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Autore: Myriam Malfoy    19/02/2007    3 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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Quella frase, quelle parole spezzate continuavano a ripetersi nella sua mente infondendogli una forza che prima non credeva possibile. Ora aveva la speranza di uscire da quell’incubo, ora aveva la sicurezza di aver preso la decisione giusta, indipendentemente dagli altri, aveva deciso per se stesso.

Perciò il malumore della giovane seduta affianco a lui non poteva in alcun modo intaccare la vena di serenità estatica che sentiva dentro di sé, semplicemente che fosse geloso o altro non poteva interessargli di meno. Lui non l’amava, come non amava la sua fastidiosa famiglia o i suoi patetici amici, e di certo lui non le apparteneva. In un attimo il giovane moretto si rispose che il suo essere, il suo potere e il suo animo appartenevano solo a se stesso, a suo padre e al proprietario di due glaciali occhi azzurri su di un viso di porcellana.

“Harry insomma!!!” disse stizzita la rossa per non aver avuto risposta, ma in cambio ottenne solo uno sguardo freddo mentre il giovane si alzava spolverandosi il vestiti “Non puoi trattarmi così Harry! Sono stufa del tuo atteggiamento” gli disse con stizza alzandosi e fermandolo per un braccio

“Senti Ginny, che tu sia arrabbiata o altro non me ne frega assolutamente. Quindi datti una calmata” rispose strattonando il braccio dalla sua presa

“Di chi è la lettera?”

“Non sono affari tuoi”

“Si invece! Sono la tua ragazza”

“E questo ti autorizzerebbe a ficcare il naso nei miei affari?”

“Come puoi trattarmi così?” chiese la ragazza con gli occhi lucidi e lo sguardo implorante

“Asciuga quella lacrime di coccodrillo, con me non funzionano e sono fastidiose, non le sopporto” disse il moro con voce incolore guardandola indifferente

“Perché mi tratti così? Cosa ti è preso si può sapere? Prima non eri così, eri diverso…………migliore” disse la giovane con le lacrime che scendevano libere e la voce immagonata

“Forse ero più stupido se mi sono messo con una come te. Per un attimo ho sperato di sbagliarmi sul tuo conto, ho sperato che almeno tu capissi chi era, e soprattutto com’era il vero Harry. Io Gin, io sono il vero Harry, quello che avrebbe dovuto esistere fin dal principio se Silente e i suoi amichetti non si fossero messi in mezzo” le disse avvicinandosi e lasciando trasparire una piccola goccia del suo potere, e Ginny vide chiaramente quelle pozze di verde intenso scurirsi, addensarsi in ombre contorte e ammalianti, tentatrici, un’aura oscura e forte espandersi da quel corpo rendendo al figura di Harry spettrale e forte, spaventosa e magnifica come solo un unicorno nero può essere. Ma quelle sembianze, quell’atteggiamento cattivo e spavaldo la terrorizzava mentre gli occhi le lacrimavano di più e il respiro mancava.

“NO…..tu….tu non sei…..non puoi……cosa sei diventato Harry?” chiese con la voce piccola e spezzata, carica di dolore per la perdita di un amico, di un fratello e forse di un’amante che non avrebbe più ritrovato

“Oh Gin…..davvero per un attimo speravo di….sono migliore ora, e soprattutto sono veramente io ed è un sensazione stupenda riuscire a percepire chi sono davvero. Sai….prima, non ci riuscivo e continuavo a domandarmi chi fossi e che cosa stessi facendo. Ma ora lo so, so chi sono e cosa devo fare. E lo farò Gin, senza rimpianti” le disse accarezzandole una guancia bagnandosi delle sue lacrime e sorridendole, e per un attimo a Ginny venne in mente che non aveva mai sorriso con tanta radiosità, le sembrava di percepire la pura felicità che la sua figura emanava ed era un contrasto forte con l’aura oscura e potente che lo circondava.

E poi quella carezza……..

Anche dopo anni Ginevra Weasley ricordò sempre quella carezza delicata e calda che emanava un profondo affetto……….non era l’amore di un’amante che spesso aveva sperato di suscitare in Harry………era un amore puro, di fratello, di amico, di anima affine alla sua……….e dopo anni Ginny non seppe mai se fu quella carezza a farle decidere il suo percorso o furono le azioni avvenute in seguito.

La rossa sapeva solo che quel momento era importante, sentiva che era indispensabile e che l’avrebbe formata per qualsiasi via avesse voluto scegliere in avanti. Solamente stettero lì per minuti che parvero secoli mentre Harry le accarezzava la guancia teneramente sorridendole e circondandola con al sua aura nera e potente per fargliela sentire tutta, per non avere più segreti con lei, perché comprendesse bene cosa fosse diventato. E Ginny Weasley chiuse gli occhi lasciandosi riempire da quell’energia oscura e permettendole di scavare dentro di lei, di entrare fin nel suo profondo stordendola, ma non le importava. Sentiva Harry in un modo così intimo e assoluto che la fece piangere di commozione e tristezza, perché quel potere era irrimediabilmente malvagio e nero e potente e lei se ne sentì minacciata, spaventata da quello che una tale concentrazione magica poteva fare ma allo stesso tempo affascinata da quel lato nascosto. Piano pano Harry la lasciò libera allontanando prima la sua aura e poi al sua mano mentre la giovane rossa barcollava un attimo spaesata dall’assenza di appigli e ancore, fissò il suo sguardo in quello del moretto e vi lesse una profonda tristezza nel lasciarla………era un addio quello?

“Davvero…Harry…….. È davvero…..un addio?” la voce le uscì incerta e pigolante, triste e malinconica mentre esprimeva quella frase che aveva il gusto amaro della verità

“Si Gin, mi dispiace ma non posso fare altrimenti” disse il giovane avvicinandosi e dandole un bacio sulla fronte, quasi una richiesta di scusa per i patimenti che le aveva fatto passare in quel periodo

“Mi hai amato Harry? Mi hai mai amato?” doveva saperlo, doveva sapere se anche per un breve periodo era riuscita a farsi amare

“Ti amo ancora adesso Ginny, ma non come tu vorresti…..non come un’amante” le rispose con un mesto sorriso

“Mi basta……Harry…tu per me….non sei mai stato l’eroe” doveva dirglielo, lui doveva saperlo

“Davvero Ginny?” e per un attimo alla giovane le parve di scorgere un guizzo di cruda emozione nello sguardo del moretto, un lampo di speranza nel fatto che qualcuno l’ abbia considerato un ragazzo come altri. E quell’atteggiamento, quel lieve desiderio la fece sorridere riportandole alla memoria i sogni che Harry spesso le aveva confidato in gran segreto, e in quell’attimo la rossa capì che il suo Harry, quello che aveva conosciuto esisteva ancora in quel ragazzo maturo: esisteva nelle piccole cose, esisteva nei pregi, nella forza di volontà, nella bellezza, nello sguardo lontano e malinconico e nei sorrisi.

Sì, il suo Harry era diventato migliore.

“Davvero Harry……forse all’inizio, il primo anno, ma poi ho capito che volevi essere considerato un ragazzo qualunque, che eri un ragazzo qualunque, solo più sfortunato” e il lieve sorriso che accompagnava quelle parole non poté che rasserenare ulteriormente il giovane

“Grazie….di tutto” così dicendo si voltò cominciando ad incamminarsi verso la scuola mentre la ragazza si lasciava cadere sul terreno abbandonandosi ad un silenzioso pianto.

Ora il problema sopraggiungeva nelle spoglie di Seamus Finnighan che aveva visto la ‘povera’ Ginny in lacrime e Harry andarsene tranquillamente verso la scuola e in qualità di amico e compagno di camera era andato subito a riferire il tutto a Ron. Harry all’inizio si era infuriato pensando che la rossa fosse andata dal fratello a fare la vittima, ma dopo aver scoperto la verità non poté che ringraziare silenziosamente la giovane che aveva taciuto il suo segreto e la conversazione che avevano avuto. Aveva confermato al fratello che si erano lasciati, ma dopotutto non gli interessava molto quello che poteva pensare o fare il sesto figlio dei Waesley. Il cielo della Sala Grande era un manto scuro notte con qualche baluginio di stelle tra le nuvole scure che si muovevano preannunciando pioggia, ma al giovane moretto non interessava molto, soprattutto perché quella sera sarebbe stata importante per il suo futuro, finalmente quella sera si poteva compiere il suo destino. Guardò per un attimo verso il tavolo degli insegnati e la poltrona del Preside in cui stava seduta la McGranitt, si chiese per un attimo cosa avrebbe pensato Silente delle sue future azioni, se davvero non se le immaginava e se credeva davvero che non avrebbe mai scoperto la verità. Forse alla fine il vecchio mago aveva capito che era inutile imporsi contro il destino, forse alla fine gli avrebbe parlato e lo avrebbe lasciato libero di scegliere e per un attimo si chiese se la sua decisone sarebbe cambiata se quel dialogo fosse avvenuto. Con un sospiro si disse che in fondo non poteva saperlo con esattezza e che era inutile farsi stupidi discorsi a così poco tempo dalla fine del gioco.

4 ore

Doveva solo aspettare ancora quattro ore e poi allo scoccare dell’una tutto sarebbe cambiato o sarebbe tornato come doveva essere da sempre.

Notò distrattamente che la Sala si andava rapidamente svuotando dai suo avventori abituali mentre dal tavolo degl’insegnati Lupin continuava a lanciargli occhiate incerte. Dal loro ultimo colloquio avvenuto tempo fa non si erano più parlati ma il giovane aveva notato come la maggior parte dei professori lo tenesse d’occhi studiando ogni sua mossa. E la McGranitt da un po’ appariva veramente preoccupata e incerta su come comportarsi. Fin da quando aveva accompagnato Silente alla casa dei Dursley per lasciare il piccolo infante Harry era stata indecisa su quale fosse il suo ruolo nel corso della storia e poi lo aveva rivisto anni dopo allo smistamento, così piccolo e tremendamente fragile, ma una luce di orgoglio gli brillava nel profondo. In seguito il bimbo che aveva rivisto era cresciuto forse troppo in fetta per stare al loro passo, troppo veloce perché riuscissero a seguirne le fasi e troppo solo e potente per richiedere l’aiuto di qualcuno con il risultato che vedeva. Si erano lasciati scappare di mano la possibilità di spiegare la loro versione dei fatti al ragazzo, di convincerlo quale fosse il bene e quale il male, si erano lasciati avvincere dal tempo che passava e dalla sempre più palese somiglianza con Tom Riddle.

Lo avevano abbandonato e capiva che ora il giovane non riconoscesse più chi erano quelli che si definivano amici.

Ma Minerva McGranitt era convinta che una buona spiegazione riuscisse a portare sulla ‘retta via’ il loro ragazzo.

Ed era questo che si ripeteva mentre la Sala si svuotava e la cena finiva tra chiacchiere e auguri di buonanotte vide anche il suo giovane pupillo lasciare il luogo, come sempre solo.

Harry non aveva nessuna intenzione di trascorrere le restanti ore in una camera o in una torre invasa da una moltitudine di Grifondoro che gli chiedevano cosa aveva, cosa era successo con Ginny ed in generale si intromettevano dei fatti suoi. E soprattutto con aveva nessuna intenzione di vedere ancora i suoi ex-amici per dover spiegare tutto di nuovo e magari chissà cos’altro. Quelle erano le sue ultime ore nel castello che aveva sempre considerato la sua vera casa, a conti fatti era stato troppo ingenuo ma pensava che dopo 11 anni coi Dursley non ci fosse nulla di peggio, e invece l’ipocrisia e le menzogne che aveva riscontrato in quel luogo da persone in cui credeva ciecamente, si erano dimostrate nettamente peggiori del suo soggiorno dai parenti. Con un lieve sorriso si disse che finalmente lasciava tutto quello e si dirigeva verso un nuovo futuro interamente suo, si alzò dal suo posto elargendo una fredda occhiata al tavolo dei professori e in particolare a Remus Lupin per poi dare un beve sguardo all’insieme della Sala. Con un alzata di spalle si diresse verso l’uscita contento che i suoi compagni di dormitorio non ci fossero, probabilmente si erano rintanati nella loro torre ‘consolare’ la povera Ginny così orribilmente trattata. Per quanto lo riguardava decise di trascorrere le ore che lo separavano dal suo appuntamento nella Stanza delle Necessità, da quando aveva liberato il suo potenziale aveva scoperto che la stanza era un’ottima palestra in cui esercitare i sui nuovi poteri. Gli sarebbe stato utile qualcuno in grado di insegnarli come controllarli perché avevano il brutto vizio di sfuggirli di mano quando era arrabbiato. Per fortuna le sedute nella Stanza lo avevano aiutato a esercitare un lieve controllo sulle sue emozioni che gli permetteva di non uccidere chiunque gli faceva perdere la pazienza. Sarebbe stato veramente scomodo dover spiegare l’accaduto senza contare che in quei mesi non è che l‘avessero aiutato a rimanere calmo.

Stava pensando alle ore che la sera aveva impiegato ad esercitarsi mentre saliva i primi gradini che lo avrebbero condotto ai piani alti quando si sentì afferrare alle spalle e sbattere con forza contro il muro del corridoio. Picchiò la testa contro le pietre dure secolari e l’impattò gli fece perdere per un momento contatto con la realtà mentre un forte mal di testa lo percuoteva e sperò con tutto il cuore di non essersi rotto nulla. Due mani ferme e forti lo tenevano per il colletto della camicia addossato al muro mentre un altro paio gli teneva ferme le mani. Aprì gli occhi che aveva chiuso nel momento del colpo e si ritrovò davanti due occhi celesti e una zazzera di capelli rossi in un viso chiaro punteggiato di lentiggini, Dean Thomas lo teneva fermo per le braccia e vicino al due restava Seamus con uno sguardo rabbioso, poco più in là la ‘pacata’ Hermione assisteva alla vicenda senza fare nulla per impedirla. Harry guardò nei suoi occhi nocciola con serietà e l’unica cosa che trovò fu una ceca delusione e l’espressione di chi aveva cercato di metterlo in guardia da un evento del genere, forse c’era anche tristezza per quel finale ma il giovane non riuscì a vederla. Il sesto di casa Weasley lo strattonò ancora contro il muro facendogli riportare l’attenzione su di lui. Era indubbiamente arrabbiato e una furia potente gli attraversava il corpo, Harry comprese che questa volta era la resa dei conti e che il rosso non sarebbe stato indulgente e soprattutto avrebbe avuto dalla sua l’aiuto dei suoi compagni di stanza. Il moretto sorrise sinistro nel constatare che quei quattro avevano intenzione di interpretare la parte dei vendicatori: Hermione era il giudice e gli altri tre i giustizieri che si erano arrogati il diritto di giudicarlo. Forse si erano stancati di sopportare sempre tutto e la separazione da Ginny era stato il colpo di grazia o forse pensavano che un bel pestaggio servisse a far tornare ‘normale’ il loro amico: due pugni, qualche calcio e poi amici come prima.

C’erano poche cose che riteneva ridicole da quando aveva scoperto le sue origini, si era ripromesso di non giudicare mai più troppo affrettatamente, ma non aveva bisogno di un’analisi attenta per decidere che la situazione attuale era quanto meno divertente e assurda. Molto probabilmente Ginny era all’oscuro di quest’atto a difendere il suo onore ferito ed ora era più che sicuro che la ragazza non aveva spifferato nulla sulla loro conversazione, forse era ancora salvabile, forse non avrebbe dovuto dirle addio e ucciderla. Harry in quel momento ebbe la certezza di aver avuto ragione della dolce Ginny di non aver sbagliato a fargli sentire al sua energia, mentre lei aveva sbagliato a non parlarne a quei stupidi che ora lo tenevano, perché se avessero saputo cosa era in grado di fare, non lo avrebbero mai aggredito.

Ron era semplicemente furioso e come lui anche i suoi compagni di camera dopo che aveva sentito il resoconto della conversazione di Hermione e quello che era accaduto a Ginny. Aveva consumato la cena in silenzio scambiandosi qualche bisbiglio ma non volendo i nessun modo allarmare la sorellina del rosso che sembrava già abbastanza sconvolta. Il sesto di casa Wesley non riusciva a capire come il suo migliore amico fosse diventato una persona così spregevole da fare del male gratuitamente e senza scopo alcuno, l’aveva visto cambiare troppo e tropo velocemente e benché una parte della sua mente continuava a ripetergli che in parte era colpa sua, lui continuava a chiedersi cos mai poteva fare per interrompere il processo. Infondo non era colpa sua se quello era uscito di testa e prendeva a morsi tutto e tutti! Lui si era sempre comportato da amico, l’aveva sempre sostenuto e incoraggiato, consolato quando nessuno gli credeva, non poteva in nessun modo credere che fosse colpa sua, lui non centrava niente e così Hermione. Ma Ron si era stancato di lasciarlo marcire nel suo brodo sperando che prima o poi fosse rinsavito, la conversazione che Herm gli aveva riferito e quello che aveva fatto a sua sorella non avevano scusanti, era andato semplicemente oltre e, come si aspettava da tempo, aveva spezzato il filo per primo. Ron ancora poteva risentire dentro di sé l’eco della rottura di quell’amicizia che aveva significato tanto e il suono cristallino, freddo e solitario dei cocci di quel filo che li aveva uniti per tanto tempo, oramai il Magico Trio non esisteva più, ed era inutile illudersi. Ecco perché si era deciso insieme agli altri a dare una svolta definitiva alla faccenda e a fare in modo che almeno anche Harry sentisse un po’ di quel dolore che aveva riservato a tutti loro in quel periodo. Aveva aspettato che sua sorella lasciasse la Sala, non aveva mangiato molto ma capivano benissimo che fosse un momento orribile, tra tutti Ginny era quella che aveva sempre sperato in Harry e che gli aveva sempre voluto bene, fino alla fine, e quindi si capiva benissimo che stesse soffrendo, per questo Ron aveva spettato che la sorella uscisse per esporre la sua idea agli altri. Altruista com’era, Ginny avrebbe potuto pregarli di non fare niente ad Hary e si sarebbe probabilmente presa tutta la colpa della separazione. Ma Ron e gli altri sapevano che la colpa di tutto era solo di Harry, l’avevano protetto anche troppo, aveva ucciso troppe persone con i suoi modi precipitosi ed avventati, ed ora era il momento di finirla. Perciò aveva radunato la sua camerata più Hermione che sorprendentemente gli aveva appoggiati, forse anche lei era troppo stanca ed immaginava che un bello scossone avrebbe fatto bene al loro ‘compare’. In ogni caso avevano aspettato che la Sala si svuotasse convintissimi che come sempre Harry sarebbe uscito per ultimo e che quindi avrebbero potuto ‘parlare’ senza interruzioni. Appena il moretto era uscito dalla mensa lo avevano afferrato per le spalle e sbattuto contro il muro del corridoi bloccandolo contro.

“Allora amico non ridi più adesso? Forse era tempo che qualcuno ti desse una lezione!” disse Ron dandogli un pugno nello stomaco per riaffermare la sue parole mentre i suoi compari sghignazzavano

“Ron…” disse in tono titubante Hermione cercando di calmare almeno in parte il suo ragazzo, infondo non voleva fare troppo male a Harry. Quando a cena aveva sentito quei discorsi si era trovata favorevole, convinta che una lezione servisse più che mai al suo amico per fargli abbassare la ‘cresta’, ma di certo non voleva che i suoi amici lo riducessero da Infermeria e in quel caso ci sarebbero andati di mezzo con gravi sanzioni, non le andava di essere sgridata perché Harry faceva il coglione e non dava poi retta ai consigli e ai suoi amici.

Ma appena quel sussurro lasciò le sue labbra si fermò dall’esporre le altre parole per comporre la frase perché aveva visto il viso di Harry in cui gli occhi verdi esprimevano scherno e divertimento. La bocca e ogni altra espressione facciale era di pietra ma gli occhi…….quello sguardo era quanto di più vivo e rabbioso potesse esserci e li stava chiaramente prendendo in giro, si prendeva beffe della loro rabbia, del loro furore, della loro stanchezza verso quella situazione…….e soprattutto non condivideva il loro dolore. Hermione era convinta che la paura e qualche colpo avesse fatto capire al moro quanto dolore gli aveva inflitto a tutti loro in quel periodo, quanta sofferenza gli davano i suoi silenzi, quanto rammarico i suoi sorrisi che rasentavano la cattiveria….quanta solitudine il suo allontanamento lento ma deciso come se volesse gustarsi lentamente il graduale incrinarsi del filo che li univa, il delicato suono del lenirsi di quella corda e il cristallino dolore mentre si spezzava. Però in quel momento……………

Non un gemito mentre i pugni calavano su fragile corpo.

Non una preghiera mentre le sberle piovevano sul suo viso pallido.

Non uno ‘scusa’ mentre gli insulti aumentavano e cadevano come macigni sulle esili spalle.

Nessun moto di dolore a deturpare i fini lineamenti del viso e le labbra chiuse nel solito sorriso freddo.

Harry non voleva cedere ed Hermione capì che oramai nulla l’avrebbe riportato da loro, ma non fece nulla per fermare gli amici dicendosi infine che avevano il diritto di sfogarsi, che avevano patito molto e che dovevano capire la lezione da soli……..e in ogni caso Harry non soffriva.

-In ogni caso Harry non soffre-

Harry sorrise amaro dentro di sé mentre quella frase della sua amica gli restava nel cuore come marchio che in futuro gli avrebbe dato una grande forza. I suoi poteri come Legilimens erano aumentati e con totale scioltezza si era scoperto in grado di leggere a suo piacimento le menti di chi non era schermato e naturalmente era diventato bravo a schermare a sua volta la mente: con un segreto come il suo non si poteva di certo permettere di tornare a scuola dove qualunque professore avrebbe potuto leggergli nella mente. Così in quel momento era stato curioso di sapere cose ne pensava la ‘tanto riflessiva Hermione’ mentre i suoi amici lo picchiavano, e quello che aveva sentito non gli piaceva per niente e riconfermava i dubbi che aveva avuto su quella massa di Grinfondoro modello. Erano stati così amici che non riuscivano ad accettarlo, non riuscivano ad allontanarsi da lui per paura di perdere notorietà ed ora avevano il ‘diritto’ di sfogarsi su di lui perché lo ritenevano colpevole……colpevole di voler seguire la sua strada da solo,senza aiuti, colpevole di averli allontanati, colpevole di esistere.

Ipocriti

Falsi

Bugiardi

Traditori

Nemici

Come potevano chiamare amicizia quel rapporto che avevano con lui?

Come potevano dire che era per il suo bene quello che stavano facendo?

Come ci si può comportare così?

Per tutti quegli anni quelle persone avevano vissuto alla sue spalle godendo della sua luce, era vero che non avevano mai rilasciato interviste o si erano vantati di essere amici di Harry Potter…….ma quello che avevano fatto era più meschino e vile perché fatto di nascosto. Era stato bello essere additato come amico di Harry Potter, del Bambino-Sopravissuto, era stato bello poterlo manipolare come si voleva e magari farlo sentire in colpa quando qualcosa andava male.

Ad esempio il ‘Caro Ron’ non aveva fatto altro che appoggiarlo nelle sue imprese spericolate e poi farlo sentire in colpa come se l‘idea fosse stata solo sua e avesse costretto l’altro a seguirlo. Lui non aveva mai costretto nessuno, non voleva nessuno quando andava a rischiare la vita, ma chissà come mai c’erano sempre i suoi cari amici che si aggregavano per poi lamentarsi per mesi dell’idea sciocca che gli era presa. Non aveva mai sentito dal rosso un ‘Dai tranquillo è anche colpa mia’, o magari ‘Scusami Harry avrei dovuto stare più attento non è colpa tua’……..nessuna frase del genere gli aveva detto. Anche al quarto anno, quando lo avevano costretto a partecipare al torneo, Ron se l’era presa perché credeva che il suo ‘amico’ avesse fatto tutto da solo……non gli aveva creduto, e cosa peggiore alla fine della prima prova non aveva avuto il coraggio di ammettere che si era sbagliato, non gli aveva chiesto scusa.

Ed Hermione d’altra parte era stato anche peggio. Sempre a stargli col fiato sul collo controllando ogni sua mossa e dicendogli cosa fare o non fare, sempre a ricordargli che non era il migliore, non era bravo, era solo il Bambino-Sopravvissuto che andava ammaestrato e guidato lungo il cammino proprio come con un bimbo, sgridandolo quando compiva qualche marachella. E poi quella frase udita da poco……..quel ‘Tanto Harry non soffre’ gli bruciava ancora nel cuore facendolo ardere di puro furore perché non era vero!!!!!

Che cosa ne sapeva lei della sofferenza?

Perché li aveva ignorato qualche mese sapeva tutto del dolore?

Perché li aveva risposto male sapeva cosa vuol dire sentirsi morire dentro?

Si rendeva conto che i suoi amici avevano sofferto i suoi modi ma lui non gli aveva chiesto di stargli accanto come non glielo aveva chiesto gli anni passati!

Se non sopportavano i suoi modi perché non lo allontanavano?

Se li faceva soffrire perché stargli vicino?

E l’unica risposta era che a quelle persone faceva gola la sua celebrità e il posto che occupavano in quanto a suoi amici. Perché anche se le stelle brillano di luce riflesse sono pur sempre stelle che non vogliono tornare nell’oblio dell’anonimato, vogliono ancora splendere ed illuminare la via ai comuni mortali, vogliono sentirsi superiori. Ma Harry non voleva più quel futuro splendente, voleva il buio, l’ombra piacevole che ti avvolge e ti rischiara facendoti riposare gl’occhi e offrendoti sicuri ripari.

-Davvero non soffro Hermione?- pensò reclinando il capo sul muro alle sue spalle estraniandosi da tutto.

La sua era stata solo una vita di sofferenza fin da piccolo quando vedeva in che modo i suoi zii amavano profondamente loro figlio ed odiavano quasi con la stessa intensità lui. Solo un bimbo costretto a crescere senza alcuna gioia, senza una coccola, senza un abbraccio o un bacio della buonanotte. L’acuto dolore mentre vedeva tutti gli altri bambini che ricevevano queste cose mentre lui veniva lasciato indietro, solo come sempre con la compagnia del suo dolore e delle sue lacrime sempre troppo abbondanti mentre si chiedeva cosa aveva fatto di male, perché la sua mamma e il suo papà non lo avevano portato con loro fin in Paradiso ma lasciato in quell’Inferno? E di nuovo sofferenza quando aveva iniziato la scuola e aveva scoperto la sorte dei suoi genitori, morti a causa sua, se lui non fosse nato loro sarebbero stato vivi. Sentirsi a 11 anni responsabile di un così grave fatto l’aveva portato a una grosso depressione che non voleva manifestare per non impensierire ulteriormente le persone che aveva affianco. E poi gli anni a Hogwarts si erano succeduti portando con sé sempre nuove sofferenze, dal secondo anno e la paura di morire avvelenato, al terzo con il terrore di perdere un altro parente per l’omertà delle persone che aveva affianco. E poi il quarto col torneo e la morte vista in prima persona e il dolore profondo della morte di Sirius e quello il sesto anno con la morte di Silente……e l’allontanamento di Draco. In quel mare d’Inferno di ricordi il moro non poté non ricordare il dolce viso di quell’angelo degl’inferi che più volte aveva cercato fargli capire quanto i suoi amici se ne approfittassero e fossero falsi, ma lui non aveva voluto credergli, aveva creduto ancora una volta alla parola dei suoi amici, perdendolo almeno momentaneamente. Quegli stessi amici che lo avevano fatto rinunciare alla sua mano il primo anno. Era vero che Draco aveva insultato Ron ma era anche vero che il rosso era stato il primo a dirgli quanto i Malfoy fossero da disprezzare e i Serpeverde da odiare, non conosceva nessuna delle due cose ma nonostante tutto le odiava per riflesso perché altre persone le odiavano, per stereotipato. Ma lui allora non aveva voluto crederci, non aveva voluto vedere ciò che era chiaramente davanti ai suoi occhi e che Draco cercava continuamente di mostrargli, si era ricoperto di bambagia che attutiva ogni cosa, viveva nel suo mondo che gli altri avevano intessuto per lui, e ciò gli bastava.

Ora però lo squarcio si era distrutto e lui vedeva veramente quella che era stata la sua vita, come lo avevano ridotto, come avevano imbrigliato il suo spirito con false lusinghe, era occorso il ciondolo e il libro a rivelargli quella verità che il suo cuore da lungo tempo gli urlava.

COMMY: Di solito non amo molto Ginny Weasley....sarà che io Harry lo vedo bene solo con Draco e naturalmente mamma Row non può metterli insieme nel libro......cmq in genere non me la prendo mai troppo con lei e qui come vedete non le faccio fare una brutta fine......per chi invece vuole unirsi al club 'Uccidiamo i Grifondoro' sono aperte le adesioni. scherzi a parte spero che il cap sia piaciuto, piano piano ci avviciniamo alla fine ma purtroppo Harry ne vedrà ancora delle brutte......Draco entrerà in scena tra poco. ringrazio tutti per i commenti lasciati, ogni parole mi incoraggia sempre più, grazie anche a chi legge, un bacione a presto Myriam!

   
 
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