Mia beta, mi ha fatto
Ma non puoi biasimarmi,
Sopportami e ti amerò
Mondo con la piccola Clio
Damon e Frollo.
Capitolo XV: Assalto nel Buio!
Inconcepibile.
Tutto
quello era davvero inconcepibile.
Era
finito in mezzo ad una sparatoria.
E
doveva ammetterlo, questi tizi erano ossi duri.
Forse
il pacco in ballo era davvero alto: Ariel
Redlake.
Ma
perché? Perché proprio Ariel?
Che
motivo avevano due gradassi per uccidere una diciassettenne?
Damon
Salvatore accelerò bruscamente schiacciando completamente l’acceleratore,
qualunque fosse il movente per quei due, lui non avrebbe permesso a nessuno di
uccidere la sua Sirenetta.
Alcuni minuti
prima....
Ariel
era sconvolta.
Com’era
possibile che dopo aver tentato di suicidarsi, la prima persona che incontrava
era proprio quella per cui era arrivata quasi ad uccidersi?
Damon
Salvatore.
Un
terrore incontrollato l’aveva pervasa, bloccandola davanti a lui.
La nausea che in quelle ore di ritorno da Roswell, aveva quasi dimenticato
misteriosamente, le era esplosa nello stomaco, salendo fino alla gola.
Il
corpo le vibrava ancora e la cosa inquietante era che non si trattava solo di terrore.
C’era
qualcosa di più.
Sentimenti
contrastanti.
Quando
aveva incrociato i suoi occhi di gemma con quelli cristallini del vampiro, quei
sentimenti soppressi erano sbocciati all’improvviso.
Amore
ed Odio.
Amore,
perché prima che Damon gettasse la maschera da ragazzo comune, lei l’aveva
amato, adorato.
Bramato.
Odio,
perché s’era rivelato l’ennesimo fallimento, l’ennesimo mostro, traditore,
violento.
E
aveva desiderato vederlo al rogo, bruciare.
Ripudiato.
Rivedendolo,
quei sentimenti rinati s’erano scontrati come auto in corsa sulla stessa
carreggiata.
L’impatto
era stato così violento da terrorizzarla.
Perché
quello sguardo di ghiaccio, l’attirava e la disgustava?
Era
possibile dopo quello che le aveva fatto?
Era
quasi certa di avere qualcosa che non andava, lo sapeva da sempre dato i suoi trascorsi
con “Lui” prima di conoscere Damon,
ma Ariel non avrebbe mai potuto immaginare che la sua insanità mentale potesse arrivare a tanto.
Al
punto da guardare Damon di nuovo con gli occhi di quasi un mese prima.
Era
come se avesse messo da parte tutto il dolore che provava, come se fosse solo
un vago ricordo dimenticato.
Desiderava
ardentemente vivere, amare ed amare.
Amare chiunque.
Si
sentiva pronta, anche se non capiva come fosse possibile che una notte di sonno
le avesse ridato l’anima, la sua vecchia anima, pronta a vivere a pieno.
A
lottare per i suoi desideri, obbiettivi e cari.
I
tradimenti subiti erano perdonati, nel suo cuore.
Come sempre.
Accelerò,
con la strana sensazione che alle sue spalle una presenza occulta e oscura tentasse
di strangolarla.
Era
forse un segno?
In
un istante i suoi occhi balzarono allo specchietto retrovisore e per un attimo
sbandò bruscamente, urlando.
Quegli occhi.
Gli
occhi più verdi dell’universo.
Le
fiamme che vi ardevano all’interno, l’odio e la furia liquida che li tingeva,
si specchiarono nei suoi così simili e spaventati.
Un incubo.
Forse
ben peggiore di Damon Salvatore.
L’orrore
per eccellenza.
Sterzò,
cercando di non finire fuori strada ed in quel momento l’immagine di quegli
occhi svanì lasciando posto all’immagine dell’auto di Damon preceduta da un Suv nero che lo ostacolava, tentando di
sorpassarlo.
Sconvolta,
dapprima dalla strana ed infausta visione di quegli occhi, e poi
dall’improvviso inseguimento di quello psicopatico
di un vampiro, si costrinse ad
accelerare, ma qualche attimo dopo, si rese conto che anche il Suv lo faceva, anzi tentava di
affiancarsi a lei.
Sorpresa,
pensò che il misterioso Suv dai vetri oscurati stesse solo cercando di
superarla, perciò tornò a preoccuparsi di Damon, che nel frattempo le si era
accodato proprio dietro di lei.
-Maledetto!
Che cosa vuole ancora da me!-
Forse
doveva chiamare Stefan ed ordinargli
di venirsi a prendere suo fratello una volta per tutte.
O magari avrebbe
potuto chiamare Jake.
Forse
sarebbe stata la sua soluzione.
Ma
non poteva saperlo e non le andava di metterlo in pericolo, in nessun caso.
Decisa,
cercò il cellulare, ma non appena spostò una mano dal volante, il Suv nero
improvvisamente sbandò, urtandola.
Perse
il controllo dell’auto, che finì inevitabilmente nella carreggiata opposta dove
a poche centinaia di metri troneggiava un’auto che proseguiva nel senso opposto
al suo.
Se
non si spostava immediatamente, si sarebbero scontrate.
Damon
prese a clacsonare all’impazzata, così come la macchina che proseguiva nel
verso contrario.
Ariel,
spaventata, schiacciò l’acceleratore e con una sterzata brusca riuscì a
rimettersi sulla carreggiata giusta appena in tempo, ma il Suv tornò a
speronarla.
Dannazione,
le stavano ammaccando la sua amata Diva!
Accelerò
ancora, mentre la notte si faceva sempre più scura ed i lampioni illuminavano
l’asfalto delle strade di Mystic Falls.
Damon,
fu costretto ad invadere la carreggiata opposta per potersi accostare ad Ariel nella
speranza di parlarle, ma la rossa non prese bene il suo tentativo di
avvicinarsi ed inaspettatamente tentò di mandarlo fuori strada.
Pazzesco,
lui cercava di salvarla e lei di ucciderlo!
Arretrò,
addossandosi al Suv nero e cominciò a lampeggiare con i fanali verso Ariel,
tuttavia il Suv con i due uomini in nero lo colpì sorpassandolo.
Dannazione,
la sua Mustang non poteva competere con un colosso di auto come un Suv, era
grossa ed alta il doppio e neppure la Lancia di Ariel avrebbe retto se
cominciava ad investirla più violentemente.
Doveva
trovare una soluzione, in fretta.
Appena
la corsia a lui opposta fu di nuovo libera, tentò il sorpasso al Suv.
Doveva
avvertire Ariel, stavolta il nemico non era lui.
Ariel
dal canto suo, si chiedeva quando era stata l’ultima volta che aveva sfiorato i
160 all’ora con la sua Diva.
Ma
quando Damon tentò ancora una volta di affiancarsi a lei, una rabbia cieca le
invase la testa.
Se
proprio voleva la guerra, lei gliel’avrebbe data.
Curvò
il manubrio dando al vampiro un colpo proprio sulla fiancata, facendo staccare
il piccolo specchietto esterno retrovisore.
Giurò
quasi di aver sentito Damon imprecare e maledirla.
Forse
non doveva farlo arrabbiare, le ultime volte non si era dimostrata una buona
idea.
Ma
lui sembrò non farsi intimidire dalle percosse di Ariel e cercò nuovamente di
tenere testa al Suv che lo tamponava da dietro per passarlo.
Stavolta
fu il moro ad urtare l’auto di Ariel con il muso sul suo sportello posteriore.
La
ragazza, infuriata, certa che quella botta le avesse provocato un graffio di
dimensioni bibliche, urlò come una matta clacsonando con i pugni in segno di
protesta.
Tutto
ma non la sua auto, c’aveva speso un mucchio!
Fuori
controllo, rallentò ed invase la corsia opposta, affiancandosi alla sinistra di
Damon.
Per
un attimo Damon, dalla sua auto, sperò che Ariel avesse capito le cattive
intenzioni del gli uomini a bordo del Suv, ma aveva di gran lunga sottovalutato
il fatale ed inutile sesto senso di
Ariel.
Infatti,
invece che abbassare il finestrino e chiedere spiegazioni, lo tamponò.
Ma
non lo tamponò colpendolo, bensì cominciò ad urtarlo ripetutamente
incastrandolo fra la sua Diva e la barriera stradale in ferro.
Gli
urti si susseguirono più volte e Damon, perse il controllo dell’auto sbattendo
la testa contro il finestrino.
Indegno
per un vampiro come lui, maledizione.
Si
trovò costretto a rallentare per evitare di distruggere l’auto, ma fu in
quell’attimo che il Suv rimontò, mentre Ariel ritornava nella carreggiata
appena in tempo per evitare lo scontro frontale con una moto che proseguiva nel
senso opposto.
Il
Suv, passata la moto, invase la corsia sinistra e speronò Ariel nello stesso
modo che lei aveva usato contro Damon.
La
ragazza, sorpresa, cercò di accelerare e spingere via il Suv, ma era ben chiaro
che la massiccia auto avrebbe avuto la meglio, almeno se non fosse stato per
Damon.
Ariel
si accorse che il Suv era stato letteralmente assaltato dall’auto di Damon, che
aveva distrutto il cofano della grossa auto nera ed il muso della sua adorabile
Mustang d’epoca.
La
rossa si svincolò dalla morsa del Suv, che rallentava per non sbandare, permettendole
di proseguire spedita e terrorizzata, il più lontano possibile da quei pazzi
che avevano deciso di fracassarle l’auto.
Forse
erano amici di Damon, pensò.
Ma
un certo stato d’ansia le diceva che non era così.
Quegli
occhi.
Erano
un presagio, un pessimo presagio.
Poi,
perché Damon l’aveva aiutata?
Facevano
a gara per chi riusciva ad ucciderla prima?
Come se Damon
avesse già avuto la sua chance.
Rabbrividì
al pensiero di quello che Damon le aveva fatto, ma ora come ora le sembravano
trascorsi mesi, anni.
Non
sentiva più quel dolore profondo e devastante che aveva sentito vivo e pulsante
fino al giorno prima.
Era
guarita, e questo, se pur misterioso ed inspiegabile, le stava bene.
Non
avrebbe permesso a nessuno di farle del male ancora.
Lei
voleva vivere, doveva vivere.
Guardò
nello specchietto retrovisore e si accorse che né Damon né il Suv l’avevano
rimontata, ma erano impegnati in una lotta nel tentativo di sorpassarsi a vicenda.
Tuttavia,
fu il Suv ad avere la meglio ed inaspettatamente mangiò i pochi metri che lo
separavano da Ariel, colpendo il posteriore della sua Lancia con una percossa
che fece sbandare la fanciulla prima contro la barriera stradale poi nella
carreggiata opposta, dove urtò il fanale di un’auto sconosciuta.
Gli
urti furono violenti tanto da farle sbattere la testa contro il finestrino più
volte.
Il
dolore fu atroce.
Ma
quello che accadde dopo fu decisamente peggiore.
Uno
degli uomini a bordo del Suv, quello al posto del passeggero, calò il
finestrino, si affacciò con una Berretta calibro 38 pronta a far fuoco.
L’uomo
senza alcuna esitazione sparò sotto gli occhi sconcertati di Damon.
Fu
un susseguirsi di rapidi scatti:
Ariel
aveva miracolosamente schivato il proiettile calandosi più che poteva sotto al
manubrio e, rapida come il vento, aveva ingranato la quarta sfrecciando via
mentre l’uomo dal Suv continuava a spararle contro l’auto spaccandole i
finestrini, sfondando la carrozzeria e mancando la ragazza, che prontamente si
spostava evitando miracolosamente le pallottole.
Inconcepibile,
era finito in mezzo ad una sparatoria.
Si
fiondò come un falco contro il Suv e decise che era indiscutibilmente il
momento di metter fine a quel tragicomico
siparietto.
Se
non poteva fermare il Suv con la sua Mustang, l’avrebbe fatto lui stesso.
A
mani nude.
La
zona era poco trafficata e la strada abbastanza larga da permettergli di
sorpassare sia Ariel che i sicari, che ormai la braccavano tamponandola. Presto
la Lancia si sarebbe cappottata.
Schiacciò
l’acceleratore a tavoletta e sorpassò il Suv, poi provò con la Sirenetta, ma
lei spaventata anche stavolta gli si scaraventò contro facendolo sbandare
contro il Suv.
-Maledizione!-Urlò
rivaleggiando contro il Suv che lo placcava come un giocatore di football.
Furioso,
afferrò il cellulare e fece l’unica cosa che poteva risolvere la situazione,
forse.
Ariel
intanto, continuava a guidare e fissare il segnalatore della benzina.
Era
quasi arrivata al limite.
Il
pieno fatto a Roswell s’era prosciugato fra il viaggio e l’improvvisa fuga.
Dannazione,
era morta.
Morta.
Certo,
aveva ancora una Chance, ma non era ben certa di voler attuare un simile
stratagemma.
Eppure
sembrava l’unica via d’uscita.
“Lei” era lì, nera,
lucida, carica, dal calibro femminile, l’impugnatura leggera ed il grilletto
delicato.
Il
punto era: come diavolo c’era finita una pistola
sul sediolino della sua Diva?
-Dai Princess, prendila
e spara all’orsetto di Jake!-
-Ehi, se lo
manca tocca a me, l’orso è mio!-
Scosse
la testa, non avrebbe impugnato quell’arma, era fuori questione.
Non
doveva farsi prendere dal panico.
Ma
non finì neppure di ripeterselo che il cellulare le squillò facendola urlare a
squarcia gola.
Damon
la sentì, ancor prima che rispondesse, dopotutto era un vampiro.
A-AAAAAAAh!!!!!!!!!-Gli
urlò attraverso il cellulare.
D-Craaaapaaa!!!-Strillò Damon, mentre un
proiettile gli spaccava un fanale posteriore.
A-Lasciamiii
in paceee!!!-
D-Brutta
stupida, fammi passare!-Esclamò accostandosi con l’auto a lei, che continuava a
guidare sbandando a destra e sinistra, urtandolo in continuazione.
A-Muooriii!-Con
una sterzata Ariel lo incastrò fra se ed il Suv che tentava di sorpassarli.
Damon,
si ritrovò schiacciato come una sardina fra le due auto, con i proiettili dei
sicari che gli sfrecciavano davanti.
D-Guarda
che io sto cercando di aiutarti!-
A-Cosa?
Non sono tuoi amici?!-
D-Amici?
E secondo te i miei amici potrebbero mai spararmi?!-
“Si!” Pensarono
entrambi, ma nessuno dei due parlò.
Ariel
non sapeva se fidarsi, ma dopotutto, era anche possibile che Damon non stesse
mentendo.
Perché non era
poi così improbabile che le dessero la caccia.
Senza
pensarci afferrò la pistola, l’infilò nella fascia che stringeva il vestito
sulla vita, rallentando e dando così a Damon la possibilità di liberarsi dalla
morsa del Suv e sfrecciare avanti.
Doveva
abbattere i nemici.
Se erano umani,
era sufficientemente preparata.
La
sua povera Diva era a pezzi e quella di Damon, prima o poi, avrebbe fatto la
stessa fine, ma lui continuava a guidare superando i 180 all’ora.
Se
Damon batteva in ritirata, era decisamente meglio per lei.
Se
invece era solo una tattica per far sì che quelli del Suv le distruggessero
l’auto, dandogli così l’opportunità di fare una cena notturna con più portate,
era fregata.
Ma
inaspettatamente il vampiro eseguì un grandioso
testacoda a decine di metri da lei ed il Suv e veloce come il vento saltò fuori
dall’auto con uno sguardo imperioso e demoniaco.
Si
piazzò sulla traiettoria del Suv e ringhiò come se non aspettasse altro che
essere schiacciato.
A-Oddio...Oddio...-Erano
ancora al telefono.
D-E
adesso...Spostati, Sirenetta!-
Dopo,
Ariel riuscì solo a frenare, urtando con ferocia il volante facendo attivare
l’airbag, che per poco non la soffocava.
La
lancia Diva sbandò più volte contro la barriera stradale, mentre il Suv tentava
di frenare per non investire Damon.
Ma
lo sconcerto, per i sicari Danvers e Mc. Roland, fu abnorme.
Un
uomo si era piazzato proprio davanti all’auto e Danvers non aveva fatto in
tempo a rendersene conto, che la frenata era decisamente in ritardo per l’alta
velocità a cui stavano viaggiando.
Nessun
problema per Damon, ovviamente, 145 anni ed una forza mostruosa non ebbero problemi a bloccare il Suv.
Sì,
Ariel, con un meraviglioso rivolo di sangue che gli colava dalla cima dei
capelli fin oltre la fronte e la mascella, vide esattamente questo.
Damon
che abbracciava il muso del Suv e, con una forza impressionante, nonostante
l’auto lo spingesse dietro, era stato capace di bloccarla e con un maestrale
colpo di braccia, sfruttando anche la forza dell’urto e le ruote che ancora
giravano, l’aveva sollevata facendola cappottare più volte all’indietro.
Il
Suv perse tutti i vetri, il frastuono fu assordante ed Ariel si accorse che una
scheggio di vetro probabilmente le aveva appena forato una gomma.
Merda.
Lentamente
cercò di frenare, riprendere il controllo dell’auto ed accostare.
L’abitacolo
dell’auto cominciava a farsi stretto, afoso e caldo.
Oppressa,
aprì lo sportello della sua Diva e tremante mise il primo piede sull’asfalto.
Le
girava la testa ed il lungo vestito nero si confondeva col cemento scuro della
strada dandole un profondo senso di risucchio.
Davanti
a se c’era Damon, che respirava faticosamente, forse stanco per lo sforzo,
forse tremante di rabbia.
Lui
fissava il Suv ammaccato e capovolto, quindi si costrinse a farlo anche lei.
Si
accorse, con sgomento, che due uomini vestiti stile Man in Black stavano sbucando
fuori dai finestrini.
Anzi,
uno dei due era un colosso ed era dovuto uscire dal cofano.
Danvers,
non appena vide la giovane donna dai rossi capelli, puntò la pistola contro di
lei.
Gli
era stato detto di prendere la chiave che
la fanciulla portava sempre con se, a qualsiasi costo, anche uccidendola se
necessario.
Ma
non ebbe neppure il tempo di prender la mira che un fulmine nero gli si era
piazzato davanti.
Due
iceberg di ghiaccio e sangue incrociarono per un nano secondo i suoi occhi
scuri, poi sentì solo un atroce dolore al braccio che impugnava l’arma e lo
scricchiolio della sue ossa spezzate.
Urlò
come un forsennato, mentre Mc. Roland, dall’alto dei suoi due metri e passa,
sparava contro Damon, ferendolo ad una spalla.
Ariel
urlò, schiacciandosi contro l’auto, col cuore che le martellava in petto.
Damon
non fece una piega, se non un lieve sussulto per il colpo subito.
Erano
solo pallottole e, fortunatamente, non di legno.
Il
vampiro sguainò i denti, pronto a sistemare il suo avversario che si dimenava
come una furia, nel tentativo di liberarsi dalla sua presa mortale.
Danvers
urlò ancora più forte quando si rese conto di trovarsi di fronte qualcosa di
ben diverso da un semplice uomo.
I
denti affilati, le vene che circondavano gli occhi, il sangue che invadeva i
suoi occhi azzurri.
L’impassibilità
di fronte ad un proiettile conficcato nella spalla.
Mc.
Roland provava lo stesso sgomento e la stessa paura.
Dopotutto
quell’uomo li aveva scaraventati a metri di distanza mentre guidavano un Suv in
corsa.
Non
era di certo umano.
-Bastardi...-Sussurrò
Damon afferrando il collo del sicario con la mano libera.
-Lasciami
andare!-Urlò ripetutamente Danvers, prima che il fiato cominciasse a mancargli.
Ariel
portò gli occhi sgranati su Damon.
Stava
per uccidere l’uomo in nero.
Terrore.
Il
corpo quasi le tremava dinanzi a tanta potenza e ferocia.
Ma,
una parte di lei, si chiedeva perché quel tremore fosse così eccitante, perché trovasse attraente e
desiderabile tutto quel potere.
Perchè
Damon, ai suoi occhi, appariva così dannato e forte?
Intanto,
Mc. Roland, accortosi che la vittima era completamente paralizzata davanti allo
spettacolo del mostro, pensò bene che
era meglio portare a termine la missione evitando danni collaterali.
Silenziosamente,
sgattaiolò versò la portiera del passeggero della Diva di Ariel Redlake dove,
per buona sorte, il finestrino era spaccato e lui poteva infilare un braccio ed
afferrare la borsetta della rossa.
Tutto
in pochi secondi, dove, afferrata la borsa, gli bastò pigiare un tasto
all’interno della giacca ed il gioco era fatto.
Il
cerca persone chiamò immediatamente i rinforzi per la fuga.
Ad
uccidere la Redlake, probabilmente, c’avrebbe pensato il mostro, poiché lei non
sembrava conoscerlo, visto che guardandolo tremava e boccheggiava sconvolta.
Prima
di scappare, vide Danvers accasciarsi al suolo, presumibilmente morto, mentre
l’altro si voltava verso la donna fissandola con i suoi occhi sanguinolenti ed
azzurri.
Loro
rimasero immobili, senza dirsi nulla, lei si era appiattita contro l’auto ed
aveva deglutito pesantemente, guardandolo come se si aspettasse di essere
sbranata da un momento all’altro.
O baciata.
Mc.
Roland si scoprì sorpreso dalla strana tensione che aleggiò nell’aria mentre il
Vampiro, perché di certo uno che al posto dei canini ha due zanne lunghe ed
affilate altri non è che un vampiro, le si avvicinava lentamente.
Sembrava
incantato dal rivolo di sangue della donna.
Era
la sua occasione per fuggire e, sempre con la massima cautela, defilò via senza
che né Damon né Ariel se ne accorgessero.
I
due erano impegnati a guardarsi negli occhi, persi l’uno nello specchio
dell’anima dell’altro.
Damon
era contento, la sua Sirenetta stava bene, lui non l’aveva fatta a pezzi,
almeno non letteralmente, come nelle sue visioni.
E
lei, Ariel, era confusa.
Damon
era dinanzi a lei, tremava di paura e desiderio, ma non aveva né la forza per
mandarlo via né tanto meno per toccarlo.
Lui
invece sì, la sua mano, con l’anello di lapislazzuli che risplendeva sotto il
pallore della luna, si avvicinava sempre più verso la sua nuca.
Verso
quel rivoletto di sangue.
Se
possibile, Ariel si fece piccola piccola, accalcandosi contro la propria auto,
mentre le dita di Damon le sfioravano la ferita.
Quel
tocco di fuoco e possessione le provocò un brivido intenso lungo la spina
dorsale ed un violento spasmo al corpo.
Repulsione.
Chiuse
gli occhi, scostando di lato il capo per non guardarlo più, sperando che lui si
allontanasse, che non la toccasse più.
Mai
più.
La
sua pelle candida bruciava di desiderio ed il suo stomaco si accartocciava in
segno di protesta.
Ogni
cellula in fiamme ridestava quel dolore dimenticato e tutto diventava teso e
dolorante, i conati di vomito le salivano fino in gola.
Damon,
invece, si accorse che le dita gli si erano tinte del rosso vivo del sangue di
Ariel.
Quanto
desiderava bere di nuovo da lei.
Sentiva
il desiderio invadergli la mente ed i sensi esplodergli senza controllo.
Allontanò
le dita dal capo della rossa e le avvicinò alle sue labbra assaporandone il
gusto dolce e caldo, socchiudendo gli occhi.
Quanto la voleva, quella dannata donna, che lo rendeva uno Stefan-squartatore a
tutti gli effetti.
Ma
fortunatamente il rombo di un’auto, a diverse centinaia di metri da loro, lo
ridestò dall’incatenamento dei sensi verso Ariel ed indirizzò il suo sguardo
verso la fonte del rumore.
Vide niente poco di meno uno dei sicari che scappava a gambe levate verso il
nulla dell’autostrada.
Anche
Ariel sembrò accorgersene e la sua reazione fu spropositata.
Urlò,
quando vide che l’uomo aveva con sé la sua borsetta, ed urlò forte, come un’isterica.
Il
corpo le tremò ancora più forte e si tese, come una corda di violino sul punto
di spezzarsi.
Damon
si accorse che i suoi occhi erano fiammeggianti, dilatati e la pupilla era
anomala.
Sottile
e quasi felina.
Durò
un nano secondo, ma lui la vide farsi sottile e lunga, per poi tornare
circolare ed umana.
Con
uno scatto, violento e troppo improvviso, Ariel schizzò via dalla portata di
Damon e si scagliò contro il suo stesso sicario che la distanziava di una
decina di metri.
-Nooo!-Gli
urlò lei contro, come se fosse posseduta da chissà quale demonio, lasciando il
vampiro incredulo da una reazione così singolare.
Cosa
mai poteva tenerci in una borsetta una diciassettenne?
Poi
le cose divennero improvvisamente serie quando si rese conto che Ariel aveva
estratto una pistola dal fiocco che stringeva il vestito e la puntava contro
l’uomo che, dandole le spalle, continuava a correre nonostante lei continuasse
ad ordinargli di fermarsi, con una veemenza sconcertate.
-Brutto
bastardo, va all’inferno!-Gli urlò, caricando la pistola così velocemente che
Damon non poté che chiedersi se l’aveva già fatto prima d’ora.
La
vide tendere le braccia nuovamente e si sentì perso.
Ariel,
la dolce Sirenetta indifesa che impugnava in modo selvaggio e preciso una
pistola contro un uomo.
E
lui che non riusciva neppure a smuoversi.
-Ok, ora prendi
bene la mira, qui...guarda la canna ed il mirino e spara l’Orsetto Ben!-
-Sei sicuro che
se lo uccido non si arrabbierà?-
-Ma certo che
no, se te lo dice il tuo angelo della musica, ti devi fidare...-
-Ariel, fa
presto, io voglio sparare i coniglietti!-Jake.
Tornò a
concentrarsi, prese la mira, e bucò completamente la testa di Zio Ben.
Mc.
Roland, mai si sarebbe aspettato che una donna, una ragazzina, riuscisse a
perforargli il costato in direzione del cuore, colpendolo alle spalle.
Un
attacco a tradimento, certo, ma un attacco letale e preciso.
Se
non fosse morto, di certo la spina dorsale, ormai compromessa, l’avrebbe
bloccato su una sedia a rotelle a vita.
Un
colpo di fortuna? No, no di certo, faceva quel mestiere da troppo tempo per
credere che una ragazza al primo tentativo, con un semplice colpo di fortuna,
l’avesse colpito con tanta precisione.
Quella
donna, la Redlake, non era la semplice ragazza che aveva creduto.
E
dire che erano stati avvertiti.
“Non sottovalutarla, è una Redlake!” gli
era stato detto.
Ed
ora era paralizzato a terra, prossimo alla perdita dei sensi, con la rossa che,
sempre con la pistola puntata su di lui, si avvicinava svelta come una tigre
sulla sua preda.
Tuttavia
non fece in tempo perché l’auto con gli agenti Collins, Harris e Jones le
marciava contro.
Spaventata,
ma ancora più furibonda, la rossa cominciò a sparare contro l’auto nera appena
arrivata.
Come
Mc. Roland aveva ben pensato, la ragazza non era nuova del mestiere.
Aveva
forato una ruota e certamente non l’aveva fatto a caso, visto che si accingeva
a bucare anche l’altra, facendo centro ovviamente.
I
tre nuovi arrivati, inconsapevoli della presenza di Damon, ebbero la fatale
pensata che abbandonando l’auto avrebbero potuto recuperare la borsa ancora
nelle sue mani, e Mc. Roland gliel’avrebbe lanciata volentieri, se solo avesse
avuto le forze necessarie per muoversi.
Ma
il dolore lo paralizzava ed il fiato era appena sufficiente a farlo respirare
correttamente.
Ariel
intanto, si ritrovò di fronte a tre uomini, alti e robusti, vestiti di nero e
ben armati.
-È
Robert! Ha la borsa con sé! Prendiamola e facciamo fuori la Redlake!-Urlò uno
dei tre, quello più alto, con i capelli biondicci e gli occhi di un colore
indefinito fra il castano ed il nero, l’agente Harris.
-Fermi
o sparo!-Protestò lei, non appena il più basso, Collins, mosse i primi passi
verso Mc. Roland, dalla quale recuperò la borsetta, lasciandolo a terra a
perire, porgendo quindi la borsetta al
capo rapido più che mai.
-Oh-Oh!
La signorina vuole ingaggiare battaglia!-
Ariel,
per tutta risposta gli puntò la pistola contro, ma era ben consapevole che tre
contro uno non era fattibile considerato che era ben puntata da Collins e Jones.
-Lascia
la mia borsa ed andate via...-Disse cercando di darsi un tono.
Era
ormai chiaro che quegli uomini erano lì per lei, quindi di certo miravano al
suo Tesoro.
Doveva
restare calma, nella sua borse c’era quello che volevano, non dovevano portarla
via.
Se
era quello a cui puntavano, gli avrebbe dato il benservito.
Tutto,
tranne la sua Eredità.
Gli
avevano già sfasciato l’auto ed il suo fuoco di “Redlake” non aveva mai
bruciato così ardentemente dal suo arrivo a Mystic Falls, ma questa volta era
diverso, c’era troppo in gioco per lei.
L’agente
Harris la guardò con un sopracciglio alzato e sorrise, sfoderando anche lui una
Berretta nera e carica.
-Uccidete
questa stronzetta!-Però il signor Harris non fece neppure in tempo a prender
bene la mira, che due occhi di ghiaccio e fuoco apparvero nell’oscurità della
notte, proprio dietro la donna dai capelli rossi.
E
zanne.
Non
riuscì a sparare e neppure gli altri due riuscirono a muoversi, tanto grande fu
la sorpresa per quell’improvvisa apparizione.
Un
flash gli scattò contro, disarmando Harris in un baleno, mentre Ariel ne
approfittava per far fuoco su Collins che, sfortunatamente per lui, non
comprese che la pallottola gli aveva già perforato la clavicola ed ogni
movimento, di lì a pochi attimi, sarebbe stato impossibile per il suo braccio
destro.
Damon
bloccò Harris, che lasciò volare la borsetta di Ariel fino a Jones rimasto fin
ora immobile al suo posto.
-No!-Ariel
sparò un altro colpo, mentre il collo di Harris si spezzava sotto la presa di
Damon, Jones fu più lesto di lei e sparò prima, riuscendo anche ad evitare il
colpo della rossa, ma nello spostamento non era riuscito a prender di mira
Ariel e l’aveva mancata.
E
per di più era inciampato e la pistola gli era scivolata via.
Ariel
era vicina, cogliendo un attimo di sbilancio della fanciulla riuscì a
trascinarla a terra con sé.
Anche
Ariel perse la pistola.
Jones
fu il primo a rialzarsi, ma non abbastanza veloce da poter afferrare la pistola.
Ariel
l’aveva colpito con un calcio proprio sulla rotula del ginocchio.
Un
colpo preciso col tallone.
Jones
fu costretto ad arretrare lasciando ad Ariel la possibilità di rialzarsi e
fronteggiarlo a mani nude.
Damon
rimase immobile a guardarli.
Sul
serio? Quella era la Ariel che aveva conosciuto lui?
No,
era uno scherzo.
Che
quello che c’era nella borsa fosse più importante addirittura della sua stessa
vita?
Non
l’aveva mai vista così.
E
doveva ammetterlo, era piacevolmente sconvolto.
E
curioso.
Eccola
che si scagliava contro l’energumeno, un destro a vuoto, l’uomo s’era spostato
ma la rossa era stata abbastanza rapida a colpire col sinistro, dritto sullo
zigomo di Jones.
Era
precisa ed attenta, anche capace di schivare i colpi.
Con
gli umani ci sapeva fare.
Ed
il suo obbiettivo era recuperare quella dannata borsa sotto il braccio di
Jones.
Doveva
aiutarla, da sola contro un uomo non poteva farcela, non con quel vestito lungo
che le impediva i movimenti, perciò si premurò di abbandonare il corpo di Harris
al suolo ed attaccare Jones che continuava a combattere contro Ariel.
Era
più o meno brava anche ad incassare i pugni nello stomaco.
Sembrava
decisamente abituata.
E pensare che quando l’aveva morsa sembrava una pazza impossessata.
Ma
era chiaro che esser toccata la infastidiva, quindi evitava il contatto fisico
il più possibile, leggeva il disgusto nei suoi occhi di donna.
Il
vampiro afferrò una spalla del sicario bloccandogli l’attacco, che consisteva
in un poderoso pugno sul bel visetto della Redlake, sorprendendolo non poco.
Ariel
invece colse l’occasione per tentare di recuperare la sua borsa.
Provò
a tirarla via dalla morsa dell’uomo, ma lui resisté rivaleggiando decisamente
meglio di Ariel, almeno finché i canini di Damon non gli squarciarono la pelle
del collo.
La
rossa, spaventata dall’urlo disumano del suo aggressore e dal sangue che
improvvisamente sgorgava dal suo collo, lacerato dai denti di Damon che avevano
attaccato quasi con la stessa brutalità anche la sua carne, strillò insieme al
povero Jones ed insieme i due mollarono la presa dalla borsetta che
paradossalmente volò all’altro capo della strada, oltre la barriera stradale.
Damon
lasciò cadere Jones esamine e rimase a guardare la rossa a pochi passi da lui.
Ancora
persi l’uno negli occhi dell’altro.
La
prima ad interrompere il contatto visivo fu proprio la ragazza, la sua
attenzione era dall’altro capo della strada, dove giaceva la sua borsa.
Senza
dire nulla, scivolò alla destra del vampiro ed oltrepassò la barriera stradale
sollevandosi il lungo vestito nero fino ad arrivare al centro delle due
carreggiate autostradali.
La
luna illuminava il pallido volto della giovane, mentre Damon si ripuliva del
sangue di Jones e la osservava.
Ariel
stava guardando la sua borsetta.
Non
pensava che dopo tanto tempo, avrebbe di nuovo provato a sottrarle la sua
preziosa Eredità.
Quindi
qualcuno sapeva che lei era a Mystic Falls, qualcuno che non avrebbe dovuto
saperlo.
Ma
chi?
Considerato
a ciò che puntavano dovevano essere persone importanti.
Sospirò,
non era finita dunque.
Ma
quel sospirò si bloccò nel suo petto.
Un
ben noto formicolio le percosse la pelle ed il cuore aumentò i suoi battiti,
cantando un avvertimento accompagnato dalla sensazione di predominio che le invadeva
il cervello.
Poi
sentì un rombo ed una luce che l’abbagliava.
Solo
che il rombo proveniva dalla direzione opposta a quella del fascio sfolgorante
di luce.
Si
voltò, ignorando il forte raggio lucente, gli abbaglianti di un grosso Tir da
trasporto, a diversi metri da lei che concentrava tutta la sua attenzione ad un
ben più piccolo fascio di luce, proveniente da una moto.
Gli
occhi verdi e sgranati spaventarono Damon, quando si rese conto di quello che
stava effettivamente per accadere.
Almeno
trecento metri dietro di lui arrivava una moto ad alta velocità, che sembrava
aver notato anche Ariel, ma la cosa disastrosa era che la sua Sirenetta dava le
spalle ad un camion enorme e nonostante il rumore fosse assordante lei sembrava
non vederlo ne tanto meno sentirlo.
Se
non si spostava entro un minuto e mezzo, era morta.
-Ariel!
Ehi! Che diavolo stai facendo!?! Ariel!-Gli urlò.
Ma
la rossa neppure l’ascoltò, continuò a guardare il puntino bianco che rombava
come un drago nella notte.
-Ariel!
Ariel! Maledizione!-
Questa
volta la fanciulla piegò il capo come incuriosita e mosse un passo dritto
dinanzi a lei, verso la moto.
Damon
rimase immobile, il Tir era sempre più vicino e non si era accorto di Ariel.
-Jake?-
Poi
la devastazione.
Due
proiettili provenienti dalla moto forarono le ruote del Tir che sbandò
sballottando i suo vagoni, che si infransero contro la barriera stradale,
minacciando di schiacciare la rossa, se non fosse stato per l’intervento
immediato di Damon, che più veloce che poteva trascinava via Ariel afferrandola
per la vita.
Ma
non era facile, il camion continuava a sbandare, l’uomo all’interno sembrava
svenuto e fermare il mezzo era impossibile.
Evitò
che le cabina li investisse in pieno e riuscì a svincolarsi e trascinare via
ancora una volta anche lei dalla morsa delle ruote posteriori che in un zig zag
letale cercavano di schiacciarli.
Damon
riuscì a trarre in salvo la Sirenetta dal raggio d’azione del Tir, ma lei si
dimenava come una matta, infastidita e terrorizzata dal lieve tocco del
vampiro.
Anche
se lui più che altro l’aveva afferrata per la stoffa del vestito, sfiorandola
appena.
Un’impresa
davvero epica quella di trarla in salvo senza toccarla.
Ma
ce l’aveva fatta.
Tuttavia,
lei non sembrava tanto felice di trovarsi all’altro capo della strada, mentre
l’uomo in moto, perché era certo si trattasse di un uomo, era dietro al Tir
fermo sulla sua Kawasaki Ninja nera con il serbatoio rosso ed i cerchioni delle
ruote dello stesso color cremisi.
Lucida
e splendente, rombava rimanendo immobile con in sella il suo proprietario.
Alto
e dalle spalle larghe, indossava un pantalone di pelle ed una giacca dello
stesso materiale adornata con delle borchie appuntite sulle spalle, guanti di pelle tagliati a metà sulle dita e
grossi stivali a punta tonda e larga.
Riconoscerlo
però, era impossibile, portava un grosso casco nero con la visiera dal vetro
oscurato.
Tuttavia
Ariel sapeva che quello era Jake, anche se era vestito da Centauro stile Ghost Rider.
Per
un attimo fu certa che i loro occhi si fossero incrociati, ma era ancora trattenuta
dalla presa di Damon ed il corpo era troppo rigido per fare un qualsiasi movimento.
Il
cuore le andava a mille.
Poi,
il centauro in moto, ripartì afferrando la borsa accanto al tir ribaltato ed in
quel momento la rossa si mosse.
-No!
Non puoi farlo!-Urlò precipitandosi contro di lui che, veloce, sgommò verso il
camionista intento a sfoderare un fucile mentre sbucava fuori dal suo Tir,
incazzato nero.
-Brutti
bastar!-Una pallottola gli forò il cranio, uccidendolo all’istante.
Ariel
si bloccò, rigida come una statua di ghiaccio.
Damon
era allibito, l’uomo in moto aveva appena fatto fuori il camionista senza
alcuna esitazione e senza alcun dubbio troppo velocemente per un umano.
Poi
il nuovo arrivato, superò la barriera stradale sfondata dal camion ed invase la
doppia carreggiata in cui sia lui che i sicari ed Ariel, si trovavano.
Lanciò
la borsa proprio fra le braccia della rossa, sfilò dinanzi al vampiro che lo
guardò con gli occhi sottili e glaciali.
Chi
diavolo era quel tizio? Il fantomatico Jake?
Che
avrebbe dato per guardarlo in viso e
staccargli la testa.
L’aria
era elettrica.
Ariel
era ancora immobile e tesa e fissava imperturbabile il tipo in moto.
Lui
sembrava calmo, con quella pistola riposta fra la cinta ed il pantalone, sul
fianco destra, ben in vista ai loro occhi.
Damon
non sapeva neppure cosa fare, almeno finché qualcuno non gli conficcò un
pugnale alle spalle, dritto nel cuore.
Per
un attimo tutto si annebbiò e provò dolore, ma durò una frazione di secondo,
era un vampiro e non ne risentiva più di tanto.
Veloce,
cercò di colpire colui che aveva osato tanto, ma Danvers era stato più rapido,
s’era già scansato e cercava di puntare Ariel con la pistola.
La
rossa, però, non sembrava essersi accorta dell’imminente pericolo, perciò ci
pensò il presunto Jake a far fuori
l’agente Danvers, colpendolo prima al braccio dove reggeva la pistola, poi
dritto sul petto, trapassandogli il cuore.
Damon
era sconvolto.
Chi diavolo era
questo tizio?
E
perché improvvisamente tutti sapevano sparare così bene?!
L’uomo accelerò, sorpassando rapidamente Ariel e con un colpo secco alla testa
si sbarazzò di Collins e di Mc. Roland, che cercava di strisciare verso la sua
pistola.
Ariel
sentì tutto alle sue spalle, ma fu come se avesse visto ogni omicidio del suo
Jake.
Perfetto
e letale.
Lui
sterzò con la moto e si posizionò di fronte ad Ariel e Damon in modo che
potesse guardarli entrambi ed avere la strada libera per fuggire.
Bé
il signorino aveva fatto male i suoi conti, pensò la rossa, perché se sperava
di fuggire via tanto facilmente era fuori strada.
Senza
esitare, si parò dinanzi alla moto, che in risposta ruggì restando immobile.
Poteva
fare il gradasso quanto voleva, poteva anche fingere di investirla, ma non
l’avrebbe mai fatto sul serio di questo ne era certa.
A
quel punto, il Centauro spense la moto e smontò allargando le braccia.
-Bene...-Disse
con una strana voce metallica e sottile, probabilmente modificata da qualche
congegno impiantato nel casco.
Tipico
di lui, era sempre previdente per non farsi riconoscere, lei non era mai stata
così cauta.
-...A
quanto pare, dopo aver fatto il lavoro sporco per te, vuoi anche la buona
notte?-Il suo tono, da quel che Damon, come spettatore basito poteva capire,
era decisamente ironico e pungente, infatti Ariel, inaspettatamente, lo
sorprese ancora una volta scattando contro il nuovo arrivato, per sferrargli un
pugno.
-TU!!!!-Gli
urlò furiosa, ciò nonostante l’uomo, molto più veloce di un umano, ma più lento
di un vampiro, scansò il colpo spostandosi di lato e sferrò un destro proprio nello
stomaco della rossa, che inevitabilmente si accasciò sulle ginocchia,
stringendosi il ventre.
-Tsk...Culona, così ti posso battere anche ad
occhi chiusi! Shimatta*!-
Damon,
per un attimo pensò bene di scagliarsi contro quel piccolo bastardo e staccargli
la testa ed anche quel casco a morsi, fino a trasformarlo in una poltiglia.
Come
osava rivolgersi e colpire in quel modo la sua Sirenetta!
“Da che pulpito viene la predica!” Sussurrò
la sua coscienza.
Stava
di fatto che non poté realizzare i suoi macabri sogni omicida, perché la sua
Ariel, si stava rialzando in piedi.
-Sta zitto...Ti
farò a pezzi e mi prenderò tutti i tuoi soldi, stronzo!...!!!!!-Furente, si
rialzò cominciando ad avvicinarsi sempre di più al corpo del Centauro man mano
che sganciava pugni a raffica.
E
se bene l’altro riuscisse a schivarli tutti, sembrava in difficoltà, infatti
mise un piede in fallo, scivolò a terra steso supino ed Ariel gli fu a
cavalcioni in un attimo.
-La cavalcatura?-*
-Piccolo
stronzetto!-Sbraitò cercando di strangolarlo con le sue piccole manine, Damon
era certo che faceva persino fatica a stringere tutto il collo.
-Ehi!
Fer...Stop! Così mi uccidi, sweetheart!-Esclamò
Jake afferrando i polsi di Ariel, che impossibilitata all’arte dello
strozzamento, provò a sfilargli il casco, ma lui non fu per niente d’accordo e
con un balzo riuscì a sollevarsi, dimostrando una forza mostruosa sia nelle
gambe che negli addominali.
Damon
ne era certo, qualcosa lì, non andava davvero.
Rimasero
avvinghiati insieme, con lei che gli cingeva i fianchi con le gambe,
completamente a suo agio, a dispetto dei precedenti sfioramenti che aveva avuto
con gli altri uomini quella notte.
-Oh,
andiamo, non sapevo avessi tutta questa Voluttà
da donarmi, Amore!-Le mani del Centauro scesero sul fondoschiena della
rossa.
-Vaffanculo,
J!-Esclamo lei saltando giù con un agilità felina dal corpo a cui era
avvinghiata, rimettendosi sulla difensiva.
-Scusa
tanto, ma stasera non sono qui per giocare con te, perciò...Per favore,
lasciami andare, non sei più in grado di competere con me...Lo sai...A meno che
tu non voglia tirar su la gonnella!-Disse l’uomo indicandole il vestito, si
capiva bene che era troppo malizioso.
Ariel
in tutta risposta digrignò i denti e lo guardò con aria truce, non aveva
davvero alcuna intenzione di arrendersi.
Il
vampiro, dal canto suo, non sapeva precisamente cosa fare, forse non era il
caso di aiutarla, anche se l’istinto gli urlava sempre più ferocemente di
attaccare Jake.
Così
sfrontato e sicuro di sé.
Dovevano
conoscersi da molto tempo, questo era certo.
-Smettila
di prendermi in giro! Pensi che io ti lasci andare proprio ora?-Ribatté la
rossa sbracciandosi con foga.
-Bene,
buon sangue non mente! Vorrà dire che passerò con la forza!-
Dopodiché
tornarono a darsele di santa ragione.
Damon
era convinto che il ragazzo ci stesse andando piano quando la colpiva, invece
Ariel non si risparmiava, i suoi calci erano alti e precisi e con una forza
improvvisa era riuscita a colpire il petto del Centauro con un calcio a mo’ di spinta,
ma lui ne aveva approfittato per intrappolarle la caviglia con la mano grande e
possente, rispetto alla piccola caviglia della rossa.
Con
l’altra le aveva sollevato la lunga gonna del vestito scuro.
Ok,
questo gli dava fastidio.
Non
doveva, ma gli dava fastidio lo stesso.
Ariel
era ancora la sua Sirenetta.
Ringhiò.
-Oddio,
neppure la Direttrice Trinciabue* mette
queste mutande, che schifo!-
Damon
ringhiò più forte, pronto a scattare, ma non finì neppure di parlare che la
rossa era a testa in giù con le mutande bianche e grosse in bella vista.
Ok,
erano orrende.
-Culona,
sogni d’oro!-Dalla tasca, l’uomo, cacciò una di quelle siringhe in cui loro
erano soliti inserire la verbena per stordire i vampiri, ma in questa c’era uno
strano fluido verde quasi fluorescente
dall’aspetto poco rassicurante.
Ariel
gemette e Damon capì che Jake le aveva appena punto il sedere, iniettandole lo
strano liquido.
Merda,
che diavole le aveva fatto quell’idiota?
-No...Perchè?-Biasciò
lei cominciando a vedere il pavimento che vorticava e le figure sfocarsi sempre
più.
-Gomennasai*, amore mio...-
-Vaffanculo,
Jake…-Poi gli occhi le si chiusero ed il vampiro perse il controllo.
-Bastardo,
che cazzo le hai fatto?-Ruggì Damon avvicinandosi lentamente, lanciando sguardi
di fuoco al suo nuovo nemico.
-Sta
tranquillo amico, è tutto ok!-Disse sbrigativo l’uomo, riponendo la siringa nel
suo taschino, ma Damon non era incline ad ascoltare le patetiche parole di quel
Jake.
Troppo
sfacciato e troppo intimo con Ariel, per i suoi gusti.
Lui e quei suoi
messaggi osceni.
-Ti
farò a pezzi!-Promise il vampiro, mostrando le zanne.
-Oh-oh...Un
vampiro...Niente male!-Il ragazzo arretrò sollevando in aria le mani come per
arrendersi.
-Suvvia,
amico, non ho l’attrezzatura adeguata per te stasera...-Scherzò facendogli l’occhiolino.
Sopra
un albero, a debita distanza, un uomo ascoltava la conversazione stando
sull’attenti.
Non
andava bene, la situazione era fuori controllo, gli agenti mandati a far fuori
la sua adorata Ariel erano stati tutti uccisi e non solo per colpa di Damon
Salvatore, ma anche grazie al pronto ed inappropriato intervento di Jake.
Quel
furfante doveva essere sulle sue tracce ed aveva intercettato l’attacco ad
Ariel.
Forse,
lui, l’angelo della musica, l’aveva decisamente sottovalutato il piccolo
Centauro.
Era
diventato più furbo e più forte, dall’ultima volta.
Non
era un bene per lui, ma non poteva neppure permettere che combattesse contro
Damon.
Avrebbe
complicato ogni cosa e non era ancora il momento.
Perciò,
a suo rischio e pericolo, estrasse il suo fucile di massima precisione e puntò
su Damon.
-Scusa,
bastardo, ma devo metterti al tappeto per un po’...-E l’Angelo della Musica sparò.
Il
primo colpo centrò il cuore di Damon, che sobbalzò dolorante, ma non fu grave,
era piombo.
Il
secondo, gli ferì la spalla, il terzo ed il quarto entrambe le ginocchia.
Il
quinto ed il sesto lo misero K.O. perché stavolta erano proiettili di legno e
gli colpirono un polmone ed il braccio
destro.
Non
arrivò neppure a cadere, che Jake, con un balzo felino lo scansò dalla sua
traiettoria, sfiorandogli appena la spalla, schizzando così verso la sua moto.
-Perfetto!
Così hai segnalato la tua posizione,
Angelo della musica! Sei morto!-Il ruggito della sua Kawasaki gli assordò
le orecchie e capì che quello era il momento in cui avrebbe dovuto darsela a
gambe, abbandonando Ariel e Damon da soli.
Dannato
Jake.
Ed
era anche veloce, maledizione!
Costretto
ad abbandonare Ariel e Damon privi di sensi su un’auto strada, con più di tre
morti assassinati accanto, un camion ribaltato e delle auto senza targa fin
troppo sospette, la situazione gli era
decisamente sfuggita di mano e non gli piaceva.
Sistemò
la maschera che di solito portava sul mezzo viso, sperando di riuscire a
filarsela prima che il marmocchio lo raggiungesse e chiedesse un combattimento
in cui non aveva alcuna voglia di cimentarsi.
Jake
era di certo divenuto più forte e veloce, ma lui era il suo maestro, gli aveva
insegnato a lottare, a sparare e l’aveva sottoposto agli addestramenti più
pericolosi al mondo insieme alla povera Ariel e batterlo era per il centauro
ancora una lunga corsa verso il traguardo.
-Scusate
ragazzi, ma oggi no!-La sua Ferrari
era a pochi metri da lui, che aveva dovuto correre per i boschi ad una velocità
sovrannaturale seminando il Centauro.
Ciao
Ciao, Jake.
Quando Damon riaprì gli occhi, era notte
inoltrata, dovevano esser passate un paio di ore, ed Ariel era ancora priva di
sensi a meno di un metro da lui, che dormiva profondamente.
Cercò
di alzarsi, ma sentiva un dolore atroce al braccio ed al lato destro della sua
schiena.
Le
pallottole in piombo non gli provocavano molto dolore, ma quelle in legno sì,
dopotutto era senza un buon pasto da
giorni.
Era
mal nutrito e debole fin dall’inizio, dannazione.
Poi
non si sarebbe mai aspettato un attacco alle spalle ed a distanza, per giunta.
Dopo
qualche minuto a sforzarsi come un dannato, finalmente riuscì a sollevarsi.
Doveva
nutrirsi, davanti a lui c’era Ariel, ma non poteva proprio morderla.
Non
dopo quello che le aveva fatto.
Non
avrebbe mai più dovuto toccarla, per nessun motivo.
Vederla
lì, a terra, in quello stato e ancora
prima, vederla aggressiva e furiosa, l’aveva fatto star male.
Lei
era la sua dolce Sirenetta.
Perché
aveva brandito un arma? E perché sapeva usarla?
Qualche
tempo prima, non avrebbe saputo difendersi, ne era certo proprio perché era
stato lui ad attaccarla e le era parsa indifesa ed inerme.
Non
aveva senso.
Cosa
le era successo dopo la notte passata insieme?
-Ariel?-La
chiamò, cercando di avvicinarsi lentamente.
Ci
vollero svariati richiami, prima che la Redlake rinvenisse.
In
tutta la sua maestosa schizofrenia.
Come
buongiorno, urlò, fracassando i timpani di Damon.
Poi
scattò in piedi, finendo per barcollare sulle ginocchia che non la reggevano
per lo sforzo e forse per la strana sostanza che le era stata inietta da Jake.
Infatti
si massaggiò il sedere imprecando e maledicendo l’uomo in moto.
Poi
cadde a terra impotente, stringendo al petto la sua preziosissima borsetta.
-Dannazione,
non riesco a muovermi…- Brontolò, guardandosi in torno.
Il
terrore invase subito i suoi occhi verdi ed a Damon parve decisamente che non
rammentasse che era stata lei a combinare buona parte di quella strage di
morti, auto ribaltate e sangue.
Ma
ciò che lo sorprese ancor di più fu che cominciò a tremare come una foglia
rendendosi conto che a pochi centimetri da lei c’era una pistola.
-Che
cosa hai fatto?!-Disse guardando Damon con sguardo nevrotico.
Bene,
se lo immaginava che avrebbe dato la colpa a lui.
La
piccola pistolera negava forse
l’evidenza?
-Io?
Sul serio? Hai cominciato a fare l’isterica ed hai sparato a tutti, anche se il
tuo amico motociclista ha fatto pulizia!-
Lei
sobbalzò e parve rendersi conto della situazione.
Afferrò
l’arma e la puntò su Damon con uno sguardo truce.
-Se
ti muovi, sparo!-Annunciò rimanendo seduta ed immobile.
-Cosa?
Mi prendi in giro? Ti ho aiutata!-Sbraitò Damon, cercando di restare in piedi.
Le
ginocchia stavano guarendo, ma gli serviva sangue.
-Sta
zitto, lurido plebeo stupratore!-
E
gli venne naturale chiedersi perché aveva marcato più la parola plebeo che stupratore.
Rimase
muto, mentre i loro occhi si studiavano in attesa di una mossa.
-Dov’è
andato quello in moto?-Chiese seria, senza abbassare la canna della pistola dal
suo cranio.
Se
gli spappolava il cervello non era una bella cosa, nemmeno per un vampiro.
-Non
ne ho idea, mi hanno sparato alle spalle e gli ultimi colpi erano con
proiettili di legno…quindi, mentre svenivo, non ho visto dove andava il tuo
amico Jake! Perché è di lui che si tratta, no?-
Lei
sobbalzò di nuovo, sospettosa e preoccupata.
Era
chiaro che aveva perso Jake, di nuovo.
Ma
che Damon adesso sapesse in qualche modo la sua identità non era un bene, Jake
non doveva finire nei guai.
-Cosa
vuoi? Hai già preso abbastanza da me, non ti concederò altro, sappilo, tanto
meno informazioni su Jake!-Una velata minaccia?
Quasi
rabbrividì sentendole usare quel tono imperioso e brusco che non le aveva mai
sentito usare.
Non
era lei, quel suo carattere era diverso.
Intrigante.
-Non
voglio nulla, tanto meno il tuo amichetto!
Ho solo seguito i tuoi compari in
nero, che volevano decisamente ucciderti…perché?-
-Non
sono affari tuoi, sei solo un poveraccio, cosa ne vuoi capire tu!-
Arrogante.
Se
fosse stato in forze, gli sarebbe planato addosso come un falco e l’avrebbe
morsa fino a farla urlare.
Poveraccio
lui? Diavolo!
-Tu
sei pazza! Si può sapere che ti è preso? Ho cercato di aiutarti e tu mi tratt..!!!-Un
proiettile gli forò l’addome, riducendolo in ginocchia.
-Brutta
str…-Così finiva dissanguato.
-Non
parlare come se fossi mio amico!! Sei solo un altro bastardo che cerca di
portarmi via qualcosa! Ti odio maledetto porco!-Un altro colpo al petto.
Ora
però erano faccia a faccia.
Il
suo sguardo femminile fatto di gemma era carico d’odio e Damon sapeva perché,
forse non poteva ucciderlo a colpi di pistola, ma torturarlo e dissanguarlo sì.
E
cominciava a capire che non importava che l’avesse aiutata in quel momento,
quello che le aveva fatto in precedenza non sarebbe scomparso mai.
Poteva
fare qualsiasi cosa per lei, l’avrebbe visto sempre e solo come un mostro.
L’amarezza
che da quella notte aveva tenuto a bada, si liberò salendogli fino alla gola e
ripensò alla sua orrenda visione della notte precedente, in cui c’era lui che
la faceva a pezzi.
Smise
persino di respirare a quella prospettiva ed abbassò lo sguardo, non era degno
di guardarla.
Ma
se l’avesse fatto avrebbe potuto cogliere l’improvviso turbamento sul viso
della Sirenetta nel momento in cui i loro occhi avevano perso contatto.
Compassione.
E
poi qualcosa che per una qualsiasi donna, vittima di una violenza, avrebbe
richiesto anni.
Barlumi
di perdono.
Soffici
e silenziosi, erano arrivati nel cuore della rossa come un seme piantato nel
terreno più fertile, in attesa di sbocciare.
Così
questa sensazione di tepore illuminò gli occhi verdi di Ariel e le fece
abbassare la pistola, colta da un dejavù.
Doloroso.
-Damon…-Fu
un sussurro bassissimo, ma lui lo sentì e sempre in ginocchio, percepì il cuore
della Sirenetta battere più forte, meno spaventato e più emozionato.
Non
era normale.
Incrociò
il suo sguardo e lo vide più caldo ed intenso.
Perché
stava succedendo?
Lei
doveva odiarlo ed invece era come se avesse rimosso il dolore per quello che le
aveva fatto, ma era passato meno di un mese, senza contare che era scostante.
Un
secondo prima lo sparava e gli diceva di odiarlo, poi lo guardava in quel modo
quasi dolce.
Era impazzita.
L’aveva fatta diventare pazza.
L’orrore
e la paura si impossessarono dei suoi occhi azzurri.
Cosa
le aveva fatto.
-Sei
come lui… Ed io l’ho amato nonostante tutto…-Sussurrò ancora
e Damon incurvò le sopraciglia.
Di
che stava parlando?
Di
chi
stava parlando?
Fu
quasi certo che anche Ariel si fosse messa in ginocchio e stesse per
avvicinarsi e posare le sue piccole mani sul suo volto, ma non avvenne.
-Anche…con
te…io…-Lei
cadde a terra come un salame, svenuta e russante, lasciando l’insensata frase
in sospeso.
Damon
chiuse gli occhi, che Epic Fail quella donna.
Si
mosse, ancora in trance, confuso dalle parole della rossa e assetato del sangue
che poteva guarirlo.
Ma
quella sera, sembrava destinato solo beccar colpi, perché anche se aveva quasi
azzardato il pensiero di darle un morsetto, ora che era svenuta, non fu capace
neppure di strisciarle vicino.
Un
paletto gli aveva trapassato le carni proprio accanto al cuore, già ferito da
un proiettile di piombo.
-DAMON!-
Merda,
ottimo tempismo Stefan.
Anche
se, ormai, suo fratello s’era perso la festa e restava solo la torta.
Ed
ovviamente la torta per Stefan era lui.
Bè,
avrebbe morso Ariel la prossima volta, forse.
Ora
voleva solo raggiungerla nel mondo dei sogni.
Ma
avrebbe presto scoperto che lei, più che di sogni, viveva di incubi non poi
così lontani dalla realtà.
Fine
XV Capitolo
Info
capitolo:
*Shimatta:
Dannazione, in giapponese.
*Gomennasai:
Mi dispiace in giapponese.
*La
cavalcatura: Canzone del Musical di Notre Dame de Paris. (qui)
*La
voluttà: Canzone del Musical di Notre Dame de Paris. (qui)
*Direttrice
Trinciabue: Direttrice cattiva della scuola di Matilda 6 mitica.
Buona
sera o buon giorno a tutti, finalmente ecco il nuovo capitolo!
Prima di tutto
ringrazio TheDistance, la mia beta, che ho perseguitato per giorni affinché
correggesse questo osceno capitolo scritto con i piedi!
Bene
bene, vorrò tante recensioni per questo capitolo sapete? XD
Mi
farebbe piacere sapere se il cambiamento di Ariel vi ha sorprese, incuriosite,
se vi piace oppure no.
Cosa
ne pensate di Jake come prima apparizione?
Ariel
in questo capitolo ha qualcosa che non va e si vede più che mai.
È
improvvisamente cambiata rispetto al personaggio che abbiam conosciuto all’inizio
di questa storia.
Ma
se ben ricordate nel capitolo precedente è stata soggiogata e tutti sappiamo
che questo comporta molte cose, e bisogna valutare per bene le sfaccettature di
quello che le è stato “ordinato” di fare.
Inoltre
la nostra Ariel scopre sentimenti contrastanti, essendo soggiogata non prova
più il dolore per quello che Damon le ha fatto, automaticamente è molto più
vicina a perdonarlo considerando che non ne soffre più.
Anche
se il suo corpo non è ancora d’accordo con quello che il cuore e la ragione
dibattono.
Come
si evolverà la situazione fra lei e Damon?
Chi
cerca Ariel?
E
cosa stanno veramente cercando di portarle via?
E
chi sarà e cosa vorrà veramente l’Angelo della Musica?
Oh
Jake, perché sei scappato?
Perché
conosce i vampiri ed una gran confidenza con Ariel?
Tutto
nel prossimo capitolo….
Nel
Prossimo Capitolo: SPOILER::
Ariel-
Dovrei chiamare il mio avvocato e farvi causa, plebei!-
Elena-
Non è più lei, è diventata altezzosa e non ha più paura di star accanto agli
uomini…-
Stefan-
E questo in soli due giorni?-
La
verità sta per venire a galla…
Stefan-
Damon è rinchiuso nelle segrete, è debilitato e senza cibo, non ti farà alcun
male, sei al sicuro in questa casa Ariel!-
La
caccia all’eredità è aperta...
Ariel-Perché
tutti vogliono i miei soldi? Ci sono altre miliardarie nel mondo, dannazione!-
Damon-Smettila
di sparare a tutti quelli che ti capitano a tiro! Questa maglia era costosa!-
Ariel-Non
ti risarcirò mai!-
Fine.
Baci
Serenity452