Era un periodo stranamente calmo,
nella Divisione Fringe.
Peter era entrato nella macchina sei
mesi prima e aveva
creato un ponte tra i due universi, che ora vivevano un periodo di
tregua.
Il giovane uomo si stava dando da
fare per risolvere almeno
in parte i problemi creati in 25 anni di “guerra”,
e cercava di mantenere un
certo equilibrio tra le due fazioni.
Lui apparteneva a entrambi i mondi,
era stato scelto per
questo come intermediario: era al di sopra delle parti.
Ma anche se i problemi tra gli
universi si stavano
risolvendo, ce ne erano altri, nella vita di Peter, che erano emersi
proprio
nel momento in cui aveva creato il ponte.
Uno di questi aveva di nuovo minato
il suo rapporto con
Olivia, e si chiamava Henry Bishop, il figlio che lui aveva
involontariamente
concepito con l’altra Olivia, circa un anno prima.
Sì, lui e Olivia stavano
ancora insieme, ma lei si era
raffreddata nel momento stesso in cui era venuta a conoscenza
dell’esistenza di
quella creatura, che sapeva essere innocente, ma che le aveva ricordato
cosa
era successo nel periodo di prigionia nell’altro universo.
Peter non sapeva cosa fare, e per il
momento, preso come era
dal suo ruolo di diplomatico, non aveva neanche il tempo di pensare a
una
soluzione. Gli bastava saperla vicina, per ora, poi il resto si sarebbe
risolto
con il tempo.
Quella mattina aveva accompagnato
Walter in laboratorio, poi
lo aveva lasciato sotto la custodia di Astrid e si era chiuso
nell’ufficio con
Olivia, a leggere gli ennesimi documenti delle “trattative di
pace” dei due
mondi.
Walter, per passare il tempo, si era
messo a fare
esperimenti con dei bruchi che aveva ordinato pochi giorni prima,
somministrando loro diversi tipi di droghe e fischiettando serenamente
un brano
dei Violet Sedan Chair… ok, forse qualcuna di quelle droghe
l’aveva provata
anche su di sé, ma almeno era tranquillo e non stava creando
problemi.
Improvvisamente, qualcosa
attirò la sua attenzione.
“Astral, credo che questo
LSD che ho provato era troppo
concentrato: mi sembra di sentire qualcuno che bussa.”
Astrid sospirò: mai una
volta che azzeccasse il suo nome…
poi sentì qualcosa anche lei: qualcuno bussava, ma non
riusciva a capire la
fonte.
Andò a chiamare Peter e
Olivia, per chiedere se sentivano
anche loro quel rumore. I due si spostarono nel laboratorio e
ascoltarono
attentamente. Effettivamente sentivano bussare qualcuno, e poi
sentirono anche
chiamare. Peter si avvicinò alla vasca e la fissò.
Con una mossa decisa la
aprì.
Dentro c’erano due persone,
un uomo e una donna, più o meno
della sua stessa età. L’uomo sorreggeva la donna,
che aveva le convulsioni. I
suoi occhi incrociarono quelli di Peter; c’era panico nel suo
sguardo.
Bishop non disse nulla e lo
aiutò a tirare fuori la donna:
prima di fare domande era meglio non far morire nessuno.
Gli altri si avvicinarono e, mentre
Walter e Astrid si
occupavano della donna, Peter immobilizzava a terra l’uomo.
Era più alto di
lui, e molto più massiccio, ma non gli fu difficile farlo.
“Chi siete?”
chiese Bishop, senza mollare la presa.
“A…
aspettate… lei è incinta…”
disse l’uomo, senza
rispondere, e fissando la donna che era nella vasca con lui.
Peter guardò il padre, il
quale annuì, segno che aveva
recepito il messaggio, poi tornò a concentrarsi
sull’uomo.
“Ora rispondi. Chi
siete?”
L’uomo esitò,
poi, quando la donna sembrava stare meglio,
finalmente rispose.
“Io mi chiamo Edward Pawn,
lei è Elizabeth Bishop.”
Peter guardò negli occhi
l’uomo, voleva capire se quello che
stava dicendo era la verità. Lo sguardo del giovane gli
sembrava sincero. Inoltre
era incuriosito dal nome della donna, così simile a quello
di sua madre.
“Ok.” Disse,
usando un tono di voce freddo e calcolato “Ora
ci dovete raccontare tutto dall’inizio. E con tutto intendo:
da dove venite,
cosa ci facevate nella vasca e perché siete bagnati fradici,
visto che non c’è
acqua, lì dentro. E spera che la risposta sia
convincente.”
Eddie esitò e
guardò la compagna. Era ancora pallida, ma non
aveva più le convulsioni ed era sveglia. Si stava carezzando
la pancia, stretta
nella coperta che le aveva messa addosso Olivia.
“Più che da
dove, sarebbe più giusto dire da quando.”
cominciò il giovane.
“Spiegati
meglio.” ordinò Peter, severo.
“Veniamo da circa 31 anni
nel futuro, dalla data di oggi.”
sussurrò Elizabeth.
Peter scoppiò a ridere.
“Certo, e magari siete
amici di John Titor e Marthy McFly…”
scherzò, sarcastico.
Elizabeth e Eddie si guardarono per
qualche secondo.
“L’aveva detto
che non ci avrebbe creduto.” sussurrò la
donna.
“Di chi state parlando? Di
"Doc" Emmett Brown?”
scherzò ancora Bishop.
“No, di te,
Peter.” rispose Elizabeth, alzando gli occhi “O
forse dovrei chiamarti papà.”
“Scusa, tesoro.”
cominciò Peter, usando lo stesso tono che
aveva usato con Olivia quando si erano conosciuti, a Bagdad
“ma faccio molta
fatica a crederti: ho un solo figlio, per ora, un maschio. Quindi
inventati
un’altra storia, perché questa non sta
funzionando.”
La giovane donna sospirò.
“Avevi previsto anche
questo. So che hai un altro figlio,
conosco mio fratello, ha due anni più di me. L’ho
conosciuto 16 anni fa. Io
devo essere ancora concepita.” ci fu un attimo di silenzio
“Se non mi credi,
fammi il test del DNA.”
“Ok, ammesso e non concesso
che quello che avete detto è
vero…” obiettò ancora Peter
“come avreste viaggiato? E non dirmi che avete
usato una DeLorean!”
“Peter, lo sai che le
capacità dei cortexikids, una volta
attivate, diventano ereditarie?” rispose la giovane
“Ho usato le mie capacità.
Certo, tu mi hai dato una mano, ma il grosso l’ho fatto
io.”
Peter sospirò e guardo il
padre e la compagna.
Walter si era alzato, e aveva
cominciato a formulare
ipotesi.
“E’…
è possibile che, se… se opportunamente
preparati…”
balbettò Walter “i soggetti trattati con il
Cortexiphan possano… possano
viaggiare nel tempo”
Lo sguardo di Peter era eloquente.
Quando suo padre
cominciava ignorava qualunque avvertimento.
La giovane lo guardò
incantata.
“Sei proprio come mi
ricordavo, nonno…” sussurrò. Poi si
girò di nuovo verso Peter “E tu hai poco da
criticarlo: tra circa 25 anni sarai
come lui!”
Peter stava per replicare, ma Olivia
lo fermò.
“Peter… potrebbe
aver ragione…” disse, fissandola.
“Olive, non puoi crederle
sul serio…”
“Peter, dico sul serio,
guardala…”
L’uomo si girò
nuovamente verso di lei e guardò attentamente
Elizabeth: gli occhi erano azzurri e particolarmente espressivi. In
quel
momento lanciavano fuoco, erano come… come i suoi. Le labbra
e il naso erano
quelle di Olivia, e i capelli… il colore era quello di
Elizabeth, sua madre, ma
erano lisci come quelli di Olivia.
Peter la fissò ancora. Era
confuso, come poteva essere?
“Bene.”
sospirò la donna “Ora che abbiamo appurato che io
e
Eddie stiamo dicendo la verità, posso andare in bagno? Ho la
nausea.”