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Autore: Miyuki chan    05/08/2012    7 recensioni
Il temuto pirata Portgas D. Ace, insegendo l'Ananas che gli ha rubato il prezioso cappello, si ritrova catapultato in un mondo strambo e fantastico: il Paese delle Meraviglie!
Qui rincorrerà un Bianconiglio che in realtà non è affatto bianco e anzi non è nemmeno un coniglio, si fumerà un paio di sigari con un Brucaliffo alquanto burbero, chiederà informazioni ad uno Stregatto un po' troppo cresciuto e prenderà un "tè" con alcuni strani individui...
Riscuirà il poveretto a sopravvivere in questo mondo di follia?
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ora del rhum


“Ora del tè? Ci hai preso per delle mammolette? Topo escluso, noi siamo veri uomini (anche se io sono una lepre). E questo è un rave party!"
Con questa esclamazione, il Leprotto Marzolino si scolò, rigorosamente tutto d’un fiato, l’intera tazza di rhum, riuscendo ovviamente a sbrodolarsi e a versarsene metà addosso.
Il Topino, ora libero dalla sua prigione di porcellana, si riparò la testolina pelosa con il dorso di un cucchiaino, cercando di evitare che il suo completo gessato venisse macchiato da tutto l’alcol che il  Leprotto gli stava facendo piovere addosso.
“E puoi stare un po’ più attento a quello che fai? Selvaggio!”
Squittì infuriato contro l’altro roditore, agitando nella sua direzione la zampetta rosa stretta a pugno.
Stavolta, però, il Leprotto Testa d’Alga aveva cose ben più importanti e ben più piacevoli da fare che mettersi a bisticciare con quell’affarino dalle sopracciglia a ricciolo: aveva dozzine e dozzine di casse di rhum da scolare!
“Sciopino, peschè scei coscì elegansce?”
Biascicò Ace che, senza perdere un solo altro, prezioso, secondo, si era fiondato sui cosciotti ed aveva iniziato a divorarne uno dopo l’altro, giusto perché non si dicesse che suo fratello minore era in grado di ingurgitare più cibo di quanto non potesse fare lui.
Non fatemi domande: sono cose da fratelli maggiori, e solo pochi sfigati eletti possono comprenderle.
“Perché io, a differenza di voi tre esseri rozzi, sono un galantuomo!”
Squittì il Topino in risposta, mentre si barricava dietro un piattino per evitare i pezzi di carne che Pugno di Fuoco sputacchiava nella sua direzione.
“Ma sce scei un topo…”
Ribattè il pirata senza smettere di masticare.
“E allora sarò un galantopo, che ti frega a te?!?”
Rispose indignato e schifato il Topino mentre, usando un cucchiaio come catapulta, per ripicca tirava un pasticcino –indovinate un po’? Ovviamente allo zabaione, che non fosse mai che i pasticcini non contenessero alcol! – dritto in faccia a Pugno di Fuoco.
Splat!
Il dolcetto finì dritto dritto a spiaccicarsi sulla fronte di Ace.
Ma Ace, dal canto suo, non ne fece certo un dramma: tirata fuori la lingua si sbarleccò tutta la faccia con un sonoro “Slurp!” che fece rabbrividire di ribrezzo il Topino, facendo sparire in un secondo in quel pozzo senza fondo comunemente noto come “bocca” panna, crema e pasta.
“Ma è un rave party, smettila di essere così serio!”
Esclamò ridendo Pugno di Fuoco mentre, fregata la rhumiera approfittando di un attimo di distrazione del Leprotto, si versava una bella tazza di rhum in quel magnifico servizio da tè rosso a fiorellini.
“A proposito, cos’è che stiamo festeggiando?”
Domandò Ace curioso.
“Il tuo –hic!- noncompleanno!”
Esclamò il Leprotto inserendosi improvvisamente nella conversazione, sbattendo entusiasta la tazzina sul tavolo.
Forse si era scordato che era soltanto una povera tazza in ceramica e non un boccale, fatto sta che mandò il povero suppellettile in mille pezzi.
“Vandalo! Questo era il mio servizio migliore!”
Squittì infuriato il Topino, ma il Leprotto non sembrò nemmeno sentirlo.
“Il mio cosa?”
Domandò Ace perplesso.
Il Leprotto ripeté ciò che aveva appena detto, ma non prima di essersi riappropriato della rhumiera:
“Il tuo noncompleanno! Quando –hic!- compì gli anni, Asso?”
“Il primo gennaio…”
“Vedi? Oggi è il ventinovecinquesimo di aprilobre: nessuno –hic!- compie gli anni oggi!
Oggi è il nostro –hic!- noncompleanno!
Un brindisi –hic!- al nostro noncompleanno!”
Con quest’ultima frase, alzò la tazza sopra la sua testa per brindare.
Peccato soltanto che ormai fosse così pieno, che cadde svenuto per terra, rovesciandosi addosso tutto il rhum nella tazzina.
“O MIO DIO! E’ morto! E’ appena morto un uomo -cioè una lepre, o quello che è…- davanti ai miei occhi! No, no! Leprotto, caro Leprotto, non abbandonarci così presto! Povero Leprotto, era così giovane, e la sua vita è stata stroncata così all’improvviso…!”
“Idiota, sta solo dormendo.”
Sibilò, compatendolo più che mai, il Topino.
Che c’è, non sapevate che i topi sapessero sibilare? Nemmeno io, ma a quanto pare il Topino della Marmellata aveva anche qualche rettile in famiglia.
Quando si dice parenti serpenti…
“Non devi dare ascolto al Leprotto, è ubriaco.”
Prese la parola il Cappellaio Matto, che ormai era così pieno di carne che sembrava un grosso palloncino rosa.
“Te lo dico io il vero motivo per cui stiamo festeggiando: sono appena diventato il Re dei Cappelli 2012!”
Concluse il Cappellaio con un sorriso a trentadue denti, indicando con il dito l’enorme e spropositato cappello di paglia che capeggiava su quella che lui si ostinava a chiamare “testa”, anche se test clinici e ricerche scientifiche avevano ormai confermato che non fosse nulla più di una zucca vuota.
Sì, una zucca, di quelle che crescono negli orti.
E questa doveva anche essere bella bacata, per essere addirittura definita vuota da un team di scienziati di quel calibro…
Ad ogni modo, non appena il Cappellaio finì di pronunciare quella frase, accadde una cosa improvvisa: un urlo selvaggio e belluino –ma stavolta non è Tarzan, giuro- riempì l’aria; un grido così sofferente e acuto che diverse tazzine andarono in frantumi e centinaia di uccelli fuggirono via, spaventati a morte.
Quando l’urlo si interruppe, calò il silenzio.
Il Leprotto si risvegliò dal coma etilico in cui era precipitato, e si mise seduto sulla sedia, muto e composto; il Topino si nascose sul fondo di una rhumiera –ovviamente vuota-, osando sì e no sporgere fuori il nasino rosa; persino quel mattacchione del Cappellaio smise di ridere, e puntò gli occhi neri e colmi di stupore infantile verso la fonte di quel suono: Portgas D. Ace.
“T-tu… Il Re dei Cappelli… Quello era il mio sogno!”
Balbettò Pugno di Fuoco, allo stesso tempo furioso e terribilmente sconfortato.
“…Ma è il mio il cappello più bello.”
Rispose con semplicità il Cappellaio, ancora perplesso a causa di quella reazione improvvisa e violenta.
Forse, dopotutto, più che Cappellaio Matto avrebbero dovuto chiamarlo “Cappellaio Ritardato”, dal momento che, a giudicare da quella risposta, nonostante l’aspetto la sua mente doveva essere rimasta quella di un bambino di tre anni.
Ah, e va bene, va bene, ve lo concedo: cinque anni.
Come siete pignoli, ho detto tre soltanto per rendere l’idea, per dare più enfasi alle mie parole…!
Okay, ho capito, la pianto e proseguo con la storia.
“Tu! Come hai potuto!”
Continuò Ace, in preda al dispiacere, col cuore nuovamente spezzato.
“Psss! Hey!”
Una vocina flebile sussurrò per richiamare la sua attenzione.
Il pirata abbassò lo sguardo stupito:una manina, spuntata all’improvviso da sotto il tavolo, gli stava strattonando l’orlo delle braghe.
Pugno di Fuoco sbiancò e quasi svenne, mentre nella sua mente (in realtà non molto diversa da quella del Cappellaio) si andava formando il sospetto che quella mano appartenesse ad Ivanokov, e che quel tirargli le braghe in realtà non fosse altro che un tentativo di spogliarlo con annesso un tentativo di stupro.
Ma, notando che quell’adorabile manina non era avvolta da nessun purpureo guanto, tirò un sospiro di sollievo e tornò a rilassarsi.
“Psss! Chinati!”
Disse ancora la vocina.
Ace ubbidì.
Si inginocchio e scostò la tovaglia rosa a cuoricini, scoprendo che il proprietario della manina, nascosto sotto il tavolo, altri non era che… Sabo.
Il suo cuore mancò un battito.
Non ci poteva credere… Sabo?!
Stava per lanciarsi al collo del ragazzo, abbracciarlo, dirgli quanto gli volesse bene, quanto gli era mancato… quando all’improvviso un particolare fuori luogo attirò la sua attenzione.
Voltò appena la testa e…
Per Dio!
Perché diavolo quel bisonte di Vista era accucciato sotto il tavolo e lo guardava sorridendo da sotto i baffi in quel modo inquietante?!?
 
Poveracci: il nostro Topino è ancora single, e di donne (o topine) nemmeno l’ombra; il povero Leprotto non è nemmeno riuscito a prendere una bella sbornia in santa pace ed ora anche il sogno di Ace è andato in frantumi.
Riuscirà il nostro eroe a riprendersi dopo questa batosta?
Ma soprattutto: cosa diavolo ci fa Vista rannicchiato sotto il tavolo?
Tutto questo e molto altro ancora nella prossimapuntata capitolo!
 
Spazio autrice:
Stavolta mi sa proprio che la mia demenza ha sfiorato picchi che credevo inarrivabili XD
Attribuisco la causa di ciò al fatto che durante queste vacanze ho letto un numero spropositato di Deadpool (io ho un’autentica avversione per i fumetti americani, ma credetemi… con Deadpool la Marvel ha davvero superato se stessa! Ve lo consiglio, nel caso non lo conosceste già), il che ha causato danni irrimediabili alla mia povera mente già non molto sana ò_ò
Bè… meglio! **
Dopotutto ho scritto la storia proprio per sfogarmi un po’ :P
Ma passando a cose serie… Non credo rimangano ormai molti altri capitoli da scrivere per questa storia… due, forse tre, magari quattro… difficile dire, ho ben chiari in testa gli eventi che accadranno ma ogni volta che faccio per scriverli mi vengono in mente un sacco di cose stupide da aggiungere XP
 Bè non importa, non c’è fretta ^^
Dopotutto, siamo in vacanza **
A preeeestoooo :*
 
P.S.:Per chi fosse interessato: ho iniziato a pubblicare il seguito di don’t play with fire.
Il titolo è “When the Moon rises” :)

P.P.S.:Pubblico con qualche giorno di anticipo perchè non sono sicura di riuscire ad aggiornare questa settimana :)
  
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