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Autore: Ashbear    05/08/2012    2 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XXII: Tempo di Rinunciare agli Abbracci ~

6 giugno

La lama parve un lampo bianco cereo nell'istante in cui il bordo metallico catturò la luce del cielo. Il corpo di lui si mosse con istinto predatore, voltandosi su se stesso e curvandosi in una perfetta danza di eleganza. Non riuscì a trattenere il sorrisetto che gli spuntò sulle labbra mentre l'adrenalina galoppava sotto la pelle. Era più di uno scatto momentaneo; era una droga intossicante che lo trascinava sempre più giù nella sua trance solitaria. In quell'attimo, esistevano solo lui e la bestia dall'aspetto di drago che gli stava di fronte.

Non c'era logica nel loro incontro; lui, l'uomo, era l'invasore e l'aggressore nella tana del mostro. Ma era allora che la bestia si difendeva di più, quando stava proteggendo la sua casa. Nella mente del Comandante, era tragico e poetico allo stesso tempo.

Gli artigli mortali del Dragon Izolde contenevano veleno, e magari quello faceva parte dell'attrattiva. Certo, il Garden aveva in dotazione gli antidoti, ma ugualmente, ogni mossa mal calcolata poteva rivelarsi fatale - anche in un ambiente 'controllato'.

Ma cedere non era nella sua natura, e nemmeno in quella della bestia.

In un solo movimento fluido, il gunblade colpì la creatura, che indietreggiò incespicando mentre si contorceva per il dolore. Il Cavaliere sentì la pelle del mostro lacerarsi come fosse carta; la lama aveva squarciato strati su strati di epidermide. Il Dragon Izolde agonizzava in quella che, in qualsiasi altra situazione, sarebbe stata una ferita mortale. Nel mondo esterno il dilemma morale non si sarebbe nemmeno posto, ma la compassione umana prevalse sull'istinto ben allenato del guerriero. Squall fece un passo indietro cercando di riguadagnare il respiro di cui aveva un disperato bisogno.

"Capito," affermò una seconda figura che avanzò verso l'animale ferito. In un solo gesto Zell aprì un piccolo contenitore e lo protese verso la creatura.

I colori traslucidi della pozione curativa vorticarono attorno al Dragon Izolde mentre entrambi i contendenti rimanevano a guardare con un fascino vizioso. Lo sport in sé era qualcosa di crudele in una maniera indecente: straziare una creatura solo per curarle poi le stesse ferite che l'assalitore aveva inferto. Ma non erano fatti su cui si poteva discutere; tutto era sempre compiuto per un bene superiore. E il Garden era sempre il bene superiore, così era stato addestrato a credere.

Si schiarì le idee; aveva sempre avuto una tendenza ad analizzare eccessivamente qualsiasi cosa, per arrivare persino alle creature che vagavano nel Centro Addestramento di Trabia. In quel momento era tutto irrilevante. Rimase fermo a riprendere fiato in silenzio dopo la sua presunta vittoria. Il Centro Addestramento di lì era tenuto ad una temperatura quasi glaciale, e il calore che s'irradiava dal suo corpo era un immenso contrasto. Eppure non poteva negare il fascino della battaglia, anche in condizioni artificiali.

"Ora, personalmente non capisco che gusto ci sia stato per te," fece l'esperto di arti marziali infrangendo il silenzio. "Certo... se avessimo fatto un confronto un po' più equo..."

Squall rimase muto, sollevando solo un sopracciglio all'indirizzo del biondo. Si chiese tra sé e sé quale entità l'avesse posseduto quella sera quando aveva chiesto a Zell di allenarsi con lui; poi, ovviamente, si ricordò delle regole che asserivano che 'nessuno poteva recarsi al Centro Addestramento senza un compagno'. Stupide regole.

Zell fece un sorrisetto mentre l'idea di una piccola sfida andava prendendo forma nella sua mente. "Ehi Squall, ti va di provare qualcosa di un po' diverso?"

"Che?" sbottò il Comandante seppur involontariamente. Il battito del cuore gli risuonava ancora rapido nel torace. Forse c'era una tacita paura nella sua risposta; qualsiasi cosa l'esperto di arti marziali potesse aver programmato si posizionava, con ogni probabilità, a pari merito in classifica con la missione del treno dei Gufi del Bosco.

"Aaah, ancora, o tu uomo di poca fede, abbi fiducia nel 'Signor So-Tutto-Io' come mi hai soprannominato tutti quei mesi fa. Come fai a dubitare di me, prima ancora di avermi ascoltato?"

Squall scosse appena la testa e si passò le dita fra i capelli umidi di sudore. "Vuoi davvero che ti risponda?"

"Uhm... beh... no. Comunque, stavo pensando, perché non provi col prossimo Dragon Izolde ma senza il gunblade. Su quanti danni puoi fare con quella cosa dubbi non ce ne sono, ma con i pugni? Voglio dire... giusto le basi delle arti marziali qui... uno contro uno... uomo contro bestia... grosso mostro blu contro tizio zitto e tenebroso."

Il Comandante stava per replicare seccamente con una qualche risposta, ma il biondo lo zittì prima che potesse. "Scherzi a parte, non ti farebbe male allenarti un pochino di più nel corpo a corpo. E se succedesse qualcosa e tu non potessi avere l'arma a portata di mano? Voglio dire, potrebbe essere un buon esercizio in caso tu avessi da difendere all'improvviso Rinoa."

"..." E il giovane uomo si girò e appoggiò il gunblade su una roccia vicina.

Zell sorrise, sapeva che la menzione di 'Rinoa' siglava il contratto, anche se il Comandante non l'avrebbe mai ammesso. Erano quasi due ore che stavano combattendo fianco a fianco, e Squall era riuscito a mettere insieme a malapena un paio di frasi. Non aveva detto nulla sulla partenza di lei del giorno prima, ma Zell capiva che a Squall pesava più di quanto non avrebbe mai confessato.

*~*~*~*~*

Il Comandante serrò i pugni e poi fece ruotare i polsi, nel tentativo di far fare un po' di stretching alle mani prima del primo colpo d'attacco. Non aveva intenzione di ammettere quanto tempo fosse passato da quando aveva fatto una cosa del genere; il suo combattimento corpo a corpo doveva probabilmente essere abbastanza arrugginito per questo livello avanzato. Chiunque al Garden era stato addestrato al combattimento; non dubitava certo delle sue abilità a livello generale, ma cominciare subito con un Dragon Izolde poteva costituire una sfida più ardua di quanto non avesse preventivato.

Rimase fermo, con le mani che gli paravano il viso. Ogni dettaglio degli allenamenti base riaffiorava alla sua memoria mentre stringeva i pugni per poi lasciarli rilassare appena. Distribuì il peso equamente su entrambi i piedi, per cercare di restare più stabile possibile; da questa posizione poteva muoversi tranquillamente in ogni direzione, beh, o almeno quella era la teoria, il Dragon Izolde avrebbe potuto avere altre idee.

La creatura fece la prima mossa, lanciandosi in avanti con un potente attacco. Squall evitò gli artigli senza problemi la prima volta, e poi si preparò per il suo turno a colpire. Ruotò rapidamente su se stesso quel tanto che bastava a tirare il suo primo pugno; fu un diretto sinistro quasi da manuale, col palmo rivolto verso il basso, che cozzò contro il fianco della bestia, contro la pelle simile a cuoio. Non permise al dolore del contatto di raggiungerlo, la fitta alla mano era una cosa passeggera.

Il drago emise un alto suono che ricordava un grido di battaglia.

Squall non era molto convinto di quello in cui si era andato a infilare. Sapeva solo che sarebbe stata una lunga battaglia solitaria. Anche se, in un certo senso, il pensiero era molto invitante: era tanto che non sentiva di dover veramente tirare fuori tutta la sua forza. Si erano tutti abituati agli effetti aggiuntivi che i GF offrivano; ma adesso si trattava solo di pura resistenza fisica.

Aveva pensato di ricorrere ad un calcio agli stinchi, ma siccome non era sicuro di dove fossero, gli stinchi del drago, si era deciso per qualcosa di più appropriato. I suoi piedi si mossero in una danza quasi intrecciata, anche se non elegante, a meno di essere apprezzata da un altro maestro di quell'arte. Prese tutto lo slancio che poteva in quello spazio ristretto prima di proiettarsi in un calcio laterale. La creatura emise un guaito e controbatté con il suo attacco basilare. Non c'era addestramento militare per il suo assalto, solo l'istinto di sopravvivenza.

"Non credo tu voglia risolverla a morra cinese, no?" Il drago ruggì più forte e scagliò una zampata pericolosamente vicino all'orecchio del Comandante. "Ecco, non pensavo," fu la battuta di Squall, un po' seccato da questo nuovo sviluppo.

La creatura si protendeva in avanti e il giovane Cavaliere schivava con abilità i suoi colpi, e lo scambio tra uomo e bestia continuava. Squall non aveva memoria di aver combattuto contro un nemico singolo da molto tempo, come minimo dal confronto finale con Artemisia. Era solo l'adrenalina che lo teneva in piedi, lo spingeva a schivare, o a rotolare... o anche a piombare a terra di malagrazia, se era il caso. Ma non si sarebbe ritirato dalla sfida; era diventata una missione personale.

Con un ultimo grido ferito, la creatura crollò sotto il proprio peso. Sfortunatamente, anche Squall non era in condizioni molto diverse, visto che subito dopo cadde in ginocchio, totalmente esaurito. Ogni muscolo del corpo gli faceva male. Non ricordava un allenamento così duro da anni. Forse era un bene, era diventato troppo sicuro delle sue abilità e aveva bisogno di una cosa del genere come promemoria.

"Visto, questo sì che era divertimento," disse Zell offrendo la mano al Comandante.

Squall accettò il gesto e tornò in piedi. Sentiva il corpo surriscaldato e il dolore che si diffondeva nei muscoli, anche se non avrebbe mostrato segni esteriori del suo sfinimento. Mentre riguadagnava il contegno, si voltò a guardare la bestia caduta.

"Zell, quando torniamo a Balamb, puoi avere la mia carta del Triple Triad del Dragon Izolde. Non voglio più vederne uno, né vivo e nemmeno in fotografia."

"Beh, potevi fargli la tua lezione sul Gojusheel e sarebbe morto di noia... letteralmente," replicò l'esperto di arti marziali con un accenno di risata.

"Sta' zitto, Dincht."

"Quanto affetto, amico, lo sento proprio."

"Fantastico," biascicò Squall sottovoce mentre si allontanava per recuperare la sua arma. Si guardò alle spalle per vedere Zell che somministrava una pozione alla creatura sconfitta per la seconda volta. Si stava facendo tardi e l'unica cosa che il Comandante desiderava era una doccia calda e un po' del riposo di cui aveva proprio bisogno. Non aveva dormito bene la notte prima, aveva rimuginato su troppe cose nella sua mente. Ogni volta che chiudeva gli occhi tutto ciò che vedeva era Rinoa in piedi sulla nave, non che fosse un male - ma era solo che non sapeva come raccapezzarsi fra tutto quello che gli riempiva la testa.

I due attraversarono una serie di doppie porte che conducevano nel punto di congiunzione tra i vari mostri, quello che separava il livello principianti da quelli avanzati. Era lì che, a terra, si trovavano le mattonelle commemorative, ognuna un simbolo di speranza o di ricordo per coloro che avevano aiutato nel ricostruire Trabia. Sorrise dentro di sé a ripensare quanto era rimasta irritata Rinoa quando non le aveva voluto dire che cosa c'era scritto sulla sua pietra. Col tempo, lo avrebbe saputo, ed era questo l'importante. Ma vederla stizzirsi in quel modo poteva rivelarsi piuttosto divertente, anche se non avrebbe mai osato dirglielo. Da qualche istante, perso nei suoi ricordi, aveva smesso di camminare. Adesso stava fissando la piastrella con l'immagine del Griever e le ali d'angelo incisa sulla sua superficie.

Il ragazzo biondo rimase ad osservare il suo amico con lo sguardo fisso e in silenzio, non si sarebbe mai avventurato a indovinare cosa passava nella mente di Squall. C'era una cosa che per tutta la settimana aveva impensierito Zell, ma non era sicuro di come introdurre la cosa. Rinoa era diventata una dei suoi migliori amici - si erano avvicinati tantissimo nell'ultimo anno. Quello che aveva detto qualche tempo prima aveva toccato una corda dentro di lui, anche se sapeva che la ragazza non ne aveva avuto l'intenzione. Una parte di lui sentiva di stare tradendo una fiducia che gli era stata inavvertitamente accordata. In un certo senso, Squall era probabilmente l'ultima persona a cui lei avrebbe voluto parlare della cosa, ma era anche il primo che avrebbe dovuto saperla. Ma di nuovo, non era che Rinoa avesse avuto quell'uscita di punto in bianco, in realtà anzi aveva cercato di lasciar cadere l'argomento come se non fosse stato nulla di importante. Era solo una sensazione che Zell aveva avvertito quella sera nella caverna.

"Uhm Squall..." Il giovane uomo si scrocchiò le nocche, abbassando lo sguardo nervosamente.

"Hai intenzione di restare a guardare il pavimento tutto il giorno o vuoi dirmelo?" chiese Squall quando vide che il silenzio proseguiva.

 "Sì... ehm, riguarda Rinoa." Zell fece una pausa, accorgendosi di come era cambiato il comportamento del Comandante. Era una di quelle cose che risultavano palesi solo a coloro che lo conoscevano a sufficienza. "Prima di cominciare, vorrei solo che sapessi che è stata una cosa detta così, nel mezzo di una conversazione... e lei non intendeva dire nulla con quello. È solo che io... io penso sia qualcosa che forse la preoccupa... anche se non sono sicuro che l'abbia mai presa in considerazione nella realtà."

"Che?"

"È stata solo una cosa che ha detto la sera che si fece il quiz con i cadetti, e ti stava guardando mentre portavi i bambini sulle spalle. Così per caso, tanto per parlare, le ho detto che aveva fatto un bel lavoro, che aveva un talento naturale coi bambini. E lì... ho detto più o meno che sarebbe stata una brava mamma un giorno... ed è stato allora che mi ha detto che lei, per quello che è, non può avere bambini."

"Non può?" Le parole di lui furono quiete; non riusciva quasi a credere di averle nemmeno pronunciate. Gli erano solo sfuggite in qualche modo, appena più percettibili di un sussurro.

"Beh, è abbastanza sicura che sarebbe impossibile... visto che è... beh, lo sai, una Strega. Penso di aver solo visto quello sguardo nei suoi occhi, anche se cercava di nasconderlo. Io credo che la preoccupi più di quanto non voglia far vedere."

Questo non era certo ciò che Squall si aspettava; ad essere sinceri, non sapeva proprio cosa si fosse aspettato. Sarebbe stato lui il primo ad ammettere che i bambini erano la cosa più lontana dai suoi pensieri. In assoluto. Eppure, ugualmente, solo poco più di un anno prima, avere una ragazza era stata la cosa più lontana dai suoi pensieri. In quel momento, pensò che era meglio non dire altro sull'argomento, o forse era che non sapeva veramente come rispondere. Questa era una cosa su cui avrebbe dovuto riflettere... per più tempo che non il giro di qualche secondo.

*~*~*~*~*

12 giugno

Era esattamente una settimana. Precisamente sette giorni da quando aveva sentito la sua voce. Centosessantotto ore, più o meno, da quando l'aveva lasciato su un molo di Trabia. D'accordo, forse stava esagerando, sarebbe stata Rinoa stessa la prima ad ammetterlo. Chiamatela pure una debolezza, chiamatela un tratto della personalità, o chiamatela pura e semplice noia.

Ancora una volta, come era già successo tanto spesso negli ultimi mesi, si ritrovò distesa sul letto a fissare con sguardo vacuo il soffitto. Tutto appariva sbagliato, in quell'ultima settimana; aveva l'impressione che una parte di lei mancasse. Per quanto ci provasse con tutte le sue forze, non riusciva semplicemente a sentirsi completa.

La giovane Strega continuava a rivedere nella mente gli ultimi giorni passati a Trabia, chiedendosi se ad un certo punto non avesse fatto forse qualcosa che gli fosse dispiaciuto, o era solo che il tempo che passavano separati era per lui quello di maggiore distensione? Una gran parte del suo animo credeva che non fosse così, però la realtà era che Rinoa era semplicemente un essere umano, e quei piccoli, perfidi dubbi trovavano sempre il modo di scivolare tra i suoi pensieri. Forse se avesse potuto parlare con lui di persona, avere la possibilità di sentire la sua voce dall'altro capo della linea... ma era la sua assenza, l'ignoto, come sempre, a farle paura.

Per dirla francamente, sapeva già da prima che le cose sarebbero cambiate al suo ritorno a Balamb, ma forse aveva sperato che non sarebbero cambiate così all'improvviso, senza preavviso. La notte che era arrivata a casa aveva lasciato un messaggio a Squall, ma al suo cellulare aveva risposto la segreteria telefonica. La cosa non l'aveva sorpresa, sapeva che il meeting che aveva in agenda era, per dirlo in una sola parola: distruttivo. Lui aveva risposto al messaggio solo con un paio di brevi frasi che Rinoa aveva trovato sulla sua segreteria il giorno dopo. In altre parole, non l'aveva chiamata al dormitorio quella sera: aveva chiamato e lasciato il messaggio sulla sua linea al lavoro. Gli concesse il beneficio del dubbio, immaginando che probabilmente non aveva voluto privarla del sonno di cui aveva tanto bisogno. Così non ci aveva costruito sopra troppe elucubrazioni... ma era stata la quantità sempre maggiore di tempo che passava che aveva iniziato a farla preoccupare.

Certo, aveva facoltà di alzare il telefono e fare il numero. Non era una bambina impotente che aspettava una chiamata che poteva non arrivare mai. Rinoa avrebbe potuto avere una parte attiva nella situazione con molta semplicità, ma c'era qualcosa che la tratteneva e non riusciva a comprendere nemmeno questo. E dunque invece di spazzare via i suoi dubbi, attaccare le sue paure, e sollevare il telefono - si ritrovava concentrata sulle mattonelle del soffitto. Doveva smetterla con questo continuo sognare ad occhi aperti; stava diventando un'abitudine estremamente fastidiosa.

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta la disturbò dalla sua trance ipnotica. Sobbalzando per il suono, si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, e si portò la mano al petto per calmarsi.

"Ehi Rinny, sei lì dentro?" La voce di Selphie veniva attutita da dietro la porta.

"Sì, un secondo," rispose affrettatamente, mentre cercava di riprendersi.

Gettando giù i piedi al lato del letto, si alzò e si risistemò la coda. Non sapeva bene perché lo stesse facendo; anche quella era diventata un'abitudine nervosa che aveva acquisito negli ultimi mesi. Rinoa non sapeva neanche perché si sentisse come se fosse stata colta in flagrante a fare qualcosa di orribile, eppure c'era un senso di colpa che non poteva negare. Si sentiva spesso così quando la sorprendevano mentre era persa nella sua mente, cosa che, anche questa, era diventata quasi la norma per lei.

Aprendo la porta con un sorriso, cercò di mostrarsi del tutto innocente. Non aveva davvero motivo di sentirsi così, eccetto forse dubitare della propria relazione. Non importava che probabilmente fosse un sentimento normale; si sentiva in colpa solo per aver contemplato dei pensieri di dubbio.

"Hai prooooprio la faccia di chi si sente in colpa!" rise Selphie al vedere la sua amica che cercava di mascherare le proprie emozioni. Se c'era una cosa che Rinoa non sapeva fare, era nascondere qualsiasi tipo di senso di colpa o imbarazzo.

"Non è assolutamente vero," disse con enfasi.

"E sei pure una pessima bugiarda."

Rinoa alzò gli occhi al cielo, sconfitta, mentre l'amica entrava nella stanza e si lasciava cadere sul letto. Così, tanto per fare, Selphie cominciò a far ondeggiare i piedi avanti e indietro guardando la Strega che, nervosa, andava a chiudere la porta.

"Spero che tu sia qui per qualcos'altro, oltre a farmi passare brutti quarti d'ora," scherzò Rinoa con una mano sul fianco. "Mi bastano quelli che mi fanno passare gli altri."

"E a proposito di questo," ridacchiò Selphie che aveva tirato fuori una chiave elettronica dalla tasca, sapendo perfettamente chi intendeva Rinoa con l'appunto sugli 'altri'. "Ho una chiave per la sua stanza, pensavo che si potrebbe andare a darci un'occhiata."

"Selphie! È fuori discussione! Nella sua camera non ci vado... non mi rivolgerebbe mai più la parola."

"Ma no, scema," rise Selphie buttandosi giù all'indietro sul letto. Sapeva esattamente quel che pensava Rinoa, ed era vero, Squall non sarebbe stato proprio felice come una pasqua se qualcuno fosse entrato nell'appartamento che occupava al momento; anche se l'espressione 'felice come una pasqua' e Squall stavano bene insieme quanto Shiva e Ifrid. "Rin, il suo appartamento nuovo. Gli operai hanno finito di costruirlo stamani e Cid ha detto che potevamo andare a dare uno sguardo prima che Mr. Ospitalità ci si trasferisca. Non sono sicura che il resto di noi semplici mortali potrà mai avere il privilegio di sbirciare dentro l'antro di Squall."

"Antro?" rise Rinoa. "Vuoi dire dove fa tutti i suoi lavori segretissimi da Squall?"

"Esatto, rimuginare, pensare, ragionare, e se avanza tempo... altro rimuginare. La vita di un Comandante della SeeD, non per i deboli di cuore."

"...Ed esattamente come sei entrata in possesso di questa chiave?" domandò Rinoa, occhieggiando l'amica con sospetto.

Selphie si rotolò sul fianco, poggiando il viso contro la mano, e fece un sorrisetto trionfante. "Anni di allenamento nelle arti della scaltrezza, dello spionaggio e dell'intelligence."

"Vuoi dire che Cid te l'ha data?"

"Già, ma ho dovuto chiedergliela con tanta, tanta, tanta gentilezza."

"I tuoi talenti di SeeD non smettono mai di stupirmi."

Rinoa fece un sospiro e guardò il suo dormitorio. Il fatto era che non stava concludendo proprio niente lì dentro, salvo aver imparato a memoria ogni imperfezione del soffitto. La giovane donna alzò le mani in segno di resa. Selphie continuò a rivolgerle il suo sorrisetto, anche se immaginava che la sua amica sapesse già che si sarebbe arresa facilmente: Rinoa non era poi così difficile da persuadere su certi argomenti, e poi doveva ammettere che la curiosità stava avendo la meglio anche su di lei.

"E va bene Selph, dammi un minuto per cambiarmi."

A quelle parole, la sua amica saltò giù dal letto, con un urletto deliziato. "Yu-huuu!"

*~*~*~*~*

Era così... spazioso. Certo, magari non se paragonato alla villa in cui era cresciuta, ma in contrasto con praticamente tutte le altre stanze del Garden, con poche rilevanti eccezioni. Rinoa rimase incantata al centro del salotto. La moquette dava la sensazione di nuvolette soffici sotto le dita dei piedi. D'accordo, forse i suoi paragoni non erano molto appropriati, ma non ricordava di aver mai sentito qualcosa di così morbido, beh, almeno nell'ambito dei tappeti. Tutte e due le ragazze avevano deciso di togliersi le scarpe; l'ultima cosa che volevano era portare sporco sul tappeto nuovo di Squall. Lui aveva un talento unico per scovare anche le macchie più microscopiche mai viste dall'uomo - e le due ragazze, era storia, tendevano ad essere le colpevoli più probabili in quel settore.

Le pareti dell'appartamento non erano esattamente bianche, ma quasi un color crema, mentre la moquette aveva un tono di beige un po' più scuro. Per un attimo Rinoa si godette l'odore dell'appartamento appena dipinto: la riportava per un attimo ai ricordi del tempo passato a Trabia. Bizzarro, prima non avrebbe pensato due volte a quell'odore, adesso la faceva semplicemente sorridere.

C'era qualcosa che dava l'impressione di casa in quel posto, anche se non c'era nessun oggetto all'interno delle sue mura. Rinoa sapeva che non ci avrebbe messo molto ad abituarsi a quel luogo. Però certo, non c'era nemmeno da porsi il problema, in qualunque luogo Squall fosse lei riusciva ad abituarcisi piuttosto in fretta.

"Rin, hai visto quanto è grande il bancone della cucina! Questo posto è spettacolare!"

Diversamente da Rinoa, Selphie non era affatto così timida - anzi trovava necessario aprire vigorosamente ogni porta e ogni stanzino nell'appartamento. Prima che potesse accorgersene, Rinoa vide un lampo di giallo scomparire in un breve corridoio. La giovane Strega sorrise, pareva che Selphie fosse la classica bambina in un negozio di caramelle. Non credeva che Squall avrebbe mostrato la benché minima emozione riguardo a quel posto; in effetti, anzi, se doveva dire qualcosa sarebbe stato che era eccessivo e che il suo piccolo letto e la scrivania erano più che sufficienti. Un gridolino di gioia spinse Rinoa a seguire le orme dell'amica, a quanto pareva Selphie aveva trovato qualcosa che l'aveva esaltata.

"Rin guarda qui! Ho sempre voluto una vasca da bagno così!" Selphie saltellava su e già fuori da una porta e puntava il dito, ovviamente stava contemplando una stanza da bagno.

"Wow," fu l'unico commento che Rinoa riuscì a tirar fuori quando vide l'enorme vasca ad angolo. "Tutto questo posto è meraviglioso... ma hai ragione, ucciderei per avere una vasca come questa. Cavolo, ucciderei anche solo per farci un bagno. Voglio dire, è una vita che non lo faccio. Non avrei mai detto quanto mi sarebbe mancata la vasca, finché non ho avuto solo la doccia."

"Ma di che parli Rin? Almeno tu la potrai usare eccome."

Rinoa rise per un attimo, cercando di contenersi per non esplodere in un'isteria vera e propria. "Ma certo... come no... l'unica speranza che ho è farci un bagno prima che Squall torni a casa. Non credo che abbia esattamente intenzione di volermici, nella sua vasca da bagno."

Ora era il turno di Selphie di ridere. "Oh, questo è tutto da vedere."

Rinoa affibbiò uno schiaffo scherzoso sull'avambraccio dell'amica, e scosse la testa. "Credimi, l'unica possibilità che ho di farci un bagno è chiedere a Cid o Edea se posso usarla prima che Squall torni da Trabia." Doveva ammettere che non avendo potuto rilassarsi in una vasca per, beh, ormai erano anni, il pensiero era estremamente allettante. All'improvviso chiedere ad Edea non sembrava poi una cattiva idea. Squall non avrebbe mai avuto modo di saperlo, no?

Prima che avesse la possibilità di concludere i suoi pensieri notò che l'amica se n'era andata, naturalmente già pronta ad esplorare la prossima destinazione.

"Vieni qui fuori!" gridò Selphie dalla camera da letto padronale. "Questo balcone è enorme!"

Rinoa la seguì di nuovo, realizzando di colpo quanto prendersi cura dei cadetti di Trabia fosse parecchio più semplice che non stare al passo con Selphie. Non poté che sorridere quando attraversò la grande camera da letto. Una parte di lei sperava che Squall avrebbe comprato un letto vero, invece di quelli standard della SeeD. E quasi senza accorgersene si ritrovò con una mano sulla fronte, a chiedersi come mai tutto ad un tratto fosse preoccupata delle dimensioni del letto di Squall. Forse era stata troppo in compagnia di Selphie e Irvine, o forse c'era semplicemente una minuscola parte di lei che sperava che un giorno sarebbe riuscita a stare con lui, anche se sapeva che quel giorno poteva essere remotissimo, in un futuro assai distante.

Quando uscì sul balcone un refolo di brezza estiva s'incontrò coi suoi sensi. Rinoa si ritrovò di nuovo a sorridere mentre il vento le faceva solleticare la nuca dai capelli raccolti nella coda. Sullo sfondo si vedevano le luci di Balamb; lontano, nella direzione opposta, riusciva a percepire i rumori distanti dell'oceano che riecheggiavano sulle pianure. Anche se era sera, poteva immaginare come dovesse essere mozzafiato nelle ore di sole.

"La vista... è incredibile," sussurrò Rinoa con il respiro che le si bloccava in gola. "Tutto questo posto è... non riesco a credere che Squall vivrà qui."

"Io non riesco a credere che Squall dovrà comprare dei mobili." replicò Selphie, e le due condivisero una risatina per quel commento; era vero, l'idea di Squall che andava per negozi cercando mobili era estremamente comica.

"Insomma, comunque, come sta Mr. Vivacità?" chiese Selphie sporgendosi dalla ringhiera per guardare giù verso terra.

"Non-non l'ho sentito." Il sorriso di Rinoa si spense a quella confessione. Certo, lei lo sapeva, ma ammetterlo a Selphie era tutta un'altra cosa.

"Vuoi dire da quando sei tornata?"

"Beh, ho avuto un messaggio in segreteria il primo giorno, che rispondeva a un messaggio che gli avevo lasciato... e poi nient'altro in questa settimana."

"Credi che sia tutto a posto?"

"Sì, cioè... lo spero," rispose, con un tono un po' troppo basso che tradiva i suoi dubbi. Mise le mani sulla ringhiera e strinse forte le dita sul bordo. Anche se la sera era tiepida per essere appena estate, la ringhiera era sempre irragionevolmente fredda.

"Potresti chiamare Zell e vedere che succede?"

"Sai che potrei," ammise Rinoa piano. "Ma non mi sembrerebbe giusto. Voglio dire, sarebbe come se volessi tenerlo d'occhio, e noi non siamo quel tipo di coppia..." Si fermò e sospirò. "Va bene, va bene, io sono quel tipo di persona, ma non voglio esserlo. Non adesso, non per una cosa così importante."

"Sembra che qui ci sia qualcuno che sta crescendo," fece Selphie accanto a lei con un tono da dato di fatto.

"Sai, sentendo da che pulpito viene la predica... fa proprio paura. È solo che non voglio fare di nuovo casini. Credo di averne già fatti dicendo a Squall che sono innamorata di lui."

"Tu cosa?" Selphie saltò su con un'eccitazione un po' eccessiva per Rinoa in quel momento. Almeno era contenta che qualcuno trovasse qualcosa di divertente nello scivolone che aveva fatto a Trabia.

"Ho più o meno praticamente detto per sbaglio a Squall che lo amavo. La cosa peggiore è che mi è scappato nella stessa frase con 'Seifer'. Direi che non mi ero mai immaginata che quel momento sarebbe stato così."

"Ma è bellissimooooo! Beh, a parte la cosa di Seifer," ridacchiò Selphie comprendendo la situazione. Ma era felice che Squall avesse scoperto quello che Rinoa aveva confessato a lei e a Quistis la notte della festa di compleanno di Zell. Avrebbe voluto chiedere come aveva risposto Squall, ma immaginava che Rinoa avrebbe dato l'informazione di sua spontanea volontà se fosse stato qualcosa di cui voleva parlare. Quindi per quel momento lasciò stare, e si godette l'aria fresca.

Rinoa fece vagare lo sguardo verso l'orizzonte riflettendo sull'entusiasmo di Selphie. Magari era 'bellissimo' come lei lo aveva definito. Eppure c'era ancora una parte di lei che si chiedeva se avesse fatto la cosa giusta. Quando era partita non sembrava che lui avesse problemi su niente, ma quei dubbi latenti si facevano strada ad ogni giorno di silenzio. Fece una promessa a se stessa, che non avrebbe chiamato Zell, né sarebbe stata una fidanzata appiccicosa come spesso i pettegolezzi l'avevano ritratta. Invece, gli avrebbe lasciato il suo spazio, proprio come aveva sempre cercato di fare. Non importava quanto apparisse difficile in quel momento, avrebbe resistito per le prossime due settimane. Sorridendo tra sé e sé, abbassò lo sguardo sull'orologio da polso, accorgendosi infine che si stava avvicinando il coprifuoco. La giovane Strega decise che sarebbe rimasta sul balcone per qualche minuto ancora; il semplice stare lì le dava un senso di tranquillità.

*~*~*~*~*

Chiusa la porta della sua stanza, Rinoa passò in rassegna con lo sguardo il suo piccolo dormitorio. Angelo sollevò la testa, ma solo per accorgersi che la sua padrona non aveva portato avanzi di roba da mangiare, e quindi tornò presto al riposo. Fu allora che la giovane donna si accorse della lucina rossa che lampeggiava dall'apparecchio del telefono sopra la sua scrivania. Si avvicinò e premette il bottone per ascoltare l'unico messaggio. Nell'istante in cui udì la sua voce, si sentì come se un peso le fosse stato sollevato di dosso; il peso di cosa esattamente, però, doveva ancora capirlo.

"Rinoa, sono io, ma immagino che a questo potevi arrivarci da sola. Volevo solo dirti..." Ci fu una pausa, seguita da un rumore di fogli smossi dall'altro capo del telefono. "Avrei proprio voluto chiamare. Sono stato veramente occupatissimo... no, non ho intenzione di inventare scuse. Avrei dovuto chiamare prima di stasera. Stanno succedendo un sacco di cose, spero che tu possa capire. Comunque, sarò a casa tra due settimane, ci sentiamo più tardi."

Il messaggio finì senza che lui facesse alcun saluto, ma sinceramente lei non se l'era aspettato. Se c'era una cosa che aveva imparato, era che c'erano certe cose che Squall Leonhart ancora non riusciva a dire, e in quel momento, quella era una. Non si era offesa; era grata, semplicemente, di tutto quello che le aveva detto. Quella sera non aveva cercato di imbastire scuse, e quel fatto significava più di quanto lui avrebbe mai potuto comprendere.

Alla fine, Rinoa si risolse a mettersi il pigiama, e scostò lentamente le coperte dal letto. Angelo la guardò con un certo fastidio quando dovette fisicamente cacciarlo via, ma si risistemò presto accoccolandosi ai piedi di Rinoa dopo aver fatto il solito giro di rito su se stessa. Rinoa fu proprio costretta fare una risatina dentro di sé. Le cose non erano mai facili coi cani; ognuno di loro aveva la sua personalità. E a dire il vero, così era anche per le persone, immaginava.

Chiuse gli occhi ripensando alle notti a Trabia, e nell'attesa di tutte le notti che le avrebbe riservato l'avvenire, insieme a lui.

*****
Nota delle traduttrici: scusate il ritardo :) vi ricordo come sempre la newsletter, aggiungo anche la pagina facebook dedicata ad Ashbear, da cui potete seguire gli aggiornamenti in italiano e inglese, e come sempre ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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