentare velocità, mi mancano pochi chilometri all'inizio dei quartieri.
Il telefono trema sulla mia mano, sarebbe nelle norme che rispondessi subito, ma credo che mettere in salvo la mia persona sia meglio di un lieve ritardo. La Legge qui mi sembra abbastanza flessibile, almeno secondo questo punto di vista.
Passano istanti dove sono impegnata a combattere la mia estrema goffaggine, stando attenta a non inciampare tra i sassi e i ramoscelli nella ghiaia, che mi accorgo con sollievo di essere arrivata alla fine dell’argine.
Normalmente attraverso il Quartiere A, conosciuto per i suoi caratteristi prati fioriti, ma oggi ho bisogno di arrivare a casa il prima possibile, così decido di attraversare quello D, che nonostante non sia curato e pieno di vita come quello A, è comunque più bello e vicino al mio.
Non appena imbocco il Quartiere D, mi concedo il lusso di rallentare un minimo -per non finire accasciata a terra senza riserve d'aria nei polmoni-, e di sbirciare il messaggio.

"Non credo tu stia andando nella direzione giusta, Shalby."
Non so se sia peggio l'Individuo Sette che mi tormenta con le sue stupide domande o l'imminente temporale che si sta per abbattere nella cittadina di Palemouth.
E' una battaglia ad armi pari, anche se il secondo sembra vincere, considerate le conseguenze che mi porterebbe se non tornassi a casa intatta come sono uscita.
Inizio a digitare velocemente una risposta. "Sai che me ne importa."
Probabilmente mi sto davvero comportando come un'idiota di prima categoria, ma sarà colpa che lui è già il settimo, o sarà colpa di questo tempo di merda, che sono davvero priva di forze e estremamente stanca.
Stanca di 'sta farsa, stanca di questa Società Perfetta, stanca di vedere la mia vita in mano a persone che usano Shalby Parker come una pedina per i loro interessi più inconvenienti.
Un trillo. Un messaggio. Una sua forse ultima attenzione riservata esclusivamente a me.

"Sono il Settimo”.Trattengo il fiato. “Ti resto solo io."
Le parole iniziano a vorticarmi davanti agli occhi, quasi come se ballassero una sorta di ballo bislacco e mellifluo, finendo per fondersi assieme.
La realtà mi arriva come uno schiaffo in faccia.
Ha ragione, lui è l'ultimo.
Sono passati già sei mesi,  cent'ottanta giorni di caldo torrido e atroci speranze. Ma questa volta, in quest'ultimo mese che sta per compiersi -quello decisivo-, c'è una cosa lampante che è diversa dalle altre: Ho perso le speranze. A differenza dei mesi scorsi, questa volta non sono sicura di arrivare agli altri tre che mi dovrebbero aspettare.
Anche il Settimo, come del resto tutti gli altri, indugerà con la penna sopra la mia casella, ci penserà quel poco che basta, cercherebbe un valido motivo per tenermi e altri cento per scartarmi, così passerà al nome al di sotto del mio, scegliendolo come sempre.
E a lui, al Numero Sette, non gliene darò nessuna colpa, perchè è stata mia -questa volta- la scelta di non piacergli, di comportarmi male, di essere chi voglio essere non per diventare una delle due Favorite, ma perchè mi va di esserlo, per sentirmi -per la prima volta in assoluto- capace di fare ciò che voglio io, padrona di me stessa come troppe poche volte sono stata.
Così, con la testa tra le ginocchia per la corsa mozzafiato che ho appena fatto,sono sotto il portico di casa. La pioggia picchietta sui ciottoli bianchi sparsi nel giardino curato, estremamente verde, dove mamma passa la maggior parte del tempo a piantare stupidissime rose dai colori tristi.
Ansimo qualche istante, l'odore dell'acqua stagnante intanto mi manda in palla ulteriormente lo stomaco, facendomi venir voglia di vomitare.
Mi sollevo lentamente strofinandomi il viso tra le mani,  qualche istante dopo e qualche respiro profondo ulteriore,  finalmente gli oggetti sembrano restare al loro posto e non ballarmi intorno come impazziti.
Abbasso lo sguardo sul cellulare che solo ora mi accorgo tenere stretto al petto, e fisso lo schermo, il messaggio del Settimo mi fa bruciare gli occhi.
Sospiro, e prima di gettare il telefono dentro il portaombrelli di ferro  -ormai arrugginito-, gli rispondo per l'ultima volta.
"Lo so".

 

 

 

 

Grè’s corner:

Sera dolci creaturine della foresta, qui che vi parla sono io, la vostra rovina personale. Ahaha, no lasciamo perdere. lol
Allora, che dire? Questa è una delle mie tante malsane idee che sto partorendo ultimamente.
Ho preso spunto da un libro che ho letto (Matched) per quanto riguarda gli aspetti della ‘Società’, ma visto che il proseguirsi non mi è piaciuto nemmeno un po,’ tutto il resto è un’idea mia.
So che in questo prologo non si capisce niente, ma mi giustifico dicendo che è  il compito dei prologhi non far capire una mazza ai lettori, per farli almeno un pochetto incuriosirli. (?)
Quindi ora non farò alcuno spoiler, ma prometto che dal prossimo capitolo si inizieranno a capire molte cose.(:
E per finire, un grazie in particolare va a anns, per il super meraviglioso banner che mi ha fatto e la sua enorme gentilezza; e anche a  tutte voi, che se siete arrivate fin qui, siete state dolcissimee.
Non ho altro da aggiungere se non che spero vi intrighi quest’ideuccia e niente, se magari lasciaste un commentino anche di appena 10 parole nei sarei davvero felice.

Con tantissimo amore <3

 

 

 

 

 

 

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Shalby <3

   
 
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