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Autore: Nonna Minerva    16/02/2007    9 recensioni
Dove si ripercorrono alcuni istanti degli ultimi due anni di Remus e Dora, e più avanti daremo anche una sbirciatina alla loro vita dopo queste vacanze di Natale che loro non dimenticheranno mai.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma è almeno una settimana che tentavo di scrivere questo capitolo

Chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma è almeno una settimana che tentavo di scrivere questo capitolo... cioè, l’idea c’era, ma non mi soddisfacevano le parole e la loro disposizione.

Dopo duro lavoro credo di essere uscita dignitosamente da questo mio blocco dello scrittore, ma questo lo deciderete voi...

 

Sono tornata ai titoli in inglese, ma solo per questo capitolo, in italiano non suonava bene, e non avevo la minima intenzione di cambiarlo, così mi piace troppo!!

 

Buona lettura e buon weekend!

                                            

I’ll be home for Christmas

(Missing Moments)

 

Per festeggiare insieme a coloro che l’esame l’hanno superato,

e per consolare chi è stato ( ingiustamente ) bocciato…

 

6. Sleeping arrangments.

 

Tonks chiuse la porta d’ingresso dietro di sé, appoggiandovisi ed alzò lo sguardo cercando quello di Remus, che le sorrise.

“Non l’ha presa poi così male, vero?” gli domandò.

 

Avevano deciso di aspettare a dire in giro che Remus era il padre di Selene, almeno per dare a lui il tempo di abituarsi all’idea, ma visto il tempismo della piccola quella mattina, si erano visti costretti a rivelarlo almeno ai genitori di lei.

Ted, che era stato precedentemente già in parte informato, aveva fatto immediatamente i debiti collegamenti,sfoggiando un enorme sorriso per tutto il tempo.

Andromeda aveva avuto bisogno di qualche spiegazione in più, per non parlare delle numerose rassicurazioni che Remus aveva dovuto farle sulle sue intenzioni per il futuro nei confronti di Tonks e di sua figlia.

Una volta superato lo shock di scoprire che non era affatto quel ‘disgraziato approfittatore e degenerato mascalzone’ che si era aspettata, Andromeda aveva ripreso a respirare regolarmente dandosi una calmata ed accettando l’invito a pranzo della figlia.

 

Avevano trascorso insieme gran parte della giornata, e Andromeda aveva avuto un atteggiamento più che cordiale nei confronti di Remus.

Tonks aveva raccontato loro del loro riavvicinamento e della loro intenzione di recuperare poco a poco il loro vecchio rapporto e scoprire tutte le novità che la vita aveva loro da offrire.

A pomeriggio inoltrato i Tonks decisero che era arrivato il momento di andarsene e lasciarli un po’ da soli.

E così, dopo aver fatto promettere a Remus ed alla ragazza di andare a trovarli prestissimo, se ne erano finalmente andati.

 

Remus guardò la figlia seduta sul tappeto che cercava costruire una torre con una serie di cubi colorati e poi di nuovo Tonks.

“No,” le rispose, avvicinandosi a lei, “Direi proprio di no.”

La prese fra le braccia e la strinse forte a sé, senza riuscire a credere di poter finalmente essere libero di fare quello che aveva costantemente desiderato negli ultimi quindici giorni, negli ultimi tre anni.

Passandole un braccio attorno alla vita, la condusse verso il divano e si sedettero ad osservare la figlia mentre giocava, partecipando di quando in quando ai suoi giochi.

 

***

 

Più tardi Remus si offrì di preparare la cena e, messa Selene sul seggiolone, iniziò a disporre ordinatamente gli ingredienti per il risotto sopra il bancone, e mise da una parte le cose per preparare le pappe di Sely.

Aprì tutte le ante della cucina alla ricerca del barattolo del sale, che sembrava essersi dileguato nel nulla.

 

“Dora!” urlò rivolto alla ragazza nell’altra stanza. “Dove hai messo il sale?”

Non ricevendo risposta, sbirciò in salotto e vide che Tonks non era lì. Assicuratosi che la bambina non fosse in grado di saltar fuori dal seggiolone, andò a vedere che fine aveva fatto la ragazza.

 

Tonks era in camera e stava cambiando le lenzuola al letto matrimoniale.

“Ah, sei qui...” mormorò, fermandosi sulla porta ed appoggiandosi allo stipite. “Si può sapere cosa stai facendo?”

La ragazza alzò lo sguardo.

“Cambio le lenzuola.” Rispose semplicemente. “Ieri sera non mi è venuto in mente di farlo, e ho pensato che, visto che adesso dormi qui...

Remus arrossì leggermente, chiedendosi come un gesto tanto semplice potesse sembrargli così intimo e privato.

Cosa c’è?” domandò lei, notando l’espressione sul volto di Remus.

“Niente, è solo che...” mormorò, cercando di spiegarsi, “Sei sicura di non volere che io dorma sul divano? Voglio dire, volevamo fare un passo alla volta e...

Fu il turno di Tonks di arrossire.

“Oh,” sussurrò. “Tu hai pensato che... ma io non intendevo quello. Sono d’accordo con te quando dici di fare le cose con calma. Voglio solo addormentarmi sapendo che la mattina dopo ti troverò ancora lì al mio fianco. Ti prego non te ne andare.”

Remus l’abbracciò, dandosi dello stupido per aver anche solo pensato che lei volesse mettergli fretta ed indurlo a fare qualcosa per cui non si sentiva ancora pronto.

“Non vado da nessuna parte, tesoro.” Le disse, baciandole i capelli.

 

***

 

Dopo cena rimasero un po’ in cucina a chiacchierare, ma presto Remus, vedendo che Tonks faticava a restare sveglia, la spedì a dormire, offrendosi volontario per mettere a letto Selene e promettendole di raggiungerla non appena la piccola si fosse addormentata.

 

Certo, non era neanche lontanamente bravo quanto Tonks nel raccontare la storia di Cappuccetto Rosso col finale alterato, ma tutto sommato se la cavò discretamente, e la bimba chiuse gli occhi poco prima della fine.

Le posò un bacio sulla fronte e le rimboccò delicatamente le coperte, mettendole vicino il suo lupetto di peluche, in modo che lo potesse trovare se si fosse svegliata.

Spense la luce ed uscì, lasciando la porta della stanza socchiusa.

 

Quando entrò nell’altra camera da letto, non riuscì a trattenere un sorriso.

Tonks era profondamente addormentata in mezzo al lettone, braccia e gambe spalancate, un piede che spuntava da sotto la pesante trapunta rossa.

Si tolse le scarpe, disponendole ordinatamente ai piedi del letto, e si sfilò il maglione, restando solo con i pantaloni e la camicia.

Un giorno o l’altro avrebbe dovuto fare un salto a casa a recuperare almeno un pigiama, non poteva dormire sempre così.

Si sedette sul bordo del letto preoccupandosi del problema più urgente, procurarsi uno spazio per poter dormire.

Avrebbe potuto semplicemente prendere uno dei cuscini ed andarsene sul divano, ma Tonks ci sarebbe rimasta molto male se quando si fosse svegliata non l’avesse trovato lì.

Così iniziò a sollevarle il braccio e glielo appoggiò sulla pancia.

Attese un attimo per vedere se il movimento l’avesse svegliata.

Niente.

Ripeté il movimento con la gamba, spostandola dalla sua parte del letto.

Attese ancora.

Niente di nuovo.

Sollevò il lenzuolo con un sorriso, osservando l’angolino di letto che si era guadagnato e pregustandosi un buon sonno ristorator...

“Ouch!” gridò, portandosi le mani al naso, dove qualcosa l’aveva colpito.

Quando riaprì gli occhi, vide che il braccio di Tonks era tornato dov’era prima.

Con molta delicatezza lo spostò di nuovo.

Questa volta aspettò un po’ di più, prima di ritenersi sicuro di infilarsi sotto le coperte.

 

Tirò la coperta fin sotto il mento e chiuse gli occhi, respirando il buon profumo delle  lenzuola pulite.

Il sonno stava scendendo lentamente su di lui, quando all’improvviso sentì qualcosa di caldo accarezzargli la gamba.

Spalancò gli occhi di nuovo sveglio e vigile, riconoscendo subito dopo la mano di Tonks che risaliva lentamente lungo la sua coscia, in una leggera ed estenuante carezza.

“Dora, non avevamo detto di...” disse, mettendosi di fianco, alzando lo sguardo, quasi aspettandosi di trovare quello malizioso della ragazza.

Ma i suoi occhi erano chiusi.

Stava dormendo, e probabilmente sognando. E a giudicare dal suo tocco il suo sogno era decisamente piacevole.

Le allontanò la mano prima di essere tentato di mandare all’aria tutte le loro precedenti risoluzioni, e lei non protestò.

 

Tornò a stendersi, dandole la schiena stavolta, giusto per precauzione. Sbadigliò vistosamente e riaggiustò le coperte, chiudendo di nuovo gli occhi ed assaporando il dolce torpore che precede il sonno ed la meravigliosa sensazione di starsene a letto al calduccio... calduccio?

Rabbrividì all’improvviso e riaprì di malavoglia gli occhi.

E ti credo che aveva freddo!

Tonks rigirandosi gli aveva tolto tutta la sua parte di coperta, finendo all’estremità opposta del letto, in un groviglio di lenzuola e trapunta, lasciando lui del tutto scoperto.

Gli ci vollero venti minuti buoni per tirarla fuori di lì senza svegliarla e recuperare un pezzettino di coperta.

 

Le ore trascorsero lentamente, e nell’arco della notte, durante la quale lui non riuscì a chiudere occhio per più di dieci minuti consecutivi, fece in compenso un sacco di interessanti esperienze.

Scoprì che russava, e piuttosto rumorosamente anche, per non parlare del momento in cui l’aveva spaventato a morte quando all’improvviso aveva urlato: “Non mi chiamare Ninfadora, mamma!”

Ripeté persino l’esperienza delle mani e delle gambe ‘volanti’, che puntualmente gli arrivavano in faccia o in altri punti più delicati su cui sorvoleremo.

 

Intorno all’alba, crollò, riuscì finalmente ad addormentarsi, una gamba che ciondolava oltre il bordo del letto e la coperta da qualche parte in fondo ai piedi.

Aveva poca importanza ormai l’essere coperti o meno, o quanto spazio aveva a disposizione, tutto quello che importava era dormire.

Decise che non si sarebbe alzato dal letto prima delle undici, anzi mezzogiorno, meglio l’una, del resto non aveva chiuso occhio...

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!

 

No. No no e ancora no. Non la sveglia!

Tonks allungò pigramente un braccio verso il comodino e la mise a tacere e poi si voltò verso di lui che si era rifugiato sotto il cuscino.

“Buon giorno...” biascicò lei, nel bel mezzo di un enorme sbadiglio, accarezzandogli il braccio.

Remus riemerse da sotto il cuscino.

“Ciao...” disse assonnato. Perché doveva essere così adorabile appena sveglia? Come si faceva ad essere arrabbiati con lei quando ti guardava così?

“Va tutto bene?” gli domandò. “Hai una faccia...”

“Tutto bene, non ti preoccupare. Non ho dormito molto, ma è perché non sono abituato al materasso. Mentì, incapace di dirle la verità. “Col tempo mi ci abituerò vedrai.”

 

La ragazza spalancò improvvisamente gli occhi ed il volto le si contrasse in una smorfia.

“Oh, no... le gocce!” gemette.

“Quali gocce?” domandò Remus, confuso.

“Vedi,” mormorò Tonks imbarazzata, “Di solito prima di dormire prendo delle gocce, altrimenti tendo ad avere un sonno piuttosto agitato, ma credo che questo tu l’abbia già scoperto da solo. Mi dispiace.” Mormorò abbassando lo sguardo.

 

E mentre gli saltava addosso e lo riempiva di baci dispiaciuta per averlo tenuto sveglio tutta la notte, Remus pensò che se questo era il modo con cui intendeva farsi perdonare tutte le volte che sarebbe successa una cosa del genere, era prontissimo a rifarlo.

 

  
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