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Autore: MartinaGaladriel98    03/08/2012    1 recensioni
E se Ismira, la figlia di Roran e Katrina, diventasse cavaliere dei draghi?
Come sarà la sua avventura? Seguitela!! Questa è la mia prima storia e sono un po' in ansia, ma spero di fare un buon lavoro! E spero che la recensirete in tanti
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2.NELLA RADURA VANDUHUR
<< Papà, com’è Eragon? >> quella domanda giunse inaspettata alle orecchie di Roran. Ismira lo guardava in attesa di una risposta.
Ci pensò un po’ su << E’ un grande cavaliere… quando era solo un ragazzino era molto…si , insomma, infantile… Non mi sarei mai immaginato Eragon cavaliere dei draghi, ho dovuto cambiare idea e poi  mi sono accorto che mio cugino era in realtà molto di più che quel bambino normale che amava correre  e urlare per tutta Carvahall, ma un eroe. Eppure io lo vedo ancora come quel compagno di giochi, il piccolino che non vedeva l’ora di tornare a casa per bere l’infuso alla menta di mio padre e osservare il tramonto….>>
<< Ti manca? >>
<< Certo che mi manca, ma sai una cosa? >>
Ismira lo guardò con due interrogativi occhi grigi.
<< Tu mi ricordi molto Eragon, la tua sfrontatezza, il modo di vedere le cose sotto un’altra luce, e… a volte anche l’insicurezza . E la tua inguaribile testardaggine >>
<> Ismira sorrise.
Roran annuì, distogliendo lo sguardo.
Solo allora si accorsero che la radura Vanduhur era molto vicina. Genevieve, la più avventurosa del gruppo, corse al galoppo  seguita a ruota dagli altri.
Ismira era davvero entusiasta, la tensione scemava poco a poco, specialmente quando si accorse dell’incanto di ciò che aveva di fronte.
Un’enorme distesa erbosa proseguiva fino all’orizzonte, dove veniva sommersa dal velo dorato dei raggi solari. Intorno era delimitata da aiuole  ed alberi che parevano venire da un altro mondo, tanto splendevano rigogliosi , mossi da una leggera brezza proveniente dal mare lì vicino. Al centro serpeggiava un sentiero di ciottoli perfettamente bianchi e tondi, bagnati dalla fresca rugiada degli steli d’erba che spuntavano a ciuffi tra i massi. Attorno al sentiero si accalcava la folla degli abitanti di Carvahall, ansiosi di assistere all’evento.
Ma la cosa che sicuramente suscitava maggior interesse era la presenza di cinque elfi di una bellezza straordinaria. Erano due uomini e tre donne. Queste ultime indossavano una tunica lunga fino ai piedi bianca ed intarsiata con foglie d’oro e argento, accompagnate da un mantello altrettanto splendente ma semplice. Tutte portavano  i capelli lunghissimi con la sola differenza che due di loro  li avevano corvini, mentre l’altra chiarissimi, quasi bianchi.
Gli uomini invece indossavano lunghe casacche che arrivavano al ginocchio per poi lasciare posto ai pantaloni, strette ai fianchi da una cintura della stessa fantasia delle tuniche delle elfe. Tutti e due avevano i capelli biondi.
Ismira era davvero affascinata,  aveva letto spesso storie sul popolo elfico, ma mai si era immaginata che fossero davvero così incredibili come raccontavano i libri.
Era così immersa nelle proprie riflessioni che non si accorse nemmeno che Roran la chiamava da un lato del viale. Allora prese posto di fianco ai fratelli, unendosi alle chiacchiere sussurrate dei Carvahaliani.
<< è tutto così…straordinario >> sussurrò Penelope alle sue spalle.
<< opera degli elfi, sono così terribilmente perfetti…bah >> mormorò invece Selena.
Fu solo quando si sentì l’echeggiare di un corno che il vociare si affievolì sempre di più fino a spegnersi. Ismira si voltò. E fu allora che lo vide.
Un immenso drago bianco planò sulla radura, le ali diafane che coglievano la luce del sole. Le squame rilucevano candide sul lungo collo e poi sfumavano verso il grigio lungo  il dorso e le zampe, che lasciavano intravedere lunghi artigli color avorio.
Gli occhi erano invece di un grigio scuro molto simile a quelli di Ismira, ma molto più grandi naturalmente. Emanava un senso di forza e stabilità che veniva dettata dalla purezza elegante delle sue fattezze.
Dalla sella marrone scuro  del drago scese il suo cavaliere. Era un elfo dai capelli corvini e gli occhi color ghiaccio. Si avvicinò con passo felpato ai suoi simili.
Avanzando di un passo davanti alla folla cominciò a parlare.
<< Benvenuti abitanti coraggiosi e valorosi di Carvahall, mi chiamo Alacrion cavaliere del drago bianco Miaren. Sono sicuro che tutti voi  saprete perché siamo qui riuniti oggi. In questo giorno tutti i giovani di Carvahall sono tenuti a presentarsi davanti al quinto uovo di drago, che sceglierà il suo cavaliere. Credetemi, è un grande onore  sapere che il nuovo cavaliere sarà  uno di voi , di questo luogo che di certo ha una storia alle spalle da raccontare e portare avanti, una storia di  lotta e speranza.
Qui infatti nacque il nostro maestro Eragon, qui il destino gli permise d’incontrare il suo drago  e qui oggi sapremo chi sarà il futuro cavaliere. >> , fece un inchino per poi rivolgersi ai ragazzi del villaggio e portandosi l’anulare e l’indice sulle labbra  in segno di cortesia, disse << Atra du evarìnya ono varda >>.  Ritornò su Miaren, il fodero della spada bianca che ondeggiava al fianco.
L’elfa dai capelli chiari intanto si pose al centro del sentiero  e pose il fagotto che teneva tra le  mani  sull’erba, liberandolo dal suo involucro.
Ismira immaginava l’uovo molto più piccolo e meno bello. Ma quello posato lì era all’incirca alto quanto tutto il suo braccio, con tutte le gradazioni del viola possibili ed immaginabili. Era davvero sorprendente. Si diffusero mormorii di ammirazione per tutta la radura.
L’elfa, il cui nome era Lianel, teneva in mano una lunga lista. Cominciò a chiamare.
<< Remin Geremisson >> , si fece avanti un ragazzino  di circa quattordici anni che si avvicinò piano all’uovo. Era imbarazzato in modo inverosimile.
Non successe niente, di solito, aveva detto l’elfa dopo appena un minuto il futuro cavaliere avrebbe sentito  una sorta di contatto irrazionale con il drago e l’uovo avrebbe cominciato  a schiudersi.
Remin Geremisson tornò mogio al suo posto. Fu il turno di due ragazze, ma lo stesso non accadde niente, così come per altri tredici tra cui vi erano Selena , Galin  e Thom. 
<<  Garrow Roransson >>.
Il fratello di Ismira era ancora più sicuro di sé del solito, mentre avanzava deciso e a testa alta. Passò mezzo minuto, un minuto. Niente. Nessuna dannata schiusa.
Era evidentemente deluso.
Ancora quattro fratelli di cognome Wenslysson non divennero cavalieri. Lo stesso destino toccò a Gioel, il migliore amico di Ismira. Mentre tornava le gettò uno sguardo carico di rassegnazione e speranza. Ismira fece un gesto come a dire ‘non fa niente, non ti preoccupare’.
<< Ismira Katrinasdaughter >> l’ annuncio le giunse quasi inaspettato, di colpo si sentì le gambe molli e una sensazione di panico invaderla.
Sudava, mentre tutti gli sguardi erano rivolti a lei. Roran le strinse forte la mano << Vai Ismira, non aver paura di quello che potrebbe succedere >>.
Fece un passo, poi due, i ricci ribelli che svolazzavano intorno. Le sembrava di camminare sull’acqua, stava per inciampare, se lo sentiva. E finalmente arrivò lì davanti, il cuore martellava per uscire. Fissò gli occhi su una delle venature violette dell’uovo, incapace di pensare o agire tantomeno.
L’uovo era perfettamente immobile. Passò  il fatidico minuto e decise di ritornare sui suoi passi, tirando un sospiro che sapeva di sollievo e delusione al tempo stesso.
Non era giunta nemmeno a metà strada che una stranissima sensazione  di vuoto assoluto l’assalì, si sentì come se avesse due anime nello stesso corpo. Era attratta involontariamente da ciò che aveva dietro.
Sentì un leggero CRIC. L’uovo si stava schiudendo . No si disse, non era possibile, era solo frutto della sua mente in subbuglio. Ma era  così reale, così maledettamente
VERO e … GIUSTO.
Si girò di colpo, una piccola figurina viola le stava davanti. E la guardava.
 
 
 
 
 
 
 
 

 

  
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