Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hug me peeta    05/08/2012    2 recensioni
“Quello è Justin Bieber. Bel tipo, eh?” ovviamente Janissa si era accorta dell’interesse di Luce verso quel ragazzo che ora la fissava attraverso i grandi occhiali. Le guance di Luce si riscaldarono e, per quanto volesse, non riusciva a non guardare quel magnifico ragazzo.
Justin si tolse gli occhiali e osservò Luce attentamente con aria burbera, poi, ad un tratto, le sue labbra scattarono in un sorriso. Automaticamente anche quelle di Luce sorrisero finchè Justin alzò una mano e le mostrò il medio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il mio ritardo, ma sono andata in ritiro con la mia squadra di pallavolo. Questo capitolo è pronto da un pochino di tempo, ma a causa degli amici non ho potuto aggiornare.
Scusate ancora.
Buona lettura.







Capitolo 8

-


 

Un raggio di sole filtrò attraverso la tenda della stanza. Sotto le coperte, una ragazza dai capelli corvini si copriva la testa, tentando di dormire, nonostante la luce del sole glielo stesse impedendo. Non riuscendo a riprendere sonno, Luce fu costretta ad aprire gli occhi. Si rigirò nel letto e fissò con sguardo truce la luce del sole. Si portò il piumone sopra la testa e prese l’iPod. Magari un po’ di musica l’avrebbe aiutata a dormire.
Guardò l’orologio. Erano le otto del mattino di sabato. Sabato. Il giorno dei waffles. Luce poteva già sentirne il profumo dolce e delizioso. Con uno strattone si tolse il piumone di dosso e corse giù in cucina. Davanti a lei uno spettacolo a dir poco meraviglioso. Waffle ricoperti di marnellata, nutella e zuccherini. Luce sentì l’acquolina in bocca.  Prese un piatto in mano e qualche waffle. Bevve un sorso di succo d’arancia e infilzò un waffle con una forchetta.
“Mamma, lo sai che…” iniziò a dire, voltando la testa,  ma si fermò subito, non appena vide una figura maschile davanti a lei. Strizzò gli occhi per capire chi fosse. Justin. Ma cosa ci faceva in casa sua, e per di più alle otto del mattino? Justin le rivolse un sorriso caloroso e Luce lo fissò.
“Cosa ci fai qui?” disse con tono freddo. Justin fece un sospiro e alzò gli occhi al cielo.
“Luce! Bisogna trattare meglio gli ospiti, non credi?” sua madre apparve da dietro Justin con un sorriso smagliante. Luce la vide fare a un gesto a Justin, mentre lui si accomodava proprio nel posto di fronte a lei. Dalle labbra di Justin sfuggì un risolino. Diana, la madre di Lucinda, servì a Justin un piatto pieno di waffle al cioccolato. Fu allora che Luce notò che sua madre era vestita di tutto punto. Alzò le sopracciglia in segno di sorpresa. “Mamma, oggi è sabato. Come mai indossi un completo?” Lucinda gettò un’occhiataccia ai vestiti  della madre.
“Vedi, tesoro, oggi mi ha chiamata Pattie, la mamma di Justin. vuole che l’accompagni a fare spese. Dato che so che tu odi fare shopping e anche Justin lo odia, ho pensato che…” “Hai pensato di scaricarlo a casa nostra, così potremmo lanciarci occhiatacce a vicenda” concluse la frase Luce con una punta di acidità e irritazione, mentre sua madre la rimproverava con lo sguardo. Justin fece per alzarsi. “Dato che non sono il benvenuto, posso anche andarmene.” Disse, mentre Diana lo tratteneva. “No. Puoi rimanere. Nessuno” e lanciò un’occhiataccia a Luce, “ti darà fastidio.”
Justin non sembrava affatto contento, e nemmeno Luce. Per rompere il silenzio luce domandò: “Dov’è papà?” “E’ uscito a pesca con i suoi amici.”  Luce si rabbuiò a quella risposta e infilzò un altro waffle. Lo portò alla bocca e masticò lentamente. “Ragazzi, io devo andare. Mi raccomando, state attenti e non incendiate la casa” Justin lanciò un’occhiata enigmatica a Lucinda e lei alzò le sopracciglia delicate come per chiedere: ‘cosa c’è?’ “Mi avete sentita?” continuò Diana. Lucinda e Justin fecero di sì con la testa. Luce sospirò. Avrebbe passato l’intera giornata con Justin. Forse non sarebbe stata la giornata più bella della sua vita, ma almeno poteva chiedergli qualcosa del suo passato perduto. Ad un tratto Justin si alzò. “Dove stai andando?” il tono di Lucinda rasentava l’irritazione.  “Il più lontano da te” fu la risposta secca di Justin. Lucinda rimase a bocca aperta. Non erano forse stati migliori amici da bambini? Non avevano forse passato le estati assieme? Lucinda finì i suoi waffle alla svelta e bevve l’ultimo sorso di aranciata. Fece per seguirlo, ma si guardò. Aveva ancora indosso il suo pigiama blu e le sue pantofole preferite.  Toccandosi i capelli notò che erano una massa aggrovigliata. Corse in camere sua a farsi un bagno. Si vestì in fretta, indossò i suoi jeans preferiti una maglietta e una semplice camicia rossa da boscaiolo. Si allacciò più in fretta che potè le All-Star appena lavate e corse giù.
Justin era seduto sul divano a guardare la tivù. Luce fece il giro del divano e gli sedette accanto. Justin non sembrò nemmeno notare la sua presenza. Per un po’ di tempo rimasero a guardare la tivù, mentre Lucinda pensava come attaccare bottone. Continuava a scrocchiare le nocche e a intrecciare le dita. “Ne hai ancora per molto?” le chiese ad un tratto Justin voltando la testa verso di lei. Lucinda arrossì violentemente e deglutì. “No.” Disse soltanto. Con tutto quello che aveva da chiedergli, aveva detto solo un banale ‘no’. “Bene.” Rispose Justin voltando nuovamente la testa verso la tivù. Lucinda lo osservò. Aveva le braccia incrociate sul petto e non sembrava di buonumore.
Indossava una giacca di pelle abbottonata e arrotolata fin su fino al gomito, ma Lucinda vedeva perfettamente lo scollo a V della maglietta. Anche i suoi pantaloni e le sue scarpe erano nere. Un brivido le percorse la schiena: era bellissimo. Osservò anche il suo viso. Gli occhi screziati di verde erano cerchiati di occhiaie scure e i capelli erano un po’ arruffati. E questo le fece pensare a Justin immerso nel sonno. Mentre arrossiva, Justin voltò la testa, molto probabilmente perché si sentiva osservato, e alzò un sopracciglio. Istintivamente Lucinda voltò la testa e battè più volte le palpebre. Scrocchiò le nocche come era solita fare quando era nervosa. Justin posò la propria mano sulla sua e disse: “Avevi detto che non ne avresti avuto ancora per molto, quindi smettila” le disse in tono duro. Lucinda tentò di non badare alla scossa che le aveva attraversato tutto il corpo e disse: “Smettila di trattarmi come se fossi una pezza da piedi! Da bambini eravamo amici, non possiamo tornare a esserlo?” urlò, in preda alla disperazione.
Justin abbassò lo sguardo e disse, con voce malinconica: “No.” Lucinda spalancò gli occhi dallo stupore. “Perché no?” replicò con voce timida. “Perché ti odio”
 
  
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