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Autore: frankyfitzgerald    05/08/2012    13 recensioni
La vita di Kathy viene completamente stravolta il giorno del suo compleanno,un incidente la porta a dimenticare completamente tutto il suo passato: amici,parenti,sentimenti,ricordi,è tutto un buco nero al giorno del suo risveglio in ospedale.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, pronti a un nuovo capitolo. Mi dispiace per l'eternità che vi ho fatto aspettare, ma quando manca l'ispirazione manca tutto. Ieri ho trovato tra i miei vecchi CD questa canzone e ho dovuto assolutamente scriverci sopra,quindi vi lascio anche il link per riascoltarvela, non si sa mai che risvegli anche in voi dei sentimenti che portavate da tempo nascosti in fondo al cuore.

Ricordatevi di lasciami i vostri nicknames di twitter dentro i commenti che mi lascerete (si spera) così vi potrò avvisare non appena aggiorno la FF :D


Le settimane scorrevano a una velocità esorbitante,non mi sembrava nemmeno di viverle pienamente e tra la riabilitazione e il mio abituarmi alla sedia a rotelle che dovevo portarmi dietro ogni due per tre non sapevo cosa fosse peggio. Di Harry non avevo avuto più notizie, era come se fosse scomparso con il resto della mia vecchia vita e mi avesse lasciato in balia delle mie amiche che per altro si stavano comportando in tutti modi tranne che da amiche. La mia vita era diventata una specie di show televisivo ormai,ma non per la varietà di avvenimenti che potevano decorarla, solo per il fatto che mi sembrava di viverla dall'esterno e non in prima persona,cosa che mi confondeva e non poco. Le giornate erano monotone e come al solito mia sorella doveva scarrozzarmi dovunque portandomi in una macchina dove inserire il mio trabicolo era facile quanto quello di trovare un cervo o un cinghiale nei prati circostanti. Avevo fatto l'abitudine al fatto che la gente mi trattasse come se fossi una ritardata mentale ripetendomi mille volte avvenimenti o aneddoti che avrei dovuto ricordare,ma che non riuscivo a visualizzare,tuttavia c'era ancora una cosa che non riuscivo a metabolizzare: il mio rapporto con Liam. Era un ragazzo d'oro, era davvero la persona più gentile, disponibile e pronta a sostenermi che avessi mai visto in quel periodo,ma il suo amore per me non riusciva a venire ricambiato come lui si poteva aspettare, e tutto questo perchè non riuscivo a ricordarmi i sentimenti che provavo per lui,non riuscivo a sentirmi come mi ero sentita quando Harry mi aveva fatto visita la prima volta. Niall,il mio migliore amico, quello che tecnicamente era ufficialmente accettato dal resto della mia famiglia, aveva provato ad aiutarmi riportandomi nei nostri vecchi posti,i miei e di Liam, spiegandomi tutto quello che lui poteva sapere,in quanto maschio,ma non aveva migliorato la situazione,nemmeno in minima parte. I giorni scorrevano in fretta e quella mattina,come tutte le altre, mi svegliai di scatto in preda al mio solito incubo: mi trovavo su una macchina nuova di zecca, al mio fianco c'era il guidatore che andava a tutto gas lungo a un'autostrada fino a quando,una macchina che ci veniva incontro, non si schiantò contro di noi; le uniche cose comprensibili di quel sogno erano i contorni della macchina che si schiantava contro la nostra e l'ultimo sguardo ai riccioli definiti e allo sguardo terrorizzato di Harry che precedevano il buio più assoluto e il mio risveglio improvviso seguito dallo sbattimento per terra di qualsiasi cosa si trovasse sul mio comodino. Le mie gambe ormai erano dimagrite a vista d'occhio,non capivo il perchè di quella cosa, ma una cosa era certa: non sentivo minimamente il dolore fisico in quella parte del corpo e in parte ne ero anche grata dato che era completamente segnato da cicatrici di vario tipo. Come al solito quella era l'ennesima giornata piovosa e ciò che mi si presentava davanti era tutto fuorchè allettante in quanto a progetti. Feci perno su una corda che mi era stata appesa al soffitto e facendo non poca fatica mi misi a sedere sulla mia sedia sentendo un dolore lancinante alla schiena nell'esatto momento in cui il mio sedere toccò la plastica di cui era fatta. Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori cercando di cogliere qualcosa di positivo nel cielo che si trovava all'esterno della mia casa,ma era tutto tranne che qualcosa di rassicurante, quindi decisi di addentrarmi nella casa che doveva essere completamente vuota, data l'ora in cui mi ero svegliata. Sunshine doveva essere andata al lavoro e, dal momento in cui le altre due nostre 'amiche' si erano trasferite fuori casa per lasciarci un 'maggiore spazio vitale', io ero rimasta quasi sempre in compagnia della nostra tartaruga senza nome che si trovava in cucina. Ogni mobile era irraggiungibile per me e tutto ciò di cui potevo aver bisogno era stato riposto su delle mensole che si trovavano ad altezza di un ginocchio di una persona normale in modo tale che io lo potessi raggiungere senza alcun problema di sedia. La cucina era un vero e proprio incubo, era come se tutto ciò che vi si trovasse all'interno scappasse dal mio controllo: fuoco, fornelli, ogni cosa minacciava problemi e rischi inauditi per me e io dovevo limitarmi a girare li in mezzo cercando di mantenere la maggior calma possibile. Stavo cercando di prepararmi la colazione quando sentii un rumore provenire da una delle porte a vetri della sala da pranzo che era situata vicino alla cucina e, senza perdere tempo, afferrai un coltello e mi posizionai contro uno dei mobili appoggiati al muro pronta ad affrontare chiunque avesse prodotto quello strano suono. Sentii la porta aprirsi lentamente e i passi pesanti di qualcuno che doveva essere bagnato dalla testa ai piedi, era come se si stesse trascinando per terra, come se facesse fatica a camminare. Ogni passo che sentivo era come se lo sentissi sempre più vicino a me, come se sentissi quella persona avvicinarmisi sempre di più fino a quando non vidi una strana ombra contro uno dei muri della cucina, ombra che presto si trasformò in una persona. « Liam,ma che diamine ci fai qui?!» chiesi, dopo aver appoggiato il coltello sul tavolo che si trovava in cucina. I suoi capelli corti gli cadevano leggermente sul viso e dalle sue gote scendevano leggere gocce d'acqua che toccavano il pavimento della cucina lasciando delle piccole pozzanghere all'interno. Lo guardai con sguardo torvo, molto probabilmente in un tempo lontano avevo dovuto dargli le chiavi di casa, ma in quel momento,come al solito, non me ne ricordavo minimamente. Afferrò un panno da cucina con la mano destra e se lo portò velocemente al viso dandosi un'asciugata veloce per evitare di distribuire acqua alle mie mattonelle e poi, finalmente, si rivolse a me. « Non ti ricordi che...» per un secondo il suo sguardò passò dallo speranzoso al confuso,ma poi tornò immediatamente a essere sconsolato « Non fa niente. E' solo che oggi sarebbe stato il nostro anniversario,sai? E' un anno che stiamo insieme, ma è normale che tu non te lo ricordi » il suo tono di voce triste mi colpì al cuore, mi sentivo una persona orrenda per il fatto di non ricordarmi di un tale avvenimento, ma non potevo nemmeno farci molto visto che la mia memoria ormai era diventata uno di quei buchi neri che avrebbe fatto invidia anche a Steven Hawking. Spinsi la mia sedia a rotelle verso la mensola dove erano stati lasciati i miei biscotti preferiti, i mitici Digestive's al cioccolato, e ne pescai un paio per poi spingermi verso il tavolo dove mi appoggiai cercando di sembrare meno impacciata di quanto non lo fossi in realtà. « Mi dispiace » dissi con fare sconsolato, e in effetti era così: mi dispiaceva di deluderlo per ogni cosa,ma non facevo apposta. Era come se la mia mente si stesse divertendo a farmi lo scherzo più brutto e allo stesso tempo meglio riuscito della storia degli scherzi. Lui scosse la testa velocemente e mi indicò la camera da letto « Vai a prepararti,ho una sorpresa per te ». Non aggiunse altro, solo poche parole che però mi convinsero ad abbandonare il mio dolce preferito per un paio di jeans e un maglione largo di color cachi da abbinare con un paio di stivaletti che mi dovette infilare lui data la mia scarsa possibilità di raggiungere le parti basse dei miei arti inferiori. Uscimmo sotto la pioggia torrenziale, era la prima volta che uscivo da sola con lui,la prima volta che mi fidavo così tanto da lasciare che qualcun altro al di fuori di mia sorella mi portasse in macchina, era dall'incidente che non salivo in macchina con un ragazzo. Lui portò la mia carrozzina fino davanti alla porta della sua AUDI ultimo modello e la spalancò per poi infilarmi sul sedile del passeggero e mettermi la cintura di sicurezza prima di riporre la mia sedia nel bagagliaio. Non avevo la benchè minima idea di dove fossimo diretti, ma in quel momento decisi di mettere da parte la mia ansia e di lasciare posto alla curiosità che mi stava assalendo riempiendo il mio stomaco di quelle farfalle che si ripresentano ogni volta che si è agitati. Si sedette al posto del guidatore e ingranò la terza per dirigersi nelle campagne più desolate con la pioggia che batteva sui nostri finestrini come se si volesse infiltrare al loro interno, come se volesse farci visitare facendo le veci di una vecchia amica alla quale eravamo mancati. Il percorso fu eterno, almeno per me e per la mia pazienza, ci mettemmo una quindicina di minuti prima di raggiungere la meta designata da colui che mi aveva rapita volontariamente da casa mia approfittandosene del fatto che non vi fosse nessun altro ad opporsi. Scese dalla macchina e scaricò la sedia sulla quale mi posizionò in fretta e mi portò nel bel mezzo di uno spazio erboso che non veniva curato da fin troppo tempo. Nessuno dei due aveva un ombrello, ma sembrava non interessarci minimamente: rivolsi il mio sguardo verso il cielo e lasciai che la pioggia bagnasse completamente il mio viso e inzuppasse il mio maglione chiudendo gli occhi per assaporare meglio ogni sensazione e poi feci ruotare la mia sedia su me stessa con la stessa naturalità di una persona che è abituata a fare cose del genere. « Una volta venivamo sempre qui, quando pioveva. Amavi ballare sotto la pioggia,mi costringevi sempre a farlo. » non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi, era come se avesse paura della mia reazione, ma non riuscii a fare a meno di sorridere e scoppiare a ridere facendogli segno di avvicinarsi a me per farsi abbracciare,adesso capivo il perchè di tutte quelle sensazioni. « Quindi non è la prima volta che faccio tutto questo » urlai per farmi sentire sopra i tuoni scoppiandi in una risata fragorosa e lui finì per fare lo stesso appoggiando entrambe le mani ai vertici della mia sedia. Scuotè la testa sorridendo e mi si avvicinò molto lentamente, non l'avevo mai baciato da dopo l'incidente, da quando mi era stato detto che lui era il mio ragazzo e non perchè non volessi, ma perchè non sentivo quella connessione che lui cercava in me, quella connessione che lui si aspettava di ritrovare,ma in quel momento mi sentivo pronta a lasciarlo tornare nella mia vita. Era il mio primo bacio, o almeno il primo di cui mi sarei ricordata da quel momento in avanti e ci trovavamo sotto un vero e proprio nubifragio in una foresta che rendeva il tutto meno sicuro di quanto non avrebbe dovuto essere. Lasciai che le sue labbra si avvicinassero alle mie fino a quando non trovarono le une le altre e si chiusero in un bacio che da timido passò a essere passionale nel giro di pochi minuti, pochi minuti in cui a piccoli sprazzi mi tornarono in mente alcune delle sensazioni e alcuni spezzoni di momenti passati in sua compagnia. Mi ricordai dei baci al mercato, dei baci dati di sfuggita in camera mia quando eravamo ancora più piccoli e io vivevo con i miei genitori, mi ricordai il suo tenermi la mano al cinema quando andavamo a vedere film dell'orrore e lui si spaventava più di me. Mi staccai leggermente facendo perno sui suoi pettorali per allontanarlo da me e prendere fiato, lui era bordeaux e sul suo viso campeggiava un sorriso esteso da una guancia all'altra. « Mi ricordo di noi » sussurrai piano al suo orecchio mentre lui era ancora appoggiato al mio trabiccolo e non servì una risposta a quell'affermazione,bastò un bacio, un bacio rubato, un bacio sfuggevole che appoggiò sulle mie labbra lasciandomi con una strana sensazione nello stomaco. Restammo in quel posto per almeno un'ora, in seguito mi portò di nuovo a casa dove mi fece cambiare per portarmi a un vero e proprio appuntamento della durata di una giornata. Disse che era in onore della nostra relazione, di quello contro cui stavamo lottando, della memoria scomparsa e io lo lasciai fare, lasciai che lui combattesse la sua e la mia battaglia, almeno per un giorno lasciai che fosse qualcun altro a combattere per me.

  
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