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Autore: Serenity452    05/08/2012    10 recensioni
Ariel Redlake arriva in città e subito cattura l’attenzione di Damon, che comincia a bramarne il sangue e non solo, sebbene il suo cuore appartenga ad Elena.
Ariel se ne innamora sempre più, ignara che quei freddi occhi azzurri siano quelli di un vampiro che muove i fili della seduzione assecondando un desiderio incontrollato.
Damon ormai succube e ossessionato da lei, dai suoi occhi verdi, le fiamme rosse dei capelli e l’animo puro, è confuso dai suoi stessi sentimenti già tormentati dopo la morte di Rose ed il continuo rifiuto di Elena. Ma quando Ariel scopre la verità su Damon, il peccato ed il dolore si mescolano in un terribile gioco di caccia e vendetta, passione e terrore con un Damon fuori controllo.
La Redlake potrà mai perdonare l’uomo che l’ha fatta innamorare e poi l’ha delusa e distrutta totalmente?
Potrà nascere l’amore da una relazione che affonda le radici nel dolore?
Ma chi è davvero Ariel Redlake?
Chi gli da la caccia?
Chi sono i misteriosi uomini che nasconde nel suo passato?
Damon scoprirà di non essere l’unico a voler Ariel e sarà trascinato nell'abisso di questo mondo dove niente è come sembra...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Elena/Stefan
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Cap 15

Mia beta, mi ha fatto diventare una stalker…
Ma non puoi biasimarmi, il capo sono io no?
Sopportami e ti amerò e porterò a spasso per il
Mondo con la piccola Clio Insieme a 
Damon e Frollo.

Capitolo XV: Assalto nel Buio!

 

 

 

Inconcepibile.

Tutto quello era davvero inconcepibile.

Era finito in mezzo ad una sparatoria.

E doveva ammetterlo, questi tizi erano ossi duri.

Forse il pacco in ballo era davvero alto: Ariel Redlake.

Ma perché? Perché proprio Ariel?

Che motivo avevano due gradassi per uccidere una diciassettenne?

Damon Salvatore accelerò bruscamente schiacciando completamente l’acceleratore, qualunque fosse il movente per quei due, lui non avrebbe permesso a nessuno di uccidere la sua Sirenetta.

 

Alcuni minuti prima....

 

Ariel era sconvolta.

Com’era possibile che dopo aver tentato di suicidarsi, la prima persona che incontrava era proprio quella per cui era arrivata quasi ad uccidersi?

Damon Salvatore.

Un terrore incontrollato l’aveva pervasa, bloccandola davanti a lui.
La nausea che in quelle ore di ritorno da Roswell, aveva quasi dimenticato misteriosamente, le era esplosa nello stomaco, salendo fino alla gola.

Il corpo le vibrava ancora e la cosa inquietante era che non si trattava solo di terrore.

C’era qualcosa di più.

Sentimenti contrastanti.

Quando aveva incrociato i suoi occhi di gemma con quelli cristallini del vampiro, quei sentimenti soppressi erano sbocciati all’improvviso.

Amore ed Odio.

Amore, perché prima che Damon gettasse la maschera da ragazzo comune, lei l’aveva amato, adorato.

Bramato.

Odio, perché s’era rivelato l’ennesimo fallimento, l’ennesimo mostro, traditore, violento.

E aveva desiderato vederlo al rogo, bruciare.

Ripudiato.

Rivedendolo, quei sentimenti rinati s’erano scontrati come auto in corsa sulla stessa carreggiata.

L’impatto era stato così violento da terrorizzarla.

Perché quello sguardo di ghiaccio, l’attirava e la disgustava?

Era possibile dopo quello che le aveva fatto?

Era quasi certa di avere qualcosa che non andava, lo sapeva da sempre dato i suoi trascorsi con “Lui” prima di conoscere Damon, ma Ariel non avrebbe mai potuto immaginare che la sua insanità mentale potesse arrivare a tanto.

Al punto da guardare Damon di nuovo con gli occhi di quasi un mese prima.

Era come se avesse messo da parte tutto il dolore che provava, come se fosse solo un vago ricordo dimenticato.

Desiderava ardentemente vivere, amare ed amare.

Amare chiunque.

Si sentiva pronta, anche se non capiva come fosse possibile che una notte di sonno le avesse ridato l’anima, la sua vecchia anima, pronta a vivere a pieno.

A lottare per i suoi desideri, obbiettivi e cari.

I tradimenti subiti erano perdonati, nel suo cuore.

Come sempre.

Accelerò, con la strana sensazione che alle sue spalle una presenza occulta e oscura tentasse di strangolarla.

Era forse un segno?

In un istante i suoi occhi balzarono allo specchietto retrovisore e per un attimo sbandò bruscamente, urlando.

Quegli occhi.

Gli occhi più verdi dell’universo.

Le fiamme che vi ardevano all’interno, l’odio e la furia liquida che li tingeva, si specchiarono nei suoi così simili e spaventati.

Un incubo.

Forse ben peggiore di Damon Salvatore.

L’orrore per eccellenza.

Sterzò, cercando di non finire fuori strada ed in quel momento l’immagine di quegli occhi svanì lasciando posto all’immagine dell’auto di Damon preceduta da un Suv nero che lo ostacolava, tentando di sorpassarlo.

Sconvolta, dapprima dalla strana ed infausta visione di quegli occhi, e poi dall’improvviso inseguimento di quello psicopatico di un vampiro, si costrinse ad accelerare, ma qualche attimo dopo, si rese conto che anche il Suv lo faceva, anzi tentava di affiancarsi a lei.

Sorpresa, pensò che il misterioso Suv dai vetri oscurati stesse solo cercando di superarla, perciò tornò a preoccuparsi di Damon, che nel frattempo le si era accodato proprio dietro di lei.

-Maledetto! Che cosa vuole ancora da me!-

Forse doveva chiamare Stefan ed ordinargli di venirsi a prendere suo fratello una volta per tutte.

O magari avrebbe potuto chiamare Jake.

Forse sarebbe stata la sua soluzione.

Ma non poteva saperlo e non le andava di metterlo in pericolo, in nessun caso.

Decisa, cercò il cellulare, ma non appena spostò una mano dal volante, il Suv nero improvvisamente sbandò, urtandola.

Perse il controllo dell’auto, che finì inevitabilmente nella carreggiata opposta dove a poche centinaia di metri troneggiava un’auto che proseguiva nel senso opposto al suo.

Se non si spostava immediatamente, si sarebbero scontrate.

Damon prese a clacsonare all’impazzata, così come la macchina che proseguiva nel verso contrario.

Ariel, spaventata, schiacciò l’acceleratore e con una sterzata brusca riuscì a rimettersi sulla carreggiata giusta appena in tempo, ma il Suv tornò a speronarla.

Dannazione, le stavano ammaccando la sua amata Diva!

Accelerò ancora, mentre la notte si faceva sempre più scura ed i lampioni illuminavano l’asfalto delle strade di Mystic Falls.

Damon, fu costretto ad invadere la carreggiata opposta per potersi accostare ad Ariel nella speranza di parlarle, ma la rossa non prese bene il suo tentativo di avvicinarsi ed inaspettatamente tentò di mandarlo fuori strada.

Pazzesco, lui cercava di salvarla e lei di ucciderlo!

Arretrò, addossandosi al Suv nero e cominciò a lampeggiare con i fanali verso Ariel, tuttavia il Suv con i due uomini in nero lo colpì sorpassandolo.

Dannazione, la sua Mustang non poteva competere con un colosso di auto come un Suv, era grossa ed alta il doppio e neppure la Lancia di Ariel avrebbe retto se cominciava ad investirla più violentemente.

Doveva trovare una soluzione, in fretta.

Appena la corsia a lui opposta fu di nuovo libera, tentò il sorpasso al Suv.

Doveva avvertire Ariel, stavolta il nemico non era lui.

Ariel dal canto suo, si chiedeva quando era stata l’ultima volta che aveva sfiorato i 160 all’ora con la sua Diva.

Ma quando Damon tentò ancora una volta di affiancarsi a lei, una rabbia cieca le invase la testa.

Se proprio voleva la guerra, lei gliel’avrebbe data.

Curvò il manubrio dando al vampiro un colpo proprio sulla fiancata, facendo staccare il piccolo specchietto esterno retrovisore.

Giurò quasi di aver sentito Damon imprecare e maledirla.

Forse non doveva farlo arrabbiare, le ultime volte non si era dimostrata una buona idea.

Ma lui sembrò non farsi intimidire dalle percosse di Ariel e cercò nuovamente di tenere testa al Suv che lo tamponava da dietro per passarlo.

Stavolta fu il moro ad urtare l’auto di Ariel con il muso sul suo sportello posteriore.

La ragazza, infuriata, certa che quella botta le avesse provocato un graffio di dimensioni bibliche, urlò come una matta clacsonando con i pugni in segno di protesta.

Tutto ma non la sua auto, c’aveva speso un mucchio!

Fuori controllo, rallentò ed invase la corsia opposta, affiancandosi alla sinistra di Damon.

Per un attimo Damon, dalla sua auto, sperò che Ariel avesse capito le cattive intenzioni del gli uomini a bordo del Suv, ma aveva di gran lunga sottovalutato il fatale ed inutile sesto senso di Ariel.

Infatti, invece che abbassare il finestrino e chiedere spiegazioni, lo tamponò.

Ma non lo tamponò colpendolo, bensì cominciò ad urtarlo ripetutamente incastrandolo fra la sua Diva e la barriera stradale in ferro.

Gli urti si susseguirono più volte e Damon, perse il controllo dell’auto sbattendo la testa contro il finestrino.

Indegno per un vampiro come lui, maledizione.

Si trovò costretto a rallentare per evitare di distruggere l’auto, ma fu in quell’attimo che il Suv rimontò, mentre Ariel ritornava nella carreggiata appena in tempo per evitare lo scontro frontale con una moto che proseguiva nel senso opposto.

Il Suv, passata la moto, invase la corsia sinistra e speronò Ariel nello stesso modo che lei aveva usato contro Damon.

La ragazza, sorpresa, cercò di accelerare e spingere via il Suv, ma era ben chiaro che la massiccia auto avrebbe avuto la meglio, almeno se non fosse stato per Damon.

Ariel si accorse che il Suv era stato letteralmente assaltato dall’auto di Damon, che aveva distrutto il cofano della grossa auto nera ed il muso della sua adorabile Mustang d’epoca.

La rossa si svincolò dalla morsa del Suv, che rallentava per non sbandare, permettendole di proseguire spedita e terrorizzata, il più lontano possibile da quei pazzi che avevano deciso di fracassarle l’auto.

Forse erano amici di Damon, pensò.

Ma un certo stato d’ansia le diceva che non era così.

Quegli occhi.

Erano un presagio, un pessimo presagio.

Poi, perché Damon l’aveva aiutata?

Facevano a gara per chi riusciva ad ucciderla prima?

Come se Damon avesse già avuto la sua chance.

Rabbrividì al pensiero di quello che Damon le aveva fatto, ma ora come ora le sembravano trascorsi mesi, anni.

Non sentiva più quel dolore profondo e devastante che aveva sentito vivo e pulsante fino al giorno prima.

Era guarita, e questo, se pur misterioso ed inspiegabile, le stava bene.

Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male ancora.

Lei voleva vivere, doveva vivere.

Guardò nello specchietto retrovisore e si accorse che né Damon né il Suv l’avevano rimontata, ma erano impegnati in una lotta nel tentativo di sorpassarsi a vicenda.

Tuttavia, fu il Suv ad avere la meglio ed inaspettatamente mangiò i pochi metri che lo separavano da Ariel, colpendo il posteriore della sua Lancia con una percossa che fece sbandare la fanciulla prima contro la barriera stradale poi nella carreggiata opposta, dove urtò il fanale di un’auto sconosciuta.

Gli urti furono violenti tanto da farle sbattere la testa contro il finestrino più volte.

Il dolore fu atroce.

Ma quello che accadde dopo fu decisamente peggiore.

Uno degli uomini a bordo del Suv, quello al posto del passeggero, calò il finestrino, si affacciò con una Berretta calibro 38 pronta a far fuoco.

L’uomo senza alcuna esitazione sparò sotto gli occhi sconcertati di Damon.

Fu un susseguirsi di rapidi scatti:

Ariel aveva miracolosamente schivato il proiettile calandosi più che poteva sotto al manubrio e, rapida come il vento, aveva ingranato la quarta sfrecciando via mentre l’uomo dal Suv continuava a spararle contro l’auto spaccandole i finestrini, sfondando la carrozzeria e mancando la ragazza, che prontamente si spostava evitando miracolosamente le pallottole.

Inconcepibile, era finito in mezzo ad una sparatoria.

Si fiondò come un falco contro il Suv e decise che era indiscutibilmente il momento di metter fine a quel tragicomico siparietto.

Se non poteva fermare il Suv con la sua Mustang, l’avrebbe fatto lui stesso.

A mani nude.

La zona era poco trafficata e la strada abbastanza larga da permettergli di sorpassare sia Ariel che i sicari, che ormai la braccavano tamponandola. Presto la Lancia si sarebbe cappottata.

Schiacciò l’acceleratore a tavoletta e sorpassò il Suv, poi provò con la Sirenetta, ma lei spaventata anche stavolta gli si scaraventò contro facendolo sbandare contro il Suv.

-Maledizione!-Urlò rivaleggiando contro il Suv che lo placcava come un giocatore di football.

Furioso, afferrò il cellulare e fece l’unica cosa che poteva risolvere la situazione, forse.

Ariel intanto, continuava a guidare e fissare il segnalatore della benzina.

Era quasi arrivata al limite.

Il pieno fatto a Roswell s’era prosciugato fra il viaggio e l’improvvisa fuga.

Dannazione, era morta.

Morta.

Certo, aveva ancora una Chance, ma non era ben certa di voler attuare un simile stratagemma.

Eppure sembrava l’unica via d’uscita.

“Lei” era lì, nera, lucida, carica, dal calibro femminile, l’impugnatura leggera ed il grilletto delicato.

Il punto era: come diavolo c’era finita una pistola sul sediolino della sua Diva?

 

-Dai Princess, prendila e spara all’orsetto di Jake!-

-Ehi, se lo manca tocca a me, l’orso è mio!-

 

Scosse la testa, non avrebbe impugnato quell’arma, era fuori questione.

Non doveva farsi prendere dal panico.

Ma non finì neppure di ripeterselo che il cellulare le squillò facendola urlare a squarcia gola.

Damon la sentì, ancor prima che rispondesse, dopotutto era un vampiro.

A-AAAAAAAh!!!!!!!!!-Gli urlò attraverso il cellulare.

D-Craaaapaaa!!!-Strillò Damon, mentre un proiettile gli spaccava un fanale posteriore.

A-Lasciamiii in paceee!!!-

D-Brutta stupida, fammi passare!-Esclamò accostandosi con l’auto a lei, che continuava a guidare sbandando a destra e sinistra, urtandolo in continuazione.

A-Muooriii!-Con una sterzata Ariel lo incastrò fra se ed il Suv che tentava di sorpassarli.

Damon, si ritrovò schiacciato come una sardina fra le due auto, con i proiettili dei sicari che gli sfrecciavano davanti.

D-Guarda che io sto cercando di aiutarti!-

A-Cosa? Non sono tuoi amici?!-

D-Amici? E secondo te i miei amici potrebbero mai spararmi?!-

“Si!” Pensarono entrambi, ma nessuno dei due parlò.

Ariel non sapeva se fidarsi, ma dopotutto, era anche possibile che Damon non stesse mentendo.

Perché non era poi così improbabile che le dessero la caccia.

Senza pensarci afferrò la pistola, l’infilò nella fascia che stringeva il vestito sulla vita, rallentando e dando così a Damon la possibilità di liberarsi dalla morsa del Suv e sfrecciare avanti.

Doveva abbattere i nemici.

Se erano umani, era sufficientemente preparata.

La sua povera Diva era a pezzi e quella di Damon, prima o poi, avrebbe fatto la stessa fine, ma lui continuava a guidare superando i 180 all’ora.

Se Damon batteva in ritirata, era decisamente meglio per lei.

Se invece era solo una tattica per far sì che quelli del Suv le distruggessero l’auto, dandogli così l’opportunità di fare una cena notturna con più portate, era fregata.

Ma inaspettatamente il vampiro eseguì un grandioso testacoda a decine di metri da lei ed il Suv e veloce come il vento saltò fuori dall’auto con uno sguardo imperioso e demoniaco.

Si piazzò sulla traiettoria del Suv e ringhiò come se non aspettasse altro che essere schiacciato.

A-Oddio...Oddio...-Erano ancora al telefono.

D-E adesso...Spostati, Sirenetta!-

Dopo, Ariel riuscì solo a frenare, urtando con ferocia il volante facendo attivare l’airbag, che per poco non la soffocava.

La lancia Diva sbandò più volte contro la barriera stradale, mentre il Suv tentava di frenare per non investire Damon.

Ma lo sconcerto, per i sicari Danvers e Mc. Roland, fu abnorme.

Un uomo si era piazzato proprio davanti all’auto e Danvers non aveva fatto in tempo a rendersene conto, che la frenata era decisamente in ritardo per l’alta velocità a cui stavano viaggiando.

Nessun problema per Damon, ovviamente, 145 anni ed una forza mostruosa  non ebbero problemi a bloccare il Suv.

Sì, Ariel, con un meraviglioso rivolo di sangue che gli colava dalla cima dei capelli fin oltre la fronte e la mascella, vide esattamente questo.

Damon che abbracciava il muso del Suv e, con una forza impressionante, nonostante l’auto lo spingesse dietro, era stato capace di bloccarla e con un maestrale colpo di braccia, sfruttando anche la forza dell’urto e le ruote che ancora giravano, l’aveva sollevata facendola cappottare più volte all’indietro.

Il Suv perse tutti i vetri, il frastuono fu assordante ed Ariel si accorse che una scheggio di vetro probabilmente le aveva appena forato una gomma.

Merda.

Lentamente cercò di frenare, riprendere il controllo dell’auto ed accostare.

L’abitacolo dell’auto cominciava a farsi stretto, afoso e caldo.

Oppressa, aprì lo sportello della sua Diva e tremante mise il primo piede sull’asfalto.

Le girava la testa ed il lungo vestito nero si confondeva col cemento scuro della strada dandole un profondo senso di risucchio.

Davanti a se c’era Damon, che respirava faticosamente, forse stanco per lo sforzo, forse tremante di rabbia.

Lui fissava il Suv ammaccato e capovolto, quindi si costrinse a farlo anche lei.

Si accorse, con sgomento, che due uomini vestiti stile Man in Black stavano sbucando fuori dai finestrini.

Anzi, uno dei due era un colosso ed era dovuto uscire dal cofano.

Danvers, non appena vide la giovane donna dai rossi capelli, puntò la pistola contro di lei.

Gli era stato detto di prendere la chiave che la fanciulla portava sempre con se, a qualsiasi costo, anche uccidendola se necessario.

Ma non ebbe neppure il tempo di prender la mira che un fulmine nero gli si era piazzato davanti.

Due iceberg di ghiaccio e sangue incrociarono per un nano secondo i suoi occhi scuri, poi sentì solo un atroce dolore al braccio che impugnava l’arma e lo scricchiolio della sue ossa spezzate.

Urlò come un forsennato, mentre Mc. Roland, dall’alto dei suoi due metri e passa, sparava contro Damon, ferendolo ad una spalla.

Ariel urlò, schiacciandosi contro l’auto, col cuore che le martellava in petto.

Damon non fece una piega, se non un lieve sussulto per il colpo subito.

Erano solo pallottole e, fortunatamente, non di legno.

Il vampiro sguainò i denti, pronto a sistemare il suo avversario che si dimenava come una furia, nel tentativo di liberarsi dalla sua presa mortale.

Danvers urlò ancora più forte quando si rese conto di trovarsi di fronte qualcosa di ben diverso da un semplice uomo.

I denti affilati, le vene che circondavano gli occhi, il sangue che invadeva i suoi occhi azzurri.

L’impassibilità di fronte ad un proiettile conficcato nella spalla.

Mc. Roland provava lo stesso sgomento e la stessa paura.

Dopotutto quell’uomo li aveva scaraventati a metri di distanza mentre guidavano un Suv in corsa.

Non era di certo umano.

-Bastardi...-Sussurrò Damon afferrando il collo del sicario con la mano libera.

-Lasciami andare!-Urlò ripetutamente Danvers, prima che il fiato cominciasse a mancargli.

Ariel portò gli occhi sgranati su Damon.

Stava per uccidere l’uomo in nero.

Terrore.

Il corpo quasi le tremava dinanzi a tanta potenza e ferocia.

Ma, una parte di lei, si chiedeva perché quel tremore fosse così eccitante, perché trovasse attraente e desiderabile tutto quel potere.

Perchè Damon, ai suoi occhi, appariva così dannato e forte?

Intanto, Mc. Roland, accortosi che la vittima era completamente paralizzata davanti allo spettacolo del mostro, pensò bene che era meglio portare a termine la missione evitando danni collaterali.

Silenziosamente, sgattaiolò versò la portiera del passeggero della Diva di Ariel Redlake dove, per buona sorte, il finestrino era spaccato e lui poteva infilare un braccio ed afferrare la borsetta della rossa.

Tutto in pochi secondi, dove, afferrata la borsa, gli bastò pigiare un tasto all’interno della giacca ed il gioco era fatto.

Il cerca persone chiamò immediatamente i rinforzi per la fuga.

Ad uccidere la Redlake, probabilmente, c’avrebbe pensato il mostro, poiché lei non sembrava conoscerlo, visto che guardandolo tremava e boccheggiava sconvolta.

Prima di scappare, vide Danvers accasciarsi al suolo, presumibilmente morto, mentre l’altro si voltava verso la donna fissandola con i suoi occhi sanguinolenti ed azzurri.

Loro rimasero immobili, senza dirsi nulla, lei si era appiattita contro l’auto ed aveva deglutito pesantemente, guardandolo come se si aspettasse di essere sbranata da un momento all’altro.

O baciata.

Mc. Roland si scoprì sorpreso dalla strana tensione che aleggiò nell’aria mentre il Vampiro, perché di certo uno che al posto dei canini ha due zanne lunghe ed affilate altri non è che un vampiro, le si avvicinava lentamente.

Sembrava incantato dal rivolo di sangue della donna.

Era la sua occasione per fuggire e, sempre con la massima cautela, defilò via senza che né Damon né Ariel se ne accorgessero.

I due erano impegnati a guardarsi negli occhi, persi l’uno nello specchio dell’anima dell’altro.

Damon era contento, la sua Sirenetta stava bene, lui non l’aveva fatta a pezzi, almeno non letteralmente, come nelle sue visioni.

E lei, Ariel, era confusa.

Damon era dinanzi a lei, tremava di paura e desiderio, ma non aveva né la forza per mandarlo via né tanto meno per toccarlo.

Lui invece sì, la sua mano, con l’anello di lapislazzuli che risplendeva sotto il pallore della luna, si avvicinava sempre più verso la sua nuca.

Verso quel rivoletto di sangue.

Se possibile, Ariel si fece piccola piccola, accalcandosi contro la propria auto, mentre le dita di Damon le sfioravano la ferita.

Quel tocco di fuoco e possessione le provocò un brivido intenso lungo la spina dorsale ed un violento spasmo al corpo.

Repulsione.

Chiuse gli occhi, scostando di lato il capo per non guardarlo più, sperando che lui si allontanasse, che non la toccasse più.

Mai più.

La sua pelle candida bruciava di desiderio ed il suo stomaco si accartocciava in segno di protesta.

Ogni cellula in fiamme ridestava quel dolore dimenticato e tutto diventava teso e dolorante, i conati di vomito le salivano fino in gola.

Damon, invece, si accorse che le dita gli si erano tinte del rosso vivo del sangue di Ariel.

Quanto desiderava bere di nuovo da lei.

Sentiva il desiderio invadergli la mente ed i sensi esplodergli senza controllo.

Allontanò le dita dal capo della rossa e le avvicinò alle sue labbra assaporandone il gusto dolce e caldo, socchiudendo gli occhi.
Quanto la voleva, quella dannata donna, che lo rendeva uno Stefan-squartatore a tutti gli effetti.

Ma fortunatamente il rombo di un’auto, a diverse centinaia di metri da loro, lo ridestò dall’incatenamento dei sensi verso Ariel ed indirizzò il suo sguardo verso la fonte del rumore.
Vide niente poco di meno uno dei sicari che scappava a gambe levate verso il nulla dell’autostrada.

Anche Ariel sembrò accorgersene e la sua reazione fu spropositata.

Urlò, quando vide che l’uomo aveva con sé la sua borsetta, ed urlò forte, come un’isterica.

Il corpo le tremò ancora più forte e si tese, come una corda di violino sul punto di spezzarsi.

Damon si accorse che i suoi occhi erano fiammeggianti, dilatati e la pupilla era anomala.

Sottile e quasi felina.

Durò un nano secondo, ma lui la vide farsi sottile e lunga, per poi tornare circolare ed umana.

Con uno scatto, violento e troppo improvviso, Ariel schizzò via dalla portata di Damon e si scagliò contro il suo stesso sicario che la distanziava di una decina di metri.

-Nooo!-Gli urlò lei contro, come se fosse posseduta da chissà quale demonio, lasciando il vampiro incredulo da una reazione così singolare.

Cosa mai poteva tenerci in una borsetta una diciassettenne?

Poi le cose divennero improvvisamente serie quando si rese conto che Ariel aveva estratto una pistola dal fiocco che stringeva il vestito e la puntava contro l’uomo che, dandole le spalle, continuava a correre nonostante lei continuasse ad ordinargli di fermarsi, con una veemenza sconcertate.

-Brutto bastardo, va all’inferno!-Gli urlò, caricando la pistola così velocemente che Damon non poté che chiedersi se l’aveva già fatto prima d’ora.

La vide tendere le braccia nuovamente e si sentì perso.

Ariel, la dolce Sirenetta indifesa che impugnava in modo selvaggio e preciso una pistola contro un uomo.

E lui che non riusciva neppure a smuoversi.

 

-Ok, ora prendi bene la mira, qui...guarda la canna ed il mirino e spara l’Orsetto Ben!-

-Sei sicuro che se lo uccido non si arrabbierà?-

-Ma certo che no, se te lo dice il tuo angelo della musica, ti devi fidare...-

-Ariel, fa presto, io voglio sparare i coniglietti!-Jake.

Tornò a concentrarsi, prese la mira, e bucò completamente la testa di Zio Ben.

 

Mc. Roland, mai si sarebbe aspettato che una donna, una ragazzina, riuscisse a perforargli il costato in direzione del cuore, colpendolo alle spalle.

Un attacco a tradimento, certo, ma un attacco letale e preciso.

Se non fosse morto, di certo la spina dorsale, ormai compromessa, l’avrebbe bloccato su una sedia a rotelle a vita.

Un colpo di fortuna? No, no di certo, faceva quel mestiere da troppo tempo per credere che una ragazza al primo tentativo, con un semplice colpo di fortuna, l’avesse colpito con tanta precisione.

Quella donna, la Redlake, non era la semplice ragazza che aveva creduto.

E dire che erano stati avvertiti.

Non sottovalutarla, è una Redlake!” gli era stato detto.

Ed ora era paralizzato a terra, prossimo alla perdita dei sensi, con la rossa che, sempre con la pistola puntata su di lui, si avvicinava svelta come una tigre sulla sua preda.

Tuttavia non fece in tempo perché l’auto con gli agenti Collins, Harris e Jones le marciava contro.

Spaventata, ma ancora più furibonda, la rossa cominciò a sparare contro l’auto nera appena arrivata.

Come Mc. Roland aveva ben pensato, la ragazza non era nuova del mestiere.

Aveva forato una ruota e certamente non l’aveva fatto a caso, visto che si accingeva a bucare anche l’altra, facendo centro ovviamente.

I tre nuovi arrivati, inconsapevoli della presenza di Damon, ebbero la fatale pensata che abbandonando l’auto avrebbero potuto recuperare la borsa ancora nelle sue mani, e Mc. Roland gliel’avrebbe lanciata volentieri, se solo avesse avuto le forze necessarie per muoversi.

Ma il dolore lo paralizzava ed il fiato era appena sufficiente a farlo respirare correttamente.

Ariel intanto, si ritrovò di fronte a tre uomini, alti e robusti, vestiti di nero e ben armati.

-È Robert! Ha la borsa con sé! Prendiamola e facciamo fuori la Redlake!-Urlò uno dei tre, quello più alto, con i capelli biondicci e gli occhi di un colore indefinito fra il castano ed il nero, l’agente Harris.

-Fermi o sparo!-Protestò lei, non appena il più basso, Collins, mosse i primi passi verso Mc. Roland, dalla quale recuperò la borsetta, lasciandolo a terra a perire, porgendo  quindi la borsetta al capo rapido più che mai.

-Oh-Oh! La signorina vuole ingaggiare battaglia!-

Ariel, per tutta risposta gli puntò la pistola contro, ma era ben consapevole che tre contro uno non era fattibile considerato che era ben puntata da Collins e Jones.

-Lascia la mia borsa ed andate via...-Disse cercando di darsi un tono.

Era ormai chiaro che quegli uomini erano lì per lei, quindi di certo miravano al suo Tesoro.

Doveva restare calma, nella sua borse c’era quello che volevano, non dovevano portarla via.

Se era quello a cui puntavano, gli avrebbe dato il benservito.

Tutto, tranne la sua Eredità.

Gli avevano già sfasciato l’auto ed il suo fuoco di “Redlake” non aveva mai bruciato così ardentemente dal suo arrivo a Mystic Falls, ma questa volta era diverso, c’era troppo in gioco per lei.

L’agente Harris la guardò con un sopracciglio alzato e sorrise, sfoderando anche lui una Berretta nera e carica.

-Uccidete questa stronzetta!-Però il signor Harris non fece neppure in tempo a prender bene la mira, che due occhi di ghiaccio e fuoco apparvero nell’oscurità della notte, proprio dietro la donna dai capelli rossi.

E zanne.

Non riuscì a sparare e neppure gli altri due riuscirono a muoversi, tanto grande fu la sorpresa per quell’improvvisa apparizione.

Un flash gli scattò contro, disarmando Harris in un baleno, mentre Ariel ne approfittava per far fuoco su Collins che, sfortunatamente per lui, non comprese che la pallottola gli aveva già perforato la clavicola ed ogni movimento, di lì a pochi attimi, sarebbe stato impossibile per il suo braccio destro.

Damon bloccò Harris, che lasciò volare la borsetta di Ariel fino a Jones rimasto fin ora immobile al suo posto.

-No!-Ariel sparò un altro colpo, mentre il collo di Harris si spezzava sotto la presa di Damon, Jones fu più lesto di lei e sparò prima, riuscendo anche ad evitare il colpo della rossa, ma nello spostamento non era riuscito a prender di mira Ariel e l’aveva mancata.

E per di più era inciampato e la pistola gli era scivolata via.

Ariel era vicina, cogliendo un attimo di sbilancio della fanciulla riuscì a trascinarla a terra con sé.

Anche Ariel perse la pistola.

Jones fu il primo a rialzarsi, ma non abbastanza veloce da poter afferrare la pistola.

Ariel l’aveva colpito con un calcio proprio sulla rotula del ginocchio.

Un colpo preciso col tallone.

Jones fu costretto ad arretrare lasciando ad Ariel la possibilità di rialzarsi e fronteggiarlo a mani nude.

Damon rimase immobile a guardarli.

Sul serio? Quella era la Ariel che aveva conosciuto lui?

No, era uno scherzo.

Che quello che c’era nella borsa fosse più importante addirittura della sua stessa vita?

Non l’aveva mai vista così.

E doveva ammetterlo, era piacevolmente sconvolto.

E curioso.

Eccola che si scagliava contro l’energumeno, un destro a vuoto, l’uomo s’era spostato ma la rossa era stata abbastanza rapida a colpire col sinistro, dritto sullo zigomo di Jones.

Era precisa ed attenta, anche capace di schivare i colpi.

Con gli umani ci sapeva fare.

Ed il suo obbiettivo era recuperare quella dannata borsa sotto il braccio di Jones.

Doveva aiutarla, da sola contro un uomo non poteva farcela, non con quel vestito lungo che le impediva i movimenti, perciò si premurò di abbandonare il corpo di Harris al suolo ed attaccare Jones che continuava a combattere contro Ariel.

Era più o meno brava anche ad incassare i pugni nello stomaco.

Sembrava decisamente abituata.
E pensare che quando l’aveva morsa sembrava una pazza impossessata.

Ma era chiaro che esser toccata la infastidiva, quindi evitava il contatto fisico il più possibile, leggeva il disgusto nei suoi occhi di donna.

Il vampiro afferrò una spalla del sicario bloccandogli l’attacco, che consisteva in un poderoso pugno sul bel visetto della Redlake, sorprendendolo non poco.

Ariel invece colse l’occasione per tentare di recuperare la sua borsa.

Provò a tirarla via dalla morsa dell’uomo, ma lui resisté rivaleggiando decisamente meglio di Ariel, almeno finché i canini di Damon non gli squarciarono la pelle del collo.

La rossa, spaventata dall’urlo disumano del suo aggressore e dal sangue che improvvisamente sgorgava dal suo collo, lacerato dai denti di Damon che avevano attaccato quasi con la stessa brutalità anche la sua carne, strillò insieme al povero Jones ed insieme i due mollarono la presa dalla borsetta che paradossalmente volò all’altro capo della strada, oltre la barriera stradale.

Damon lasciò cadere Jones esamine e rimase a guardare la rossa a pochi passi da lui.

Ancora persi l’uno negli occhi dell’altro.

La prima ad interrompere il contatto visivo fu proprio la ragazza, la sua attenzione era dall’altro capo della strada, dove giaceva la sua borsa.

Senza dire nulla, scivolò alla destra del vampiro ed oltrepassò la barriera stradale sollevandosi il lungo vestito nero fino ad arrivare al centro delle due carreggiate autostradali.

La luna illuminava il pallido volto della giovane, mentre Damon si ripuliva del sangue di Jones e la osservava.

Ariel stava guardando la sua borsetta.

Non pensava che dopo tanto tempo, avrebbe di nuovo provato a sottrarle la sua preziosa Eredità.

Quindi qualcuno sapeva che lei era a Mystic Falls, qualcuno che non avrebbe dovuto saperlo.

Ma chi?

Considerato a ciò che puntavano dovevano essere persone importanti.

Sospirò, non era finita dunque.

Ma quel sospirò si bloccò nel suo petto.

Un ben noto formicolio le percosse la pelle ed il cuore aumentò i suoi battiti, cantando un avvertimento accompagnato dalla sensazione di predominio che le invadeva il cervello.

Poi sentì un rombo ed una luce che l’abbagliava.

Solo che il rombo proveniva dalla direzione opposta a quella del fascio sfolgorante di luce.

Si voltò, ignorando il forte raggio lucente, gli abbaglianti di un grosso Tir da trasporto, a diversi metri da lei che concentrava tutta la sua attenzione ad un ben più piccolo fascio di luce, proveniente da una moto.

Gli occhi verdi e sgranati spaventarono Damon, quando si rese conto di quello che stava effettivamente per accadere.

Almeno trecento metri dietro di lui arrivava una moto ad alta velocità, che sembrava aver notato anche Ariel, ma la cosa disastrosa era che la sua Sirenetta dava le spalle ad un camion enorme e nonostante il rumore fosse assordante lei sembrava non vederlo ne tanto meno sentirlo.

Se non si spostava entro un minuto e mezzo, era morta.

-Ariel! Ehi! Che diavolo stai facendo!?! Ariel!-Gli urlò.

Ma la rossa neppure l’ascoltò, continuò a guardare il puntino bianco che rombava come un drago nella notte.

-Ariel! Ariel! Maledizione!-

Questa volta la fanciulla piegò il capo come incuriosita e mosse un passo dritto dinanzi a lei, verso la moto.

Damon rimase immobile, il Tir era sempre più vicino e non si era accorto di Ariel.

-Jake?-

 

Poi la devastazione.

Due proiettili provenienti dalla moto forarono le ruote del Tir che sbandò sballottando i suo vagoni, che si infransero contro la barriera stradale, minacciando di schiacciare la rossa, se non fosse stato per l’intervento immediato di Damon, che più veloce che poteva trascinava via Ariel afferrandola per la vita.

Ma non era facile, il camion continuava a sbandare, l’uomo all’interno sembrava svenuto e fermare il mezzo era impossibile.

Evitò che le cabina li investisse in pieno e riuscì a svincolarsi e trascinare via ancora una volta anche lei dalla morsa delle ruote posteriori che in un zig zag letale cercavano di schiacciarli.

Damon riuscì a trarre in salvo la Sirenetta dal raggio d’azione del Tir, ma lei si dimenava come una matta, infastidita e terrorizzata dal lieve tocco del vampiro.

Anche se lui più che altro l’aveva afferrata per la stoffa del vestito, sfiorandola appena.

Un’impresa davvero epica quella di trarla in salvo senza toccarla.

Ma ce l’aveva fatta.

Tuttavia, lei non sembrava tanto felice di trovarsi all’altro capo della strada, mentre l’uomo in moto, perché era certo si trattasse di un uomo, era dietro al Tir fermo sulla sua Kawasaki Ninja nera con il serbatoio rosso ed i cerchioni delle ruote dello stesso color cremisi.

Lucida e splendente, rombava rimanendo immobile con in sella il suo proprietario.

Alto e dalle spalle larghe, indossava un pantalone di pelle ed una giacca dello stesso materiale adornata con delle borchie appuntite sulle spalle,  guanti di pelle tagliati a metà sulle dita e grossi stivali a punta tonda e larga.

Riconoscerlo però, era impossibile, portava un grosso casco nero con la visiera dal vetro oscurato.

Tuttavia Ariel sapeva che quello era Jake, anche se era vestito da Centauro stile Ghost Rider.

Per un attimo fu certa che i loro occhi si fossero incrociati, ma era ancora trattenuta dalla presa di Damon ed il corpo era troppo rigido per fare un qualsiasi movimento.

Il cuore le andava a mille.

Poi, il centauro in moto, ripartì afferrando la borsa accanto al tir ribaltato ed in quel momento la rossa si mosse.

-No! Non puoi farlo!-Urlò precipitandosi contro di lui che, veloce, sgommò verso il camionista intento a sfoderare un fucile mentre sbucava fuori dal suo Tir, incazzato nero.

-Brutti bastar!-Una pallottola gli forò il cranio, uccidendolo all’istante.

Ariel si bloccò, rigida come una statua di ghiaccio.

Damon era allibito, l’uomo in moto aveva appena fatto fuori il camionista senza alcuna esitazione e senza alcun dubbio troppo velocemente per un umano.

Poi il nuovo arrivato, superò la barriera stradale sfondata dal camion ed invase la doppia carreggiata in cui sia lui che i sicari ed Ariel, si trovavano.

Lanciò la borsa proprio fra le braccia della rossa, sfilò dinanzi al vampiro che lo guardò con gli occhi sottili e glaciali.

Chi diavolo era quel tizio? Il fantomatico Jake?

Che avrebbe dato per guardarlo in viso e staccargli la testa.

L’aria era elettrica.

Ariel era ancora immobile e tesa e fissava imperturbabile il tipo in moto.

Lui sembrava calmo, con quella pistola riposta fra la cinta ed il pantalone, sul fianco destra, ben in vista ai loro occhi.

Damon non sapeva neppure cosa fare, almeno finché qualcuno non gli conficcò un pugnale alle spalle, dritto nel cuore.

Per un attimo tutto si annebbiò e provò dolore, ma durò una frazione di secondo, era un vampiro e non ne risentiva più di tanto.

Veloce, cercò di colpire colui che aveva osato tanto, ma Danvers era stato più rapido, s’era già scansato e cercava di puntare Ariel con la pistola.

La rossa, però, non sembrava essersi accorta dell’imminente pericolo, perciò ci pensò il presunto Jake a far fuori l’agente Danvers, colpendolo prima al braccio dove reggeva la pistola, poi dritto sul petto, trapassandogli il cuore.

Damon era sconvolto.

Chi diavolo era questo tizio?

E perché improvvisamente tutti sapevano sparare così bene?!
L’uomo accelerò, sorpassando rapidamente Ariel e con un colpo secco alla testa si sbarazzò di Collins e di Mc. Roland, che cercava di strisciare verso la sua pistola.

Ariel sentì tutto alle sue spalle, ma fu come se avesse visto ogni omicidio del suo Jake.

Perfetto e letale.

Lui sterzò con la moto e si posizionò di fronte ad Ariel e Damon in modo che potesse guardarli entrambi ed avere la strada libera per fuggire.

Bé il signorino aveva fatto male i suoi conti, pensò la rossa, perché se sperava di fuggire via tanto facilmente era fuori strada.

Senza esitare, si parò dinanzi alla moto, che in risposta ruggì restando immobile.

Poteva fare il gradasso quanto voleva, poteva anche fingere di investirla, ma non l’avrebbe mai fatto sul serio di questo ne era certa.

A quel punto, il Centauro spense la moto e smontò allargando le braccia.

-Bene...-Disse con una strana voce metallica e sottile, probabilmente modificata da qualche congegno impiantato nel casco.

Tipico di lui, era sempre previdente per non farsi riconoscere, lei non era mai stata così cauta.

-...A quanto pare, dopo aver fatto il lavoro sporco per te, vuoi anche la buona notte?-Il suo tono, da quel che Damon, come spettatore basito poteva capire, era decisamente ironico e pungente, infatti Ariel, inaspettatamente, lo sorprese ancora una volta scattando contro il nuovo arrivato, per sferrargli un pugno.

-TU!!!!-Gli urlò furiosa, ciò nonostante l’uomo, molto più veloce di un umano, ma più lento di un vampiro, scansò il colpo spostandosi di lato e sferrò un destro proprio nello stomaco della rossa, che inevitabilmente si accasciò sulle ginocchia, stringendosi il ventre.

-Tsk...Culona, così ti posso battere anche ad occhi chiusi! Shimatta*!-

Damon, per un attimo pensò bene di scagliarsi contro quel piccolo bastardo e staccargli la testa ed anche quel casco a morsi, fino a trasformarlo in una poltiglia.

Come osava rivolgersi e colpire in quel modo la sua Sirenetta!

Da che pulpito viene la predica!” Sussurrò la sua coscienza.

Stava di fatto che non poté realizzare i suoi macabri sogni omicida, perché la sua Ariel, si stava rialzando in piedi.

-Sta zitto...Ti farò a pezzi e mi prenderò tutti i tuoi soldi, stronzo!...!!!!!-Furente, si rialzò cominciando ad avvicinarsi sempre di più al corpo del Centauro man mano che sganciava pugni a raffica.

E se bene l’altro riuscisse a schivarli tutti, sembrava in difficoltà, infatti mise un piede in fallo, scivolò a terra steso supino ed Ariel gli fu a cavalcioni in un attimo.

-La cavalcatura?-*

-Piccolo stronzetto!-Sbraitò cercando di strangolarlo con le sue piccole manine, Damon era certo che faceva persino fatica a stringere tutto il collo.

-Ehi! Fer...Stop! Così mi uccidi, sweetheart!-Esclamò Jake afferrando i polsi di Ariel, che impossibilitata all’arte dello strozzamento, provò a sfilargli il casco, ma lui non fu per niente d’accordo e con un balzo riuscì a sollevarsi, dimostrando una forza mostruosa sia nelle gambe che negli addominali.

Damon ne era certo, qualcosa lì, non andava davvero.

Rimasero avvinghiati insieme, con lei che gli cingeva i fianchi con le gambe, completamente a suo agio, a dispetto dei precedenti sfioramenti che aveva avuto con gli altri uomini quella notte.

-Oh, andiamo, non sapevo avessi tutta questa Voluttà da donarmi, Amore!-Le mani del Centauro scesero sul fondoschiena della rossa.

-Vaffanculo, J!-Esclamo lei saltando giù con un agilità felina dal corpo a cui era avvinghiata, rimettendosi sulla difensiva.

-Scusa tanto, ma stasera non sono qui per giocare con te, perciò...Per favore, lasciami andare, non sei più in grado di competere con me...Lo sai...A meno che tu non voglia tirar su la gonnella!-Disse l’uomo indicandole il vestito, si capiva bene che era troppo malizioso.

Ariel in tutta risposta digrignò i denti e lo guardò con aria truce, non aveva davvero alcuna intenzione di arrendersi.

Il vampiro, dal canto suo, non sapeva precisamente cosa fare, forse non era il caso di aiutarla, anche se l’istinto gli urlava sempre più ferocemente di attaccare Jake.

Così sfrontato e sicuro di sé.

Dovevano conoscersi da molto tempo, questo era certo.

-Smettila di prendermi in giro! Pensi che io ti lasci andare proprio ora?-Ribatté la rossa sbracciandosi con foga.

-Bene, buon sangue non mente! Vorrà dire che passerò con la forza!-

Dopodiché tornarono a darsele di santa ragione.

Damon era convinto che il ragazzo ci stesse andando piano quando la colpiva, invece Ariel non si risparmiava, i suoi calci erano alti e precisi e con una forza improvvisa era riuscita a colpire il petto del Centauro con un calcio a mo’ di spinta, ma lui ne aveva approfittato per intrappolarle la caviglia con la mano grande e possente, rispetto alla piccola caviglia della rossa.

Con l’altra le aveva sollevato la lunga gonna del vestito scuro.

Ok, questo gli dava fastidio.

Non doveva, ma gli dava fastidio lo stesso.

Ariel era ancora la sua Sirenetta.

Ringhiò.

-Oddio, neppure la Direttrice Trinciabue* mette queste mutande, che schifo!-

Damon ringhiò più forte, pronto a scattare, ma non finì neppure di parlare che la rossa era a testa in giù con le mutande bianche e grosse in bella vista.

Ok, erano orrende.

-Culona, sogni d’oro!-Dalla tasca, l’uomo, cacciò una di quelle siringhe in cui loro erano soliti inserire la verbena per stordire i vampiri, ma in questa c’era uno strano fluido verde quasi fluorescente dall’aspetto poco rassicurante.

Ariel gemette e Damon capì che Jake le aveva appena punto il sedere, iniettandole lo strano liquido.

Merda, che diavole le aveva fatto quell’idiota?

-No...Perchè?-Biasciò lei cominciando a vedere il pavimento che vorticava e le figure sfocarsi sempre più.

-Gomennasai*, amore mio...-

-Vaffanculo, Jake…-Poi gli occhi le si chiusero ed il vampiro perse il controllo.

-Bastardo, che cazzo le hai fatto?-Ruggì Damon avvicinandosi lentamente, lanciando sguardi di fuoco al suo nuovo nemico.

-Sta tranquillo amico, è tutto ok!-Disse sbrigativo l’uomo, riponendo la siringa nel suo taschino, ma Damon non era incline ad ascoltare le patetiche parole di quel Jake.

Troppo sfacciato e troppo intimo con Ariel, per i suoi gusti.

Lui e quei suoi messaggi osceni.

-Ti farò a pezzi!-Promise il vampiro, mostrando le zanne.

-Oh-oh...Un vampiro...Niente male!-Il ragazzo arretrò sollevando in aria le mani come per arrendersi.

-Suvvia, amico, non ho l’attrezzatura adeguata per te stasera...-Scherzò facendogli l’occhiolino.

 

Sopra un albero, a debita distanza, un uomo ascoltava la conversazione stando sull’attenti.

Non andava bene, la situazione era fuori controllo, gli agenti mandati a far fuori la sua adorata Ariel erano stati tutti uccisi e non solo per colpa di Damon Salvatore, ma anche grazie al pronto ed inappropriato intervento di Jake.

Quel furfante doveva essere sulle sue tracce ed aveva intercettato l’attacco ad Ariel.

Forse, lui, l’angelo della musica, l’aveva decisamente sottovalutato il piccolo Centauro.

Era diventato più furbo e più forte, dall’ultima volta.

Non era un bene per lui, ma non poteva neppure permettere che combattesse contro Damon.

Avrebbe complicato ogni cosa e non era ancora il momento.

Perciò, a suo rischio e pericolo, estrasse il suo fucile di massima precisione e puntò su Damon.

-Scusa, bastardo, ma devo metterti al tappeto per un po’...-E l’Angelo della Musica sparò.

Il primo colpo centrò il cuore di Damon, che sobbalzò dolorante, ma non fu grave, era piombo.

Il secondo, gli ferì la spalla, il terzo ed il quarto entrambe le ginocchia.

Il quinto ed il sesto lo misero K.O. perché stavolta erano proiettili di legno e gli colpirono un polmone  ed il braccio destro.

Non arrivò neppure a cadere, che Jake, con un balzo felino lo scansò dalla sua traiettoria, sfiorandogli appena la spalla, schizzando così verso la sua moto.

-Perfetto! Così hai segnalato la tua posizione, Angelo della musica! Sei morto!-Il ruggito della sua Kawasaki gli assordò le orecchie e capì che quello era il momento in cui avrebbe dovuto darsela a gambe, abbandonando Ariel e Damon da soli.

Dannato Jake.

Ed era anche veloce, maledizione!

Costretto ad abbandonare Ariel e Damon privi di sensi su un’auto strada, con più di tre morti assassinati accanto, un camion ribaltato e delle auto senza targa fin troppo sospette,  la situazione gli era decisamente sfuggita di mano e non gli piaceva.

Sistemò la maschera che di solito portava sul mezzo viso, sperando di riuscire a filarsela prima che il marmocchio lo raggiungesse e chiedesse un combattimento in cui non aveva alcuna voglia di cimentarsi.

Jake era di certo divenuto più forte e veloce, ma lui era il suo maestro, gli aveva insegnato a lottare, a sparare e l’aveva sottoposto agli addestramenti più pericolosi al mondo insieme alla povera Ariel e batterlo era per il centauro ancora una lunga corsa verso il traguardo.

-Scusate ragazzi, ma oggi no!-La sua Ferrari era a pochi metri da lui, che aveva dovuto correre per i boschi ad una velocità sovrannaturale seminando il Centauro.

Ciao Ciao, Jake.

 

 

 Quando Damon riaprì gli occhi, era notte inoltrata, dovevano esser passate un paio di ore, ed Ariel era ancora priva di sensi a meno di un metro da lui, che dormiva profondamente.

Cercò di alzarsi, ma sentiva un dolore atroce al braccio ed al lato destro della sua schiena.

Le pallottole in piombo non gli provocavano molto dolore, ma quelle in legno sì, dopotutto era senza un buon pasto da giorni.

Era mal nutrito e debole fin dall’inizio, dannazione.

Poi non si sarebbe mai aspettato un attacco alle spalle ed a distanza, per giunta.

Dopo qualche minuto a sforzarsi come un dannato, finalmente riuscì a sollevarsi.

Doveva nutrirsi, davanti a lui c’era Ariel, ma non poteva proprio morderla.

Non dopo quello che le aveva fatto.

Non avrebbe mai più dovuto toccarla, per nessun motivo.

Vederla lì, a terra, in quello stato e  ancora prima, vederla aggressiva e furiosa, l’aveva fatto star male.

Lei era la sua dolce Sirenetta.

Perché aveva brandito un arma? E perché sapeva usarla?

Qualche tempo prima, non avrebbe saputo difendersi, ne era certo proprio perché era stato lui ad attaccarla e le era parsa indifesa ed inerme.

Non aveva senso.

Cosa le era successo dopo la notte passata insieme?

-Ariel?-La chiamò, cercando di avvicinarsi lentamente.

Ci vollero svariati richiami, prima che la Redlake rinvenisse.

In tutta la sua maestosa schizofrenia.

Come buongiorno, urlò, fracassando i timpani di Damon.

Poi scattò in piedi, finendo per barcollare sulle ginocchia che non la reggevano per lo sforzo e forse per la strana sostanza che le era stata inietta da Jake.

Infatti si massaggiò il sedere imprecando e maledicendo l’uomo in moto.

Poi cadde a terra impotente, stringendo al petto la sua preziosissima borsetta.

-Dannazione, non riesco a muovermi…- Brontolò, guardandosi in torno.

Il terrore invase subito i suoi occhi verdi ed a Damon parve decisamente che non rammentasse che era stata lei a combinare buona parte di quella strage di morti, auto ribaltate e sangue.

Ma ciò che lo sorprese ancor di più fu che cominciò a tremare come una foglia rendendosi conto che a pochi centimetri da lei c’era una pistola.

-Che cosa hai fatto?!-Disse guardando Damon con sguardo nevrotico.

Bene, se lo immaginava che avrebbe dato la colpa a lui.

La piccola pistolera negava forse l’evidenza?

-Io? Sul serio? Hai cominciato a fare l’isterica ed hai sparato a tutti, anche se il tuo amico motociclista ha fatto pulizia!-

Lei sobbalzò e parve rendersi conto della situazione.

Afferrò l’arma e la puntò su Damon con uno sguardo truce.

-Se ti muovi, sparo!-Annunciò rimanendo seduta ed immobile.

-Cosa? Mi prendi in giro? Ti ho aiutata!-Sbraitò Damon, cercando di restare in piedi.

Le ginocchia stavano guarendo, ma gli serviva sangue.

-Sta zitto, lurido plebeo stupratore!-

E gli venne naturale chiedersi perché aveva marcato più la parola plebeo che stupratore.

Rimase muto, mentre i loro occhi si studiavano in attesa di una mossa.

-Dov’è andato quello in moto?-Chiese seria, senza abbassare la canna della pistola dal suo cranio.

Se gli spappolava il cervello non era una bella cosa, nemmeno per un vampiro.

-Non ne ho idea, mi hanno sparato alle spalle e gli ultimi colpi erano con proiettili di legno…quindi, mentre svenivo, non ho visto dove andava il tuo amico Jake! Perché è di lui che si tratta, no?-

Lei sobbalzò di nuovo, sospettosa e preoccupata.

Era chiaro che aveva perso Jake, di nuovo.

Ma che Damon adesso sapesse in qualche modo la sua identità non era un bene, Jake non doveva finire nei guai.

-Cosa vuoi? Hai già preso abbastanza da me, non ti concederò altro, sappilo, tanto meno informazioni su Jake!-Una velata minaccia?

Quasi rabbrividì sentendole usare quel tono imperioso e brusco che non le aveva mai sentito usare.

Non era lei, quel suo carattere era diverso.

Intrigante.

-Non voglio nulla, tanto meno il tuo amichetto! Ho solo seguito i tuoi compari in nero, che volevano decisamente ucciderti…perché?-

-Non sono affari tuoi, sei solo un poveraccio, cosa ne vuoi capire tu!-

Arrogante.

Se fosse stato in forze, gli sarebbe planato addosso come un falco e l’avrebbe morsa fino a farla urlare.

Poveraccio lui? Diavolo!

-Tu sei pazza! Si può sapere che ti è preso? Ho cercato di aiutarti e tu mi tratt..!!!-Un proiettile gli forò l’addome, riducendolo in ginocchia.

-Brutta str…-Così finiva dissanguato.

-Non parlare come se fossi mio amico!! Sei solo un altro bastardo che cerca di portarmi via qualcosa! Ti odio maledetto porco!-Un altro colpo al petto.

Ora però erano faccia a faccia.

Il suo sguardo femminile fatto di gemma era carico d’odio e Damon sapeva perché, forse non poteva ucciderlo a colpi di pistola, ma torturarlo e dissanguarlo sì.

E cominciava a capire che non importava che l’avesse aiutata in quel momento, quello che le aveva fatto in precedenza non sarebbe scomparso mai.

Poteva fare qualsiasi cosa per lei, l’avrebbe visto sempre e solo come un mostro.

L’amarezza che da quella notte aveva tenuto a bada, si liberò salendogli fino alla gola e ripensò alla sua orrenda visione della notte precedente, in cui c’era lui che la faceva a pezzi.

Smise persino di respirare a quella prospettiva ed abbassò lo sguardo, non era degno di guardarla.

Ma se l’avesse fatto avrebbe potuto cogliere l’improvviso turbamento sul viso della Sirenetta nel momento in cui i loro occhi avevano perso contatto.

Compassione.

E poi qualcosa che per una qualsiasi donna, vittima di una violenza, avrebbe richiesto anni.

Barlumi di perdono.

Soffici e silenziosi, erano arrivati nel cuore della rossa come un seme piantato nel terreno più fertile, in attesa di sbocciare.

Così questa sensazione di tepore illuminò gli occhi verdi di Ariel e le fece abbassare la pistola, colta da un dejavù.

Doloroso.

-Damon…-Fu un sussurro bassissimo, ma lui lo sentì e sempre in ginocchio, percepì il cuore della Sirenetta battere più forte, meno spaventato e più emozionato.

Non era normale.

Incrociò il suo sguardo e lo vide più caldo ed intenso.

Perché stava succedendo?

Lei doveva odiarlo ed invece era come se avesse rimosso il dolore per quello che le aveva fatto, ma era passato meno di un mese, senza contare che era scostante.

Un secondo prima lo sparava e gli diceva di odiarlo, poi lo guardava in quel modo quasi dolce.

Era impazzita. L’aveva fatta diventare pazza.

L’orrore e la paura si impossessarono dei suoi occhi azzurri.

Cosa le aveva fatto.

-Sei come lui… Ed io l’ho amato nonostante tutto…-Sussurrò ancora e Damon incurvò le sopraciglia.

Di che stava parlando?

Di chi stava parlando?

Fu quasi certo che anche Ariel si fosse messa in ginocchio e stesse per avvicinarsi e posare le sue piccole mani sul suo volto, ma non avvenne.

-Anche…con te…io…-Lei cadde a terra come un salame, svenuta e russante, lasciando l’insensata frase in sospeso.

Damon chiuse gli occhi, che Epic Fail quella donna.

Si mosse, ancora in trance, confuso dalle parole della rossa e assetato del sangue che poteva guarirlo.

Ma quella sera, sembrava destinato solo beccar colpi, perché anche se aveva quasi azzardato il pensiero di darle un morsetto, ora che era svenuta, non fu capace neppure di strisciarle vicino.

Un paletto gli aveva trapassato le carni proprio accanto al cuore, già ferito da un proiettile di piombo.

-DAMON!-

Merda, ottimo tempismo Stefan.

Anche se, ormai, suo fratello s’era perso la festa e restava solo la torta.

Ed ovviamente la torta per Stefan era lui.

Bè, avrebbe morso Ariel la prossima volta, forse.

Ora voleva solo raggiungerla nel mondo dei sogni.

Ma avrebbe presto scoperto che lei, più che di sogni, viveva di incubi non poi così lontani dalla realtà.

 

Fine XV Capitolo

 

 

 

  

 

Info capitolo:

*Shimatta: Dannazione, in giapponese.

*Gomennasai: Mi dispiace in giapponese.

*La cavalcatura: Canzone del Musical di Notre Dame de Paris. (qui)

*La voluttà: Canzone del Musical di Notre Dame de Paris. (qui)

*Direttrice Trinciabue: Direttrice cattiva della scuola di Matilda 6 mitica.

 

 

Buona sera o buon giorno a tutti, finalmente ecco il nuovo capitolo!

Prima di tutto ringrazio TheDistance, la mia beta, che ho perseguitato per giorni affinché correggesse questo osceno capitolo scritto con i piedi!

Bene bene, vorrò tante recensioni per questo capitolo sapete? XD

Mi farebbe piacere sapere se il cambiamento di Ariel vi ha sorprese, incuriosite, se vi piace oppure no.

Cosa ne pensate di Jake come prima apparizione?

Ariel in questo capitolo ha qualcosa che non va e si vede più che mai.

È improvvisamente cambiata rispetto al personaggio che abbiam conosciuto all’inizio di questa storia.

Ma se ben ricordate nel capitolo precedente è stata soggiogata e tutti sappiamo che questo comporta molte cose, e bisogna valutare per bene le sfaccettature di quello che le è stato “ordinato” di fare.

Inoltre la nostra Ariel scopre sentimenti contrastanti, essendo soggiogata non prova più il dolore per quello che Damon le ha fatto, automaticamente è molto più vicina a perdonarlo considerando che non ne soffre più.

Anche se il suo corpo non è ancora d’accordo con quello che il cuore e la ragione dibattono.

Come si evolverà la situazione fra lei e Damon?

Chi cerca Ariel?

E cosa stanno veramente cercando di portarle via?

E chi sarà e cosa vorrà veramente l’Angelo della Musica?

Oh Jake, perché sei scappato?

Perché conosce i vampiri ed una gran confidenza con Ariel?

 

 

Tutto nel prossimo capitolo….

 

 

 

Nel Prossimo Capitolo: SPOILER::

 

Ariel- Dovrei chiamare il mio avvocato e farvi causa, plebei!-

Elena- Non è più lei, è diventata altezzosa e non ha più paura di star accanto agli uomini…-

Stefan- E questo in soli due giorni?-

 

La verità sta per venire a galla…

 

Stefan- Damon è rinchiuso nelle segrete, è debilitato e senza cibo, non ti farà alcun male, sei al sicuro in questa casa Ariel!-

 

La caccia all’eredità è aperta...

 

Ariel-Perché tutti vogliono i miei soldi? Ci sono altre miliardarie nel mondo, dannazione!-

 

Damon-Smettila di sparare a tutti quelli che ti capitano a tiro! Questa maglia era costosa!-

Ariel-Non ti risarcirò mai!-

 

Fine.

 

 

Baci Serenity452


   
 
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