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Autore: margherIce46    06/08/2012    1 recensioni
Dal terzo capitolo:
“[...]Senza sapere esattamente cosa dire, si limitò a osservare con dispiacere il livello del pregiato Cabernet-Sauvignon calare molto più velocemente di quanto avrebbe voluto, poi il suo calice ancora vuoto e infine l’espressione stravolta di El.
“Ho bisogno del tuo aiuto!” esclamò infine la donna, dopo avere vuotato anche il secondo bicchiere di vino.
L’uomo si sporse verso di lei e si preparò ad ascoltare [...]”
Terza classificata al contest "You and I: di coppie, intrighi, vendette e tradimenti", indetto da LunaGinnyJackson su efp.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo undicesimo
 
Cheryl o della vendetta
 
Cheryl non stava nella pelle mentre prendeva la borsetta, lasciava i soldi sul tavolo e usciva dal lussuoso caffè, anche se nessuno avrebbe potuto dirlo. Il suo passo non era affrettato né nervoso, la sue mani erano ferme mentre infilava una giacca per proteggersi dalla leggera arietta mattutina, il suo volto era calmo e disteso, gli occhi nascosti dietro alle lenti scure non lasciavano intravedere la sua eccitazione, grazie anche a tanti anni passati a dissimulare le sue naturali e reali reazioni.
Ma dentro di lei qualche minuscolo e prodigioso omino aveva deciso che quel giorno valeva la pena di essere ricordato con una festa grande e probabilmente, se si fosse potuto guardare nel suo petto, chiunque avrebbe visto Rabbia Vendetta Freddezza Calcolo e Soddisfazione accendere i fuochi d’artificio, correre sulle montagne russe, abbuffarsi di pasticcini alla crema ed infine ubriacarsi di champagne.
Non capita tutti i giorni di coniugare il piacere con il dovere, ma l’opportunità di vendicarsi contro l’uomo responsabile del fallimento di una prospera carriera nel mondo del crimine e di un corpo splendido ora deturpato… beh, questa era un’occasione più unica che rara!
Ora, bisognava solo programmare tutto con mente fredda, nulla doveva andare per il verso sbagliato. Ma non quel giorno, no, quel giorno lo avrebbe passato crogiolandosi nella soddisfazione più assoluta: era festa grande o no?!
 
***
 
Iniziò le sue ricerche come ogni cittadino newyorkese, anzi come ogni cittadino del mondo, avrebbe portato avanti un qualsiasi lavoro di indagine richiesto dalla scuola o dal datore di lavoro: con internet.
Cheryl passò la settimana successiva al suo incontro con Elizabeth documentandosi il più possibile sui suoi obiettivi; a dire la verità, la maggior parte delle sue indagini si concentrarono su Neal Caffrey, dato che dell’agente speciale Peter Burke avrebbe potuto raccontare vita, morte e miracoli se qualcuno glielo avesse chiesto.
Da quando l’aveva arrestata quell’uomo era diventato la sua mania, esercitava su di lei un’attrazione così forte che aveva continuato a seguire i suoi casi anche dalla prigione. Non lo avrebbe ammesso per nessun motivo al mondo, ma quel Burke la intrigava parecchio, era incuriosita dal suo modo di lavorare, di pensare e credeva che, studiandolo attentamente, avrebbe evitato in futuro di commettere gli stessi errori che l’avevano fatta catturare. E in effetti proprio questo era successo, dato che da quando era uscita dal carcere nessun poliziotto si era mai presentato alla sua porta con un mandato d’arresto.
Poi, dopo la lite con un paio di donne che erano come lei ospiti dell’hotel a cinque stelle gentilmente pagato dello Stato, si era ritrovata in infermeria, col collo coperto di bende e dolori acutissimi che la tormentavano, una voce prima inesistente e poi terrificante e, quando le fasciature erano state tolte, anche una cicatrice degna dei migliori film dell’orrore. In quel momento, Peter Burke era diventato la sua ossessione, il pensiero che non riusciva a scacciare mai dalla mente, che la teneva sveglia la notte e le aveva dato la forza di sopravvivere anche agli ultimi mesi di prigione. Quando era uscita, la prima cosa che aveva pensato di fare era stato un omicidio: quello di Peter, ovviamente.
E, sempre ovviamente, questa sua idea non aveva visto una concreta realizzazione. Una vecchia conoscenza l’aveva rintracciata e contattata prima che portasse a termine la sua vendetta e le aveva commissionato l’omicidio di un concorrente in affari di cui voleva sbarazzarsi. Da quel giorno, la sua nuova carriera era iniziata. Aveva avuto a che fare con una serie di persone - nel suo caso clienti- praticamente infinita, da direttori di imprese desiderosi di sbaragliare la concorrenza ad amanti desiderosi di vendetta, a mariti pronti a sbarazzarsi della moglie (e viceversa, ovvio); a volte erano stati loro a trovare lei, attraverso un abile gioco di passaparola, altre volte lei aveva rintracciato vittime e clienti.
E ora finalmente l’occasione di una vita si stava presentando e lei non aveva intenzione di lasciarsela sfuggire, di rovinarla con qualche sciocco errore o imprecisione; ecco perché si era costretta a rileggere ogni file riguardante Peter anche se alcuni li sapeva a memoria. Per fare quello, aveva impiegato non più di due giorni. Durante il resto della settimana, si era invece concentrata su Neal Caffrey. Doveva ammetterlo, il ragazzo sembrava avere talento; non a caso, aveva capito immediatamente, aveva attirato su di sé l’attenzione dell’agente, prima in quanto sospettato e ricercato, poi come collega, pian piano come amico e confidente, infine come amante.
Aveva letto ogni articolo di giornale trovato che lo riguardasse ed era rimasta anche lei affascinata da alcuni colpi geniali che aveva messo a segno, dal talento così evidente che possedeva, dalla mente brillante che aveva intuito essere artefice di alcuni piani perfetti; quel ragazzo era un vero mago della truffa, non a caso Peter aveva impiegato anni a prendere lui e non alcune settimane come era accaduto con lei.
Si`, un ragazzo intelligente a dire poco e con uno charme capace di affascinare chiunque, una cultura che colpiva davvero, una bellezza che non si poteva fare a meno di notare; chissà, forse in un’altra vita sarebbero potuti essere ottimi complici… Peccato che il nuovo giocattolo di Mister Burke sembrasse odiare le armi; se così non fosse stato, avrebbe persino potuto sposarlo! Sarebbero stati davvero una bella coppia, loro due!
Dopo una settimana passata chiusa in casa a leggere e documentarsi, aveva deciso che era giunto il momento di contattare di nuovo Elizabeth e passare alla fase due del suo piano: il lavoro sul campo.
 
***
 
Non avrebbe potuto scegliere giornata migliore per iniziare il suo studio “da vicino” delle prede che le erano state assegnate. Quella mattina fresca e limpida, poco dopo le sette e trenta, con solo un caffè a riscaldarle lo stomaco ancora vuoto, Cheryl si era appostata su un’auto scura poco distante da casa Caffrey. Aveva parcheggiato e spento i fanali, mimetizzandosi con tutte le altre vetture ferme a lato strada, e si era messa a osservare quella sorta di castello in cui Neal pareva vivere; se qualcuno l’avesse vista ancora dentro l’auto, avrebbe semplicemente dedotto che fosse in attesa di qualcuno che ancora doveva uscire di casa per recarsi al lavoro, a fare shopping o chissà dove. Nulla di particolarmente strano, a New York, la città che non si ferma mai.
Aveva aspettato pazientemente che arrivasse Peter Burke a prendere Neal in auto per andare in ufficio e li aveva seguiti per scoprire il loro itinerario abituale. Anche se non aveva intenzione certo di portare a termine il suo incarico la mattina, in mezzo alle affollate e trafficate strade newyorkesi, non voleva perdersi nemmeno un dettaglio della vita di quei due; nulla doveva sfuggire al suo controllo.
Così, mentre guidava tenendo d’occhio la loro auto da una distanza di sicurezza, Cheryl si era ritrovata a canticchiare come una bambina il giorno di Natale e a ridere felice, ricordando la conversazione avuta con Elizabeth meno di ventiquattro ore prima.
Aveva chiamato la donna per accertarsi che fosse ancora convinta della scelta fatta e ne aveva ricevuto la conferma. Poi si era fatta dare l’indirizzo di Neal e aveva scoperto che viveva in una zona molto lussuosa, in un appartamento di un’anziana ricca donna di nome June. Infine, si era stupita per una frase che le aveva detto ridacchiando Elizabeth: “Non meravigliarti se li vedrai procedere lentamente e senza alcuna fretta lungo la strada verso l’ufficio e non temere di essere stata scoperta. Tu non c’entri nulla…”.
Incuriosita, aveva chiesto spiegazioni alla donna, la quale le aveva raccontato della vendetta attuata ai danni del marito che aveva architettato e messo in atto proprio in ufficio: un filmato di Peter e Neal insieme, trasmesso ad alto volume su un monitor del ventunesimo piano dell’edificio dell’FBI. Tutta la squadra di Peter e Neal lo aveva visto, il vecchio capufficio era persino stato colto da malore e i due ora si vergognavano come ladri all’idea di farsi vedere da amici e colleghi.
Se Cheryl aveva inizialmente creduto che quella donna fosse solo una sorta di casalinga frustrata e umiliata, evidentemente depressa, dopo quello che le aveva raccontato aveva cambiato radicalmente idea: Elizabeth Burke non era una di quelle persone che si facevano sottomettere facilmente, l’aveva dimostrato con quel suo gesto, era una donna di spirito in fondo. Per un momento, Cheryl si chiese se non avrebbe deciso di porre fine a tutta la vicenda da sola, nel caso lei non l’avesse scoperta e contattata; in fondo, non dubitava che anche questa fosse una concreta possibilità.
 
***
 
Dopo alcuni giorni di pazienti pedinamenti e ulteriori ricerche, Cheryl aveva finalmente elaborato un piano per porre fine a tutta quella storia. Misses Burke l’aveva contattata tramite e-mail e con un messaggio in codice le aveva detto di avere oramai pronti anche i soldi (Cheryl non sapeva dove li avesse recuperati, e nemmeno la cosa le interessava, a volerla proprio dire tutta) e di essere solo in attesa di una sua comunicazione finale. Ora, con in mano un cellulare usa e getta, la bionda stava proprio componendo il suo numero.
Aveva valutato a fondo ogni possibile scenario per rendere la vendetta il più gustosa e succulenta possibile per Elizabeth e per se stessa; le sarebbe piaciuto organizzare qualcosa di teatrale che finisse sotto gli occhi di tutti per umiliare anche nella morte Peter Burke, ma stava giocando un gioco pericoloso in un campo minato, aveva a che fare con un agente dell’FBI in fondo e non doveva prendere questo fatto sotto gamba. Mai sottovalutare l’avversario, meglio mantenere un basso profilo che garantisse l’anonimato.
Allora aveva pensato a qualcosa di più intimo, solo per lei ed Elizabeth, ma anche tanto tanto sadico, terribilmente perverso, per allungare quel momento di piacere il più possibile: magari un giochino con delle lame… da far scorrere con movimenti lenti e quasi sensuali prima sulla pelle abbronzata e tonica di Peter e poi quella perfetta di Neal.
Delle lame, proprio come quelle che avevano ferito lei; proprio come quelle che Elizabeth aveva detto di avere sentito attraversarle il cuore la prima volta che aveva avuto la certezza che Peter oramai non era più suo.
Ma anche questa idea non era di facile attuazione: per uno scenario simile serviva un posto isolato, mentre Elizabeth aveva detto che il tutto si sarebbe dovuto svolgere in quello che, oramai, era l’unico posto che faceva sentire i due uomini a loro agio, al sicuro. Casa Burke.
Così le era venuta l’Idea, quella con la “i” maiuscola, geniale, diabolica e sottile, la migliore, che le avrebbe anche assicurato che Elizabeth non decidesse all’improvviso di aprire bocca e farla rimandare in prigione.
Non poteva permettersi di ritornare in quel posto. Elizabeth non doveva assolutamente parlare e con questa nuova idea, di sicuro, non lo avrebbe fatto: perché altrimenti la signora Burke sarebbe stata come minimo incriminata a sua volta per complicità in omicidio di secondo grado.
Digitò l’ultimo numero sulla tastiera, portò il telefonino all’orecchio. La linea era libera, dall’altra parte il cellulare di Elizabeth squillava; infine, lo scatto dell’apparecchio e la risposta.
“Pronto?” fece la donna.
“Tutto è pronto. Possiamo iniziare” fu la risposta.

  
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